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Autore: The_freedom_writers    25/07/2016    0 recensioni
Immaginate che Peter Pan, non abbia nel profondo, un cuore da bambino.
Immaginate che il suo sorriso sia accattivante e non giocoso.
Immaginate che i pensieri della cara Wendy siano completamente l'opposto dell'originale.
Immaginate l'intera storia completamente diversa da come l'avete sempre vista.
N.A. Copyright di LuciaCoppola-Wattpad- tutti i diritti riservati a lei.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Uncino, Giglio Tigrato, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Wendy, che succede?» chiede confuso Michael. Degluttisco rumorosamente e guardo esitante Peter. I soi occhi verdi incontrano i miei e mi sorpassa andando verso mio fratello.
«Tu chi sei?» la sua voce sempre più piccola.
«Qual è il tuo nome?» domanda gentilmente Peter sedendosi sul letto al suo fianco.
«Mi-Michael» balbetta stringendo le lenzuola.
«Michael» gli sorride, «molto piacere, sono Peter Pan!» tende la sua mano aspettando che gliela stringa, ma non succede.
«Tu non sei Peter Pan!» parla dopo qualche secondo. Il suo viso dolce forma un cipiglio e Peter sbuffa leggermente.
«I bambini di oggi non credono più a nulla.» si distende nel suo letto e Michael si acciglia. Mi guarda stranito e mimo uno “scusa” con le labbra.
«Wendy, perchè non dici a tuo fratello come stanno le cose?» balza in piedi e attraversa la stanza silenziosa per avvicinarsialla finestra. Assottiglia gli occhi e ammira il cielo buio, capisco in qualche modo che vuole andare via.
«Wendy?» mi chiama Michael spazientito.
«Devi credergli...» vado verso di lui per rassicurarlo. «E’ sul serio Peter Pan.» accarezzo i suoi capelli e lui si sposta.
«Come facciamo a sapere che sia davvero lui? Magari è un tuo amico!» mette il broncio e mi sento il cuore sprofondare. I miei fratelli pensano già peggio di ciò che sono.
«E’ veramente lui.» parlo con voce tremolante. Diamine. Devo controllare le mie emozioni. «Sa volare, con lui c’è anche Trilli.» strofinai la sua schiena. Mi giro verso il ragazzo che afferma di essere l’eroe della mia infanzia e ammiro la sua bellezza. Le sue dita che all’apparenza sembrano lisce, aprono le vetrate e il vento leggero muove i suoi capelli, il verde dei suoi occhi è illuminato dalla luce fioca della luna, le sue labbra sono serrate in una linea sottile e dura, i muscoli delle sue braccia sono contratti dal momento che i suoi gomiti sono piegati all’insù, intenti a tenere aperta la finestra; le vetrate spesse che sembrano oggetti, pesanti, in qualche modo sotto il suo tocco sembrano piume che possono volare o strapparsi, da un momento all’altro. Osserva la finestra leggermente aperta e posso sentire il suo bisogno di spiccare il volo e scappare da Londra. Il suo petto nudo e tonico si abbassa e alza ad una velocità lenta, degluttisce e le sue mani si stringono maggiormente sui bordi di legno che contornano il vetro rigido e trasparente, le sue dita lunghe scivolano lentamente da essi e mi guarda in modo indecifrabile.
«Dimostrami che sai volare!»ordina Michael svegliandomi dai miei pensieri. Le sue pupille attente saettano verso il mio fratellino e gli lancia un piccolo sorriso tirato.
«Se lo faccio mi crederai?» gli domanda e lui annuisce prontamente. Guardo affascinata i suoi piedi staccarsi dal pavimento freddo, le sue braccia sono incriciate sopra il petto. Rimane sospeso in aria a scrutarci.
«Ti basta?» piega la testa lateralmente per osservare meglio Michael. La sua bocca forma una O perfetta e scuote la testa per riprendersidal suo stato di shock. Trilli va accanto a Peter e io non posso fare a meno di pensare a dove sia stata.
«Trilli!» esclama Michael eccitato facendo saltare John. Il mio povero fratello con occhi ancora serrati si siede sul suo letto e cerca, con difficoltà, di formulare una frase.
«Che cosa è st-st...stato?» mugola e io strozzo una risata. Peter solleva le sopracciglia e Michael corre verso nostro fratello e scuote bruscamente le sue spalle tese.
«John! Guarda! Peter Pan!» strilla il mio fratellino e d’istinto mi copro le orecchie.
«Sono sveglio, sono sveglio!» si lamenta, la sua mano tasta varie volte il suo comodino alla ricerca dei suoi occhiali, le sue dita sottili stringono le stanghette e se li infila velocemente.
«Guarda!» Michael indica Peter che è ancora sospeso in aria, mi mordo il labbro inferiore. Non dovrà piacergli questa situazione, pensai.
«Che diamine...» sibila John grattando i suoi capelli scuri e scombinati. « Tu sai volare?» i suoi occhi sono sbarrati. Trilli gioca con i capelli di John e colto di sorpresa lancia un piccolo urlo.
«Che cos’è?» le sue mani tremolanti fanno da scudo al suo viso contornato da un’espressione buffa e spaventata. Michael lo prende in giro, ridendo di gusto quasi strozzandosi.
«Fifone» dice, ripetendolo più e più volte e John lo fulmina con lo sguardo.
«Non rompere!» liscia con le mani il suo pigiama stropicciato, è sempre così perfetto e ordinato.
«Bene» parla Peter schiarendosi la voce. «Devo tornare all’isola che non c’è, i bimbi sperduti mi stanno aspettando.» mi guarda e io distolgo lo sguardo. Non posso...
«L’isola che non c’è?» dice sorridendo John, dando un colpetto sul braccio di Michael richiamando la sua attenzione.
«Sì, l’isola che non c’è.» Trilli si siede sulla sua spalla e lui le sorride calorosamente; è straordinario vedere un’amicizia così travolgente tra un essere umano e un piccolo essere.
«Anche io volgio andare all’isola che non c’è!» miagola Michael. Peter mi sorride.
«Davvero?» mormora continuando a tenere i suoi occhi puntati su di me.
«Vostra sorella non è d’accordo però...» piega la sua schiena per rimanere alla sua stessa latezza, le sue mani grandi sono poggiate sulle gambe tese.   
«Perchè no, Wendy?» domanda con voce sconfitta e io ispiro alzando gli occhi al cielo.
«Beh, piacerebbe anche a me andare; ma i nostri genitori saranno in pensiero...» ragiona John e io gli sorrido. Pater lancia un’occhiata d’intesa a Michael e lui si gira verso John.
«Ma è solo per far un giro.» sbatte i piedi a terra. «Torneremo presto, ci sono i bimbi sperduti e le fatine..» lo supplica. Ehi! Quella che decide sono io, non John. Le mie mani si poggiano ai miei fianchi e mi acciglio.
«... e le sirene.» continua Peter con malizia. « Gli indiani...» indietreggia verso la finestra.
«I pelle rossa!» esulta John e Michael ride.
«I pirati...» la sua voce sembra un sussurro pronto a essere portato via dal tempo.
«Capitano Uncino.» dico cercando di mettere timore ai miei fratelli. «E’ pericoloso andare, non siamo avventurosi e valorosi come Peter.» cerco di convincerli. I loro sguardi vacillano e sorrido vittoriosa.
«Non siete come me, potrei insegnarvi a combattere e...a volare!» mi giro verso di lui e serro la mascella.
«Davvero puoi insegnarci a volare?» chiede Michael correndo verso di lui, tira con la sua manina i suoi pantaloni verde scuro. « e a combattere?» aggiunge estasiato John. Combattere...
«Voi siete pazzi!» brontolo e mi rimetto sotto le coperte. Peter sembra per un momento perso e si morde il labbro inferiore nervosamente.
«Andiamo Wendy, non fare l’antipatica.» mi riprende Michael conla sua vocina acuta e debole e io cerco di non ridere. «Che ti succede? Ti è smepre piaciuto Peter Pan ... papà mi diceva che saresti voluta diventare una bimba sperduta per restare sempre al suo fianco...» nel giro di pochi secondi corro verso Michael, che mi guarda divertito e gli tappo la bocca.
«Sta zitto! Cosa dici?» mormoro a denti stretti e senza volerlo guardo Peter e le sue labbra piene sono piegate in un sorriso sornione. Abbasso lo sguardo non appena avverto il calore diffondersi sulle mie guance. Piccola peste, pensai duramente. 
   
 
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