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Autore: Lory221B    23/07/2016    7 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non senza di te


Irene Adler era ritornata nella sua stanza, dopo la conversazione con lo stregone dell’aria. Di due cose era certa: la prima era che Moriarty e Victor non avevano compreso per niente la personalità del moro e di conseguenza, come seconda cosa, doveva suggerire lei il modo per far passare Sherlock dalla loro parte, un modo più efficace di puntare sul rancore o il potere, era evidente che a quello stregone non interessavano affatto.

La strega era preoccupata e eccitata allo stesso tempo. Era preoccupata che la profezia non si realizzasse, che tutta la fatica che aveva fatto per entrare nelle grazie del  Principe, naufragassero miseramente. Non era pronta a tornare tra la plebe, non dopo che si era adattata a tutto per arrivare a Corte.

 Non aveva avuto una bella vita Irene Adler, ma era stata una sua scelta.

Da piccola viveva con i genitori mugnai, la sua vita era semplice, ma era molto amata. Non aveva subito nessuna angheria, era piena di corteggiatori e qualche ricco signore da sposare l’avrebbe trovato, se il suo scopo fosse stato quello. Ma Irene Adler non si accontentava così facilmente.

Quando aveva capito di essere una strega, poteva continuare la sua vita, rendendosi utile al prossimo, come aveva fatto Molly; invece aveva deciso che la magia era la sua unica occasione per non essere più una popolana e abbandonare l’ambiente che non riteneva alla sua altezza. Era ambiziosa, ma in maniera negativa, un’arrampicatrice sociale che era passata sopra a chiunque l’avesse ostacolata. Purtroppo per lei, nessuno poteva nascondere troppo a lungo di avere dei sentimenti, non era la fredda strega che voleva dimostrare di essere, era  la Donna che portava la maschera per necessità, per arrivare dove aveva sempre voluto arrivare.

Era nata per essere una Regina e non si sarebbe fermata davanti a niente, ma a volte, quando rimaneva da sola, con la sua anima triste e un po’ vuota, si chiedeva come sarebbe stata una vita diversa, una in cui occuparsi di qualcosa che non fosse soltanto se stessa.

Aveva capito subito che Sherlock non era come lei, era intelligente ma ingenuo, era stato troppo solo per troppo tempo, non sarebbe mai passato dalla loro parte, non senza un’ottima ragione. E questo la eccitava: la sfida, trascinarlo nel loro baratro, manipolarlo perché diventasse lo stregone di cui lei e i suoi complici avevano bisogno, era solo questione di tempo.


***** *****

John tamburellava nervosamente le dita sul tavolo della taverna. Il proprietario aveva già portato due birre, ma nessuno dei due avventori, né John né lo sceriffo, le aveva toccate, troppo preoccupati ad osservare la porta d’ingresso.

Il biondo continuava a sospirare e la gamba aveva iniziato a tremare sul posto, come se sentisse l’impellente bisogno di alzarsi. John, nel profondo, era sempre stato un uomo d’azione, non uno stratega paziente che attendeva ad un tavolo, l’arrivo di qualcuno.

Qualche nervoso minuto dopo, la porta si aprì, inondando la piccola stanza, con il vento freddo che soffiava forte nel borgo; nonostante l’inverno stesse per lasciare posto alla primavera, il clima non era dei più confortevoli.

Una figura incappucciata, da cui spuntavano lunghi capelli castani, si avvicinò guardinga al tavolo di Lestrade e John, a passi misurati e controllati.

Si sedette, annuendo impercettibilmente verso il proprietario della taverna, che subito andò a bloccare la porta, per evitare l’ingresso di curiosi.

John fece per chiedere chi fosse la donna del mistero, ma fu anticipato dalla presentazione di Lestrade « Lei è Anthea, una delle consigliere del Re »

John sgranò gli occhi, stupito che ci fossero tante persone pronte a tradire il sovrano « Puoi aiutarci? » chiese semplicemente il biondo.

« Le cose sono più complicate di come sembrano. Il Re ha fatto incarcerare Mycroft e Sherlock, ma non ha intenzione di procedere con l’impiccagione. Il principe Victor sta manovrando le cose, ho cercato di scendere nelle prigioni per parlare con Mycroft, ma non ci sono riuscita. Da quel che so, Sherlock è stato trasferito nella torre est, non so perché »

« Cosa? Nella torre est, non è esattamente un luogo di prigionia! » fece Lestrade, alzando leggermente il tono della voce »

La donna si morse leggermente le labbra, come trattenendo qualcosa che temeva terribilmente, ma sperava non accadesse.

John seguì i muti sguardi tra Anthea e Lestrade, sperando in una spiegazione che non arrivò « Ci sono anch’io qui, potete dirmi cosa succede? »

« John, come ti ho già detto, i venti freddi sono pericolosi e… »

John era incredulo « Cosa stai insinuando Lestrade? Qualunque cosa accada non me ne andrò senza Sherlock, è chiaro? E poi, perché dovrebbe allearsi con un Re che vuole uccidere gli stregoni? »

« Forse non è così » rispose Anthea « C’è qualcosa di strano nel Re »

John sbatté forte il bicchiere sul tavolo, per nessun motivo avrebbe lasciato Sherlock nelle mani di un trucidatore di stregoni, indipendentemente da quello che pensavano Anthea e Lestrade. Dopo che il moro gli aveva fatto conoscere un mondo più bello e luminoso, come potevano pensare che Sherlock rinnegasse tutto?

« Anthea, dimmi come entrare e come farli uscire, non mi serve altro e non mi interessa altro » sbottò John, senza mezze misure.


****** *****


La principessa Mary stava per buttare giù la porta della sua camera. Era stata chiusa dentro - le avevano detto per la sua sicurezza - e si erano materializzate delle sbarre alla finestra da dove era solita scappare, quando la vita di Palazzo le andava stretta.

Continuava a passeggiare nervosamente avanti e indietro, cercando di carpire le chiacchiere delle guardie, al di là della porta chiusa.

Aveva visto un uomo, dai capelli neri, trasformarsi in suo padre, ne era certa. Non era stata una visione, non era vero che era stressata come le aveva detto il guaritore di suo padre.

Iniziava ad essere davvero preoccupata.

Improvvisamente la porta si aprì, ma prima che Mary potesse chiedere qualunque cosa, il Re entrò nella stanza. Mary non si scomodò nemmeno a fare un cenno di saluto, stava per avventarsi con forza contro suo padre, per essere stata trattata come una prigioniera nel suo stesso palazzo.

Prima che potesse aprire bocca, accadde, però, una cosa inaspettata. I tratti ruvidi e anziani del padre mutarono, diventando più gentili, si allungarono i capelli e l’altezza diminuì. Suo padre era scomparso e ora aveva la sua damigella davanti a se.

« Molly? »

La damigella si avvicinò concitata a Mary, prendendola per una mano e cercando di mantenere un tono sicuro, nonostante stesse tremando da capo a piede « Principessa, dobbiamo fuggire il prima possibile. Sta succedendo qualcosa di strano, hanno catturato Mycroft e Sherlock. Il consigliere è nelle segrete, mentre Sherlock è nella torre est »

Mary fissò la damigella, cercando di elaborare quello che le era stato appena riferito. Aveva appena accettato che il Consigliere Reale era uno stregone. Aveva appena conosciuto altri due, tra cui quel John che sembrava essere un potenziale fidanzato, invece aveva occhi solo per il freddo stregone moro, e adesso si trovava coinvolta in una qualche congiura di palazzo.

« Mio padre non è mio padre, quindi » fece Mary, sempre più certa di aver visto uno stregone trasformarsi nel Re, come aveva fatto Molly « E mio fratello sta tramando qualcosa » aggiunse, incolore, temendo che prima o dopo avrebbe dovuto affrontare la realtà, che Victor agognava il trono più di ogni altra cosa.

« Mary, cosa facciamo? »

La principessa era sempre stata calma e misurata nei momenti difficili, per questo suo padre riteneva che sarebbe stata una perfetta regina. Rifletté un attimo sul da farsi e poi espose il piano, semplice e lineare « Io scendo nelle segrete a liberare Mycroft, conosco un passaggio nascosto che mi porterà direttamente lì. Tu pensi di riuscire ad arrivare fino alla torre est? Non sanno che sei una strega e che puoi trasformarti in una guardia o in chi vuoi »

« Certo » rispose la damigella, anche se la sua faccia tradiva molte emozioni, tranne la certezza « Ce la farò »


***** *****


Sherlock era ancora chiuso nella torre est, intento ad osservare l’arrivo dell’imbrunire e l’abbandono della luce solare e del calore, per far posto a quella che poteva essere la notte più lunga della sua vita.

Sentì un leggero brivido che continuava a percorrergli il corpo, forse era un segnale che la magia stava tornando, o forse era solo preoccupato per il destino di John. Sherlock sapeva di essere necessario per Jim e Victor, ma John non lo era. Se avesse tentato di salvarlo, sarebbe stato ucciso. Non voleva dubitare di lui, ma temeva che la magia del suo amico fosse ancora ben lontana da permettergli di fronteggiare i tre stregoni appena incontrati.

Se la magia gli stava ritornando, lo stesso doveva essere per Mycroft, ma probabilmente avevano usato altra polvere sul fratello. La cosa lo infastidì, quella polvere che toglieva i poteri non era una pozione difficile da preparare, ma gli ingredienti erano talmente rari da essersi persi nella notte dei tempi e il fatto che il Re e ora Moriarty avesse una scorta a disposizione, era alquanto fastidioso. Forse non era così, forse erano gli ultimi colpi, prima di restare senza l’incantesimo che privava dei poteri magici.

Passeggiò avanti e indietro, in attesa che succedesse qualcosa o che la magia tornasse. Si verificò la prima ipotesi. La porta si aprì lentamente e, inaspettatamente, Sherlock si trovò davanti la damigella Molly « Dobbiamo andare via, Sherlock. Questo è un salvataggio » sottolineò.

Il moro rise, per l’evidente contrasto tra le parole di Molly e il suo atteggiamento intimorito.

« Sherlock, ascoltami, so che sei senza poteri ma presto torneranno. Può essere un’esperienza spiacevole, non facile da controllare »

« Non credo abbiamo tempo per le lezioni di magia » rispose il moro, cercando di valutare se Molly sapeva davvero quello che stava facendo o se si stavano buttando nell'ennesima trappola.

« Ti chiedo solo di non agitarti » rispose lei, più risoluta.

Sherlock rispose con un pigro cenno si assenso e seguì la ragazza lungo le scale, apparentemente abbandonate, percorrendo i gradini adagio, cercando di non fare rumore. Le fiamme delle torce appese lungo i corridoi, rendevano l’ambiente più tetro, invece che luminoso. Non era un posto accogliente, non era come casa sua, non era come la locanda della signora Hudson; Sherlock avvertiva un senso di estraniazione tra quelle mura.

Quando arrivarono ai piedi della torre, Molly bloccò il moro con un braccio « Da qui in poi, ci potrebbero essere le guardie. Mi trasformerò in Victor per distrarli, ok? » fece, mutando man mano il proprio aspetto. Sherlock la seguì ammirato, suggerendole di rallentare il passo, aveva visto il principe e non era uno che camminava nervosamente.

Quando voltarono l’angolo, si trovarono davanti una schiera di guardie. Sherlock rimase nascondo, confidando che la damigella recitasse bene la parte.

Molly camminò lentamente, con quel passo annoiato e strascicato che caratterizzava Victor. Cercò di imitare l’espressione glaciale e snob del principe, ma le guardie sembravano sapere esattamente chi avevano davanti.

« Andate nella torre ovest » ordinò Molly/Victor, con il tono più duro che potesse uscire dalla sua bocca.

« Il principe Victor è appena andato nel salone, voi chi siete? » chiese una guardia, con un sorrisetto compiaciuto. Sherlock uscì allo scoperto e vide che le guardie non erano armate solo di spade e odio per gli stregoni, ma anche di sacchetti che sicuramente contenevano l’odiata pozione che avrebbe tolto i poteri ad entrambi.

Gli uomini fissarono il nuovo arrivato, con una punta di preoccupazione.

« Il Re odia gli stregoni » continuò la guardia « cosa vi fa pensare di andare in giro per il palazzo? »

Il moro sapeva che dietro a quell’ostentata sicurezza, c’era il terrore. La guardia stava prendendo tempo, per trovare il coraggio di affrontare due stregoni. Molly aveva accennato ad una risposta, ma ogni parola era morta subito, non era una grande bugiarda.

Una delle guardie si mosse bruscamente e senza rendersene conto, Sherlock aveva già lanciato una sfera contro di lui. Non aveva ancora abbastanza magia, per cui la sferetta si limitò a schiaffeggiare l’uomo, provocando le risate di tutte le guardie.

Gli uomini passarono subito al contrattacco, sguainando le spade. Molly, scansò Sherlock e si mise davanti a lui, inspirò profondamente, lo sguardo fisso e le mani congiunte. Allargò le braccia, quasi a compiere un cerchio e tenne i palmi davanti a sé, nel tentativo di sprigionare uno dei poteri più forti che disponeva. Fece tremare il pavimento, ma non era abbastanza allenata con gli incantesimi d’attacco, per cui si limitò ad una piccola scossa che spaventò leggermente gli uomini che li stavano attaccando, ma non li fece retrocedere di un passo.

« Scappa! » gridò Sherlock, sapendo che lei sarebbe stata in pericolo se fosse stata catturata. Gli occhi dolci di Molly rimasero fissi sul moro, mentre scuoteva la testa. Non lo avrebbe abbandonato in quel momento. Sherlock emise uno sbuffo infastidito, le prese la mano e la trascinò via.

Lui sentiva che man mano i poteri stavano riemergendo, dovevano resistere ancora qualche minuto, il tempo di poter far vedere a quelle guardie, cosa significa mettersi contro uno stregone dell’aria. Nel panico, Molly si accorse che avevano sbagliato strada, sarebbe stato più utile scendere verso le segrete, sperando di trovare la principessa, ma erano andati dall’altra parte, verso le cucine.

Svoltarono ancora un angolo, e si trovarono davanti altre guardie. I due si guardarono, Sherlock cercava di elaborare un modo per togliersi dall’impaccio.

« A morte gli stregoni! » gridò uno degli uomini.

Il moro sentiva una leggera rabbia, crescergli dentro; i poteri stavano tornando ed era una sensazione strana, come qualcosa che stava per esplodere, come passare da uno stato di quiete e improvvisamente sentire qualcosa di incontrollabile che gli montava dentro.

«Ve lo dirò una sola volta, andatevene o sarà peggio per voi » fece Sherlock, certo che no sarebbe riuscito a controllarsi da lì a poco, ma nessuno si mosse.

Non riusciva a capire se era dovuto all’adrenalina o se era normale sentirsi così, a seguito dell’incantesimo di perdita dei poteri. In ogni caso aveva di nuovo il controllo del suo elemento, lo sentiva,  improvvisamente non c’era più il caos: vide la situazione come immobile e in stasi mentre lui era freddo e controllato. Gli bastò allargare le braccia per far sbattere contro il muro, la metà degli uomini.

Una guardia lanciò un pugnale contro Molly, prendendola di striscio. Sherlock si voltò di scatto, il gesto gli fece rompere gli argini e senza riflettere, senza pensare alle parole di Molly “Ti chiedo solo di non agitarti” creò un tornado attorno a sé. Era pronto a scagliarlo, quando gli parve di sentire una voce, dolce e amichevole, ma anche disperata, che gridava il suo nome.

Fu una distrazione, quella frazione di secondo che gli impedì di concertarsi su quello che stava facendo e i poteri sfuggirono dal suo controllo, riversandosi nel corridoio del palazzo.

Quando riaprì gli occhi, le guardie erano a terra, apparentemente senza vita. Si voltò verso Molly, che stava tremando incontrollabilmente, mentre con lo sguardo terrorizzato, fissava la scena.

« Sherlock » fece lei soltanto, con voce rotta, indicando qualcosa davanti a sé.

Lo vide solo in quel momento, un corpo familiare accasciato ai piedi delle scale. Il cuore iniziò a martellargli nel petto, al punto che lo sentiva fino nelle orecchie. Corse verso l’origine del turbamento, capendo solo in quel momento che la voce che aveva sentito, era vera e non era solo nella sua testa. Si buttò in ginocchio, in evidente panico, voltando piano il corpo davanti a sé. “Non può essere morto” ripeteva tra sé irrazionalmente, mentre gli occhi vuoti di John lo fissavano.

La damigella si avvicinò piano, appoggiandogli una mano sulla spalla, che subito tolse infastidito « Fai qualcosa Molly, curalo »

La ragazza abbassò lo sguardo, incapace di formulare un pensiero.

« Molly? » ripeté, meno aggressivo « Ti prego »

« Sherlock, è tardi, non posso fare niente » rispose lei, la voce quasi un sussurro.


***** *****

Angolo autrice

Vero che mi conoscente abbastanza da sapere che non finisce così?
Grazie a chi continua a seguire, un abbraccio!

   
 
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