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Autore: Yume94    23/07/2016    0 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
"Santo cielo, Lilia!!" gridò la zia, appena la vide immobile a terra, circondata dalla gente che stava cercando di capire come comportarsi. La ragazza, ad un certo punto, urlò dal dolore. La pancia, qualcosa non andava.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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stanza 23
Non potrò mai perdonarmelo

Strada buia, era notte. Vie deserte e vetrine chiuse. Il vento taceva e la città sembrava essere caduta sotto un sortilegio, per quanto era irreale quella pace. All'improvviso, un'ombra, si stagliò nella via principale. "Dov'è Itachi?" gridò.
"Non lo so! Cosa vuoi da lui?"
Nessuna risposta. All'improvviso sentì un coltello strisciare sotto il suo mento.
"Non mentire, bambina, so che è il padre del marmocchio che porti in pancia" ringhiò la voce.
"Te lo giuro, non so dove sia"
"Non farmi perdere la pazienza, bambina, io mi spazientisco alla svelta. E non mi faccio certo impietosire da una ragazza. Anche se parecchio bella, farei con te un bel giretto, che dici?"
"Non toccarmi...."
"Allora dimmi ciò che voglio sapere" disse la voce, somigliante ad un serpente, per quanto era viscida.
"Ti ho già detto che non so dove sia Itachi. E' andato via molto tempo fa"
All'improvviso sentì una fitta fortissima allo stomaco. Si sfiorò, vide che usciva sangue....

Lilia si alzò di scatto, sudata come se avesse corso una maratona in pieno luglio. Si sedette in maniera più composta sul letto e cercò di normalizzare il respiro. Non poteva certo permettersi sbalzi di pressione, visto lo stato in cui si trovava. Si voltò e vide che Itachi stava comodamente dormendo con Sasuke accanto, e si tranquillizzò. Si alzò per dirigersi in giardino, un po' d'aria le avrebbe fatto solo che bene. Si diresse prima in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, affinché la gola tornasse umida e non secca come il deserto. Aprì la porta che portava in giardino e si sedette sugli scalini, per osservare il movimento del cielo; era quasi l'alba e l'avrebbe vista sorgere. Immersa nei suoi pensieri, non si era accorta che qualcuno di famigliare l'aveva raggiunta.

"Stai bene?" sussurrò una voce, mentre un paio di mani le accarezzavano il collo e il capelli.
Lilia si voltò e lo vide, con la fasciatura leggermente rossa, segno che stava sanguinando, e lo sguardo più dolce che ricordasse di aver visto da mesi.
"Sì, solo un brutto sogno. Non preoccuparti, Itachi, torna a letto che devi riposare. Domani andiamo in ospedale" rispose la jonin, sovrapponendo le sue mani a quelle del compagno.
"Ma è già domani, tanto vale aspettare qui con te il sole" riprese Itachi, cercando di sedersi al suo fianco senza patire le pene dell'inferno che quella ferita gli procurava.
Lei lo vide sofferente, così gli accarezzò la fonte del suo dolore, con una delicatezza quasi impercettibile, per cercare di dedurre la profondità di quel taglio; la lama doveva essere penetrata abbastanza in profondità, Itachi necessitava di un dottore il prima possibile. Eppure, quell'atmosfera, con lui accanto, era quello che aveva sempre sognato da mesi e se la godette, fino a che Itachi chiese: "Cosa hai sognato?"
Lei si sforzò di raccontarglielo e lui la strinse forte a sé: "Piccola, non ti succederà mai niente di male. Te lo prometto." Quelle parole però stavano mascherando forte preoccupazione. Speva, Itachi, che quel farabutto sarebbe arrivato a loro, per vendicare il fratello. Per questo, prima di andare da loro, era stato a colloquio con l'Hokage, per metterlo in guardia e rafforzare i turni di guardia. Mentre questi pensieri affollavano la sua mente e le sue mani erano intrecciate a quelle della compagna, l'alba sorse, ed era strana. Non più bella o più brutta del solito, ma atipica, non avrebbe saputo spiegare perché, eppure era diversa.

Quando Sasuke si svegliò, trovò in cucina la colazione come ogni mattina, ma non voelva andare in accademia, voleva godersi il fratello. "No, Sas'ke. Ti accompagno io a lezione oggi, ma non devi perderne nemmeno una" lo rimbeccò Itachi.
"Bene, io andrò con Zia U a fare la spesa, perché non è rimasto quasi più nulla. Itachi, tu dopo aver portato Sasuke in accademia raggiungimi, così ci aiuterai a portare i sacchetti" concluse Lilia, sorridendo.
Il ninja annuì ricambiando la dolcezza dello sguardo, sapendo perfettamente che lo avrebbe aspettato per andare insieme in ospedale.
I due fratelli uscirono dopo averle dato un bacio a testa sulle guance e chiusero la porta, mentre Lilia si recò in camera per togliere il pigiama e mettere dei vestiti decenti per uscire, che non fossero la divisa da ninja. Mentre sceglieva cosa indossare, Zia U entrò in casa e la aiutò, visto che la pancia ormai abbastanza grande le impediva di svolgere atti semplici come infilare un paio di calze con agilità. Le due uscirono a braccetto da casa Uchiha e presero la strada verso il mercato.

Durante il tragitto, Lilia raccontò alla zia il sogno della notte prima e lei cercò di tranquillizzarla come poteva, anche se la ragazza non era per niente un tipo semplice da convincere di qualcosa che era contrario ai suoi pensieri. Testarda come poche, Lilia Takashi, poche volte scambiava idea e poche volte sbagliava. Zia U sperava con tutto il cuore che quel senimento di brutto presentimento fosse una di quelle volte. Iniziarono ad incontrare più folla e la ragazza potè finalmente ricambiare sinceramente i sorrisi che la gente le rivolgeva.

Ad un certo punto, qualcuno si mise ad urlare. Lilia si allarmò da buona ninja e corse, goffamente, incontro alle grida. "Dove vai Lilia, fermati buon Dio!" la chiamò preoccupata la zia, ma lei ignorò quelle parole e si ritrovo bene presto di fronte alla causa della confusione: qualcuno aveva attaccato il negozio di gioielli, probabilmente per rubare qualcosa. Lilia si affacciò alla porta e all'improvviso qualcosa di velocissimo e pesantissimo la colpì dritta alla pancia, facendola cadere all'indietro. Il peso di ciò che portava in grembo non la fece rimanere in piedi e i suoi riflessi, rallentati evidentemente, non le impedirono di urtare violentemente la terra con la schiena.

"Santo cielo, Lilia!!" gridò la zia, appena la vide immobile a terra, circondata dalla gente che stava cercando di capire come comportarsi. La ragazza, ad un certo punto, urlò dal dolore. La pancia, qualcosa non andava.
"Zia...l'osp..eda..le..." biaschicò Lilia, in mezzo alle grida di dolore. Il bebè, non lo sentiva più. Non disse nulla, per non allarmare la zia, già palesemtne preoccupata. Arrivarono i soccorsi, che caricarono la jonin e si diressero a tutta velocità in ospedale.
"Zia, avverti Itachi...ha portato Sasuke..." disse la ragazza, in preda a dolori mai provati. La donna capì: "Non parlare, bambina mia. Non sofrzarti. Verrò con Itachi all'ospedale". La vide allontanarsi coi medici e si mise a correre nella direzione dell'accademia, sperando di trovare il nipote il rpima possibile.

"Signorina, respiri il più profondo che riesce" disse uno dei soccorritori e pensando che la jonin non stesse ascoltando, scosse la testa e comunicò col collega: "C'è un profondo taglio sulla pancia, la vedo male..."
"Non perdiamo le speranze, ormai siamo arrivati"
Lilia, in stato di semi incoscienza, sperò di aver capito male.

Itachi aveva appena salutato il fratello e si stava dirigendo verso il mercato, quando vide sua zia precipitarsi nella direzione opposta. E Lilia non c'era.
"Itachi!!! Vieni con me, ragazzo mio" lo esortò la donna, non appena lo ebbe raggiunto.
"Che è successo? Dov'è Lilia? Perché hai quella faccia?" insistette il ninja, preoccupato come non mai.
"Non c'è tempo per le spiegazioni, seguimi". Insieme raggiunsero l'ospedale.
"Quella pazza di Lilia era talmente preoccupata per me e per il mio taglio da farti correre così?" disse Itachi, appena raggiunta la destinazione.
"Quale taglio, nipote?"
"Aspetta, non siamo qui per questo? Che è successo zia? Spiegamelo!" gridò il ragazzo, ma non ci fu bisogno di parole, quando vide Lilia su una barella, circondata da infermieri. Preso dalla foga, spostò tutti e la vide dolorante come non mai.
"Si tolga, per Dio, non vede che stiamo lavorando? - lo aggredì un infermiere - questa ragazza ha bisogno di cure immediate, si sposti!"

Cure immediate? Che stava succedendo? Itachi cadde come in trans, mentre la donna della sua vita stava attraversando in barella il corridoio per raggiungere una stanza in fondo alla fila di camere. Zia U lo raggiunse e mentre lui era ancora sotto shock, chiese ad un medico di dare uno sguardo al nipote. Itachi notò che la vista era annebbiata e le gambe stavano tremando e da lì a poo dopo, svenne; aveva perso il controllo e la ferita aveva ricominciato a sanguinare.

Si svegliò sdraiato su un lettino in una stanza vuota, senza però sentire dolore al fianco e vide che la ferita era solo una cicatrice. Ma ora non importava, stava ricordando l'ultima scena che aveva visto prima di perdere i sensi: Lilia su una barella. Si precipitò fuori dalla stanza e vide la zia seduta con le mani a coprire il volto.
"Zia..."
"Itachi...mi dispiace...avrei dovuto impedrglielo...non me lo perdonerò mai..."
"Ma dannazione, impedire cosa?"
La zia scoppiò in lacrime e non seppe rispondere. Itachi, in preda al panico più assoluto, cercò qualcuno che potesse chiarirgli le idee e togliergli quel masso dal cuore, che lo stava facendo soffocare. Vide un medico in camice bianco uscire dalla stanza in fondo al corridoio correre nella sua direzione.
"Lei...lei è il marito della donna che ha avuto l'incidente poco fa?"
"E' lui.. - rispose la zia - non sa ancora nulla..."
"Deve decidere, signor..."
"Itachi, mi chiamo Itachi. Mi dica qualcosa, dottore, la supplico"
"Dicevo, deve decidere Itachi. Possiamo cercare di salvare la bambina o la ragazza...mi dispiace. Faccia in fretta, hanno già perso troppo sangue"
Il ninja sbiancò, ma l'istinto lo guidò: "Salvi Lilia, salvi la ragazza...."
Il medico gli strinse le mani nelle sue e corse dalla sua equipe. Avrebbero tentato l'impossibile.

"Vieni, figliolo, ti spiego tutto io" iniziò Zia U. Quando ebbe finito, Itachi diede un pugno al muro e creò un buco gigantesco nell'intonaco. Chi aveva osato portargli via un pezzo della sua vita? E se Lilia...no, non doveva pensarlo. Lei era forte, ce l'avrebbe fatta. Non avrebbe mai potuto lasciarlo. Era in uno stato di più totale confusione. Le ore passarono, due pe rla precisione, e sembrarono tendenti all'eternità. Fino a che il medico di prima uscì dalla stanza e appena vide Itachi e la zia, corse da loro.
"La ragazza sta bene, se la caverà. Ma per il bambino che portava in grembo, mi creda, abbiamo tentanto l'impossibile. Mi dispiace." e si dileguò, visibilmente provato.
"Ma possiamo vederla?" gridò Itachi.
"Se non mi sveglia l'ospedale, sì, è nella stanza 23" rispose un componente dell'equipe medica che era giunto alle loro spalle. Itachi si mise a correre fino a che non la vide. Stanza 23.

Itachi aprì lentamente la porta, aveva paura di quello che avrebbe trovato. Lui, un ninja sopravvissuto a missioni di qualsiasi livello, non si spiegava questa improvvisa paura a far scattare una serratura piegando una maniglia. La zia gli posò la mano sulla spalla e lo spinse ad entrare. Quando la vide, immobile, sentì un macigno pesante quanto una montagna trascinarlo a terra. Si avvicinò piano piano, senza fare rumore, e si fermò qualche secondo ad osservarla. Sapeva che era sotto effetto di un anestetico, ma quel lenzuolo bianco che le copriva il corpo, eccezion fatta per le spalle e il viso, il suono delle macchine e il suo respiro appena visibile, gli fecero provare terrore: cosa avrebbe fatto se l'avesse persa? Non voleva certo abituarsi all'idea, ma non aveva mai riflettuto su questa eventualità, perché la perdita di Lilia, avrebbe significato una morte prematura anche per lui. Si sedette sul bordo del letto e le accarezzò i capelli, baciandole dolcemente la fronte. Rimasero così per alcune ore, lui a fissare lei, che dormiva in silenzio.

Itachi poi si rese conto che era arrivato il momento in cui Sasuke avrebbe fatto ritorno a casa, da solo perché ormai era grande, e non avrebbe trovato nessuno, così chiese alla zia di andargli incontro e di portarlo nel suo appartamento, senza spiegargli nulla, con la scusa che lui e Lilia volevano rimanere un po' soli. La sorella di sua madre convenì che fosse la soluzione migliore e lasciò il maggire dei nipoti accanto alla sua donna. Poco dopo l'allontanamento della zia, arrivò il primario di reparto per verificare le condizioni della paziente.
"I valori sembrano tornati nella norma. Se vuole seguirmi, le spiego la situazione" disse il medico ad Itachi, e insieme a lui si spostò nella parte opposta della stanza, per evitare che il riposo di Lilia si interrompesse.
"Come purtroppo le ho già comunicato, non abbiamo potuto fare nulla per salvare il feto, che, certo non potrà essere una consolazione, ma non ha sofferto, poichè il taglio che è stato inferto alla sua compagna lo ha ucciso sul colpo. Per quanto riguarda la salute della sua consorte, ora ha bisogno di tanto sostegno, fisico, ma soprattutto morale. Le cure gliele fornirò io nei prossimi giorni, poich dovremmo trattenere la paziente qui per almeno 72 ore, onde evitare il sopraggiungere di complicazioni. Stia tranquillo, potrà riprendere la sua vita da ninja, certo non sarà un percorso facile. Avrete tutto il supporto necessario, se ne avrete bisogno. Le stia vicino, ma non credo ci sia bisogno che glielo dica. Per qualsiasi cosa, le lascio il mio biglietto da visita, non esiti a chiamarmi".
"Grazie dottore" rispose Itachi, non perdendo di vista Lilia per nemmeno un istante.
Quando il medico fu uscito dalla stanza, il ragazzo tornò vicino alla ninja, le strinse la mano e sperò con tutto se stesso che si svegliasse presto, anche se non avrebbe saputo spiegarle la situazione. L'unica cosa che gli importava al momento era lei, che stesse bene.


[Ndr: Buonasera ragazzi! Non tornavo su EFP da veramente tantissimo tempo! Ho ripreso ad aggiornare tutto ciò che era in sospeso, piano piano spero di farcela! Un po' di colpi di scena in questa storia, non finiranno nemmeno nei prossimi capitoli.
A presto,
Yume]
   
 
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