Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: keepcalmandwrite    26/07/2016    0 recensioni
Quando Myrcella torna ad Approdo del Re è ormai una giovane donna, il cui carattere forte e fiero è stato forgiato nella calda terra di Dorne. Una volta nella capitale, però, scoprirà che tra sette religiose, nemici più o meno nascosti in tutto il regno e conflitti interni, la sua famiglia non gode più dello splendore di un tempo. Deciderà quindi di prendere in mano il potere riposto nel nome dei Baratheon, la sua casata ufficiale, per proteggere e fortificare quello è che in realtà sangue del suo sangue, la sua vera famiglia. [Nota: in questa fanfiction vengono nominati alcuni personaggi ed eventi dei libri, comunque non determinanti e senza spoiler. Può quindi leggerla anche chi segue soltanto la serie tv]
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Myrcella Baratheon, Tommen Baratheon, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Doveva essere una mattinata calda quella. Gli scaricatori che lavoravano sulla nave su cui aveva viaggiato continuavano a lamentarsi delle temperature mentre finivano di sistemare i bagagli sulla scialuppa. Ma Myrcella era oramai abituata al caldo afoso di Dorne, e quando si alzò il vento si coprì le spalle con il velo che Arianne Martell le aveva regalato prima che lei salpasse. Era un tessuto arancione decorato sul bordo con dei soli rossi e delle lance gialle, simbolo della casa Martell. Myrcella avrebbe sentito molto la mancanza  di Arianne, ne era certa. In quegli anni era diventata come una sorella maggiore per lei. Con lei era cresciuta, le aveva insegnato come andava il mondo ed era stata lei ad assicurarla che un giorno sarebbe riuscita a prendere il trono di spade. Era però cosciente, con un po’ di amarezza, che ora a sedere sul trono era suo fratello minore Tommen, e non lei.
Quando la scialuppa fu finalmente pronta salì a bordo, entusiasta di rimettere piede a terra e tornare a casa sua, nella Fortezza Rossa. I due rematori iniziarono a remare con energia, e presto l’imponente struttura apparve davanti a loro come un fantasma, sempre più reale man mano che si avvicinavano.
-Tua madre sarà felice di rivederti- la rassicurò Jaime, notando la sua espressione pensierosa.
Myrcella gli sorrise. –Non vedo l’ora di riabbracciarla. Lei e tutte le altre persone che ho conosciuto qui.-
-Ha sentito molto la tua mancanza- ammise, osservando le alte torri del castello diventare sempre più nitide. Il suo sguardo sembrava suggerire che anche qualcun altro avesse sentito la mancanza della principessa.
-Avresti dovuto portare una scorta, poteva essere pericoloso- gli rispose con schiettezza, spostando lo sguardo sulla riproduzione in oro al posto della mano del padre. Le faceva ancora un certo effetto pensare che l’avesse persa.
-Sì, forse hai ragione. Ma ora siamo qui, ed è l’unica cosa che conta-
Quando furono vicini abbastanza da vedere la riva dove avrebbero sbarcato, Myrcella notò due figure di donne in attesa del loro arrivo. Aveva sussultato all’idea che una di loro fosse sua madre, ma non appena si avvicinarono abbastanza da poterle vedere in viso, scoprì che lei non era lì ad aspettarla. Non nascose una certa delusione. Guardò in faccia suo padre, il quale sembrava preoccupato.
- Probabilmente non hanno ancora avvisato del nostro arrivo.- Jaime cercò di sembrare tranquillo, ma Myrcella non era più una bambina e capì che stava accadendo qualcosa ad Approdo del Re. Se ad aspettarli sulla riva c’erano delle ancelle, qualcuno le doveva aver mandate.
Quando finalmente sbarcarono, le due donne corsero in loro aiuto. Arrivò anche dell’altra servitù pronta ad occuparsi  dei bagagli della principessa e del principe Trystane, il quale aveva a sua volta portato con sé una scorta da Dorne pronta a servirlo. Le due donne si avvicinarono a Myrcella ansiose di potersene prender cura.
-Bentornata a casa, principessa. Ci hanno detto solo oggi del vostro arrivo, la vostra stanza sarà pronta a momenti-
-Dov’è Cersie? Non sa che siamo tornati?- le interruppe Jaime, stavolta senza nascondere una certa ansia.
-A sua altezza la regina madre non è permesso lasciare la fortezza. Ci ha mandate lei- rispose una di loro, abbassando lo sguardo in segno di rispetto.
-Per quale assurdo motivo non le è permesso? E re Tommen, invece?-
-Mio signore,- la giovane ancella parlò come se temesse di venir punita per ciò che stava per dire.  –È stata sua grazia re Tommen a deciderlo. La regina madre è in attesa del suo processo-
Jaime allora capì che qualcosa era del tutto cambiato. -Portate mia nipote e il principe nelle rispettive stanze. Ho bisogno di parlare con mia sorella- comandò, prima di dirigersi con passo deciso verso il tunnel che portava direttamente agli appartamenti reali.
Le due ancelle che ora tenevano la principessa sotto braccio erano pronte ad eseguire gli ordini del Lord comandante della guardia reale. Myrcella si voltò e vide che il suo promesso sposo Trystane era al momento indaffarato con i suoi bagagli.
-Come vi chiamate?- chiese alle due giovani al suo fianco.
-Aemma e Lanna- rispose una delle due.
-Aemma e Lanna, ora siete al mio servizio. Portatemi da mio fratello il re, ho bisogno di rivederlo e di parlargli con urgenza. Dite a mia madre che andrò presto anche da lei.-
Le due ancelle si guardarono confuse per un attimo, indecise su quale ordine eseguire, per poi annuire ed ubbidire alla loro principessa.

Myrcella era così presa dal voler sapere cosa stesse succedendo che solo quando arrivò dinanzi agli appartamenti del re si rese conto che erano anni ormai che non vedeva più suo fratello. Continuava ad immaginare quel bambino paffuto salutarla tra le lacrime il giorno in cui lei partì per Dorne, ma sapeva che di certo era cresciuto.
E aveva ragione. Dopo che le ancelle ebbero bussato e fatto ingresso nella stanza, non aspettò che queste annunciassero il suo arrivo, ma  entrò con passi decisi.
Tommen era di spalle, seduto ad una sedia rivolta verso la finestra. La sua sagoma non era più quella di un bambino, e non più paffuta: come lei, anche lui era cresciuto e il suo corpo si apprestava a diventare quello di un uomo.
Quando si voltò, sul suo viso ora più maturo e proporzionato c’era una triste piega delle labbra che ebbe quasi difficoltà a trasformare in un sorriso.
Ordinò ad Aemma e Lanna di occuparsi dei bagagli, e quando se ne andarono raggiunse il fratello per poterlo abbracciare. Le fece uno strano effetto notare che era diventato più alto di lei.
-Tommen- lo salutò con lo stesso affetto che provava per lui quando erano solo due bambini.
-Sorella, bentornata- la sua voce non nascose un istintivo sollievo nel rivederla. –Mi hanno detto solo oggi che te ne saresti andata da Dorne -
-Nessuno doveva saperlo- si staccò dall’abbraccio per poterlo vedere in viso. Il suo capo biondo era ornato da una corona in oro con le corna del cervo dei Baratheon a donare un tocco di regalità. –Ora sei re. -  
Lui la guardò come se si fosse appena ricordato di indossare una corona. –Sì, a quanto pare-
Myrcella notò una punta di tristezza in quella semplice affermazione. -Nostra madre è reclusa nella fortezza. Cosa sta succedendo, Tommen?- chiese con schiettezza e senza giri di parole.
-Nostra madre è in attesa del suo processo. L’Alto Passero l’ha incolpata di una serie di crimini.- rispose lui con un certo nervosismo. -La tenevano rinchiusa in una cella, e mia moglie Margaery è ancora là dentro!- alzò la voce, lasciando esplodere la rabbia che probabilmente si teneva dentro da molto.
A Myrcella fece strano sentirgli pronunciare la parola moglie. Sapeva già che era sposato, a Dorne era arrivato un messaggio poco dopo il matrimonio, e doveva accettare che il tempo passasse per chiunque, anche per il suo fratellino.
Il re iniziò a vagare per la stanza con passi lunghi e decisi, nervosamente sovrappensiero. Fu allora che Myrcella capì quanto la situazione potesse essere complicata.
-E tu non gliel’hai impedito- Quella che doveva essere una domanda, uscì dalle sue labbra come una semplice constatazione. Quando se ne rese conto, si aspettò che suo fratello diventasse furioso con lei, ma lui non reagì. Sembrava già cosciente della verità di quelle parole.
- No, non gliel’ho impedito.- ammise infine con un filo di voce. Si tolse la corona dal capo e andò ad appoggiarla sul tavolo, ancora imbandito per la colazione che il re non aveva neanche toccato. –Hanno trattato mia madre come una puttana qualsiasi, e io non gliel’ho impedito. Hanno portato via Margaery proprio di fronte a me, quel giorno, e io non l’ho impedito. Non ne ho avuto il coraggio. Io non ho il coraggio, e non l’ho mai avuto- confessò con la voce che tremava. Spoglio della corona, ora Tommen sembrava molto più il bambino che era, piuttosto che il giovane uomo che era diventato. Myrcella, udite quelle parole, non riuscì a nascondere la sua preoccupazione. Tommen se ne rese conto, e fu lieto, poiché sapeva che sua sorella lo avrebbe compreso.
-Aiutami- le sussurrò infine con un filo di voce. –Sono solo dentro questa prigione. Nessuno mi capisce, né mi aiuta.-
-Hai ragione. Essere re significa essere soli.- Voleva consolarlo ma al tempo stesso non poteva nascondergli la verità.
Tommen a quel punto sembrò sul punto di piangere. –Io non voglio essere solo. Io non so come si fa ad essere re!- In uno scatto d’ira afferrò la corona e la gettò fuori dalla finestra. Si sporsero entrambi ad osservare quell’oggetto schiantarsi in mille pezzi nel giardino al di sotto della Torre del re, la più alta della fortezza. Rimasero per qualche momento in silenzio, come se quel gesto fosse appartenuto ad un’altra dimensione e non alla realtà. Tommen stesso sembrava incredulo di averlo fatto. Myrcella riuscì già ad immaginare i servi del palazzo che sarebbe accorsi per accaparrarsi qualche frammento d’oro come fosse un’inestimabile fortuna. Si allontanò dalla finestra prendendo suo fratello per un braccio, come per distoglierlo dai pensieri.
-Tommen, ascoltami. Possiamo risolvere tutto questo.-
-In che modo?- chiese sedendosi su di una sedia per poi muovere agitatamente le gambe.
-Dimettiti.- gli rispose in tono deciso. Suo fratello allora alzò lo sguardo confuso. -Dimettiti dal tuo incarico e delega me al trono. Diventerò regina e modificherò le leggi di successione affinché vengano fatti rispettare i diritti delle figlie femmine. Così sarò io la legittima erede al trono.-
Tommen sembrò illuminato da quell’unica speranza, ma ancora non del tutto convinto. Myrcella allora gli si avvicinò e si abbassò per stringergli le mani alle sue.
-Fidati di me, riavrai tua moglie Margaery e vendicheremo i torti subiti da nostra madre. Nessuno farà più del male alla nostra famiglia.-
Suo fratello annuì silenziosamente in risposta. Myrcella ricordava molto bene quanto debole e facilmente manovrabile lui fosse. Era dispiaciuta nel constatare che questo lato del suo carattere fosse rimasto in lui, e sapeva che in molti ne avrebbero approfittato.
-Noi siamo i cervi dei Baratheon e i leoni dei Lannister, e dobbiamo essere forti, ricordalo sempre. – gli sussurrò. Lui si alzò e la strinse a sé. –Fa’ come ti ho detto, Tommen, e tutto sarà risolto.-
-Lo farò.- le rispose. E Myrcella sapeva che lo avrebbe fatto.
Mentre lo abbracciava, chiuse gli occhi e nella sua mente vide Arianne sorriderle orgogliosa. 
   
 
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