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Autore: Good Old Charlie Brown    23/07/2016    0 recensioni
La storia è ambientata poco dopo il capitolo "Rinascita dalle Ceneri". Miles Edgeworth riflette sul suo passato e sul suo futuro di procuratore.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miles Edgeworth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL SENTIERO DI UN PROCURATORE.


Lunedì 27 febbraio 2017.
Procura Generale, Stanza 1202:
Ufficio del Procuratore Miles Edgeworth.


            In piedi, nel suo ampio ufficio al dodicesimo piano, il procuratore Miles Edgeworth fissava stancamente nel vuoto dall’ampia vetrata dietro la sua scrivania. L’ufficio era una stanza sobriamente arredata: sulla destra un’ampia scaffalatura ospitava decine di faldoni, per la maggior parte contenti gli atti di tutti processi in cui Edgeworth aveva tenuto la parte dell’accusa, vicino ad essa, su di un elegante tavolino spiccava una splendida scacchiera, i pezzi in avorio già posizionati nello schieramento di partenza; sul lato opposto c’erano un divanetto rosso dall’aspetto molto comodo ed una grande teca che conteneva un’elegante giacca, la stessa che Edgeworth aveva usato nel suo primo processo come procuratore. Dietro alla scrivania, proprio sotto l’ampia finestra c’era uno scaffale più piccolo e sopra di esso una serie di soprammobili tra cui una statua del Samurai d’Acciaio ed il trofeo Re del Foro che gli era stato assegnato la settimana prima.
Edgeworth prese in mano il trofeo, soppesandolo per qualche secondo: rappresentava uno scudo infranto, con una grande “K” d’oro davanti ad esso. Fino a poco tempo prima – pensò distrattamente – c’era anche una lancia spezzata, fino a quando non era stato fatto rimuovere da Damon Gant. Damon Gant: le parole dell’ormai ex-prefetto e capo della polizia continuavano a tormentarlo  «Dimmi, Worthy… che cosa ci fai in tribunale? Tu disprezzi i criminali, lo sento. Tu ed io siamo uguali. Un giorno capirai se vorrai cacciarli da solo… comprenderai che cosa bisogna fare …». Damon Gant era un uomo che era stato corrotto dal desiderio potere e dalla sua volontà di colpire i criminali, aveva ucciso, aveva fabbricato prove false e aveva ricattato il Procuratore Generale per aumentare la sua influenza e il suo potere. Davvero era così simile a lui? Davvero sarebbe diventato un uomo disposto a tutto per schiacciare i criminali? Edgeworth cerò di scacciare quel pensiero. No! Lui aveva lottato contro Gant, aveva esposto i suoi crimini davanti alla corte con l’aiuto di Phoenix Wright. Qualunque cosa sarebbe successa, qualunque cosa il futuro gli avesse riservato, non avrebbe mai seguito il sentiero di Damon Gant. Ma quale sentiero seguire allora?
Sulla targa, nella parte posteriore del trofeo, c’erano scritti i nomi di tutti i procuratori che avevano vinto il trofeo prima di lui. Alcuni di quei nomi portavano con sé ricordi dolorosi, ferite vecchie e nuove.
Lana Skye e Neil Marshall, entrambi legati al caso SL-9 e al processo di due giorni prima. Quello era stata una prova difficile e dolorosa. Non avrebbe voluto impersonare l’accusa, ma non c’erano altri procuratori disponibili e non aveva potuto sottrarsi. Ammirava il procuratore Skye, per quanto fosse una donna fredda e distante e non gli faceva piacere accusarla di omicidio. Inoltre era stato prosciolto neanche due mesi prima dalla stessa accusa. Aveva dei gran brutti presentimenti su quel processo, presentimenti che si rivelarono più che esatti. Scoprire di aver fatto condannare un uomo a morte sulla base di prove false era stato un colpo duro da digerire, ed il fatto che l’uomo fosse comunque certamente il colpevole e che quelle prove gli erano state fornite direttamente dalla polizia, che la falsificazione fosse stata opera di Gant e di Lana Skye lo sollevava solo di poco: aveva mancato di controllare, aveva accettato passivamente una prova senza controllare se fosse genuina. E questo solo per poter ottenere il verdetto di colpevolezza, per colpire il criminale colpevole e schiacciarlo con il peso della legge.
Manfred von Karma. Il suo nome compariva moltissime volte: cosa non sorprendente vista la sua straordinaria carriere: quarant’anni di processi conclusi con un verdetto di colpevolezza, non una sola sconfitta, non una sola macchia… o quasi. Von Karma era stato anche il suo mentore, colui che lo aveva spinto alla carriera di Procuratore, lo aveva seguito da lontano nei suoi primi processi; non solo, von Karma lo aveva anche adottato dopo che suo padre era stato ucciso e lo aveva accolto come un figlio nella sua famiglia. Ma tutto questo non era che una finzione, perché era stato proprio lui, Manfred von Karma l’assassino di suo padre, Gregory Edgeworth. Quindici anni prima, suo padre, nel suo ultimo processo, aveva esposto una falsa prova presentata da von Karma: il procuratore era comunque riuscito ad ottenere un verdetto di colpevolezza, ma la sua carriera era stata macchiata dalla sua prima – ed unica – nota disciplinare. Rivivere quei giorni, nel processo di tre mesi prima era stato il colpo che maggiormente aveva scosso le sue certezze: quasi ogni notte, per i successivi quindici anni, aveva avuto incubi su quel che accadde in quel dannato ascensore. L’idea, repressa perché troppo terribile, di essere stato lui stesso a causare (senza volerlo) la morte di suo padre, lo aveva tormentato per anni… fino a che Wright non aveva compreso la verità….
Phoenix Wright era stato in qualche modo l’inizio di tutto. Appena sei mesi prima Miles Edgeworth era un uomo pienamente soddisfatto di sé: diventato procuratore ad appena vent’anni, una carriera sfolgorante, per quattro anni sostenne la parte del Pubblico Ministero senza una sola sconfitta. Era considerato un vero genio, ammirato all’interno della procura e grandemente rispettato dalle forza di polizia; le voci di falsificazione di prove e di comportamenti scorretti non lo turbavano. Era un procuratore ed il suo compito era quello di ottenere un verdetto di colpevolezza: sapeva essere duro e spietato, ma non avrebbe mai fatto nulla di illegale. Poi era avvenuto il processo per l’omicidio di Mia Fey. Trovare il suo amico d’infanzia al banco della difesa era stata una vera sorpresa, ma Edgeworth era comunque ben deciso a non perdere il suo record. Ma il processo non era andato come desiderava: dentro di sé sentiva che c’era qualcosa di sbagliato, che le prove erano tutt’altro che decisive, che le testimonianze erano sospette e insufficienti… ma aveva continuato ostinatamente a perseguire il caso e… era stato sconfitto. La tenacia e l’ostinazione di Wright lo avevano colpito: anche quando tutto sembrava puntare contro la sua cliente, non si era perso d’animo e aveva ribattuto colpo su colpo, aveva scovato contraddizioni, indagato ed infine scoperto ed esposto il vero colpevole. Poi c’era stato il caso del Samurai d’Acciaio: quella volta la determinazione di Wright lo aveva davvero fatto vacillare, al punto da spingerlo persino a fornire alla difesa un aiuto che si era rivelato decisivo. Aveva ancora in mente le parole che aveva scambiato con il suo amico di un tempo fuori dalla corte:
«Wright. Devo dire che non mi aspettavo di rincontrarti di nuovo dopo tutti questi anni. Comunque, a ripensarci sarebbe stato se non ci fossimo ritrovati. Per colpa tua sono tormentato da spiacevoli sentimenti…»
«Spiacevoli sentimenti?»
«Sì. Disagio e …  incertezza»
«Saranno spiacevoli, ma li definirei necessari..»
«Servono solo ad ostacolare il mio lavoro»
 
Nei mesi successivi disagio ed incertezza erano solo aumentati ed ora era arrivato ad un punto critico. In fondo, Wright aveva ragione: la capacità di provare disagio ed incertezza erano necessari, era ciò che lo distinguevano da uomini come Manfred von Karma e Damon Gant: uomini così sicuri di sé e così decisi da essere disposti a qualsiasi cosa pur di ottenere i loro scopi. Nello stesso tempo, però, il suo disagio e la sua incertezza erano ormai giunti ad un punto tale che gli impedivano davvero di poter continuare a lavorare con la necessaria serenità. Non poteva continuare a fare il procuratore, non poteva ignorare gli errori del suo passato e andare avanti come se nulla fosse successo.
 Tanto tempo prima, quando era solo un bambino, sognava di diventare un avvocato come suo padre, di difendere i deboli, coloro che venivano accusati ingiustamente. Il “Caso DL-S” aveva cambiato tutto. Non poteva dare la colpa di questo a von Karma: era stato lui a scegliere quel sentiero. Era diventato Procuratore per vendicare la morte di suo padre, facendo condannare tutti i criminali che avesse incontrato sul suo cammino. Ma, in quel momento, tutto quello non aveva più senso. Ma allora, quale doveva essere il suo cammino, quale il suo sentiero? In quei pochi mesi la sua vita era stata sconvolta, rivoltata come un calzino, era stato persino sul punto di essere condannato a morte. Ed in fondo qualcosa in lui era davvero morto in quegli ultimi mesi.
Con un sospiro Edgeworth posò finalmente il trofeo e girò le spalle alla finestra. Sulla sua scrivania c’erano diverse carte. Le sue dimissioni, in primo luogo: una richiesta breve e secca, senza troppe spiegazioni; e poi due lettere, ancora non imbustate. Una era destinata allo stesso Wright e l’altra a Franziska von Karma, la sua sorellastra. C’era anche un biglietto, in una busta più piccola, senza destinatario. Edgeworth prese in mano le lettere, rileggendole con calma. In esse spiegava le ragioni del suo gesto, il motivo per cui aveva deciso di partire per qualche tempo, per ritrovare sé stesso e le vere ragioni per cui valeva la pena di essere un procuratore. Alla fine decise di distruggere tutto. La richiesta di dimissioni e le due lettere finirono nel trita-documenti.
Uscendo dalla stanza Edgeworth diede un’ultima occhiata al suo ufficio, prima di chiudersi la porta alle spalle. Sulla sua scrivania rimase solo il biglietto senza destinatario.
Qualche giorno dopo il Detective Dick Gumshoe sarebbe rimasto sconvolto nel leggerne il contenuto
   
 
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