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Autore: Arwen297    23/07/2016    3 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Note dell'autrice: Per questo capitolo devo ringraziare MadogV  che mi ha aiutata nella parte iniziale grazie ai suoi studi in Giurisprudenza. Vi ricordo che in questo racconto porto a termine solamente una delle trame stese, quella dell'incidente, l'altra verrà affrontata nel sequel.  Siamo quasi in dirittura di arrivo per questa fanfiction, che dire...un pò mi dispiace perché è un racconto che mi porto dietro da anni ma, bando ai sentimentalismi, vi auguro buona lettura!

Capitolo 21: Tutti i nodi vengono al pettine.


Haruka, onde evitare sospetti, era uscita dal bar con la cartellina nascosta in un sacchetto: aveva deciso di dare un'occhiata al suo contenuto una volta tornata a casa, prima di andare dall'avvocato. Aveva appositamente ritardato di un'ora l'appuntamento per poter studiare tutti i documenti con la calma necessaria. La sensazione che l'investigatore le avesse consegnato informazioni che scottano si era impossessata di lei nell'esatto momento in cui aveva ricevuto il contenitore. Non vedeva dunque l'ora di poterne leggere il contenuto. Ecco perché in quel momento era seduta al tavolo della sua cucina, con la cartellina aperta mentre afferrava il primo foglio in essa contenuto.


Atto di nascita n. 3450

Nascituro:


Nome: Seiya Cognome: Kou

Sesso: Maschio

Nato il: 30 Giugno 1998 a: Kyoto ore: 16.40

Cittadinanza: Giapponese


Genitori:


Madre:

Nome: Asami Cognome: Kou

Nato il: 25 Aprile 1978 a: Tokyo

Cittadinanza: Giapponese

Residenza: 1-10-5, Akasaka, Minato-ku, Tokyo 107 (, Japan)


Padre:

Nome: // Cognome: //

Nato il: // a: //

Cittadinanza: //

Residenza: //


Vogliono dichiarare davanti alla legge il riconoscimento del nascituro ai sensi della legge vigente.


Voltò la pagina per continuare a leggere i fogli successivi, anche se già sospettava cosa avrebbe trovato al loro interno, in quel modo tutto avrebbe trovato senso e probabilmente avrebbe automaticamente trovato il responsabile di tutto ciò che era capitato nelle ultime settimane.

Non è possibile, non ci credo. Se tutto questo fosse vero, e visti i documenti lo è sicuramente, non si tratta solamente di un incidente. Ma è qualcosa di molto, ma molto più grosso.

Devo portare la cartellina dall'avvocato, ma non devo farla vedere caso mai qualcuno mi sta seguendo e tenendo d'occhio; ora forse ho capito chi è il vero mandante dell'incidente. Non è solo una sfida da parte di Takeshi. Michiru è una vittima quanto me, è tutto un gioco tra famiglie potenti e nessuna di noi due ne ha colpa. Ci deve essere un modo per far venire a galla tutto. È solo una ripicca da parte di Seiya, perché probabilmente vorrebbe essere lui il primogenito dei Kaioh, e invece lui è il figlio nascosto.


Il sottoscritto Mitsuo Kaioh nato il 20 Agosto 1960 a Kyoto ore 4.00 Sesso: maschio Cittadinanza: Giapponese

Residente in Kyoto 150, Minami - Ku (Japan) .


Dichiara che:

Vuole riconoscere come figlio naturale :


Nome: Seiya Cognome: Kou

Sesso: Maschio

Nato il: 30 Giugno 1998 a: Kyoto ore: 16.40

Cittadinanza: Giapponese


Prendendosi in piena responsabilità e consapevolezza tutti gli oneri a cui dovrà adompiere come padre in seguito alla deposizione di questa dichiarazione.


Il suo sguardo fissò per qualche istante il foglio sotto i suoi occhi, per cercare di metabolizzare quanto aveva letto e il significato delle parole stampate anni e anni prima sui fogli. Michiru e Seiya erano fratelli, e a quanto pareva nessuno lo sapeva tranne i diretti genitori.

E forse non lo sapevano nemmeno entrambi. Si alzò velocemente dalla sedia e riordinò i fogli prima di chiuderli nella cartellina, doveva andare dal suo avvocato il prima possibile per scegliere come muoversi.

Prese la giacca sottile che aveva indossato fino ad un'ora prima, quando era rientrata in casa, prese le chiavi della moto, quelle di casa e il casco e si precipitò dalla porta di ingresso.

Chiuse a chiave la porta, e si diresse verso l'ascensore. L'attesa di quest'ultimo le sembrò durare un'infinità di tempo: non vedeva l'ora di poter salire in sella alla sua moto.

Devo riuscire a fare chiarezza, così forse tutto si sistemerà a dovere. Nonostante tutto, glielo devo a Michiru non posso lasciarla in balia di quel tizio. Dovevo immaginarlo che era la sua famiglia ad essere dietro a tutto.

Entrò nell'ascensore, e schiacciò immediatamente il tasto che l'avrebbe portata direttamente nel garage privato della palazzina. Per fortuna la discesa le sembrò durare molto meno e in pochi minuti era a destinazione, il parcheggio era vuoto. Chissà quando avrebbe potuto comprarsi un'altra auto, far riparare quella dell'incidente non ne valeva la pena. Il parcheggio vuoto le provocava una strana sensazione allo stomaco.

Indossò il casco e chiuse la giacca leggera nella sella del mezzo, poi infilò la chiave e la girò. Un potente ruggito risuonò nell'ambiente, prima che lei accelerasse per raggiungere l'ingresso e inserirsi nel traffico.


Un'ora più tardi era nell'ufficio del suo avvocato che aspettava di essere ricevuta, era più nervosa del solito. Aveva trovato sul suo telefono una chiamata proprio dall'uomo ed era preoccupata sulle notizie che aveva da dargli, non era mai capito che a seguito di un appuntamento lui la chiamasse.

Come sempre trovò la segretaria che aveva incontrato già le volte precedenti, questa volta però le sembrava più indaffarata. Perse qualche minuto a fissarla, il volto concentrato di chi è messo sottopressione da qualche consegna imminente o problema da risolvere.

Tutto sommato molto simile a quello che sicuramente sfoderava lei nel momento in cui gareggiava nelle gare automobilistiche.

La porta si aprì e ne vide uscire una donna piuttosto prosperosa, dalle curve ben definite. Se non fosse che erano in uno studio di un avvocato probabilmente ci avrebbe provato con lei senza troppi problemi, nell'ennesimo tentativo di scacciare dalla sua mente Michiru che, nonostante tutto, era ancora una presenza costante.

«Haruka». L'uomo le fece cenno di entrare, e lei lo seguì cercando di mantenere a bada l'euforia che sentiva all'idea di far supervisionare i documenti all'avvocato.

«Accomodati pure, mi ha chiamato il capo della polizia che sta seguendo tutto il caso dell'incidente con annessa corsa. Sembra che grazie ad alcune telecamere siano riusciti a rintracciare chi era alla guida dell'auto che vi inseguiva. » le disse prima di sedersi di fronte a lei. «Uno dei quali sembra avere un tatuaggio visibile anche se sgranato, sicuramente il viso si vede meglio, grazie alla targa sono riusciti a rintracciare il proprietario della macchina che a quanto sembra può essere lo stesso che compare nel video; i poliziotti pensano che sia la medesima persona che ha aggredito tua sorella l'altra sera e per questo servirà che lei si presti per un riconoscimento ». Spiegò. « Però non riescono a trovare il mandante.»

«Il mandante mi sa che è stato trovato dall'agente privato che ho ingaggiato per alcune indagini». Rispose immediatamente la motociclista.

«Cioè?». L'avvocato era visibilmente sorpreso.

«Cioè ha scoperto che Michiru e Seiya sono in realtà fratellastri, da quanto ho capito il padre di lei ha fatto le corna alla moglie, e ha messo incinta una, la madre di Kou». Esclamò, cercando di non vedere la felicità di aver fatto questa scoperta. « Facendo due più due temo proprio che Seiya abbia tentato di togliermi dalla piazza perché vuole prendere ciò che gli spetta di diritto dato che anche lui ha il sangue dei Kaioh che gli scorre nelle vene. Molto probabilmente vuole proprio sposare Michiru o qualcosa di simile».

L'uomo l'ascoltò volentieri, in effetti tutto combaciava, poteva essere realmente così e in quel caso come difensore della parte lesa avrebbe potuto proteggere il suo assistito molto facilmente. Doveva immediatamente avvisare la polizia in modo tale che si muovesse prima che fosse troppo tardi.

«Sei disposta ad andare fino in fondo? Hai ben presente che si alzerà un polverone senza eguali e tu ci rimarrai dentro esattamente come tutti gli altri? Potresti risentirne anche a livello della tua carriera, uno scandalo del genere in una città come Kyoto è pesante».

«Si ne sono consapevole e per la carriera non mi importa, anzi sarà la volta buona che mi metto a lavorare seriamente, come dice mia madre». Quella donna non sarebbe mai cambiata. Nonostante tutti i soldi che guadagnava, per lei quello non era comunque un lavoro serio.

« Bene, chiamo in commisariato e informo delle novità, dopo domani dovrete riconoscere per quanto vi è possibile chi era alla guida, dovrà venire anche tua sorella per vedere se le persone sono le stesse. Ovviamente ci sarà anche Michiru per forza di cose, ti pregherei di mantenere un certo contegno qualsiasi cosa accada, io sarò presente e se dovesse succedere qualcosa vedremo come procedere per aggravare la posizione dell'accusa».

Lei si limitò ad annuire, quando aveva sentito che avrebbe visto la violinista da li a poche ora aveva smesso di seguire tutto il discorso.

Esisteva lei e basta, nient'altro. Anche se era da settimane ormai che non si rivolgevano la parola.

Non mi ha nemmeno contattata via internet, e io spero ancora che a lei gliene freghi qualcosa di me.

Era proprio una cretina. Nonostante tutto continuava ancora a illudersi. Sbuffò stizzita.


***


« Pronto mamma» . Rispose al telefono Michiru, erano solamente due giorni che soggiornava dai nonni e si sentiva leggermente meglio, non aveva la minima idea di cosa avesse spinto sua madre a chiamarla.

« Pronto Michiru, tutto bene?» . Disse la donna al telefono.

« Tutto a posto, come mai mi hai chiamata? Vieni al punto per favore perché ho da fare non ho tempo da perdere ». Il suo tono di voce uscì più secco del dovuto, era certa che sua madre l'avesse chiamata per avvisarla di qualcosa. In cuor suo sperò che non fosse un concerto perché ancora non era pronta ad affrontare il palcoscenico, si sentiva morta dentro. Quasi spenta, e avrebbe dovuto per forza prima riprendersi, ancora non sapeva come, e poi avrebbe pensato alla musica.

« Hanno chiamato dal comissariato, a quanto pare hanno preso i responsabili che hanno causato l'incidente insieme a quella Haruka, e devi essere presente per il riconoscimento. Loro non ti vedranno ovviamente, sarai te a vedere loro..». Le fu spiegato. « Una volta fatto puoi benissimo ritornare dai nonni se lo ritieni necessario e ti fa stare meglio, questo fino a quando non inizi la scuola».

La rivedrò. Fu il suo immediato pensiero, e non capì se era una reazione positiva o totalmente negativa.

« Capito, cercherò di esserci. Credo che io non abbia possibilità di decisione ». Mormorò in risposta.

«Benissimo, alle quattro del pomeriggio devi farti trovare in commissariato». Concluse la donna, prima di chiudere la comunicazione. Sospirò, il pensiero di trovarsi nuovamente faccia a faccia con la motociclista le provocò una sorta di inquietudine: non aveva la minima idea di come avrebbe reagito.

Forse era il caso che le scrivesse su Skype, azione che avrebbe dovuto compiere molto tempo prima per cui il coraggio che aveva, comunque molto poco, era andato anche lui in vacanza.

Ma sarebbe stata la scelta giusta? Poi cosa le avrebbe detto? Metti che Seiya la scopriva nuovamente a parlare con lei? Cosa sarebbe successo? Aveva troppo paura che le vietassero anche il soggiorno dai nonni, del bruno non poteva proprio fidarsi. Aveva già commesso quell'errore una volta, e se non lo avesse fatto probabilmente sarebbero tutti in altre circostanze.

Forse i miei avrebbero accettato Haruka senza battere ciglio. Le venne quasi da sorridere a quel pensiero: anche se fosse andata diversamente loro non avrebbero mai accettato che uscisse con una ragazza. Ammesso che avesse deciso di uscirci come coppia.

Cercò di scacciare quei pensieri dalla mente per concentrarsi nuovamente sul disegno che stava portando a termine quel pomeriggio, iniziato il giorno precedente. Ultimamente i suoi soggetti esprimevano alla perfezione il suo stato d'animo, aveva abbandonato i colori e si era concentrata sui disegni in scala di grigio con il solo ausilio della matita. Era da tempo che non faceva più con quella tecnica, e il pretesto era buono per riprendere la mano. Stava lavorando alla rappresentazione di una sirena dal viso e dalla postura triste e abbattuta.


***


Quando scese dalla moto in garage erano quasi le ventuno, non aveva ancora cenato ma dati gli avvenimenti di quell'ultima giornata aveva lo stomaco chiuso per il nervosismo e l'agitazione. La cartella l'aveva lasciata nello studio dell'avvocato per permettergli di studiarsela e fare le dovute ricerche in materia legislativa che meglio si applicavano al suo caso.

Aver lasciato quei documenti nello studio l'aveva sollevata notevolmente, perchè nel caso qualcuno avesse fatto la spia almeno non avrebbe corso il rischio che glieli portassero via. Avrebbero probabilmente messo la casa sottosopra, ma senza ottenere i risultati che speravano.

Si diresse verso l'ascensore che l'avrebbe accompagnata direttamente al piano in cui aveva la residenza, non vedeva l'ora di farsi una doccia tiepida per rinfrescarsi e cercare di rilassarsi anche se quest'ultimo intento non sarebbe stato affatto facile.

Quando però le porti scorrevoli della cabina si aprirono, tutti i suoi intenti basati sulla serata di relax andarono letteralmente a farsi benedire.

Aveva degli ospiti in casa, ed erano per certo ospiti indiserati.

E' la volta buona che gli spacco la faccia a sti pezzi di merda, devono solo pregare che io mi fermi in tempo prima di mandarli all'altro mondo.

La collera repressa a causa di tutti gli ultimi avvenimenti le fece andare il sangue al cervello mentre come una furia si diresse verso l'ingresso dell'appartamento.

Come c'era da aspettarsi l'abitazione non era affatto in ordine come l'aveva lasciata, anzi era molto più disordinata.

Quello che non si sarebbe mai aspettata era stato il trovarsi il padre di Michiru seduto sul divano del salotto, con un atteggiamento freddo e al limite della straffottenza.

Sto figlio di puttana cosa ci fa a casa mia ora?

« Haruka, che piacere vederti». Esordì l'uomo senza perdere la sua posizione composta. Quel modo di fare calcolato la mandava ancora di più in bestia, si sentiva lontano un miglio che era una persona falsa.

« Se le dicessi che anche per me è un piacere mentirei». Rispose lei in un soffio, avvicinandosi all'uomo.

« Non ne dubito, dopo tutto l'educazione non saprai nemmeno cosa sia. Tuttavia non sono di certo qui per parlarti di questo. Gradirei che dopo il riconoscimento dei colpevoli tu sparisca dalla città e dalla vita di mia figlia, la nostra famiglia ha delle conoscenze negli USA mediante le quali potrai far carriera nelle corse automobilistiche e sicuramente permettere alla tua famiglia un tenore di vita più... agiato. Ovviamente non dovrai più cercare Michiru, mai più».

Precisò lui.

« E lei pensa che queste minacce velate mi impauriscano? Dopo che ho scoperto che lei quando Michiru non era ancora nata si scopava la prima puttana di alto borgo che ha trovato, e per giunta l'ha messa anche incinta? Lei che ha rovinato la vita a Michiru vuole decidere anche della mia?». Stava perdendo la pazienza, e se inizialmente il suo tono era abbastanza tranquillo e pacato, sul finire della frase stava decisamente urlando. Quell'uomo le faceva schifo.

Un ghigno si dipinse sulle labbra di lui, che attese qualche attimo per risponderle.

« Non mi fai paura, non mi fa paura nemmeno quello che hai scoperto. Perchè tu dopo domani non ti presenterai a testimoniare o la tua famiglia perderà tutto. Mi sono informato su tua madre, basta una mia parola e verrà licenziata. Lo stesso vale per te, sai so benissimo che hai preso il posto di tuo fratello, e che nel panorama delle corse nessuno è a conoscenza che tu sia una donna..sarebbe davvero un bello scandalo che ti distruggerebbe la carrier..». Non fece in tempo a finire la frase che un pugno lo colpì in pieno viso, proprio sul naso provocandogli un dolore lancinante e insopportabile. Poco sentì il sangue scorrere nelle narici per trovare una fuga verso l'esterno.

«Una reazione così me l'aspettavo da una come te, cresciuta per la strada..probabilmente tuo padre era anche un drogato. Ma sai non mi importa, e non ti denuncerò nemmeno. Qua ci sono i biglietti di sola andata per New York, sul biglietto tutti i contatti della nostra famiglia che sono già stati messi al corrente di tutto. A te la scelta, se cambiare il vostro destino in bene, o rovinare per sempre la reputazione di tua madre». Continuò l'uomo, dopo aver bloccato un secondo pugno da parte della ragazza. «Mi puoi sorprendere una volta, non due ragazzina».

Cercò di fare ancora più forza per arrivare di nuovo alla faccia di lui, ma tutto ciò che ottenne fu solo un forte tremore per lo sforzo che stava compiendo.

« Mio padre non è mai stato un drogato, e vedendo lei che tipo di padre è deve solamente lavarsi la bocca con la candeggina prima di nominare il mio». Gli disse prima di girarsi furente dall'altra parte.

Non voglio partire, non riuscirei mai a cambiare così radicalmente vita. Sopratutto non riesco minimamente a pensare di non vederla ne sentirla una volta che lascio il Giappone. Non posso però rischiare di rovinare la carriera di mamma per le mie cazzate.

« Beh io ti saluto, i doveri mi chiamano e devo giusto sistemare alcune cose prima di venire in commisariato domani. Ricorda, non fare parola con nessuno del nostro incontro o la tua famiglia patirà la fame per il resto dei suoi giorni e tu con lei». La ammonì nuovamente l'uomo pulendosi con il bordo della camicia il sangue che gli segnava il volto. Poi si diresse verso l'uscita dell'appartamento, indossando nuovamente quella maschera fredda e indifferente che aveva inizialmente quando era entrata nell'appartamento.

Haruka lo fissò minacciosa mentre scomparve dalla sua vista. Poi come se fosse stata liberata da un incantesimo guardò intorno: il casino che aveva fatto non aveva uguali, probabilmente stava cercando la cartellina.

Quel figlio di puttana mi avrà sicuramente fatta seguire e tenere d'occhio altrimenti non mi capacito di come poteva sapere della cartellina. Per fortuna l'ho lasciata all'avvocato.

Pensò prima di iniziare a mettere un pò di ordine nell'appartamento, non avrebbe fatto comunque tutto perché aveva voglia solamente di rilassarsi in quel momento e scaricare la tensione con una bella doccia.

Doveva anche riflettere bene sul da farsi, non voleva assolutamente prendere decisioni affrettate che avrebbero influenzato il suo futuro, ma sopratutto quello della sua famiglia. Avevano patito già troppo per le perdite importanti in quegli ultimi anni, e non poteva assolutamente rischiare che la situazione già precaria si aggravasse ancora di più.

Dopo tutto se avesse detto ai giornali che lei in realtà era una donna le avrebbe stroncato la carriera senza nemmeno troppa fatica, e per sua madre e la sorella sarebbe stato un duro colpo dal punto di vista economico. Era una lotta tra cuore e mente la sua, e anche se si sforzava di trovare una soluzione che potesse permetterle di accontentare entrambi sapeva che non sarebbe stato possibile.

Sapeva anche che, anche questa volta, sarebbe toccato a lei sacrificarsi e a rinunciare a Michiru. Soffrire e tentare di voltare pagina, a molti poteva essere assurdo che stesse così male per una ragazza frequentata così poco; ma la realtà era che la violinista le era entrata nel cuore fin da subito.

E rimandarla al mittente sarebbe stata dura, se non impossibile.

Decise di fare la doccia che aveva messo in programma quando ancora doveva arrivare nei pressi di casa. Andò perciò in bagno, si spogliò e si infilò nella cabina aprendo l'acqua e impostandola su tiepida.

Era sicura che la sua vita sarebbe solo stata un insieme di costrizioni e limitazioni, lei che era sempre stata uno spirito libero da piccola era ora ridotta a pensare agli altri sacrificando se stessa e la vita che avrebbe voluto fare, ben lontana da quella che purtroppo il destino le aveva donato.

Fratellino, se tu fossi ancora qui probabilmente sarebbe tutto diverso. Tu saresti impegnato nelle gare, in cui sicuramente eccellevi più di me. E io probabilmente ora sarei stata in giro per il mondo a suonare il pianoforte con le orchestre più famose.

Un nodo le si formò in gola, mentre lacrime amare iniziarono a scorrere sul suo viso.

   
 
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