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Autore: Walt96    21/07/2016    16 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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​Kingdom Hearts W
 



 
Capitolo 0


Prologue 




 
 
Dalla maggior parte delle persone le stelle sono sempre state percepite come semplici puntini luminosi che costellano il cielo, agglomerati gassosi che bruciano a distanza di anni-luce dall’osservatore, ignaro della loro vera natura.
Secoli di scienza hanno tentato di spiegare gli innumerevoli misteri che celano le stelle, senza mai riuscirci. Ed il motivo per cui astronomi e fisici non sono mai riusciti ad andare oltre alla visione puramente naturale del fenomeno è semplice, poiché ciò che mantiene in vita le stelle va molto oltre la pura scienza: è un misto di magia, emozioni, storie, Luci e Oscurità.
Nella realtà più vicina alla nostra, le stelle rappresentano veri e propri mondi, in cui la realtà è ben distinta e spesso molto differente l’uno dall’altro.
In ognuno di questi il tempo trascorre indipendentemente dagli altri e le culture si sviluppano spesso in modo molto differente, in alcuni mondi è presente la magia, altri sono abitati da creature straordinarie, altri ancora racchiudono in se stessi diversi pianeti.
Se vi state chiedendo se gli abitanti di mondi così diversi siano in grado di mettersi in contatto tra loro, beh la risposta è sì! Anche se i mondi sono separati nettamente tra di loro e chiusi da cancelli, esistono diversi metodi per viaggiare tra di essi anche se di solito sono molto rari e complessi da eseguire.
Esistono creature oscure, chiamate Heartless, in grado di viaggiare comodamente tra i mondi; esse sono il frutto di persone che cedono il loro cuore all’Oscurità, e per fortuna sono state debellate qualche anno fa. Ciononostante i sentieri oscuri che uniscono i mondi esistono ancora, anche se largamente poco utilizzati.
I mondi attualmente coesistono in armonia ed è l’equilibrio perfetto tra Luce e Oscurità che permette loro di risplendere nel cielo ogni notte sotto forma di stelle.
Nonostante la maggior parte degli abitanti dei mondi cerchi di vivere nella Luce, è necessario specificare una cosa: più la luce risplende, più l’ombra che proietta è lunga e scura perciò solo l’equilibrio perfetto permette al mondo di prosperare e lasciare trascorrere inalterato il corso degli eventi.
Gli abitanti sono ignari dell’esistenza di più mondi, del fatto che in qualche modo siano raggiungibili e questo li salvaguardia dal diffondersi dell’Oscurità.
L’equilibrio dei mondi è affidato ai Custodi del Keyblade, eori detentori di un’arma a forma di chiave che ha il potere di aprire e chiudere qualunque serratura, come quelle dei cancelli che separano i mondi.
I Custodi sono sempre pronti ad intervenire nel caso in cui un mondo sia in pericolo e rischi di sprofondare nell’Oscurità; ma loro non agiscono sempre da soli, spesso fanno affidamento su alcuni esponenti della Luce nativi del mondo interessato per collaborare, mettendoli al corrente dell’esistenza degli infiniti mondi in modo da confidare in loro anche in futuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1

 
This World has been Connected

 
 
Una leggera brezza faceva muovere le vele della nave in un ritmico gonfiarsi e sgonfiarsi, era una tranquilla sera di fine maggio e tutto l’equipaggio stava per riunirsi sul ponte in attesa di un evento unico.
L’atmosfera di nervosismo era quasi tangibile nell’aria, nessuno aveva mai visto ciò che il loro capitano si apprestava a fare.
«Come credi che sarà?» chiese un ragazzo.
«Sicuramente grandioso» rispose il vecchietto alla sua sinistra.
In realtà nessuno aveva idea di come sarebbe apparso quel fenomeno; era una cosa così strana, anche solo l’idea sembrava improponibile.
Ma il loro capitano era sicuro della sua nuova scoperta: un metodo per viaggiare in un altro mondo, una cosa inaspettata ma anche molto gradita. Ultimamente quella ciurma aveva avuto molti problemi… era ricercata, e non solo dalla Marina, quello era fin poco preoccupante. Erano inseguiti da un altro pirata molto più forte di un viceammiraglio qualunque e i suoi commilitoni: un imperatore.
La ciurma viaggiava ormai da settimane come dei reietti, privi della gloriosa fama che avevano conquistato negli ultimi dieci anni, anche se incutevano ancora molto timore alla maggior parte degli isolani.
L’intero equipaggio si sentiva deluso dalla recente e clamorosa sconfitta. Privi di spirito, avevano perso la loro solita autostima nell’essere tra le più forti ciurme del Nuovo Mondo. Ma come biasimarli? Un discorso carismatico avrebbe avuto ben poca efficacia sui loro animi, bisognava fare qualcosa, assicurarsi un futuro dignitoso nel più breve tempo possibile.
Un’opportunità si era presentata qualche giorno prima, erano approdati in un’isola per fare rifornimento di viveri e si erano fermati in una locanda per bere qualcosa. L’atmosfera era tipica di quei luoghi sinistri, i pirati prendevano da bere e si rintanavano in un angolo per stare tranquilli. Non cercavano risse. Però la conversazione di un viaggiatore attrasse l’attenzione del capitano. Parlava dell’immenso potere che un particolare grappolo di frutti gli aveva dato.
Lui sapeva perfettamente di che frutti si trattasse: Frutti del Diavolo, donano un potere preciso a chiunque ne mangi uno a discapito della capacità di nuotare. Lo sapeva fin troppo bene visto che anche lui, in giovane età, ne aveva ingerito uno.
Però, origliando uno stralcio di conversazione dell’ometto al bancone, rimase molto sorpreso dal potere che descriveva: diceva di poter creare un portale per un altro mondo, così il capitano decise di catturarlo e chiedere di più.
Gli offrì di entrare a far parte della sua ciurma e lui naturalmente accettò. Avrebbero potuto facilmente costringerlo, invece un’offerta del genere era molto più vantaggiosa.
«Quanto manca per superare la Fascia di Bonaccia?» disse il capitano. «Circa dieci minuti, capitano.» rispose una voce dietro di lui.
Mancava poco ormai, mancava poco e il suo piano sarebbe iniziato. Aveva progettato tutto nei più accurati dettagli, visto che solo lui intendeva attraversare il portale e andare nell’altro mondo doveva comunque assicurarsi che la sua ciurma restasse lì, al sicuro, pronta ad accoglierlo al suo ritorno. Però serviva un luogo adatto dove lasciare sia la ciurma che la nave, un luogo abbastanza sicuro da impedire di essere trovati per qualche settimana. Perciò aveva optato per ritornare nel Grande Blu attraversando l’Isola degli Uomini Pesce e oltrepassare la Fascia di Bonaccia: una striscia di mare quasi invalicabile a causa dell'assenza di vento e di correnti, ma era anche estremamente pericolosa a causa della presenza di numerosi mostri marini.
Sì, sarebbero stati al sicuro protetti da questa difesa naturale, e grazie al potere del suo Frutto attraversare questa zona senza né vento né correnti non risultò neanche troppo difficile.
«Posizionate la nave dietro quello scoglio, così sarete più nascosti.» disse il capitano con la sua voce calma come al solito.
La ciurma eseguì l’ordine e fu gettata l’ancora con un plof sordo. Parecchi gabbiani presero il volo, probabilmente percependo il pericolo.
La nave era praticamente tutta coperta dall’enorme scoglio che si ergeva dal mare e anche la ciurma sembrava convinta che quella difesa avrebbe funzionato almeno per qualche tempo, poi sarebbero dovuti andare a fare rifornimento di viveri, ma anche quello non era un problema insormontabile.
Il capitano si alzò dalla sua poltrona, più simile ad un trono, e la ciurma capì che il momento atteso da giorni era arrivato, pian piano tutti si riunirono attorno al ponte cercando di non perdersi neanche un minimo dettaglio di ciò che stava accadendo.
Il capitano era in piedi e si ergeva in tutta la sua statura, con un ghigno stampato sul volto. «Avanti Cytrus, dimmi ciò che devo sapere per attraversare questo portale»
Cytrus era un uomo mingherlino sulla quarantina d’anni, che stava iniziando a perdere i capelli, color verdognolo. Indossava una maglia azzurra e dei pantaloncini arancioni. Stonava molto con il resto della ciurma per via del suo aspetto trasandato, ma c’era una cosa che si notava più dei suoi abiti dai colori così incompatibili, infatti gli tremavano le gambe e la sua voce era spezzata, anche se lui cercava in modo molto evidente di nasconderlo.
«N-Non so molto del potere del mio Frutto… non l’ho mai usato completamente, non ho mai attraversato il portale» disse esitante, «però una cosa ve la posso dire: il portale è di sola andata, non potrò farvi tornare» concluse.
«Si Cytrus, lo sospettavo. Però desidero che tu lo apra comunque, troverò un modo dall’altro lato per tornare in questo mondo.» replicò il capitano, sicuro di sé.
«Come desiderate»
Cytrus tese la mano verso il centro della nave, sempre con il suo fare insicuro. Dopo pochi secondi, un punto nel legno al centro del ponte sembrò lacerarsi verso l’interno della stiva come se fosse un velo, e poco dopo quel taglio si allargò fino a formare una grande voragine circolare. Un forte turbine di vento ne usci fuori e tutta la nave iniziò ad oscillare. Tutti gli abiti e i capelli dei membri della ciurma sbattevano a causa del forte spostamento d’aria e, incuriositi, tentarono di sporgere il collo per vedere cosa celasse quella voragine sbatacchiante, rivelando solo un tetro sfondo nero come la pece.
Cytrus, che era decisamente più magro e leggero di tutti i membri della ciurma, per mantenersi in posizione eretta e con la mano tesa verso il portale dovette puntare le gambe per resistere al forte vento che altrimenti lo avrebbe di sicuro fatto cadere.
Una signora dall’abbigliamento e un acconciatura stravagante, da fare concorrenza a quello di Cytrus, fece un passo avanti e urlò per contrastare il frastuono «Capitano è davvero sicuro di voler affrontare quest’impresa da solo?» la gonna che le sbatteva contro le gambe, il capitano si voltò verso di lei e le appoggiò una mano sulla spalla «Si, tornerò». Si voltò senza darle tempo di aggiungere niente e con un piccolo salto si gettò nel portale. La voce della donna lo seguì per un piccolo istante «La aspetteremo qui Capitanoooo…» e il portale si chiuse.
Poi il nulla. Era completamente solo e stava cadendo senza vedere cosa ci fosse intorno, la sensazione era decisamente quella di cadere in un lunghissimo tunnel vuoto, nero e profondo. Tutti i timori che non aveva avuto fino al salto nel portale sembravano materializzarsi nella sua testa in quel momento. In che mondo sarebbe capitato? Chi lo avrebbe abitato? E se avesse dovuto affrontare persone molto più forti di lui prima di poter tornare sulla sua nave? E se non fosse riuscito affatto a tornare sulla sua nave? I rischi erano tantissimi, ma il suo carattere gli imponeva di ignorarli e vedere cosa sarebbe accaduto. In fondo, pochissimi nel suo mondo potevano vantare di essere più forti di lui, perciò aveva alte probabilità di potersela cavare anche in uno nuovo, in cui nessuno conosceva il suo potere. Però, allo stesso modo, lui non conosceva quello degli altri…
La sua caduta in quel tunnel oscuro sembrava interminabile, e se Cytrus l’avesse imbrogliato? No, impossibile. Parlava di quel fenomeno ancor prima che si fossero incontrati.
Ne approfittò per guardarsi intorno: inizialmente gli sembrò che quel luogo così particolare fosse solo e semplicemente nero, invece strizzando un po’ gli occhi, capì che non era nero ma semplicemente scuro, e notò piccoli puntini luminosi e fiochi sullo sfondo, simili a stelle.
Non poteva essere nello spazio, sarebbe morto soffocato se fosse stato così. Eppure era proprio quello che gli ricordava quel luogo in cui stava cadendo. Quei pochi minuti che trascorsero gli sembrarono ore, poi ad un certo punto sotto di lui, vide una stella più luminosa delle altre.
Man mano si allargò e capì che si trattava di un altro portale identico a quello in cui era saltato.
Quando fu abbastanza vicino vide che presentava però una differenza sostanziale: quello che si vedeva oltre il foro non era il suo mondo, non c’era la minima presenza della nave, della sua ciurma o del mare, piuttosto gli sembrò di vedere qualche albero in lontananza.
L’attimo fu troppo breve e in un istante si ritrovò fuori dal corridoio scuro incastonato di stelle e atterò lentamente sul terreno del nuovo mondo.
La cosa che notò prima di tutte era la sensazione di essere terribilmente fuori luogo in quell’ambiente, non per la sua preferenza degli ambienti marini a quelli continentali, ma proprio nella natura della sua persona, sembrava diverso da tutto quello che gli stava intorno. Il suo intero essere: la sua pelle i suoi vestiti, sembravano decisamente più definiti e di colore più intenso rispetto a tutto il resto, che aveva quella particolare tonalità che a lui ricordò molto quella di un dipinto.
Forse si trattava di un fenomeno naturale, che rendeva leggermente diversi gli abitati di mondi differenti. Anzi più passavano i minuti più sembrava che quella sensazione stesse via via attenuandosi.
Si rese conto di essere ancora in ginocchio sull’erba (una posizione che non si addiceva ad un pirata del suo rango) e subito si alzò, mettendo a fuoco per la prima volta il luogo in cui si trovava.
Era senza dubbio un cimitero, anche se molto più curato ed elaborato di quelli che era abituato a vedere, le lapidi erano molto grandi e spesso consistevano in vere e proprie statue torreggianti sull’erba.
Il cimitero si trovava circondato da basse colline erbose, su cui era presente una grande casa antica con un ampio giardino, isolata dal resto del paese.
Doveva essere tardo pomeriggio come lo era nel suo mondo perché la luce tendeva ad imbrunire, anche se l’aria era decisamente più umida e fresca.
Attrasse la sua attenzione una statua particolarmente grande, quasi interamente coperta dall'edera. Si trovava ad un ventina di metri di fronte a lui. Rappresentava chiaramente la Morte incappucciata, con le ali sulla schiena e in mano una sottile e lunga falce di marmo.
“T.. .ID..E” le lettere erano cancellate dal tempo e ne seguiva la data di nascita e di morte.
Si guardò intorno alla ricerca di qualche passante ma non vide nessuno, l’atmosfera era abbastanza immobile anche se di sicuro dovevano esserci abitanti in quella zona, per via delle case che scorgeva in lontananza.
Decise di andare a cercare qualche informazione in giro, perciò, fece un passo verso il sentiero.
E fu in un lampo di nuovo in ginocchio.
Era come se la forza di gravità lo stesse schiacciando e un dolore acuto e penetrante gli si intromise nella testa, come se un animale gli stesse artigliando il cervello.
Il suo urlo squarciò la calma apparente del cimitero e in automatico il capitano portò le mani alle tempie per reggersi la testa.
Non si sarebbe fatto mettere al tappeto alla prima complicazione, tese il braccio destro verso l’esterno del corpo e dopo un fulmineo movimento della mano una statua poco più in là venne nettamente tagliata in obliquo, come fosse di burro. Ma non resistiva, doveva tenersi la testa con entrambe le mani per riuscire almeno ad aprire gli occhi.
Come in uno scorrere di scene di un film, vide lampi e frammenti della sua vita scorrergli davanti agli occhi. Era sicuro che tutto questo era causato da qualcuno e voleva vedere in faccia il suo aggressore, ma non c’era nessuno nel cimitero.
Era una sensazione tremenda. Divincolandosi alla ricerca del sollievo, come un flash, rivide frammenti della sua infanzia, i suoi genitori e suo fratello, poi d’un tratto si rivide appeso e legato per le mani ad un muro con una folla pronto a farlo fuori. Adesso era davanti al suo Frutto del Diavolo intento ad ingerirlo, ora era un adulto intento a combattere in una guerra e infine rivide la sua disfatta appena accaduta.
Poi tutto insieme com’era arrivato, quel dolore si spense.
Che fosse una prova per affrontare il nuovo mondo? Si rese subito conto di sbagliare, perché la sua mente venne di nuovo invasa, ma questa volta non dal dolore ma da una voce tanto autoritaria quanto velenosa. «Sono incuriosito dal tuo potere…» disse, aveva un nonsoché di serpentesco. La voce risuonò forte nella sua testa ma era sicuro che non vi era alcun suono al difuori, perché sembrava arrivare contemporaneamente da tutte le direzioni.
«Esci dalla mia testa!» gridò il capitano sperando di essere udito, ma la voce risuonò di nuovo «Oh, capirai presto che non hai alcuna autorità per dare ordini al Signore Oscuro.»
La sua testa si liberò dalla presenza estranea ed ebbe il tempo di rimettersi in piedi per vedere finalmente il suo aggressore, che letteralmente “uscì” dalla statua di pietra rappresentante la Morte davanti a lui.
Inizialmente aveva un aspetto fumoso e opalescente ma nel giro di un paio di secondi si concretizzò in un uomo (o almeno così sembrava), alto e scheletrico con la carnagione chiara, il viso simile ad un teschio rigato dalle vene, gli occhi azzurri, il naso piatto come quello di un serpente e due fessure per narici.
La sua veste sembrava fatta dello stesso fumo nero che prima lo avvolgeva, era alto, aveva lunghe e sottili dita e in una mano stringeva un bastoncino bianco.
Se effettivamente doveva affrontare una battaglia con lui non era molto preoccupato, la veste dell’uomo lasciava intuire che non avesse un filo di muscoli in quel corpo serpentesco.
Il capitano era alto tanto quanto lui ma aveva un fisico molto più aitante; sapeva perfettamente di avere ottime probabilità di vittoria in un corpo a corpo contro chiunque non possedesse il potere dei Frutti.
«Tu non appartieni a questo mondo» disse l’uomo che si era presentato come il Signore Oscuro.
«Si nota così tanto?» rispose il capitano con il suo solito ghigno riformatosi in faccia.
L’uomo col mantello si limitò a sorridere poi dopo una breve pausa disse «Scoprirai che io ho diversi modi per ottenere le informazioni, stupido Babbano»
Il capitano non sapeva cosa significasse “Babbano” però dedusse che fosse un insulto dal tono sprezzante con cui venne pronunciato e, accecato dall’indignazione di farsi insultare dal primo che avesse incontrato in un mondo nuovo, tese la mano verso di lui cercando di attaccarlo.
Ma naturalmente il Signore Oscuro se lo aspettava, lo aveva provocato apposta, volveva vedere con i suoi occhi ciò di cui era capace una persona proveniente da un altro mondo.
Tese la bacchetta ed immobilizzò il suo avversario e con un colpo secco lo fece rimbalzare all’indietro e cadere sull’erba.
Il capitano sapeva bene che era incuriosito da lui, altrimenti, approfittando del fatto che non conoscesse il suo potere, l’avrebbe sicuramente ucciso. Perciò nell'atto di rialzarsi, sputò con disprezzo, cercando di mostrare al meglio il suo ghigno.
Il suo nemico parve pervaso da uno stimolo di piacere e disse con tranquillità «Crucio, sempre puntandogli addosso il legnetto.
Una vampata di dolore pervase il corpo del capitano che ritornò a terra, era come se ogni singolo nervo del suo corpo si stesse contorcendo. Si ritrovò a divincolarsi sull’erba sgualcendo la sua giacca di piume rosa. Quella sofferenza era così devastante che se avesse dovuto pensare ad un modo per descriverla gli sarebbe venuto in mente solo la parola “dolore”. Lo stava torturando.
Una volta che la bacchetta di legno non fu più puntata contro di lui, l’estraneo gli si avvicinò quasi scivolando sul terreno.
Il dolore era cessato.
Immobilizzò i fili che uscivano dalle dita della sua vittima con un altro colpo di bacchetta, e disse «Mi piace il tuo stile, sei in cerca di un riscatto con te stesso, dopo quello che ti è successo nel tuo mondo. Ti farò l’offerta di diventare un mio alleato, ma sei uno sciocco se pensi di poter competere con me, Doflamingo.»
E in quel momento, il ghigno tipico di Doflamingo comparve sul volto di Lord Voldemort.
 
 
 
 
 
 
L’articolo della Gazzetta del Profeta era chiarissimo:
 
IL RITORNO DI COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO
 
Venerdì notte una breve dichiarazione del Ministro della Magia, Cornelius Caramell ha confermato che Colui-che-non-deve-essere-nominato è tornato ed è di nuovo in azione.
«È con profondo rammarico che devo confermare la ricomparsa fra noi del mago che si fa chiamare Lord… bè, sapete a chi mi riferisco» ha detto Caramell ai cronisti, stanco e sconvolto. «Quasi con pari rammarico dobbiamo informarvi che i Dissennatori di Azkaban si sono rifiutati di proseguire il loro lavoro per conto del Ministero e riteniamo che ora siano passati agli ordini di Lord… Coso.»
«Invitiamo alla vigilanza tutto il popolo magico. Il Ministero sta già preparando guide alla difesa elementare, casalinga e personale, che nel corso del mese prossimo saranno distribuite gratis a tutte le famiglie di maghi».
L’annuncio ha suscitato sgomento e allarme nella comunità magica, che appena mercoledì scorso aveva ricevuto dal Ministro l’assicurazione che non c’era «la minima verità nelle persistenti voci che Voi-sapete-chi sia di nuovo tra noi».
Ancora vaghi sono i particolari degli eventi che hanno condotto a questo spettacolare voltafaccia, ma si nutrono fondati sospetti che giovedì sera Voi-sapete-chi e un gruppo dei suoi seguaci (noti come Mangiamorte) si siano introdotti nello stesso Ministero della Magia.
Albus Silente, reintegrato nella posizione di preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, membro della Confederazione Internazionale dei Maghi e Stregone Capo del Wizengamot, si è finora rifiutato di rilasciare dichiarazioni.
Durante lo scorso anno aveva affermato più volte che Voi-sapete-chi non era morto come tutti avevano sperato e creduto, ma aveva ripreso a reclutare seguaci per tentare nuovamente di impadronirsi del potere. Intanto il Ragazzo-che-è-sopravvissuto…
«Come sta il giovane Potter, Albus?» disse una strega alta e magra. Indossava un elegante mantello nero, un cappello a punta e sul naso portava un paio di occhiali squadrati. Aveva un’aria severa ma estremamente gentile.
«Male Minerva, durante lo scontro tra i Mangiamorte e i membri dell’Ordine della Fenice, Bellatrix Lestrenge ha assassinato Sirius. Sai benissimo quanto Harry fosse affezionato a lui. Io non ero ancora arrivato, non ho potuto fare niente» rispose un mago alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli e della barba. Indossava una tunica, un mantello color porpora che strusciava per terra ad ogni passo. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva occhi azzurro chiaro, stanchi ma luminosissimi.
«Certo che lo so, povero Potter sarà distrutto, lo hai messo al corrente della profezia?» chiese.
«Ho dovuto farlo, avevo già rimandato la questione troppe volte, il destino di Harry è quello di porre fine alla vita di Voldemort anche se la questione sembra più difficile del previsto» rispose Silente.
I due maghi erano in una stanza circolare con un’antica scrivania in legno posta al centro. Le pareti erano tappezzate da quadri mobili in cui erano raffigurati diversi maghi e streghe del passato, intenti ad ascoltare la loro conversazione.
Addirittura una strega grassoccia, raffigurata davanti a delle tendone di un verde smeraldo, si affacciò troppo e con un capitombolo cadde dalla sua cornice per entrare in quella del suo vicino.
Attraevano l’attenzione gli innumerevoli oggetti d’argento fumanti e tremolanti che riempivano gli scaffali degli armadi scuri.
Un'altra cosa insolita di quell’ufficio era che, poco dietro la sedia di Silente, era appollaiata una fenice di un intenso rosso scarlatto, con le piume della coda e la cresta d’orate, stava becchettando delle briciole di pane.
Minerva McGranitt era seduta di fronte a lui e stringeva ancora tra le mani il giornale intitolato "La Gazzetta del Profeta".
«Hai qualche sospetto sul come fare a neutralizzarlo una volta per tutte, Albus?» chiese con cautela. Forse non era il momento migliore per fargli quella domanda.
«Vedi Minerva, credo che Voldemort abbia corso un enorme rischio ieri sera infiltrandosi di persona al Ministero della Magia, e ne era pienamente consapevole. Infatti ha incontrato me, e sai benissimo che mi ha evitato per tutti i dieci anni in cui ha avuto il potere. Ora ciò che mi chiedo è se per caso ha scoperto un alternativa alla morte tanto efficace da convincerlo che valesse la pena correre un rischio simile» disse Silente lasciando la sua interlocutrice senza parole.
Poi si alzò e a grandi passi si avvicinò ad un armadio alla destra della scrivania, mentre il suo mantello volteggiava ad un paio di dita da terra.
Aprì due ante e ne venne fuori un bacile di pietra, inciso di strane lettere appartenenti ad un alfabeto sconosciuto, sembrava molto antico.
All’interno del bacile di pietra c’era una pozza di quella che poteva sembrare acqua, ma in realtà era una sostanza vagamente fosforescente che sembrava allo stesso tempo sia liquida che gassosa.
Silente gli si avvicinò e si punto la bacchetta alla tempia, questa si illuminò lievemente e sfilò un sottile filo argenteo dalla fronte, che Silente fece cadere dolcemente nel bacile.
Il suo contenuto iniziò a vorticare e si materializzò in quella sostanza azzurrina la scena di un duello tremendo.
Silente lo guardò con interesse pur essendone stato protagonista solo la sera prima. Il suo volto si illuminò prima di rosso e poi di azzurro.
Dopo un paio di minuti la McGranitt interruppe il susseguirsi di pensieri «Cosa farà Caramell adesso?» sempre con un tono piuttosto preoccupato.
Silente che si era completamente dimenticato di essere nel bel mezzo di una conversazione si voltò e tornò a sedersi davanti alla scrivania.
«Credo che, ora che la sua credibilità è crollata, il suo mandato come Ministro sia agli sgoccioli. Non nutro simpatia per Caramell ma almeno mi rendeva partecipe alle questioni più importanti affrontate dal Ministero, e potevo facilmente indirizzarlo sulle scelte giuste»
«Chi credi che potrebbe venire eletto al suo posto?»
«Quello che ha più probabilità credo sia Rufus Scrimgeour, Capo dell’Ufficio Auror. E’ una personalità più energica e seria di Cornelius e non sottovaluta Lord Voldemort, ma credo che perderò la mia influenza sul Ministero».
«Bè credo che, visto il clima in cui ci addentreremo, sia già una conquista»
«Hai pienamente ragione, Minerva» Le rispose Silente con un sorriso che rappresentava in pieno la gratitudine di avere al suo fianco un’amica e collega importantissima per lui.
Lei se ne accorse e gli ricambio un dolce sorriso, «e sai che fine ha fatto Dolores Umbridge? Non l’ho più vista da ieri.» aggiunse la McGranitt un po’divertita.
«Oh, Harry mi ha riferito che un branco di centauri l’ha aggredita nella foresta dopo che lei li ha chiamati “sudici ibridi”» disse Silente con una mezza risata. «Che idiota» aggiunse Minerva e ne seguì un’altra ancor più sonora.
«Credo che per questa notte la lascerò ancora nella foresta, le farà bene, domattina andrò a parlare con i centauri e la farò allontanare da Hogwarts.»
«È il minimo dopo quello che ha fatto.» rispose soddisfatta «però saremo di nuovo con un componente mancante nel corpo insegnanti».
«Lo so, lo so, ho intenzione di chiedere a Horace di riprendere il suo vecchio posto alla cattedra di Pozioni e spostare Severus a quella di Difesa contro le Arti Oscure».
«Horace Lumacorno? Ma è in pensione da anni ormai sei sicuro di…» ma Silente la interruppe «Come ben sai Horace insegnava qui già circa quarant’anni fa e soprattutto anche nel periodo in cui Tom Riddle era ancora uno studente. Era il suo insegnante preferito, sospetto che possegga dei ricordi del giovane Voldemort che possono rivelarsi parecchio utili.» concluse.
«Ah se la questione è questa allora va bene, anche se devo ammettere che non mi piaceva per niente il modo con cui dirigeva la sua Casa. Prediligeva i Serpeverde in tutto quello che...»
In quel momento un rumore di vetri infranti allarmò i due insegnanti e pose fine alla conversazione. Una stretta finestra in alto era appena stata rotta da quella che sembrava una lettera. Nella popolazione magica era molto comune scambiarsi messaggi tramite delle lettere che venivano spedite e consegnate con i gufi. Ma non c’era traccia di nessun gufo né nella stanza né fuori dalla finestra che mostrava solo il cielo scuro e freddo della notte, infatti nessuna civetta avrebbe avuto la forza di infrangere il vetro…
La lettera era entrata volteggiando da sola e alla base della busta cadeva una polvere luminosa, sembrava che fosse quella la forza motrice che le aveva permesso di arrivare a destinazione.
La lettera si librò dritta verso la scrivania e si adagiò direttamente di fronte ad Albus Silente, finendo di emanare quella strana polvere.
Silente e la McGranitt guardarono la scena sbalorditi e sospettosi, nessuno dei due aveva mai visto un simile modo per consegnare un messaggio.
Silente allungò la mano verso la busta ma Minerva lo interruppe «potrebbe essere pericoloso Albus, aspetta».
«Mia cara Minerva, se fosse una lettera maledetta o intinta di magia nera non avrebbe potuto oltrepassare i confini di Hogwarts. Sospetto invece che sia l’esperimento di qualche nostro studente per inventare un modo nuovo di spedire i messaggi. Ingegnoso direi.» disse Silente.
«Ma non può essere certo che non provenga da Lei-sa-chi! Insisto perché la esaminiamo insieme agli altri insegnanti!»
«Sono sicuro che se fosse maledetta sarei in buone mani con lei qui a darmi l’aiuto necessario» disse Silente con un tono gentile ma che non ammetteva repliche.
La McGranitt continuò a guardare la busta con estrema riluttanza e estrasse la bacchetta dalla veste.
Silente con garbo spezzò la ceralacca e la aprì. Estrasse un foglio apparentemente innocuo.
Conteneva solo una frase e la sigla del mittente.
 
 
 
Questo mondo è stato connesso.
 
 
                                                                             R.T.
 
Subito il preside aggrottò la fronte cercando di capire il mittente del messaggio, pensando ad un linguaggio in codice.
Il messaggio non gli diceva niente, o per lo meno niente di sensato da dire a lui in quel momento.
Poi il suo sguardo intercettò nuovamente la busta… fissò un secondo la ceralacca che chiudeva la lettera e con un tocco di bacchetta la ricompose.
Il simbolo impresso era composto da tre cerchi perfetti: uno più grande e due più piccoli adagiati sopra di esso.
E subito comprese.
Il volto di Silente perse colorito e gli si dipinse uno sguardo incerto, la McGranitt se ne accorse subito e oltrepassò la scrivania per leggere il messaggio.
Anche lei ci mise qualche secondo per mettere a fuoco nella mente il vero significato di ciò che era scritto in quella riga e balbettò vagamente qualcosa mentre il suo sguardo cambiava ritmicamente dal messaggio al simbolo sulla ceralacca rossa.
«Oh mio Dio, è quello che penso?» disse Minerva in tono preoccupato ritornando verso la sua poltrona, le tremavano le gambe.
«Credo proprio di sì» rispose Silente «Ciò giustificherebbe anche questa strano metodo di consegna della lettera, ma anche se fosse avvenuto realmente un contatto tra il nostro mondo e un altro ciò non vuol dire necessariamente che sia una cosa malvagia» concluse con un leggero velo di speranza nella voce.
«Ma Albus, non credi che se fosse qualcosa di buono o non minaccioso lo saresti venuto a sapere per primo tu? In fondo sei il Referente del nostro mondo, chiunque sia consapevole di entrare in un mondo estraneo dovrebbe venire a cercarti per dirtelo!» ipotizzo la McGranitt a cui si era già riaccesa la sua innata scintilla di rispetto verso le regole.
«Hai ragione, dobbiamo sospettare quindi che chiunque abbia effettuato il salto nel nostro mondo l’abbia fatto senza esserne consapevole, altrimenti se così non fosse significherebbe che invece di essere venuto da me sarebbe già sotto il controllo dei Mangiamorte o di Lord Voldemort in persona.»
«Lei-sa-chi riesce a percepire le connessioni tra mondi?»
«Non ho idea su questo, ma dubito che chiunque sia arrivato in questo mondo l’abbia fatto per caso e se ne sia stato con le mani in mano, se non l’abbiamo trovato noi o il Ministero è di sicuro nelle grinfie di Voldemort» disse Silente gravemente.
«Attenderemo ulteriori istruzioni» disse, dopo una breve pausa di riflessione.
In effetti anche Minerva aveva molto a cui riflettere, lei era stata messa al corrente dell’esistenza di più mondi quasi da una dozzina d’anni, dopo la prima disfatta del Signore Oscuro. Silente le aveva assicurato fin da subito che era un evento tanto raro quanto temibilmente pericoloso, finché erano persone buone a viaggiare tra i mondi poteva ancora essere tollerato, ma quando si trattava di qualche personaggio oscuro… beh il discorso ovviamente era diverso.
Per sua fortuna Minerva non dovette mai assistere a nulla del genere in vita sua, e da quanto ne sapeva neanche Silente dovette mai scontrarsi con persone provenienti da altri mondi.
Silente era immerso nei suoi pensieri. Ci mancava solo questa, un estraneo proveniente da un altro mondo, potenzialmente già alleato di Voldemort. Se davvero le cose stavano come lui si aspettava allora ciò cambiava tutte le carte in tavola.
Non solo il suo destino ma anche quello di Harry e tutta la comunità magica avrebbe avuto molte più possibilità di soccombere al potere del Signore Oscuro.
Silente era venuto a conoscenza dell’esistenza di altri mondi circa dodici anni prima.
Una bassa figura incappucciata lo incontrò lungo un viale, sembrava che stesse cercando proprio lui.
Gli rivelò dell’esistenza di più mondi, di vie oscure che li connettono tra loro e del loro antico e delicatissimo equilibrio.
Solo alla fine del discorso e dopo averlo nominato Referente del suo mondo si tolse l’impermeabile nero e si presentò per quello che era in realtà.
Si presentò come Re Topolino, e in effetti ricordava molto un topo antropomorfo ma con grosse orecchie rotonde.
Subito Silente rimise in dubbio tutto ciò che gli aveva raccontato, ma capì, frequentandolo qualche giorno e dopo avergli dato dimostrazione delle sue capacità e avergli fatto visitare il mondo su cui governava, che era un re dotato di grande saggezza, coraggio e lealtà.
Silente così partecipò ad un paio di riunioni dei Referenti e conobbe in quelle occasioni altri grandi saggi e potenti combattenti di altri mondi.
La faccenda però era finita così cominciò, in quanto Topolino gli promise di essere corso in suo aiuto nel caso in cui il suo mondo si trovasse in pericolo e da allora non lo rivide più, né lui né gli altri Referenti.
Quell’unico e particolare evento, però, non svanì mai dalla sua mente. Era troppo particolare per essere dimenticato.
Decise che, visto la situazione e l’incombente ritorno delle forze oscure, di confidarsi con due dei suoi alleati e colleghi più fidati: la presente Minerva McGranitt, vicepreside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts; e Severus Piton, professore di Pozioni, spia di Voldemort per l’Ordine della Fenice e il più grande Occlumante della storia. I due insegnanti al racconto del Preside rimasero un po’ increduli e sospettosi, ma alla fine credettero a Silente.
L’atmosfera adesso era piuttosto cupa ma “ulteriori informazioni” non tardarono ad arrivare, visto che, come la prima volta, una seconda lettera svolazzò dentro lo studio del Preside attraverso la finestra, che ormai non rappresentava più un ostacolo.
Con lo stesso polveroso scintillio alla base della busta, la lettera volò dritto verso Silente e si adagiò nello stesso punto in cui si era fermata la precedente, ponendo fine alle fantasie dei due insegnanti su quali orribili timori stessero per prendere forma.
Silente e la McGranitt si scambiarono un occhiata dubbiosa arricchita da un pizzico di preoccupazione. Parve però che entrambi convennero che l’unica cosa possibile da fare era aprire la busta e leggerne il contenuto.
Minerva riprese il suo posto al fianco di Silente per assistere al momento della lettura del messaggio come se stesse vedendo un puledro venire al mondo.
Silente spezzò il sigillo di ceralacca, che riportava lo stesso simbolo coi tre cerchi e tirò fuori la pergamena.
Questa volta il messaggio era più lungo e esplicativo del precedente.
 
 
Arriverò giovedì notte nel tuo mondo per discutere la questione.
Se me lo permetti vorrei organizzare una riunione dei Referenti nel castello di Hogwarts.
Non preoccuparti per me arriverò senza farmi notare.
 
 
                                                                                                                      R.T.
 
                                                                        P.S. La risposta va scritta sul retro.
 
«Ma giovedì è oggi!» sentenziò Minerva con un tono di scontentezza e alzò la schiena prima rivolta alla lettera per mettersi apposto i capelli, raccolti in uno strettissimo chignon, come se si aspettasse di vedere sbattere la porta dell’ufficio del Preside da un momento all’altro ed essere circondata da sconosciuti.
«E’ una questione troppo importante per rifiutare, ed è troppo tardi per rimandare, Topolino sarà sicuramente già in viaggio. Avrà avuto un contrattempo nel cercare di adeguarsi alla nostro modo di spedire le lettere» Silente fece una leggera risatina immaginandosi Topolino cercare di convincere un gufo qualunque a portare la lettera in un altro mondo.
Si sbrigò a voltare il foglio di pergamena e scarabocchiare la risposta che riportava la sua caratteristica calligrafia inclinata.
 
Sarò lieto di ospitarti nel castello tutto il tempo che vorrai e sarò entusiasta di partecipare alla riunione dei Referenti.
 
 
                                                                                                                                      Albus Silente
 
La lettera iniziò a vibrare e si sollevò dalla mano del Preside, gli occhi della McGranitt controllavano la scena ancora un po’ sospettosi. La lettera si richiuse nella busta con un gesto automatico e la ceralacca si riunì ricomponendo lo stemma di Topolino. Poi svolazzò via dalla finestra così come era entrata.
«Sono quasi le nove!» constatò la Vicepreside, «arriverà a momenti.»
Silente si alzò lentamente e disse «Infatti vorrei affidarle il compito di avvisare Hagrid di venire subito nel mio ufficio e far sì che tutti gli studenti di Hogwarts rimangano nei loro dormitori.» poi aggiunse facendole l’occhiolino «anche quelli dotati di Mantello dell’Invisibilità».
«Ma certo, Preside» e andò di gran passo verso l’uscita, con il mantello nero che le svolazzava.
Quando chiuse la porta, l’enorme campana della Torre dell’Orologio rintoccò le nove di sera.







Ecco alcune immagini dei personaggi che sono apparsi:


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Image and video hosting by TinyPic  Donquijotte Doflamingo




Image and video hosting by TinyPic  Albus Silente




Image and video hosting by TinyPic  Minerva McGranitt





Angolo dell'Autore:
Questa introduzione vi ha incuriosito?
Conoscete i fandom che per ora sono stati introdotti? 
Il personaggio di Doflamingo è molto stravagante e particolare, anhce se lo conoscerete meglio nei prossimo capitoli, cosa ve ne pare di lui e del suo potere?
 
   
 
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