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Autore: DemoneDiCristallo    23/07/2016    0 recensioni
Max è un uomo di trentanove anni con un figlio da crescere e gravissimi probelmi economici. Rimasto vedovo, deve combattere contro una situazione critica. Ma cosa accade dopo che viene in possesso del leggendario drago di zaffiro?
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accompagnai Andrew a scuola e andai direttamente nel luogo stabilito. Citofonai, ma non rispose nessuno. Improvvisamente, un auto nera alle mie spalle, suonò il clacson. Il veicolo era una Renault Scenic del 2014, e alla guida vi era Morgan.

<< Sali in macchina. >> mi ordinò
Inizialmente esitai, l'istinto mi diceva di non salire a bordo dell'auto, mi diceva che era meglio stare alla larga da quei due, ma ormai volevo andare fino in fondo e scoprire cosa volessero da me. Salì in macchina, e immediatamente gli chiesi dove stessimo andando, senza ricevere nessuna risposta.  Il tipo era davvero taciturno, una noia totale, e nel silenzio incominciai a viaggiare con la mente. Mi chiedevo cosa ne sarebbe stato di me, pensavo al mio futuro, e purtroppo vedevo tutto grigio. Dopo circa un'ora di viaggio, arrivammo a destinazione. Scendemmo dalla macchina, ed entrammo in una specie di fabrica per scarpe abbandonata. Era in un luogo sperduto, fuori dalla città, e non c'era anima viva. Insomma, il posto migliore per commettere un'omicidio senza destare sospetti.
<< Seguimi. >> disse con decisione.
Così feci. Era semibuio, e si poteva odorare una puzza di muffa terribile. La polvere era ovunque, le ragnatele, e gli escrementi di topo non mancavano affatto. Il posto era umido, ma anche ampio e spazioso. Da una saracinesta mezza rotta, qualche raggio di sole riusciva ad entrare, nonostante fosse una giornata nuvolosa. Continuai a seguire Morgan, finché arrivammo in una stanza, piccola e illuminata da alcune candele. Sembrava una specie di sgabuzzino. Li vi era la cartomante che l'ultima volta disse di avermi letto l'anima. Quando la vidi, un brivido mi attraversò tutta la schiena.
<< Felice di rivederla Max. >> disse Diana
Non dissi nulla e mi sedetti di fronte a lei, solo un tavolino rotondo ci separava.
<< Allora, cosa volete da me.>>
<< Vogliamo che lei lo custodisca. Noi non siamo più in grado di farlo, perché il nostro tempo è finito. >>
<< Tempo? Di quale tempo parlate? E' un contratto? >>
La donna rise istericamente, e poi disse...
<< No. Non è un contratto come non è un lavoro. >>
<< Beh gratis io non lavoro. Adesso mi sto incazzando, o mi dite cosa volete da me, o giuro che questa giornata non ce la dimenticheremo tanto facilmente >> dissi alzandomi di scatto.
<< Le ho appena detto che non è assolutamente un lavoro. >> disse Diana con tono serio e inquietante.
<< Bene Diana, è arrivato il momento. >> sussurrò Morgan, all'orecchio sinistro della donna.
La donna si alzò, si voltò e da una piccola botola posta sul terreno, tirò fuori una scatola in legno, di un rosso cremisi. Era grande quanto la confezione di un paio di scarpe.
Non appena la vidi, provai il panico. Il cuore cominciò a battere a mille, il respiro si fece affannoso, e l'adrenalina saliva sempre più. Sentivo che il contenuto in quella scatola di legno era in qualche modo attratto da me. Non sapevo cosa fosse, ma avevo la sensazione che quell'affare fosse un concentrato di tutto il male dell'umanità, racchiuso in una piccola, scatola non più lunga di cinquanta centimetri.
<< Oh, mi raccomando, la apra solo quando se la sente! >> Disse la donna, quasi a prendermi in giro.
<< Venga con me, la riporto ad Edmonton. Non voglio una sola domanda sul contenuto della scatola, è chiaro? >>
<< Ok, come vuole signor Morgan...>>
Tornai a casa, posai la scatola sopra il tavolo, e cominciai a fissarla. La fissai intensamente, mi chiedevo cosa ci fosse dentro, ma non appena il pensiero di aprirla mi passava per la mente, un brivido intenso mi faceva cambiare idea. Era ipnotica, una scatola rossa, ipnotica. E nel mentre la guardavo, venivano proiettati nella mia mente tutti i problemi avuti da un mese a questa parte. Quando improvvisamente mi squillò il cellulare facendomi fare un salto di almeno quindici centimetri.
<< Pronto? >>
<< Signor Gilsson? >>
<< Si, chi parla? >>
<< E' la scuola. Suo figlio non sta bene, ha dato di stomaco un momento fa. Gli abbiamo chiesto se preferiva la chiamassimo, e ha detto di si. Lei può venirlo a prendere?
<< Si, ma non ho la macchina, e non vorrei farlo camminare se sta male. Ora provo a sentire mio fratello. >>
<< Suo fratello ha fatto la delega? >>
<< Dannazione...daccordo, sto arrivando. Arrivederla. >>
Presi la scatola, e la nascosi dentro un cassetto molto alto, dove Andrew non poteva arrivare. Arrivai a scuola, per prendere il bambino. Aveva una brutta cera, allora decisi di portarlo dal dottore, per accertarmi non fosse nulla di grave.
<< Allora dottore, cosa l'ha fatto stare male? >>
<< Un intossicazione alimentare, signor Gilsson. Sa se suo figlio recentemente ha mangiato un alimento andato a male? Come per esempio, latte o marmellata? >>
<< Non che io sappia dottore. Andrew, ti ricordi di aver mangiato qualcosa di cattivo? >>
il bambino scosse la testa.
<< Faccia mangiare al bambino solo riso in bianco per stasera e vediamo come va. Se peggiora o ha ancora i sintomi, torni da me che le prescrivo un medicinale. >>
Tornammo a casa. Entrando, notai che Andrew ancora non aveva scartato il regalo di mio fratello e subito gli dissi di farlo.
<< Andrew, perché ancora non hai aperto il regalo dello zio? >>
<< Perché ogni volta mi dico di aprilo, ma poi faccio altro e me ne dimentico. >>
<< Bene, perché non lo apri ora, così vedo anche io cosa c'è dentro? >>
<< Va bene >> Rispose con aria quasi scocciata.
Il bambino si tolse le scarpe gettandole a casaccio per il salone, e si sedette.
<< Andrew, cosa ti ho insegnato? Alzati e vai a mettere subito le scarpe a posto, in bagno. >>
Si alzò in piedi sbuffando, raccolse le scarpe e le portò in bagno.
<< Ora posso aprirlo? >> Chiese infastidito
<< Si vai, aprilo. >>
Il bambino cominciò a scartare il regalo, strappando la carta rossa con le piccole mani, e gettandone i pezzi a terra.
<< Allora, ti piace? >> gli chiesi sorridendo.
<< Ma è bellissimo! >> Esclamò Andrew.
Era una specie di mini laboratorio chimico. Sulla scatola c'era scritto "il mini laboratorio di Heisenberg". Ti insegnava a fare piccoli esperimenti, e a detta loro, il materiale all'interno non era tossico, ma era assoulutamente da evitare l'ingerimento.
<< Allora, chiamo lo zio Ricky così lo ringrazi tu? >>
<< Si, è un regalo davvero bellissimo! >>
Feci il numero di mio fratello, e passai il cellulare al piccolo.
<< Pronto zio? Ti volevo ringraziare per il regalo, mi piace davvero tanto. >>
<< Hey Andrew. Sono davvero contento ti sia piaciuto, e mi fa davvero piacere sentirti. A proposito, come sta il mio nipotino preferito? >>
<< Io sto bene zio.  Adesso ti devo lasciare, non vedo l'ora di giocare con il tuo regalo! >>
Ricky si mise a ridere, si salutarono ed andrew andò a giocare col suo regalo. Avevo un sorriso a trentadue denti, stampato sul viso. Era molto che non sorridevo così. Un sorriso che però, si sgretolò, quando aprendo il portafogli notai che i soldi della chiesa erano praticamente finiti.
   
 
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