T'amerò
nel bene e nel male per il resto dei miei giorni
Tutto in una notte
Comunicazione
pre-lettura: il personaggio di Legolas appartiene al grane scrittore
J.R.R.Tolkien mentre Lanthir appare nella serie “DALL’OSCURITÀ ALLA LUCE” dell’autrice Enedhil,
di cui invito a leggere le storie! Detto questo BUONA LETTURA!
Era una notte.. strana
ma, come tante altre notti strane, era particolarmente bella. La Luna,
grande
isola in un mare stellato, risplendeva forte e bianca. La sua luce
pallida
illuminava ogni posto: le mura biancastre del palazzo, le verdi foreste
che
crescevano illimitate sulle brulle colline, l'acqua che creava giochi e
riflessi
magnifici e.. infine quella luce andava a posarsi sul viso di Legolas.
Legolas. Sì, quel
Legolas, il Principe Verdefoglia del Bosco Atro, bosco che ormai
brulicava di
Orchi e Ragni durante la notte e soprattutto nei territori confinanti
con
Erebor - Antico Regno Nanico nascosto sotto una Montagna che ormai
consideriamo
maledetta - non c'era molto che si potesse definire "Elfico" in quel
luogo. Non più almeno.
Quella notte, il bel
Principe era seduto su uno dei rami di una pianta che, come tante
altre,
delimitava la radura. Quella radura che era nota per la sua luce
speciale
durante la festa di Mereth En Gilith: festa della luce dei Silvani.
Una gamba penzolava nel
vuoto mentre il bel volto era rivolto lontano, verso i confini, e la
sua
memoria stava rievocando missioni e battaglie. Rivedendo amici e
compagni.
Ripensando a qualcosa che oramai era lontano nel tempo ma che ancora
riusciva a
far male. Un dolore che pochi potevano dire di conoscere e di cui tutti
parlavano. Non c'era l'ombra di quell'amore che un tempo aveva provato
per
Tauriel, il bel Capitano dai capelli ramati del suo esercito, e quello
che lo
accomunava al Padre in ricordo della madre morta in una battaglia
mentre
difendeva il proprio regno.
Quello non pareva più lo
stesso Elfo Silvano che un tempo amava intrattenersi coi propri amici e
che
sognava una vita libera e amorevole assieme a Tauriel.
Si sentì chiaramente un
sospiro abbandonare le sue labbra rosate mentre una mano si andava a
posare
mollemente sul suo ginocchio. Anche quella notte sarebbe passata
così: tra
ricordi, lacrime e forse con l'amara preoccupazione di non poter avere
un
compagno per la vita. Passare l'intera eternità da solo non
era una bella
prospettiva per un Reale nel pieno della giovinezza. Suo Padre,
nonostante avesse
lui e il suo amore, affogava i ricordi di Elanor nel vino che gli
veniva
consegnato da Bard ai confini con la città degli Uomini. Lui
sarebbe stato
diverso. Aveva reagito così tante volte a quel dolore che
ormai non ci faceva
più caso e proseguiva la propria esistenza perso tra amore e
ricordo. Nelle
giornate più grigie e tetre della sua esistenza non poteva
evitare di
incolparsi per l'addio di Tauriel. Si colpelizzava di non essere
riuscito a
salvarla in tempo da quell'amore troppo impossibile: se solo le avesse
confessato il suo amore, forse, le cose sarebbero andate diversamente e
ora si
troverebbero assieme ad affrontare tutte le Ere della Terra di Mezzo.
Ma
tornare indietro non si può e questo Legolas lo sapeva bene.
Un rumore sommesso e
posato, tipico di un Elfo, fece voltare Legolas verso il limitare della
radura
sotto i propri piedi. Non vide nessuno ma era certo che qualcuno lo
avesse
raggiunto e, per pochi istanti, sperò si trattasse di
Tauriel. Sperava perché
ancora il suo cuore, sotto sotto, provava dei sentimenti per lei.
Lasciò che lo sguardo
vagasse ancora una volta tra la vegetazione e allora la vide: una
snella figura
si avvicinava tenendo il capo chinato verso il suolo. 'Un membro
dell'esercito,
o un Silvano che torna a casa' pensò Legolas abbassando lo
sguardo sconfortato:
Tauriel non sarebbe tornata quella notte. Posò lo sguardo
verso la Montagna
Nanica e un misto di tristezza e rabbia prese corpo nel profondo della
sua
anima bianca e pura. Strinse i pugni e lasciò andare un
sospiro. L'ennesimo
della serata.
“A forza di sedervi lassù ci
avrete fatto il solco!”
Una voce lo riscosse.
Abbassò lo sguardo e lo vide. La figura di poco prima altri
non era che il
bellissimo Lanthir. Un membro dell'esercito che aveva preso, con fatica
e
dedizione, il posto della sua Tauriel… si beh, mica tanto
sua… Il nuovo
Capitano del Reame Boscoso aveva una fama... particolare. Se Tauriel
era nota,
prima, per essere fedele al Re che l'aveva accolta nella sua casa e,
dopo, per
aver tradito il suo popolo per amore di un Nano; Lanthir era noto per
essere un
rubacuori senza limiti e convinzioni. Tanto bravo con le armi, quanto
sotto le
lenzuola della propria camera. Molte erano le Elfe che cadevano nella
sua
trappola ma, anche molti compagni non negavano l'attrazione per il loro
Capitano. Insomma non era raro che il bel Capitano, poiché
spesso ci
rivolgeremo così nel parlare di lui, trascorresse la nottata
con qualche
esponente elfico… maschio.
Lanthir era fatto così.
Era un Elfo che dava e riceveva molto. Era uno che, in 2883 anni, non
aveva
ancora trovato l'amore della sua vita.
Il bel Capitano si
avvicinò al tronco della pianta e lo guardò. Non
sorrideva. Non faceva nulla si
insolito. Sembrava comprendere i timori di Legolas. Per quanto odiato e
invidiato, tanto dagli Uomini quanto tra alcuni degli Elfi, Lanthir
aveva una
caratteristica non da poco: sapeva mantenere i segreti del cuore di
qualcuno.
Conosceva bene i timori di Legolas ma ne faceva mistero con gli altri:
forse
per ordine o forse per semplice rispetto del proprio Principe.
Lui e Legolas erano amici
da tanto tempo e, dopo battaglie combattute fianco a fianco, erano
diventati
come fratelli. Certo Lanthir era e restava un Capitano mentre Legolas
aveva la
carica di Principe Ereditario. IL
Principe Ereditario. Ma loro non sembrava importare poi molto.
Legolas continuò a
guardare lontano. Ignorando bellamente il proprio amico che, tuttavia,
non si
perse d'animo.
“Posso farvi compagnia, mio
Signore?”
Chiese Lanthir
raggiungendo l'amico sul ramo e sostando per un momento con lo sguardo
fisso
negli occhi del Principe.
“Ormai sei salito... non ti caccerei
mai, Lanthir”
Rispose il Principe
spostando lo sguardo verso Erebor, una volta che il Capitano si fu
seduto sul
ramo aggiunse, forse più a se stesso che all'altro:
“Sono due anni. Due anni da quando
è partita”
Lanthir guardò il
paesaggio che si stagliava silenzioso nella notte prima di spostare lo
sguardo
sulla Montagna e, infine, sul Principe. Negli occhi dell'amico
poté così vedere
il luccichio tipico delle lacrime celate che risaltavano alla luce. Non
provò
compassione poiché diverse volte aveva provato le stesse
emozioni al pensiero
di occupare la stessa stanza di Tauriel, lo stesso posto nell'esercito
e
soprattutto lo stesso ruolo per il Re e la sua famiglia. Insomma aveva
sentito
le stesse sensazioni quando aveva preso posto come Capitano. Tauriel la
conosceva bene, era stata lei a insegnarli tutto o quasi sull'arte
della Guerra
e doveva ringraziarla dei consigli in battaglia. Non sapeva dove si
trovasse in
quel momento preciso, cosa stesse facendo o con chi si stesse
intrattenendo e
soprattutto non sapeva se il suo cuore e la sua memoria tornassero alla
sua
vecchia casa e ai suoi amici... però continuava a sperare
che Tauriel tornasse.
Per lui, per Thranduil, per Legolas ma soprattutto per se stessa.
"No mio Principe. Si sta sbagliando. Sono passati
due anni e cinque mesi da quando se n'è andata"
Le parole erano uscite
con volontà propria. Danzando tra le sue labbra in un tenero
e soffice
sussurro. Non se ne rese nemmeno conto ma sapeva d'aver stupito il
compagno.
"Non mi guardate così, vi prego. Tenevo
anche io
a Tauriel ma, se da un lato non posso far altro che esser triste e
soffrire al
suo ricordo, dall'altro voglio sperare che al momento lei sia felice e
si stia
godendo la sua vita. E credo dovremmo proseguire anche noi con la
nostra vita
sapendo che lei tornerà quando il suo cuore
guarirà le proprie ferite"
Spiegò Lanthir mentre
continuava a concentrarsi sulla Montagna. Legolas, che aveva ascoltato
in
silenzio quelle frasi così complesse eppure così
piene di significato, si
soffermò a guardarlo: i capelli biondo cenere, un
po’ ondulati, che gli
ricadevano sulle larghe spalle, il sorriso triste e gli occhi tendenti
al verde
che sfumavano in un azzurro quasi irreale risaltavano sulla sua pelle
chiara
grazie alla Luna. Portava ancora la divisa dell'esercito verde con
un'armatura
marrone posata sul petto e i pantaloni stretti verdi che s'infilano
negli
stivali mettendo in mostra le snelle gambe.
"Credi davvero a ciò che hai detto?
Credi davvero
che sia ancora viva laggiù?"
Chiese Legolas tornando a
guardarlo negli occhi. Non ne conosceva il motiva ma sentiva, nel
profondo del
suo cuore, che in quel modo gli era più semplice accettare
qualsiasi verità.
Stava bene con Lanthir, non c'era niente da dire al riguardo, niente
poteva
separarlo dal suo amico ma, nel profondo, era a conoscenza del fatto
che quelle
parole di poco prima, forse, non fossero altro che un fievole barlume
di
speranza.
"Dico solo, Legolas, che per quanto noi possiamo
voler credere e ammettere a noi stessi, non stia a noi decidere. Non
possiamo
scegliere per gli altri e restare quassù a sperare non la
farà tornare a casa.
Non dobbiamo rovinarci la vita, non lo vorrebbe nemmeno lei"
Rispose l'altro
enigmatico cercando di ignorare i brividi che avevano preso a scorrere
lungo la
sua schiena nel vedere il viso di Legolas in quel momento. Gli aveva
dato del
tu, aveva parlato ad un amico. Come accadeva sempre quando doveva
parlare con
qualcuno a cui teneva.
"Penso che sia arrivato il momento, per Voi, di
concedere le vostre attenzioni a qualcun'altro. Siete amato da tutti e
non vi è
Elfa che non desideri unirsi a voi... Dovreste provare ad andar avanti"
Disse nuovamente Lanthir
tornando a guardare la cortina di stelle sopra le loro teste.
Lentamente
Legolas si appoggiò al tronco della pianta sospirando.
"A sentire le tue parole, dovrei giocare coi miei
sentimenti"
Disse Legolas ignorando
l'espressione che il compagno gli rivolgeva. Lo ignorava
perché sapeva che
qualunque suo sforzo di resistere al suo sorriso sarebbe divenuto
inutile
contro quello sguardo dolce e confuso. Lanthir aveva quella dannata
capacità di
incantare chiunque col suo sorriso. Chiunque.
"Non ho detto che dovete prendervi in giro. Ho
setto che vi dovreste divertire con
qualcuno" rispose Lanthir tornando a guardare avanti. Quella
era stata
la risposta più complessa da dare. Perché?
Perché era lui stesso a volere le
attenzioni del Principe. Voleva poter essere lui la persona con cui
Legolas si
sarebbe unito. Non voleva altri se non lui. Solo ed esclusivamente lui.
Immaginarlo in un letto diverso, con qualcuno di diverso, con qualcuno
che non
fosse lui, gli faceva male.
"L'unica persona che vorrei, non la posso avere"
Confessò Legolas
guardando il proprio ginocchio coperto dal palmo della sua mano che
improvvisamente era diventato di un vivido interesse per lui.
"Chi vorreste, se posso chiedere?"
Lanthir voleva e non
voleva conoscere la risposta ma, per il bene del suo Principe, avrebbe
resistito al dolore...
"Tu"
Rispose Legolas tornando,
per la prima volta seriamente, a guardarlo negli occhi. Occhi che ora
gli
trasmettevano una gioia che non aveva mai conosciuto. Brillavano di...
passione,
gioia... no brillavano d'amore.
Una semplice parola.
Quelle due lettere avevano avuto il potere di riempirlo di una qualche
passione… celata da tempo. Troppo tempo.
"Me?"
Disse incredulo Lanthir.
Guardò il suo amico che stava ancora appoggiato al tronco e
non poteva sapere
quanto fosse complesso per lui celare la voglia di stringerlo.
"Sì. Vorrei te"
Confermò Legolas
sporgendosi verso Lanthir per sfiorargli le labbra sottili e invitanti
con le
proprie. Accadde tutto in poco tempo. Le loro braccia si afferravano e
le
lingue iniziavano un ballo giocoso e divertente.
"Valar se questo è un sogno... non
fatemi
svegliare"
Disse ad un certo punto
Lanthir tirando un sospiro. Legolas sorrise iniziando ad allentare la
cintura
che richiudeva la tunica del Guerriero. Quei gesti che molte volte
aveva compiuto
lo stesso Lanthir, che si fosse trovato solo o in compagnia, ora
sembrano così
dolci e sensuali da sembrargli impossibili. Era qualcosa che lo legava
a
Legolas.
"Se ti chiedessi di essere... il mio amante cosa
risponderesti?"
Domandò Legolas
continuando a sbottonare la tunica che ormai lasciava intravedere il
petto
roseo e muscoloso del Guardiano.
"Credo che risponderei di... non aver mai osato
chiedere tanto"
Rispose Lanthir prima di
aggiungere, una volta accortosi della situazione della propria casacca,
con una
tono di voce basso e sensuale:
"E se fossi io a chiederti una simil cosa?"
Legolas sorrise e
avvicinandoglisi rispose con sicurezza:
"Sono il tuo Principe, Lanthir. Non ti sarebbe
concesso pormi una domanda simile tuttavia non posso risponderti che
non
accetterei volentieri..."
Quella risposta fece
nascere sul viso di Lanthir un sorriso... provocante. Troppo provocante
per essere
rivolto al Principe ma in quella situazione così informale,
nessuno dei due
ricopriva più una carica superiore a quella che mostrava.
“Ah e per tua informazione…
sei obbligato a darmi del
tu, quando siamo soli”
Aggiunse il Principe
sorridendogli. Lanthir sorrise e mentre lo abbracciava annuì.
I pensieri che fino a
poco tempo prima avevano incupito la serata di Legolas, ora, si erano
tramutati
in qualcosa di dolce e gentile. Una passione lenta e travolgente. Un
amore che
per quanto sbagliato, era pur sempre un amore vero e leale.
"Tuo Padre mi ha imposto di limitare le mie
conquiste..."
Iniziò Lanthir scendendo
dal ramo e incamminandosi verso un gruppo di piante poco distanti da
quel
luogo. Legolas dapprima lo seguì con lo sguardo, poi, si
mosse per raggiungerlo.
"Cosa intendi fare allora?"
Rispose schivando
agilmente ogni pianta che si frapponesse tra i suoi piedi. Era
cosciente del
fatto che in quel momento si stava esponendo molto col proprio
Guardiano ma,
era altrettanto certo che nessuno di coloro che fossero, se mai
qualcuno fosse
solito camminare in quella parte di bosco in quelle ore, riusciti a
intravedere
qualcosa sarebbero rimasti nel più totale dei silenzi.
Nessuno avrebbe osato
mettersi contro il Principe e, quasi certamente, nessuna recluta
avrebbe
rischiato di inimicarsi, oltre a Legolas, anche il bel Lanthir: sapeva
essere
spietato con chi non ascoltava o eseguiva i suoi ordini.
" Amo l’esercito e, se questo
può aiutarlo a
divenire più forte, sono certo che dopo questa conquista,
appenderò la mia
reputazione di "conquistatore" al chiodo e passerò il resto
dell'eternità con un'unica persona... se ella lo
vorrà"
Rispose il Guardiano
fermandosi davanti a un gruppo di cespugli... no quelli erano rovi. Ma
a
nessuno dei due sembrava importar troppo delle spine che sarebbero
potute
finire sotto la loro pelle... non importava perché quello
non sarebbe stato un
grande dolore.
Legolas a quelle parole
rimase sorpreso. Stava parlando di lui? Aveva appena detto che sarebbe
rimasto
fedele solo a lui... per l'eternità se solo lui l'avesse
voluto e permesso. LUI. La scelta
spettava solo a lui.
Sorrise Legolas guardando
il compagno prima di baciarlo facendolo cadere sul prato verde proprio
dietro
ai cespugli.
"Devo considerarlo come un consenso?"
Chiese Lanthir col suo
solito sorriso malizioso che tanto piaceva a Legolas. Quel sorriso che
era
riuscito, giorno dopo giorno, a farlo innamorare sempre più.
Innamorare fino a
renderlo succube del proprio Capitano.
"Sì. Devi considerarlo tale. E ora se
ti azzardi
a smettere di baciarmi per cianciare qualcosa di inutile, giuro che ti
faccio
rinchiudere in una delle segrete"
Rispose Legolas
sorridendo. Sorrideva perché sapeva che per il suo Capitano
sarebbe stato
impossibile evitare di parlare e di dire la propria opinione. Non ci
sarebbe
riuscito. E, come da previsione, Lanthir alzò un
sopracciglio e disse:
"Agli ordini del Principe non si può
disobbedire
ma... non credo di riuscire a tenere la bocca chiusa... certo a volte
sono gli
altri a usarla su di me.. ma per una volta e col Principe potrei fare
un'eccezione"
Ecco. L'aveva fatto
nuovamente. Aveva appena risposto in quel modo strano, dolce e
maliziosamente
bello. Legolas rise apertamente prima di chinarsi sul compagno e
divertirsi.
Nessuno li vide. Nemmeno
Tauriel, che
dalle profonde e brillanti sale di Erebor vigilava sulle azioni del
Principe e
su quelle di Lanthir, poteva immaginarsi una tal cosa. Nessuno venne
mai a
conoscenza della passione che quasi ogni notte abbracciava il bel
Principe e il
provocante Lanthir... nessuno eccetto loro e la Ex-Capitana.
"Sai vero che questo è un amore...
proibito?"
Chiese a un certo punto
Legolas a Lanthir mentre si rivestivano. Quello sorrise e voltandosi
ancora coi
pantaloni aperti rispose:
"Sì ma... una volta un amico mi ha
insegnato che
le regole esistono perché devono essere infrante... e da
allora non desidero
altro che infrangere la regola 1223 del Codice dei Capitani. Anche se
dovessi diventare
un prigioniero di Tuo Padre, lo rifarei. Sempre e per sempre"
Era in risposte come
quella che Legolas non riusciva a trovare un qualcosa, una qualche
motivazione
per ribattere e ammettere d'essersi sbagliato quella notte.
" Il tuo amico deve
essere proprio un amante perfetto... Meleth nîn " (Amore mio)
Le ultime parole
riempirono il cuore di Lanthir e con qualche lacrima agli occhi rispose:
" Le
meluvan úne ar alye lúmessen tenna nurucilie,
Hir nîn" (T'amerò nel bene e nel male per il resto
dei miei giorni)
Angolo
Autrice
Allora
non linciatemi vi prego!
Questa è la mia primissima storia legata alla "tradizione"
slash del
Signore degli Anelli.
Spero
di aver fatto un lavoro...
presentabile ma questo me lo direte voi...
Ringrazio
la mia stimatissima Enedhil
per avermi concesso di parlare di Lanthir anche se spero non mi uccida
per
questo racconto.
Prossimo
capitolo… entro martedì!
P.S.
potrei aver scritto qualcosa
di errato con l'elfico... non vogliatemene...
Aly