IL PREZZO DEL SUCCESSO

Sansa si allenò ancora e ancora e ancora, si allenò finchè i piedi non iniziarono a farle male, finchè non ebbe il fiato corto e la pelle madida di sudore. 
Era arrabbiata come mai le era successo prima. 
Petyr, il suo allenatore, non voleva riconoscere la sua bravura. Non voleva premiarla. 
Lei doveva diventare prima ballerina, era nata per essere una prima ballerina, era la tradizione. Sua madre lo era stata e sua nonna prima di lei. Ma Petyr questo non lo voleva capire. 
No, lui la vedeva ancora come una ballerina incerta, una che non aveva ancora fatto il suo passo d'addio. 
Una ballerina incompleta. 
Sansa strinse i denti mentre metteva via scarpette e tutù. Aveva avuto il coraggio di dirle che le mancava la passione, base fondamentale per una buona performance. 
Mancare la passione. A lei. Che era cresciuta con il quadro di Anna Pavlova sul letto. Che si allenava sedici ore al giorno per poter essere la migliore. 
Perfetta.
Oh, ma gliel'avrebbe fatta vedere lei, cos'era davvero la passione.
Con passo svelto raggiunse il suo ufficio. 
La luce accesa le fece capire che Petyr era ancora lì nonostante l'ora tarda. Bene. 
Era un uomo a cui piacevano i giochi e più uno giocava sporco, più gli andava a genio; specie se alla fine di tutto lui ne ricavava qualcosa. Sansa lo sapeva questo e decise che l'avrebbe sfruttato.
Entrò nel suo ufficio con studiata calma. 
Petyr, appena la vide si alzò, negli occhi quella strana luce che riservava solo a lei. 
"Cosa fai qui?" 
Sansa avanzò con la grazia tipica di una donna che ha consacrato la vita alla danza. 
"Sono venuta a proporti un accordo." 
Fece scorrere le dita sottili sulla scrivania scura. 
Petyr non disse niente. 
"Tu dai a me una cosa che voglio ed io ne do una a te." 
L'uomo alzò un sopracciglio. 
"E sentiamo, cosa potrei mai volere io da te?"
Sansa continuò a far scorrere le dita sul metallo freddo, finchè non raggiunse le dita di Petyr, appoggiate in fondo alla scrivania stessa. 
Non si fermò, carezzandogli la mano ed il braccio, fino ad arrivare al collo. Il suo tocco era quasi impalpabile. 
Vide Petyr trattenere appena un brivido. 
Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, lo baciò. L'uomo, rispose subito, come se attendesse quel bacio da tutta la vita. E forse, si disse Sansa, era così. 
In fondo, tutti sapevano ciò che Petyr provava per lei. Era impossibile non accorgersene. 
E allora, si era detta la ragazza, perchè non approfittarsene finchè poteva? 
Quando si separarono, la luce negli occhi di Petyr era finalmente divenuta un'emozione facilmente riconoscibile: desiderio. 
Petyr la voleva. 
Sansa sorrise. Sapeva di aver vinto. E, cosa più importante, lo sapeva anche lui. 
"Sarai prima ballerina." 
La ragazza lo baciò ancora, un bacio casto e veloce. 
"Sapevo che la mia proposta ti sarebbe piaciuta." 
Sansa fece per andarsene, ma, raggiunta la porta, fu costretta a fermarsi. 
"Ricorda però," 
Petyr ora era dietro di lei. Il suo fiato caldo le solleticava la nuca.
"Io ti ho dato la carriera, tu dovrai darmi molto di più." 
Per un attimo, Sansa non fu più così sicura di aver vinto.