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Autore: Robass    26/07/2016    1 recensioni
In un paesino sperduto tra le montagne viene commesso un delitto. La bellezza del paesaggio e l'aria pura sono, a questo punto, divenuti punti secondari per Alessandro Maranti, un noto investigatore privato che trascorre le sue vacanze in quel paesino ogni anno. Dopo una prima analisi, sembra che il prezioso cimelio di famiglia - per la precisione, un vaso - sia stato la causa del decesso della vittima, un'anziana signora di circa novant'anni. Maranti inizia ad investigare e, seppur lamentandosi del fatto che debba lavorare anche in vacanza, pone le basi per individuare il colpevole.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo pochi minuti (cosa che sconcerta addirittura me, che sono il semplice narratore di questa vicenda), la voce si era già ampiamente diffusa in quelle strade. La signora Tanelli, infatti, mentre correva come una forsennata per arrivare a casa e chiamare le forze dell'ordine, ha gridato interrottamente queste parole: «La signora Luzzani! Povera donna! La signora Luzzani è morta!»

Morta? Che cosa significa? Com'è possibile? I passanti iniziarono a farsi questo genere di domande e, ben presto, molti paesani affluirono sul luogo, divenendo, da venti, poco meno di cento persone. L'investigatore, anche se ormai ci era abituato, non poteva non stupirsi della velocità con la quale la notizia fosse girata. Maranti sorrise amaramente, pensando a quando la polizia sarebbe arrivata. Per loro sfortuna, gli agenti avrebbero trovato una folla incerta, impaurita ma anche estremamente curiosa. La loro voglia di cercare delle notizie avrebbe creato non pochi problemi, aggiungendosi ai giornalisti che sarebbero giunti in quel luogo remoto.

Il detective esaminò ancora una volta – questa volta molto più dettagliatamente – la scena del delitto. La maggior parte dei pezzi provocati dalla rottura del vaso (in particolar modo, quelli di maggiori dimensioni) presentavano macchie rosse, senza dubbio riconducibili a tracce ematiche. Prese ad esaminare le pareti rigorosamente in pietra - che davano l'impressione che la struttura avrebbe ceduto dopo poco tempo - e constatò che non c'era nessun particolare che potesse interessare le indagini. Come unico arredamento, in quell'ingresso così inusuale – come, del resto, lo era l'intero edificio –, v'era un armadio in legno di frassino. Nella parte superiore era presente, come decorazione, una volta che, a una prima occhiata, sembrava essere realizzata in legno di cipresso, in quanto il colore più chiaro risaltava su quello che caratterizzava la parte inferiore dell'armadio. Maranti notò immediatamente – sarebbe stato semplice anche per l'occhio meno esperto – che l'armadio era molto antiquato. Il legno, infatti, era scalfito in molteplici parti; un pezzo della piccola decorazione curva nella parte superiore si era staccato; l'aspetto dell'armadio, in generale, non dava l'idea di essere nuovo, anche grazie alla polvere che lo ricopriva interamente. Il detective, che aveva l'abitudine di portare sempre con sé dei guanti per ogni evenienza (non so se questo possa spaventare i lettori o far ammirare loro ancor di più il personaggio), ne estrasse un paio dalla tasca del pantalone della tuta che indossava. I guanti aderirono perfettamente a contatto con l'arto del detective, il quale passò subito ad aprire le ante dell'armadio. Si udirono dei cigolii – anche abbastanza sinistri – provenire dall'anta mentre si poteva già intravedere cosa ci fosse all'interno.

Nel momento in cui le iridi cerulee del detective romano stavano iniziando ad analizzare quello che si presentava dinnanzi a lui, una mano si andò a posizionare sulla spalla di Maranti. Quest'ultimo si girò istintivamente, impaurito. Davanti a lui, la scena era occupata da una donna dai capelli corvini, che – seppur non toccandoli – davano l'impressione di essere straordinariamente lisci. Il suo volto aveva assunto un'espressione severa: le labbra – tra le più sottili che l'investigatore abbia mai visto – erano serrate; gli occhi marroni stavano cercando di analizzare l'uomo che si trovava davanti a loro; la fronte corrucciata, infine, mostrava molte più rughe di quante la sua giovane età le permettesse di avere. Infatti, dopo una prima occhiata, era molto difficile pensare che la donna superasse i quarant'anni. Quello che lascio completamente sorpreso il detective fu il fatto che la persona di fronte a lui lo superasse in altezza. Data la sua notevole statura, gli capitava molto spesso di guardare gli altri inclinando la testa verso il basso. Sorprendentemente, Maranti aveva trovato qualcuno più alto di lui e che, per la prima volta, non appartenesse al genere maschile.

«Mi scusi, ma non dovrebbe aggirarsi sul luogo del delitto, se non è un poliziotto. A meno che, ovviamente, Lei non sia il colpevole.» terminò la donna, lanciando uno sguardo accusatorio – totalmente insensato – al detective.

«Potrei sapere chi sia Lei, invece?» replicò, visibilmente infastidito, Maranti.

«Ha il piacere di parlare con il commissario Roveretti.» rispose la donna, adottando un tono decisamente altezzoso – che non piacque affatto al romano – ed esibendo il suo tesserino come prova.

«Molto lieto. Io sono Alessandro Maranti, un detective privato» concluse, consegnando uno dei suoi biglietti da visita al commissario.

«Mi pare di aver già sentito questo nome. Non è per caso l'investigatore di Roma che era stato coinvolto nel caso dell'omicidio di quei quattro poveri ragazzi?»

Maranti annuì, rendendo possibile a un occhio attento – che sembrava non avere quella donna – intravedere una nota di tristezza nella sua espressione. Quel caso era stato decisamente complesso e anche particolarmente emotivo, dal momento che una delle quattro vittime era la migliore amica della figlia del detective. Vi racconterei con piacere le dinamiche, il ragionamento dell'investigatore, i colpevoli e tutto ciò che riguarda quella vicenda, ma, di questo passo, la storia principale verrebbe messa in secondo piano e chi, tra voi lettori, è un appasionato di racconti pieni di mistero perderebbe una buona occasione.

«Ma è fantastico!» esclamò, estasiata, il commissario Roveretti «Con Lei, riusciremo a risolvere il caso in poco tempo. Inoltre, generalmente, in questi paesi non c'è mai un enorme afflusso di persone e, pertanto, sarà più facile individuare il colpevole.»

«Sono d'accordo, ma io Le consiglio di iniziare a raccogliere degli indizi e di non perdere tempo. Guardi qui.»

Maranti stava finalmente osservando l'interno dell'armadio e, sebbene non si aspettasse di trovare una grande quantità di capi d'abbigliamento, si rese conto che l'anziana signora possedeva soltanto alcuni vestiti, molti dei quali anche visibilmente rovinati. Conoscendo l'abbigliamento tipico della signora Luzzani – pesanti maglioni di lana e gonne che arrivavano a toccare terra, anche in estate –, Maranti non fu affatto meravigliato di non trovare dei semplici pantaloni o magliette. Era incredibile come quella donna riuscisse a non sentire freddo anche indossando quei capi particolarmente pesanti. Naturalmente, l'aria di montagna aiutava, ma il sole non era certamente assente, in particolar modo nei mesi di luglio e agosto.

«Non riesco a credere come sia possibile riuscire a sopravvivere con tutta questa lana, in questo periodo dell'anno.» osservò – come aveva fatto pochi attimi prima Maranti – il commissario.

«Già, ma non credo che il caldo sia collegato con il decesso della vittima, vista la presenza di ferite. Ovviamente, qualcuno potrebbe averla colpita una volta morta per depistare le indagini, ma non seguirei questa strada.» fece notare Maranti.

«Per ora è meglio valutare ogni ipotesi, ma credo che questa pista sia davvero inverosimile» constatò la donna, portando la mano destra sul mento, cercando di imitare – in modo maldestro, oserei dire – "Il Pensatore".

L'investigatore, sebbene la avesse incontrata solo pochi minuti prima, non aveva fatto fatica a riconoscere quanto quella donna volesse mettersi in mostra.

«Le do un consiglio.» esordì Maranti, attirando l'attenzione del commissario «Credo che la Polizia debba allontanare i curiosi dal luogo del delitto. Sa, io vengo qui ogni estate e ho già avuto l'occasione per valutare quanto gli abitanti amino i pettegolezzi e gli scandali»

La donna annuì, gettando un'occhiata furtiva fuori dalla finestra, dove si poteva notare una grande folla – composta principalmente da signore sopra la soglia dei cinquant'anni – che non faceva altro che supporre cosa fosse successo, proponendo spiegazioni che avrebbero fatto ridere ogni individuo con un minimo di intelligenza.

«Ora chiamo la scientifica e farò analizzare sia la vittima che i pezzi del vaso. È d'accordo?» chiese il commissario.

«Sì, faccia pure. Credo che la scientifica sia l'unico modo per cercare altri indizi»

Poco dopo, due uomini trasportarono il corpo esanime della signora Luzzani su una barella e, mediante l'utilizzo di una coperta, non resero possibile agli abitanti del paese, riuniti fuori da quella misera abitazione, vedere il cadavere.

«Bene, io resterò qui un'altra ora, dopodiché tornerò in centrale, per poi ritornare domani.» annunciò il commissario a Maranti.

Prima che il detective potesse rispondere, un ragazzo di circa vent'anni fece irruzione. Era di corporatura robusta e la natura non gli aveva donato un'eccessiva altezza. A suo confronto, il commissario Roveretti sembrava una giraffa. Il ragazzo era ansante; la sua espressione, decisamente preoccupata, contrastava nettamente il buffo ammasso dei biondi capelli ricci che gli copriva totalmente la fronte.

«Salve, Lei è?» chiese il commissario Roveretti.

Maranti – sfortunatamente – sapeva la risposta e subito provò pietà per il ragazzo. Inizialmente, pensò di avvolgere in un caloroso abbraccio quella piccola ma tozza figura che si trovava di fronte a sé, ma decise di attendere per comprendere al meglio lo stato d'animo del giovane.


 

   
 
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