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Autore: Darth Ploly    23/07/2016    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Trixie ha almeno avuto il buonsenso di non presentarsi in centrale. La borsetta rubata è letteralmente volata all’interno dello studio del commissario passando dalla finestra e abbiamo avuto modo così di restituirla alla legittima proprietaria. Il commissario è stata comunque costretta a dire la verità a tutti gli agenti, riuscendo incredibilmente a evitare che la situazione diventasse troppo caotica. Negli ultimi sei mesi il rispetto che gli agenti provano per lei è aumentato ancora di più per via di sempre più frequenti dimostrazioni di coraggio e di carisma. Eppure questa volta è stata necessaria una prova di forza maggiore del solito per tenere a bada gli animi più irrequieti e, nonostante tutto, al termine della discussione l’ira, l’odio e la tensione di tutti erano palpabili. Chi può biasimarli? Molti agenti erano lì quella notte, quando Trixie fece strage nei vicoli. Sarebbe impossibile per loro fare buon muso a cattivo gioco se la incontrassero, soprattutto ora che si professa paladina della legge.
E il resto dei cittadini di Ponyville? Loro come la prenderanno? Quando il commissario mi ha raccontato quel che ha detto Trixie non potevo crederci: posso capire dei dubbi per il nostro operato, soprattutto dopo il caso Pinkamena, ma chi potrebbe arrivare a richiedere l’intervento di una come Trixie? Ma no, sto ragionando in maniera errata. Trixie ha voluto evitare di mostrarsi in pubblico, quindi quasi nessuno sa della sua presenza in città. Ma se il sovrintendente Nandermane ha optato per questa scelta vuol dire che è stato convinto da qualcuno di importante. La domanda è: chi?
“In marcia, soldato!” Esordisce il commissario superando un paio di agenti intenti a fumare la loro quarta sigaretta “Abbiamo un appuntamento e non vorrei fare tardi”
“Stiamo andando dal sovrintendente, vero? Non pensavo avrebbe acconsentito a vederla”
“In realtà non l’ho nemmeno avvisato. Vedi, ho scoperto che quattro mesi fa ha compiuto gli anni e io non gli ho fatto nemmeno gli auguri. Ma dove avevo la testa quel giorno? Spero almeno che sia felice per questa sorpresa”
“Ah, beh … ecco, io …” Ho paura che sarà un disastro.

Quando arriviamo, il municipio è quasi totalmente vuoto. La maggior parte dei pony è al lavoro nei propri uffici, un paio di unicorni sorseggiano un caffè in una sala d’aspetto. Vedo un pony di terra correre indaffarato verso la toilette. Superiamo un lungo corridoio e raggiungiamo una grande sala circolare del tutto bianca, le cui pareti riflettono la luce del sole che entra dalle finestre accecandomi. Il commissario invece avanza rapidamente verso la porta con la targhetta “Ufficio del sindaco” e la spalanca senza nemmeno bussare. Prima della stanza di Nandermane c’è però una modesta anticamera destinata alla sua segretaria, una giovane unicorno con gli occhiali e dalla criniera di diverse tonalità di rosso e viola. Secondo la targhetta sulla scrivania, il suo nome è Moondancer. Leggermente ingobbita su una marea di documenti, appare più anziana di quanto non sia per via dello strano maglione che indossa e della criniera raccolta in una crocchia poco curata. Mentre entriamo ci squadra infastidita e mi mette leggermente in imbarazzo. Il commissario invece si volta verso di lei e chiede, con l’aria di chi conosca già la risposta: “Nandermane è in ufficio?”
“Sovrintendente Nandermane, prego” Risponde lei senza cambiare espressione, limitandosi ad aggiustarsi gli occhiali a mezzaluna sul muso “Avete un appuntamento?”
“Io sì ma lui ancora non lo sa”
Il commissario prova a raggiungere l’ufficio ma Moondancer si alza e le intralcia la via posizionandole una sedia davanti con la magia.
“Il sovrintendente non riceve nessuno senza appuntamento. E ora andatevene subito. O forse crede che la carica che ricopre le consenta di fare quel che vuole, commissario Dash?”
“Ah, ma allora mi conosce! Perché allora non mettiamo da parte le antipatie e non mi fa fare il mio dovere?”
“Perché non sopporto i pony arroganti. Se ne vada” Il corno inizia a splendere di nuovo e questa volta Moondancer sembra più minacciosa.
“Hey, vorresti attaccare un pubblico ufficiale? Ti avviso, oggi non è giornata: prova a fare scherzi e ti sbatto in cella prima che tu possa dire “Celestia””
“Conosco i suoi diritti, commissario, e so che non può entrare in quell’ufficio senza invito o autorizzazione. Ma non sono una tipa che attacca immotivatamente. Facciamo così: ha dieci secondi per andarsene o chiamo la sicurezza”
“Bene! Tu inizia a contare!” Detto questo, il commissario spalanca le ali e si lancia verso la porta di fronte a lei mentre Moondancer le scaglia contro una sfera di energia viola. Questa colpisce il commissario quando lei ha già aperto la porta, facendole perdere l’equilibrio e rotolare disordinatamente dentro l’ufficio, provocando un verso di sorpresa del sovrintendente Nandermane.
“Si può sapere il perché di tutto questo trambusto?” Esclama con vigore rivolgendosi a nessuno in particolare.
“Le … le chiedo scusa, sovrintendente. Questa tipa è davvero testarda, non sono riuscita a fermarla. Avviso subito la sicurezza!” Sento una nota di vergogna e dispiacere che non avrei mai detto fosse in grado di provare.
“Non preoccuparti, Moondancer” La tranquillizza lui con voce rassicurante “Credo che il commissario abbia imparato la lezione e che ci penserà due volte prima di infastidirci di nuovo. Tuttavia vorrei conoscere il motivo di questa irruzione. Le dispiacerebbe spiegarmi, commissario?”
“Non aspettavo altro!” Dice risollevandosi da terra “Entra, Fluttershy! E lei, signorina, chiuda la porta, grazie”
Mentre entro la sento borbottare qualcosa di poco educato, ma lascio correre: il commissario ha davvero esagerato.
Il signor Nandermane, un pony elegante e dall’aria distinta, ha avuto l’incarico di dirigere la città circa un mese dopo l’incendio del Jolly Roger, quando il suo predecessore, l’ex vice-sindaco di Mayor Mare, finì in carcere per crimini finanziari. Poiché sarebbe stato difficile organizzare delle elezioni tanto improvvise, i membri della giunta decisero di affidare momentaneamente il titolo di sovrintendente al signor Nandermane, scelta che provocò scalpore tra molti. Era infatti la prima volta che a Ponyville si prendeva una tale decisione senza consultare i cittadini. Altri, tra cui anche il commissario e Octavia, non ritenevano poi Nandermane il pony più adatto per via di presunte e mai dimostrate amicizie con alcune famiglie criminali.
Nonostante tutto, Nandermane siede al posto del sindaco da alcuni mesi e, senza ideare nuove leggi o regolamenti, fa sì che le norme già in vigore continuino a essere rispettate e si dedica fondamentalmente a dirigere la campagna elettorale dei vari candidati in attesa delle imminenti elezioni. Il rapporto tra lui e il commissario non è dei migliori, perciò assisto preoccupata alla loro discussione restando appoggiata al muro.
“Verrò subito al punto. Vedi, Parish, oggi …”
“Non facciamo finta di essere amici, commissario. Mi chiami Nandermane, se non le dispiace”
Il commissario si ferma un attimo come per organizzare le idee, poi continua: “Vedi, Parish, oggi mi è capitato di inseguire un giovane scippatore. Un ragazzino, probabilmente il suo primo crimine”
“Mi auguro che lei lo abbia fermato”
“Beh, diciamo che è andata un po’ diversamente. Eravamo in un vicolo cieco quando qualcuno lo ha fermato con un incantesimo ferendolo gravemente. Sono rimasta molto colpita perché non era un pubblico ufficiale”
“Un privato non ha diritto di esercitare violenza, lei dovrebbe saperlo. Il ladro era armato? Se sì, potrebbe trattarsi di legittima difesa. Ma questo dovrebbe dirmelo lei”
“Il problema non è questo: il problema è che l’altro pony era la più grande minaccia che Ponyville abbia mai conosciuto!” Il suo tono si alza improvvisamente e Nandermane sembra interessarsi di più “Mi ha anche raccontato una strana storia di vigilanti. Perciò ora le chiedo: perché Trixie non è confinata ad Arkhay?”
Il sovrintendente la osserva serio in silenzio per un po’, come se volesse studiare i suoi comportamenti. La sua risposta arriva come uno schiaffo: “Se è già a conoscenza dei fatti, cosa vuole che le dica?”
Il suo tono pacato e la naturalezza con cui pronuncia questa frase fanno tentennare il commissario, incredula. Il sovrintendente intanto continua: “Ho ricevuto richieste affinché venisse reintegrata nella società. Certo, all’inizio ero scettico, ma i documenti rilasciati da Arkhay dimostrano inequivocabilmente la sua ritrovata sanità mentale. Se vuole, posso mostrarglieli”
“Non mi interessano quei fogli di carta! Tu sai che ha fatto quella bastarda!”
“Sì, lo so. So anche che da allora sono passati quasi tre anni e che ad Arkhay lavorano i migliori psicologi di Equestria”
“E con questo? Parish, Trixie non è mai stata pazza! Lei sapeva quel che faceva, godeva per il dolore che causava. Non puoi credere davvero a questa storia!” Grida il commissario sbattendo uno zoccolo sulla scrivania e facendo rovesciare una boccetta d’inchiostro su delle pergamene. Nandermane reagisce con un nervoso tic all’occhio e cerca di pulire il pasticcio combinato. Quando si rassegna di fronte al lavoro da buttare, si alza e si allunga sulla scrivania guardando il commissario dall’alto in basso con due occhi di fuoco.
“Lasci che glielo ripeta, commissario: Trixie è guarita! E adesso se ne vada! Provi a parlare con lei, con i medici di Arkhay, con Rich ma, per Celestia, non mi faccia perdere altro tempo!”
“Come, scusi?” La mia flebile voce giunge al sovrintendente che sposta lo sguardo verso di me, ancora appoggiata al muro.
“Rich … sta parlando di Filthy Rich?”
“Le sue pupille si dilatano mentre il commissario indietreggia per rientrare nel suo campo visivo.
“Che ha a che fare Filthy Rich con questa storia?” Domanda con rinnovato stupore. Nandermane tace.
“Che ha a che fare Filthy Rich con questa storia?” Questa volta il commissario esplode. Urla rabbiosa e afferra con forza Nandermane riscuotendolo dalla sua stasi. Sono costretta a correre verso di lei e a trattenerla prima che faccia qualche pazzia.
“Commissario, si fermi! Si fermi!”
“È stato quel bastardo a convincerti, eh? È stato Rich? Quanto ti ha offerto, Parish? Per quanti soldi hai venduto la sicurezza di questa città?”
“Moondancer! Moondancer! Chiami la sorveglianza, presto!”
Ma il sovrintendente non ha bisogno di aspettare: la sua segretaria è stata previdente e l’ha chiamata in anticipo. Appena si sentono le prime urla, una coppia di muscolosi pegasi si fionda nell’ufficio e, strattonando rudemente il commissario, riesce ad allontanarla da Nandermane. Questi si appoggia stremato alla scrivania e, tra un respiro affannato e l’altro, dice: “Lei è pazza! Lei è totalmente pazza! È lei che dovrebbero rinchiudere ad Arkhay! E adesso se ne vada e non osi farsi più vedere! Moondancer!”
“Sissignore!” Risponde lei mostrando il suo primo sorriso. Con un gesto del muso ordina alle guardie di uscire trascinando il commissario che scalcia e si agita. La seguo cautamente evitando di provocare ulteriore caos. Prima di uscire, dando le spalle a Nandermane, dico: “Mi auguro che lei si renda conto di quel che ha fatto, sovrintendente. Io spero che lei abbia ragione e che Trixie sia davvero cambiata. Ma se così non fosse, se Trixie decidesse di colpire di nuovo e lei fosse sulla sua lista nera, non le basterebbero tutti i soldi di Equestria per salvarsi. Passi una buona giornata”
Esco dall’ufficio e Moondancer mi chiude la porta alle spalle.
Le due guardie ci scortano silenziosamente fino alla soglia del municipio. Una volta fuori, il commissario comincia a camminare furente, scalciando con forza ogni malcapitato ciottolo che trova davanti agli zoccoli; ogni tanto lancia incomprensibili versi di stizza. Io la seguo leggermente più indietro, lasciando che si sfoghi. Credo che voglia tornare in commissariato a riferire tutto agli altri agenti ma presto mi accorgo che stiamo percorrendo una strada differente. Capendo le sue intenzioni, le chiedo: “Commissario, crede davvero sia una buona idea andare a dirglielo?”
“È giusto che sappia, Fluttershy. E voglio che capisca che non le permetterò di mettere in pericolo la città più di quanto non sia già. Aiutami a controllarla, Fluttershy. E, ti prego, tieni a bada anche me”
Non parliamo più fino a Maner Street.

I raggi del sole filtrano dalla finestra e mi separano dalle mie due ospiti cadendo sul piccolo tavolino e infrangendosi contro una bottiglia di sidro. Il liquido al suo interno risplende e mi invita a berne un altro bicchiere, il secondo. I bicchieri delle altre sono ancora quasi pieni: Dash e Fluttershy hanno deciso di controllarsi mentre Derpy non ama bere in situazioni normali, figuriamoci adesso. Io invece non mi faccio troppi problemi e assaporo la dolcezza del sidro.
Derpy, con gli occhi sbarrati per la sorpresa, tempesta di domande la povera Fluttershy, la quale risponde a stento, imbarazzata e spaventata. Ma è Dash quella che più mi interessa: da quando è arrivata non mi ha staccato gli occhi di dosso. So cosa vuole, so che sta cercando di fermarmi prima ancora che io faccia la prima mossa. Ha lo sguardo serio e penetrante, era da tempo che non la vedevo così.
Finisco di bere e poggio il bicchiere sul tavolo facendo rumore e attirando l’attenzione delle due giovani pegaso che ammutoliscono. Tutte mi osservano mentre mi sposto andando a sedermi al violoncello.
“Ehm, Octavia … cosa pensi di fare adesso?” Domanda Fluttershy che ha finalmente imparato a darmi del tu. Io faccio quel che mi riesce meglio: posiziono l’archetto sulle corde e inizio a suonare.
Nel sentire le prime note, Dash si alza di scatto sbattendo leggermente contro il bordo del tavolino e urla: “Dannazione, Octavia! Non prendere decisioni affrettate!”
Ma io, a occhi chiusi, continuo a suonare lasciandomi trasportare dalla musica lenta e tetra. So che Derpy mi sta osservando senza capire. Come potrebbe? Questa è la prima volta che suono questa canzone davanti a lei.
Prestando attenzione, sento Fluttershy sussurrare a Dash: “Che cosa sta suonando?”
“È una canzone che scrisse dopo la notte in cui catturammo Trixie, prima che si chiudesse il processo. Voleva che fosse un inno, un monito per non dimenticare quanto accaduto. L’ha chiamata “Le piogge di Ponyville””
Brava Dash, spiegazione impeccabile. Peccato che in troppi abbiano dimenticato!
Quando la musica finisce, riapro gli occhi e torno a guardare Dash. Lei sussurra “No” più e più volte, la sua preoccupazione è palpabile.
Decisa, senza dare alcuna spiegazione, annuncio: “Io ucciderò Trixie”
   
 
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