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Autore: Kikka_chan99    25/07/2016    3 recensioni
“ John, lo sai quando le persone prendono dei gatti? Quando sono depresse o sono delle vecchiette sole. Ti sembro forse la signorina Hudson?”
Quel momento in cui John, per combattere la noia di Sherlock, decide di adottare dei gatti.
***
accenni Johnlock
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: When John decides to adopt cats

Fandom: Sherlock

Pairing: accenni Johnlock

Genere: commedia, slice of life

Note: ciao a tutti! Era da moltissimo tempo che non scrivevo nulla, un po' per mancanza di tempo, un po' per mancanza di ispirazione. Ho deciso quindi di pubblicare questa sciocchezzuola nata in un momento di noia, ma spero comunque che vi piaccia <3

 

 

 

                                                                                                   When John decides to adopt cats

 

 

Sherlock lo fissa, tra lo stranito e il furioso, indeciso se incenerirlo sul posto o semplicemente sbatterlo fuori di casa. Lui e quei cosi.

Era un sabato come un altro e l'investigatore, annoiato, senza casi da risolvere o poliziotti da insultare, stava stravaccato sulla poltrona nera di pelle, gridando qualcosa contro il televisore.

“E' ovvio che l'assassino sia il cognato!”. John lo aveva sopportato inveire guardando quella stupida soap opera per oltre un'ora, poi aveva semplicemente deciso di uscire a prendere una boccata d'aria.

Il moro se ne era appena accorto, troppo preso a litigare con la loro tv via cavo.

“Ah, Sherlock”esordì il medico, poco prima di uscire “ per l'amor del cielo, questa volta evita di tirare il telecomando contro il televisore. Sarebbe la terza volta questa mese”.

La verità è che Sherlock aveva bisogno di un hobby, qualcosa che lo distraesse e gli impedisse di distruggere casa ogni volta che si annoiava. Londra in quel periodo sembrava la città più tranquilla del mondo, a discapito delle preghiere del detective, che implorava, supplicava, che avvenisse almeno un omicidio, un furto, un altro caso di conigli fosforescenti*, qualsiasi cosa. E invece niente. In nulla assoluto. Solo lui, le sue soap opere, e i cadaveri nel frigo.

Aveva dunque iniziato a suonare violentemente il suo violino, sicuro che riuscisse a sentirlo tutto il vicinato, fino al ritorno dell'amico, preannunciato da un gran fracasso per le scale e il rumore di qualcosa che veniva trascinato sugli scalini. Delle scatole, ipotizzò Sherlock, improvvisamente curioso.

“Sherlock, vieni ad aiutarmi qui!” Gridò inutilmente, visto che il moro non si mosse di un millimetro, tra i borbottii esasperati del medico.

E adesso erano di nuovo lì, uno di fronte all'altro. Sherlock, John e loro.

“Beh? Non dici niente?”

“Che cosa sono quelli” non suona neanche come una domanda.

“Questi, Sherlock, sono Vanilla e Chocolat”.

“Dei gatti. Hai portato dei gatti. Qui”.

“Ti senti forse solo, John? Non ti soddisfo più?”

Il medico roteò gli occhi, spazientito, tirando fuori i micini, che miagolavano dolcemente, dalla scatola.

Sherlock che continuava a restare immobile, storse il naso quando uno dei due gli si strusciò sulla gamba, facendo piano le fusa.

“ John, lo sai quando le persone prendono dei gatti? Quando sono depresse o sono delle vecchiette sole. Ti sembro forse la signorina Hudson?”

Il medico fece finta di non sentire, mentre sistemava due ciotole, spostando le attrezzature di Sherlock, tra il suo disappunto, e sistemò una lettiera in bagno.

“ Ho letto un annuncio sul giornale. Erano orfanelli e avevano bisogno di una casa” spiegò, dato che Sherlock continuava a restare in silenzio, il volto corrugato . Li fissava come se fossero delle bestie feroci più che dei gattini, tenendosi a debita distanza.

“Sai quante malattie possono trasmettere i gatti?”

“Dio Sherlock non-”

“ Possono trasmettere la toxoplasmosi, che può portare a malattie neurologiche e oculari, anayaclostoma, strongiloides steralis, per non parlare della-”

“Sherlock!” . John lo interruppe bruscamente , chiedendosi distrattamente come sapesse tante cose cose sui gatti, dal momento che sembrava odiarli.

“Sono solo dei gattini e noi li terremo. Se io posso sopportare dei pezzi di cadavere nel frigo, tu puoi tollerare queste adorabili creaturine” . Squittì l'ultima frase, prendendo in braccio e strapazzando ( senza vergogna ) il cucciolo dal pelo chiaro e morbido.

“ Quindi è così, mi rimpiazzi con dei gatti” Esordì allora il detective. La discussione sembrava tutt'altro che conclusa.

“ Sherlock, non ti sto sostituendo proprio con nessuno. Ora smettila di essere geloso e saluta i nuovi arrivati”.

Il detective sospirò. John parla con dei gatti. Con tanto di voce da psicopatico. Il suo peggior incubo si stava vagamente realizzando.

Quando la mattina dopo, anziché la sveglia, arrivò un animaletto a zampettargli sulla faccia, facendo le fusa e mordicchiandoli il collo, Sherlock sospirò e capì che sarebbe stata una lunga, lunga giornata.

 

 

* piccolo riferimento alla seconda puntata della seconda stagione :)

 

  
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