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Autore: Emily_cz    23/04/2009    0 recensioni
Questa è una sotria ambientata ai nostri giorni che parla della delusione causata dal primo amore e della voglia di ricominciare a sognare
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole lascia penetrare i suoi raggi attraverso la finestra e io me ne sto tutta sola sdraiata su quel letto che ormai mi porta alla mente solo tristi ricordi.
Continuo ad odorare quel cuscino cercando disperatamente di sentire il profumo di lui, profumo che forse non sentirò più.
Me ne sto lì rannicchiata tenendo le ginocchia strette al petto con le braccia, con il viso ancora bagnato da quelle lacrime che non mi hanno lasciata dormire, quelle lacrime silenziose che nessuno dovrà mai sentire né vedere, quelle lacrime che ormai sono solo il simbolo di un amore finito.
Sto lì ferma e mi lascio divorare da quei ricordi indelebili come un tatuaggio, belli come le giornate di primavera, sinceri come le sue parole, ma è forse giusto reagire così?
Tra qualche mese avrò l’opportunità di lasciare questa squallida città e di dire addio a tutti, nessuno escluso, eppure dentro mi sento scoppiare, sento che vorrei riaverlo con me anche solo per parlare.
Cerco di aprire gli occhi, ma vedo tutto appannato, maledette lacrime siete sempre contro di me?
Mi strofino gli occhi con i polsi e guardo l’ora, sono solo le sei di mattina e il tempo sembra non voler passare mai, sembra che si diverta anche lui nel vedermi soffrire.
Mi alzo, ma domani non ho alcuna intenzione di andare a scuola, tanto ormai gli esami sono assicurati, la mia media è perfetta, impeccabile perché rovinarla per uno stupido capriccio?
Inoltre domani dovrei essere interrogata in scienze e cosa vado a raccontare al professore?
La storia del mio amore finito, perché è questa l’unica cosa che al momento mi ricordo e che non vuole andarsene, perché?!
Vado alla scrivania e accendo il computer, magari scrivere mi farà bene, ho sentito più volte dire che sfogarsi fa bene, riesce in qualche modo a liberarti da quello che hai dentro.
Sospiro, ma quanto può essere lento?
Se non si sbriga entro un minuto lo butto dalla finestra, non abiterò tanto in alto, ma il volo è sufficiente da farlo rompere e mentre faccio questi pensieri finalmente il signorino mi degna della sua presenza, apro la chat e vado a vedere tra i contatti non in linea (ma chi speravo di trovare a quest’ora?) ed ecco il suo, clicco per due volte sul suo nome ed ecco che si apre una finestra bianca con la sua foto al lato, quanto è bello.
Scuoto la testa come per far uscire quel pensiero dalla mia mente ed incomincio a scrivere, si può leggere di tutto, insulti, suppliche, parole d’amore, momenti belli che non potranno tornare ma che comunque mi rimangono dentro e alla fine una domanda:”come stai?”, ma cosa me ne può fregare?
Bhè forse un po’ mi interessa, voglio dire mi piacerebbe sapere cosa sta facendo mentre io sono davanti al computer che gli scrivo.
Rileggo quelle parole un ultima volta e ricomincio a piangere, mentre il mio cuore inizia a battere sempre più forte, quasi fosse una mitragliatrice, poggio la testa sulla scrivania e lascio che le lacrime scendano lente, piene di dolore, di rabbia e.. d’amore.
Mi faccio forza e invece di premere invio come una parte di me avrebbe voluto premo canc e vedo quelle parole scomparire, come se non le avessi mai scritte, ma chi me l’ha detta questa cazzata che si sta meglio se si scrivono parole che nessuno mai leggera?
Lui deve leggerle, deve sapere come sto, cosa mi ha fatto lui deve sapere tutto!
Mi giro verso l’orologio che si trova sul mio comodino, le sette meno venti, forse è meglio se incomincio a prepararmi, i miei dovranno pensare che io sia a scuola se voglio stare in santa pace senza ricevere sempre le solite chiamate:”dove sei?; Ci stiamo preoccupando; Con chi sei?”, insomma non sono più una bambina ho diciotto anni!
Apro l’armadio e prendo le prime cosa che mi capitano, un paio di jeans chiari ed una maglietta rossa a maniche corte, non si può dire che sia vestita bene ma pensavo peggio, mi infilo le all star rosse che mi sono comprata da poco e vado in bagno.
“Ah!”
Chi è quella cosa nello specchio che mi guarda?
Uno zombi sicuro, o forse è la moglie di Frankestain, ma no sono semplicemente io con il viso tutto bianco colorato solo da qualche striscia nera, colpa della matita che non regge le lacrime.
Meglio correre ai ripari!
Prendo il fondotinta, il fard, la trouse e la matita, nessuno dovrà mai vedermi così, tanto meno adesso, sai soddisfazione che proverebbe quell’ idiota?
Già me lo immagino con i suoi amici che mi guardano compiaciuti e incominciano a ridere indicandomi, no non si può.
Passa mezz’oretta e sono pronta. Ormai dovrebbero essere le sette e un quarto.
Torno in camera, prendo la borsa, non mi interessa cosa c’è dentro, e scendo le scale cercando di sembrare il più normale possibile, quanto è difficile.
Mi affaccio velocemente dalla porta della cucina e vedo i miei genitori che come al solito bevono il caffè e mio fratello che cerca la sorpresa nella busta dei cereali.
“Vado a scuola torno per le sei perché ho il progetto-”
“Ok tesoro.”
La voce tranquilla di mia madre, che pensa stia dicendo la verità, mi dispiace mentirle, ma meglio questo che un due.
Esco di casa e in pochi minuti sono a scuola, ancora c’è poca gente, ci sono solo dei ragazzini del secondo anno che cercano di copiare i compiti che non hanno fatto, ma insomma per loro conta solo uscire?
“Hellen!”
Chi è che mi chiama?
Mi giro guardandomi intorno ed ecco arrivare la persona che stavo aspettando,
“Mary, finalmente!”
Abbozzo una specie di sorriso cercando di sembrare felice, ma ovviamente lei capisce, mi conosce da troppo tempo, andavamo alle elementari insieme e da allora non ci siamo mai separate.
“Ti va di farci un giro questa mattina?”
La vedo titubante, non sa cosa rispondermi, si vede lontano un chilometro, ma so che non mi deluderà.
“Ok, dove vorresti andare?”
Lo sapevo, su di lei posso fare sempre affidamento, non mi deluderà mai.
“Che ne dici se andiamo al parco? Tanto di mattina non ci sarà nessuno e..”
“Ok”
Non le è mai piaciuto perdere tempo inutilmente e ogni volta mi interrompe senza farmi finire il discorso.
Ci voltiamo entrambe lasciandoci la scuola alle spalle e saliamo sulla sua moto, cerca di passarmi il casco ma le faccio no con la testa, già sembro una morta, poi con il casco assomiglierei a un cespuglio.
Durante tutto il percorso stiamo in silenzio, si vede che ha fretta d’arrivare, non si ferma nemmeno agli stop, e come biasimarla, in fin dei conti il padre è un carabiniere se ci dovesse vedere sarebbe la nostra fine; finalmente ecco l’entrata del parco.
Parcheggia la moto e ci andiamo a sedere sotto un albero, prendo la felpa che avevo nella borsa e la poggio per terra così posso sdraiarmi senza rischiare che i miei capelli si arriccino a causa dell’umidità, mi volto verso di lei e vedo che mi fissa, chiaro segno che vuole che io cominci a parlare.
“Sai ieri..”
Non mi escono le parole di bocca, faccio quasi fatica a parlare, è come se avessi un qualcosa fermo in gola che impedisce alle parole di uscire.
“..Mi ha lasciata”
Bene il peggio è passato ma ora le mie labbra non stanno ferme vogliono parlare, raccontarle tutto.
“Dice che ero immatura per lui, capisci io immatura!
Dice che la mia vita girava intorno a lui e che così non andava bene, perché io devo avere anche una vita mia!
Capisci non gli andava bene il fatto che mi fossi innamorata di lui!”
Ed ecco le lacrime che ricominciano a scendere, la rabbia che mi scorre nelle vene e un vuoto enorme dentro di me.
Stringo le mani intorno a dei ciuffi d’erba e li strappo, quanto vorrei che fossero i suoi capelli, per sentirlo urlare di dolore, Forse sono un po’ troppo cattiva.. NO!
Sento la mano calda di Mary che mi asciuga inutilmente le lacrime, “Se si comporta così è lui l’immaturo e tu non ci perdi niente.
Non ha mai capito cosa provavi per lui,lascialo perdere è lui che ci perde..”
Mi osserva, sento i suoi occhi su di me, ma quello sguardo non mi piace è simile alla pietà e io non voglio fare pietà a nessuno tanto meno a lei.
Mi metto seduta e poggio la schiena al tronco dell’albero, apro la borsa e tiro fuori il pacchetto di sigarette che tengo la da non so quanto tempo, era da molto che non fumavo, e ne accendo una passandone un'altra a Mary che la prende senza pensarci due volte.
“Bella giornata”
Dice per sdrammatizzare, non le piacciono le persone che piangono, ma è sempre disposta ad aiutare gli altri, insomma se ti vede che sei in difficoltà lei è sempre pronta a correre in tuo aiuto.
“Si..”
Dico tra un singhiozzo e l’altro, dovrò smetterla prima o poi di essere tanto debole, cavolo un po’ di dignità.
“Oggi pomeriggio usciamo e ti porto a fare shopping ok?”
“Va bene.”
Non mi va proprio ma cerco di non deluderla, ci manca solo questa.
Socchiudo gli occhi ma la pace non dura per molto, qualcosa mi colpisce in testa
“Ahia!”
Apro bruscamente gli occhi e mi alzo di scatto prendendo il pallone con rabbia.
“Di chi è?”
Sembro quasi un serial killer che cerca la sua prossima vittima, ma che per arma ha un pallone, ok qua si cade nel ridicolo, quando mai si vedono scene simili, mha.
“Scusa”
Una voce maschile, dolce mi fa girare ed ecco venire verso di me un ragazzo alto con i capelli scuri e gli occhi castanii.
“Niente”
Dov’è finita la rabbia?
Gli porgo il pallone, lui lo prende con un sorriso stampato in volto e se ne va, lasciandomi lì come una stupida.
“Hellen!”
Sento la voce di Mary che tenta di riportarmi nella realtà, mi scuote leggermente tenendomi per una spalla e io agito la testa per farle capire che sono tornata in me.
“Lo conosci?”
“Chi quello?
No, non mi sembra di averlo mai visto, perché? Non dirmi che ti è già passata la crisi..”
La sua voce si fa maliziosa e curiosa, ma secondo lei posso davvero dimenticare tutto così?
Per chi mi ha presa.
“No è solo che mi ha fatto male, ecco.”
Non dimostro la mia età quando faccio così, sembro molto più piccola, arrossisco lievemente e lei se ne accorge,
“Sarà..”
Dice vaga, quanto mi da fastidio quando fa così.
“Ehy cosa vorresti insinuare!
Non sono il tipo di persona che dimentica tutto facilmente sai? Anzi.. Se solo penso a lui, mi sento ancora morire.”
In effetti ogni volta che il mio pensiero si rivolge a lui, il mio stomaco e il mio cuore vengono stretti in una morsa che non mi lascia respirare, mi comprime e mi fa male, anzi malissimo.
Prendo il cellulare dalla tasca, le dodici e mezza, “tra dieci minuti finisce la scuola.”
Dico per avvisarla, solitamente suo padre passa sempre davanti scuola, non si sente sicuro dopo l’esperienze passate con i fratelli di Mary e a lei da parecchio fastidio.
“Incominciamo ad andare”
La sento sbuffare, non le va mai giù questa storia.
Mi guardo un attimo in giro per cercare qualcosa che forse non vedrò più per poi rivoltarmi verso Mary,
“Ehy, ma..”
Se ne sta già andando, mi metto a correre per raggiungerla, non penserà mica di lasciarmi qui, salto sulla moto e parte.
  
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