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Autore: Amortentia2610    25/07/2016    2 recensioni
|| CielxLizzy || Ciel!centric || 700+ parole || Spoiler! dal capitolo 57 del manga ||
"Perché, esattamente come negli scacchi, la regina seguitava a proteggere il suo re; anche quando questi non se lo meritava."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Regina Nera -

Ad Alice, che ama gli scacchi.

Ciel amava gli scacchi.

Era una passione che, come d'altronde molti sapevano, da tempo si tramandava nella famiglia Phantomhive, ma se qualcuno avesse posto il quesito, tutti sarebbero stati d'accordo sul fatto che il ragazzo avesse portato il parallelismo scacchi-vita reale agli estremi più sublimi.

Aveva una scacchiera prediletta, che trattava con la cura che un pittore riserva unicamente alla sua opera più perfetta, e sulla quale ingaggiava strategiche lotte, il più delle volte da solo. Si metteva davanti a quel campo di battaglia, così dannatamente simile alla vita, e prendeva, ogni singola volta, il posto del re nero; così passava i rari pomeriggi vuoti e solitari, ad elaborare complicate strategie o, semplicemente, a fissare - in silenzio -gli eserciti schierati davanti a sé, come se quei pezzi di legno alti pochi centimetri avessero qualcosa da rivelargli su quell'esistenza destinata ad una brevità pari solo alla sua miseria.

A dire il vero, più che dal gioco fine a se stesso, il giovane Conte Phantomhive era affascinato, se non quasi rapito, dalle pedine che componevano lo schieramento finale. Pedoni, cavalli, alfieri, torri; tutti nella sua testa avevano un volto ed un nome.

Lui era il re nero, consapevolmente crudele nella sua disperazione.

A Sebastian spettava, senza ombra di dubbio, il ruolo del cavallo: al servizio del sovrano fino alla fine - ironico il fatto che, nel suo caso, proprio quella pedina guardiana avrebbe, dopo averlo protetto, decretato la sua fine.

Nelle figure solenni dell'alfiere e della torre rivedeva, quasi istintivamente, i volti dei suoi vari informatori: quegli individui che, in qualche modo, gli ripulivano la strada dagli ostacoli nascosti e decisamente scomodi.

Tutti gli altri erano pedoni: i suoi servitori, Elizabeth, Lau; non erano che fantocci, deboli, stretti nella morsa delle sue mani guantate di nero che molti osavano definire eleganti, ignorando il sangue che puntualmente le macchiava di vermiglio.

Eppure, in quell'esercito perfetto, vi era un pezzo senza alcuna identità.

Ciel si era ritrovato più volte ad osservare la regina nera - il modo in cui quel pezzo era costretto, nella maggior parte dei casi, a sacrificarsi per la salvezza del sovrano.

La più forte delle pedine a cui il conte non era mai riuscito a a dare un nome. In fondo, chi mai - tra le persone che aveva intrappolato nella tela di ragno che era la sua vita - era abbastanza forte e fragile al tempo stesso da poter ricoprire tale ruolo?

Negli anni era arrivato alla conclusione che lui sarebbe stato un re senza regina - e che sarebbe stato un re lo stesso. Tanto aveva comunque un sacco di pezzi su cui contare e a rigor di logica, se poteva essere mangiata, la sovrana non doveva avere un ruolo talmente indispensabile che non potesse essere sostituito da qualcun altro. Semplicemente sarebbe stato un sovrano solo e al suo fianco sinistro non vi sarebbe stato altro che una casella vuota della quale non avrebbe sentito la mancanza.

E andava bene così.

Poi era arrivato quel giorno, su quella nave, dove era successo l'impensabile.

Elizabeth, l'eterna pedina, aveva preso a danzare con la morte e ne era uscita bellissima, coperta da un velo di sangue vermiglio.

Ciel ricordò in seguito di averla immaginata, per un minuscolo secondo, regina nera: dannata e meravigliosa nella sua veste scarlatta che un tempo era stata bianca.

Si era sentito strano, in quell'istante, come se guardando indietro alla scacchiera della propria vita, al suo ruolo di nefasto monarca nero, vi fosse, accanto a sé, una casella meno vuota nel solito; e si era sorpreso ancora di più nel constatare che, quella presenza tanto vicina che prima aveva sempre creduto inesistente, non gli dava affatto fastidio.

Dopo quell'episodio aveva più volte avuto occasione - nei languidi pomeriggi vuoti -di tirare fuori la scacchiera e, lentamente, rigirarsi tra le dita quella regina scura alla quale, fino a poco tempo prima, non riusciva a dare un volto. Gli ci volle del tempo per ammetterlo a se stesso, a dire la verità.

Accadde in inverno, tempo dopo gli avvenimenti sul Campania; dando le spalle al camino acceso, la pedina più importante tenuta tra il pollice e l'indice, quasi come se temesse di poter ferire quel pezzo tanto forte, eppure fragile nella sua perfetta sicurezza. Una sottoveste pallida tinta di squisito rosso sangue.

Quella sera, il crepitio incessante del fuoco aveva coperto il suo sussurro.

«Elizabeth»

Perché, esattamente come negli scacchi, la regina seguitava a proteggere il suo re; anche quando questi non se lo meritava.


 

Note dell'autrice:

Più rileggo le cose da me scritte, e più mi convinco che non abbiano senso. Non ho veramente idea di come mi sia ritrovata a scrivere questa piccola cosetta di poco più di settecento parole. Spero vi piaccia, anche se credo di essere andata leggermente OOC con Ciel...

A presto

Amortentia2610

   
 
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