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Autore: Heart    27/07/2016    2 recensioni
Naraku si è ritirato dopo che la sfera si è spezzata in due. Una parte ce l'ha lui e l'altra Kagome.
Nel silenzio, una nuova presenza appare. Una giovane arrivata da molto lontano per distruggere una volta per sempre la Shikon no Tama.
Ma qual è la sua vera missione? Misteri e segreti si susseguiranno con l'andare del tempo, sentimenti sconosciuti usciranno allo scoperto e attrazioni fatali provocheranno quasi la morte.
Il mondo del sovrannaturale apre le sue porte.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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XXII
“Separazione”
 
Un dolce venticello scompigliò la lunga chioma di Kagome, che se ne stava seduta a fissare le grandi braccia nodose del sacro albero.
Alla fine erano ritornati nel passato con malinconia, avevano dovuto salutare la famiglia che li aveva ospitati per due settimane e la loro amica, che, a quanto sembrava -e ne aveva la conferma- era cambiata. Il suo sguardo era più serio e conciso. Da quella notte, quando sei luci colorate aveva brillato nel cielo, sembrava che il mondo si fosse risvegliato. Si erano sentiti strani, come se fossero in pericolo.
Quando si erano capultati fuori le luci brillavano di una tonalità quasi fosforescente: Inuyasha e Sesshomaru si erano spinti più a largo della balconata, ma una barriera li aveva respinti con forza, rigettandoli in casa. Miroku e Kagome si erano sentiti male e si erano aggrappati con tutte le forze l’uno a Sango e l'altra ad Inuyasha che li avevano sorretti.
I poteri spirituali della miko e del monaco captavano una forza potentissima, ed era proprio lì il fulcro del potere. Qualcosa si stava risvegliando e non era un caso che una situazione astronoma fosse avvenuta in quel preciso momento, non era mai capitato che tre lune (che a quanto ne sapesse Kagome esistevano solo nel mondo di Dafne) si riunissero per formare una sola sfera.
Tuttavia il bagliore che scatenò un momento dopo li tramortì per poi svanire come era giunta.
Al loro risveglio avevano dovuto fare i conti con qualcosa di strano che galleggiava nell’aria. Infatti poco dopo un uccello di fuoco si parò di fronte a loro per conferire dei nuovi poteri.
-A te, dolce sacerdotessa, dono la saggezza e la profondità. Monaco, avrai la virtù dell’intelligenza e della sapienza. A te, demone, dono la forza fisica, ma ricordati che non sempre è abbastanza, cuore e anima devono essere sincronizzati. – Poi fissò i quattro rimasti. –Piccolo Shippo tu porterai equilibro in questo gruppo, non prendere a sconforto del suo fragile legame, perché esso sarà il fulcro del vostro potere. –Dopo avergli dato una carezza con la sua piuma infuocata indirizzò il suo sguardo su Sesshomaru e Rin, e infine su Sango.
Kagome captò un lampo di frustrazione, come se li conoscesse. –Voi tre siete possessori delle tre chiavi e non avrete bisogno del mio aiuto, ma ricordatevi che tutto ciò che farete sarà una rovina o una benedizione allo stesso tempo, abbiate cura di voi stessi. – e Sparì con un battito di ali.
Kagome ritornò al presente e ripensò come la loro amica si era sbrigata a rimandarli nel loro tempo storico, sapeva che quella notte era successo qualcosa, lo aveva notato dal corpo troppo chiaro dei suoi fratelli, la sorella era svenuta parecchie volte nel tentativo di salutarli, ma non era stato possibile. Qual era il mistero che custodivano?
-A che pensi? –Chiese Inuyasha affiancandosi alla sua amata.
-Dafne. Mi sembrava fredda… non hai avuto anche tu questa impressione? –Domandò, giocando con un fiore.
-Non solo. Intorno a lei galleggiava un vortice di potere che non avevo mai avvertito, era come se tutta l’energia della sua famiglia fosse risucchiata da lei. –Affermò il demone, per poi sdraiarsi sull’erba.
-Chissà che cosa è successo realmente nella notte dell’eclisse. Di sicuro qualcosa di eccezionale e spaventoso. Mi è dispiaciuto abbandonare quel posto, avrei imparato tanto. –Disse.
-Non ti devi preoccupare. Almeno adesso potremo vivere in pace le nostre vite…- aggiunse lui, ma il suo sguardo era perso. Aveva un brutto presentimento che non lo abbandonava.
Chissà che cosa sarebbe successo adesso.
 
 
 
 
Erano passati due mesi da quel viaggio. Il castello dell’ovest era nel totale silenzio della notte. Un demone dalla lunga chioma argentata camminava con irrequietezza nel portico. Fissò la luna e strinse i pugni. Quella maledetta donna lo aveva aggredito e rispedito nel suo mondo con violenza.
Non si capacitava di tale atto, ma dopo aver sperimentato quell’apparizioni surreale si era scontrato con la madre di Dafne; la donna aveva i capelli mossi anche se non c’era un filo di vento, gli aveva preso la spada senza chiedere e si era procurata una ferita sul polso. Il sangue aveva iniziato ad uscire copioso, ungendo la lama, sporcandola, ma pian piano un debole fascio di luce aveva iniziato a pulsare e fu in quel momento che la spada si stava rigenerò.
-I desideri sono come piccoli segreti che custodiamo nel cuore, e si difende ciò che ti è prezioso. E adesso sparisci dalla mia visuale prima che infurii una guerra contro il tuo animo! –Gli aveva gettato Bakusaiga tra le mani e con un’onda di potere lo aveva rimandato nel SenGoku, pian piano anche gli altri furono catapultati in quel tempo e tutto era ritornato alla normalità.
Sesshomaru non avrebbe mai dimenticato quegli occhi…infinite pozze scure, ma allo stesso tempo chiari come il ghiaccio.
-Padron Sesshomaru la signora madre vuole parlarle. –Dichiarò Jaken interrompendo il flusso dei pensieri del suo padrone.
Il demone lo guardò con occhi assassini per poi girarsi facendo svolazzare la sua veste e dirigersi verso i piani della madre.
 
 
Il nuovo giorno si aprì con un raduno dei grandi esponenti dei demoni cani, infatti nella notte il principe aveva appreso che i suoi nemici gli avevano dichiarato guerra. Era stato talmente impegnato per altre faccende, che aveva rimosso quella più importante. Studiò con gli altri generali una tattica di difesa e di attacco, raccolsero le varie informazioni per poi sciogliersi all’inizio di un nuovo giorno.
-Signor Sesshomaru…-una debole voce lo fece voltare per vedere la piccola Rin affaticata.
Preoccupato ma senza farsi vedere, le appoggiò una mano sulla testolina e cercò di farla parlare, ma la piccola iniziò a tossire con violenza fino a svenire di fronte ai suoi occhi.
-Rin. Rin! –La richiamò, ma la piccola non riusciva a svegliarsi, la portò in camera e la distese, richiamò con urgenza Jaken che accorse con fermento.
-Padrone, il dottore l’ha visitata e non ha trovato nulla di anomalo. La piccola potrebbe essere stata infettata da un male sconosciuto, forse quando siete partiti per il futuro è stata …-
-Zitto! Chiama subito quel bastardo di Inuyasha, voglio la sacerdotessa qui, subito! –Esclamò a gran voce, raggelando il piccolo demone, che uscì in fretta e furia.
La piccola stava soffrendo era evidente, si premeva il petto con violenza. Per un momento in quella sala sentì chiaramente qualcosa che stonava, qualcosa di malvagio si stava diffondendo nel corpo della piccola. Si alzò e sfoderò Bakusaiga che fremette con forza di fronte a quel nemico invisibile.
-Vigliacco esci allo scoperto! –Urlò.
-Ci rivediamo Sesshomaru…chissà se questa volta riuscirai a salvarla! –Rise una voce.
-Chi sei? –Domandò, fissando il nulla e la piccola che aveva iniziato a respirare con più forza come se cercasse aria. S’inginocchiò e la prese tra le braccia, Rin era diventata sempre più bianca, stava svanendo?
-Signor Sesshomaru ho paur…- non terminò la frase che venne risucchiata da un dolore maggiore, scomparendo.
Al demone rimase solo una goccia di lacrima sulla punta di un dito artigliato.
-Dove l’hai portata? –Si alzò per cercare di prenderlo, ma il suo nemico era forte.
-Mai più la vedrai, ahahahah –Rise con impeto causando una rabbia cieca al demone che lanciò un attacco al nulla provocando uno scossone in tutto il palazzo.
Il silenzio era rotto dai pilastri che cadeva al suolo, gliela avevano portata via e lui non era riuscito a proteggerla. Fu in quel frangente che Jaken riapparve con il fiatone, ma quando notò il disastro fece due passi indietro.
-Dov’è lui? – gli occhi del demone maggiore erano mutati, rossi come il sangue.
-Padrone vostro fratello è stato rapito. –
 
 
 
 
 
La missiva che avevano ricevuto dal palazzo dell’Ovest era fin troppo seria, Kagome aveva un macigno nel cuore che non voleva togliersi. Erano successe troppe cose velocemente, ma la cosa che la faceva morire dentro era che non era riuscita ad afferrare la mano del suo Inuyasha in tempo. Dov’era finito? Jaken li aveva convocati immediatamente a palazzo e questo prospettava un pericolo imminente, se lo sentiva nel cuore e la sua anima glielo stava urlando a gran voce. Prese un lungo respiro e cercò di aggrapparsi meglio alle redini della bestia demoniaca. Sango e Miroku stavano cavalcando Kirara, non era sola, ma dentro sì.
La scena si era susseguita velocemente. In un battito di ali il suo ragazzo era caduto a terra dal ramo che era solito occupare per forti dolori al petto, non era valso a nulla cercare un rimedio che era scomparso lasciando una risata nell’aria.
-Kagome-chan stai tranquilla risolveremo tutto! –Dichiarò Sango.
Lei annuì.
Arrivati al palazzo furono accolti da un impaziente Jaken che cercava di farli muovere e portarli al cospetto del suo padrone.
Giunti nel salone principale trovarono Sesshomaru vicino alla finestra.
-Raccontatemi tutto, senza tralasciare nulla. –Affermò piatto.
Il gruppo si accorse che anche lì era successo qualcosa e dopo poco anche il demone ebbe un chiaro quadro. Qualcuno li voleva colpire nel profondo. Si sedettero e raccolsero informazioni da entrambe le parti.
-Qualcuno che ci conosce e sa i nostri punti deboli, ma chi potrebbe essere? –Chiese Miroku pensieroso.
-Sesshomaru, anche Rin accusava dolori al petto? –Domandò Kagome, ricevendo l’assenso del demone.
Si sciolsero dopo poco, il gruppo si divise e si recò in parti diverse. Kagome si sentiva inutile in quel momento, doveva fare qualcosa. Si recò nel giardino posteriore e cercò di trovare una soluzione, ma anche se tentava e ritentava, la sua mente era ricolma di quelle scene in cui lo vedeva sparire.
Un nemico invisibile, forte e astuto. All’improvviso un raggio di sole colpì qualcosa e incuriosita Kagome si avvicinò per poi prendere un ciondolo a forma di margherita. Ricordò quando la piccola Rin, ballando felice, glielo aveva mostrato, quello era il regalo di Dafne. Si alzò di scatto e cercò gli amici.
-Ho un idea! Potremo chiamare Dafne, lei saprà sicuramente dove si trovano. –Disse.
-Hai ragione Divina Kagome! –esultò il monaco.
-E qualcuno sa dove si trova? –Aggiunse Sango. Nessuno rispose a quella domanda, ma vennero interrotti da un fracasso all’ingresso, giunti lì, trovarono Totosai con in mano un sacchetto.
-Che cosa vuoi vecchio! –Disse burbero il demone cane.
-E’ questo il ringraziamento che mi porti? Ho fatta tanta strada per portarvi un messaggio dal grande generale. –Proferì avendo l’attenzione di tutti.
-Dicci tutto. –Annunciò Miroku. Si chiese come lo avesse avuto quel messaggio ma poco gli importava, era sicuro che mancava poco alla fine dei suoi amici.
-Quando l’alba sarà sul nascere, il colle dei tre santi sarà avvolto da un bagliore: sarà in quel momento che la diritta via nascerà dall’oscurità e vi porterà verso l’ignoto. - Concluse.
-Un indovinello? –Disse Shippo.
-No, una traccia. Totosai, come mai ce lo state riferendo adesso? –Chiese spiegazione il giovane monaco.
-Stanotte il mio signore mi è apparso in sogno e mi ha detto di affrettarsi, prima che l’oscurità profonda si risvegli. Fate presto, il tempo sta per scadere. –Detto questo prese la sua cavalcatura bovina e lasciò il castello.
-Non ci sto capendo più nulla, -ribatté Shippo.
-Il colle dei tre santi. Che io sappia qui non ce ne sono, ma può essere una metafora, nel mio mondo quel nome viene affidato a persone che sono diventate importanti nel loro credo, anche se il termine è tipico della parte occidentale della terra. Se lo traduciamo dalle nostre parti sarebbero i Buddha. –Puntualizzò Kagome riflettendo un attimo per poi chiedere a Miroku se ci fossero colli protetti da alcuni Buddha importanti. Il monaco ci penso su, ma non gli venne nessuna idea.
Il silenzio era scottante, le loro menti erano impegnate in un meccanismo di riflessione acuta, ma ogni volta che trovavano uno spiraglio c’era qualcosa che li fermava, fino a che la signora madre apparve sull'uscio della porta.
-C’è una canzone che da piccola mia madre mi cantava e narrava del colle dei tre santi, si trova sulla via delle tre vie che conducono direttamente ad ovest, sud e nord. –Disse fredda per poi uscire senza rivelare oltre. Era chiaro voleva aiutarli.
Fu abbastanza, grazie a questo partirono.
Durante il viaggio Kagome rimaneva sempre sulle sue, c’era qualcosa che le sfuggiva, così richiamò Seshin e se l’appoggiò al cuore. Essa la inondò di energia benevole e si sentì meglio. “grazie amica mia” pensò Kagome.
La notte giunse e si accamparono, Sesshomaru era svanito.
-Credete che troveremo questa via? –Domandò Sango.
-Dobbiamo provarci, i nostri amici sono nelle nostre mani. –Aggiunse Miroku appoggiando una mano sulla spalla della sua donna. La sacerdotessa si sentiva così sola, chissà che stava facendo Inuyasha, forse era ferito o peggio ancora morto, non poteva essere, lo sentiva era ancora vivo.
Si appoggiò e cercò di addormentarsi, ma fu inutile, il pensiero per il suo amato Inuyasha la tormentava, così si alzò e si rinfrescò al vicino fiume; sull’altra sponda c’era Sesshomaru.
-Non dovresti dormire, sacerdotessa? –Le chiese, ma Kagome negò e lo fissò in silenzio.
Lui es Inuyasha erano talmente diversi, ma allo stesso tempo simili. Ancor di più ora che il suo amato era un demone completo, ma comunque per lei non cambiava tanto, lo amava e questo era tutto.
Entrambi erano persi nei propri pensieri e fu così che passarono la notte, al sorgere del sole erano già pronti per trovare la via, tuttavia sembrava inesistente. Scoraggiati e stanchi per quella ricerca si fermarono su un alto monte che dava su un bellissimo panorama.
-Accidenti non c’è nulla qua! Tanta fatica sprecata! –Disse furiosa Kagome, gettando la sua borsa sul terreno. Tutti la fissarono ma non dissero nulla per rispetto.
Fu in quel momento, quando l’alba arrivò al suo apice che una luce brillante uscì dallo zaino della giovane e si riversò addosso a lei con una folata di vento.
Quando riaprì gli occhi era cosparsa da una strana pellicola color blu.
-Divina Kagome state bene? –Chiese Miroku.
Lei annuì.
-Guardate…-mormorò Sango puntando il dito verso l’orizzonte.
Tutti gli occhi furono puntati verso la luce che rifletteva e lì si aprì una scia che sembrava quasi provenire dal cielo, come se fosse proprio lì la porta che stavano cercando.
Si alzarono in volo, ma solo il demone e Kagome oltrepassarono la sottile barriera che separava quel mondo con l’ignoto.
-Andate avanti, a noi non è permesso procedere oltre. – li avvisò Miroku.
Kagome fissò gli amici e poi continuò il suo cammino affiancata dal demone che non aveva perso tempo a seguire la scia che pian piano svaniva sotto i loro piedi. Il cielo era mutato come il terreno che era diventato una sola distesa uniforme di color panna. Ma più andavano avanti Kagome avvertiva varie vibrazioni distorte.
-Per te dove siamo? –Chiese al suo compagno di viaggio.
-Siamo alle porte del mondo sovrannaturale. –Asserì con freddezza.
Un secondo dopo due lance li fermarono.
La ragazza fissò davanti a sè con sgomento. Erano degli uomini giganteschi, sembravano dei giganti con delle armature strane, fu in quel momento che ricordò quello strano simbolo che avevano disegnato sul petto, anche i due guardiani che custodivano la pietra dell’invisibilità lo avevano: fece due più due per capire la situazione.
-Sono i guardiani degli inferi. –Balbettò timorosa.
 
-Benvenuti alle porte del mondo dei morti. –Disse uno dei guardiani, lasciando il via libera.
I due furono straniti, di solito a nessuno era permesso di varcarlo, tuttavia lasciarono le parole a dopo e s’infilarono nel piccolo passaggio riservato a loro.
Una piccola imbarcazione li ospitò per il lungo viaggio che li avrebbe condotti verso l’ignoto.
A Kagome si venne il nome di un’opera a quel viaggio così simile. Se non ricordava male, un grande poeta aveva fatto un sogno dove si era ritrovato a viaggiare nell’inferno, purtroppo non ricordava il nome.
Osservò il demone alzato e rigido nella sua postazione senza oscillare, anche se il grande fiume che stavano attraversando era scosso da varie onde.Giunti a destinazione furono accolti da una luce.
-Buon giorno ragazzi. Oh tu saresti la piccola Kagome. –Disse il fantasma. Un fantasma molto familiare.
-Padre, che ci fate qua? –Chiese Sesshomaru innervosendosi.
-Sono in missione. Vi devo condurre al trono. –Disse per poi indicare la via.
-Generale è stata Dafne a chiamarvi? Inuyasha mi ha detto che è la signora degli inferi. –
-Solo lei può farvi entrare in questo regno, la polvere di fenice vi sta proteggendo dalle ombre che aleggiano in questo luogo, tuttavia in questo momento c’è un grande scompiglio. –Mormorò a bassa voce.
-Siete stati voi a mandare il messaggio a quel vecchio? A quale scopo? Avete visto qualcosa? –
Sesshomaru lo sommerse di talmente tante domande che il generale dovette fermarlo.
-Calma figliolo, tutto ha il suo tempo. –
Li condusse il più lontano possibile da quel mare rosso, presero diverse vie meno affollate fino a raggiungere un portone nero.
-Siamo arrivati. –Confessò per poi flettere la mano sul massiccio rivestimento e in quel fragrante la porta si aprì lentamente.
I tre alzarono gli occhi e su un trono fatto di oro nero era seduta una donna dagli occhi rossi come il sangue.
-Dafne! –Urlò Kagome felice, ma il generale la fermò.
- Stai al tuo posto ragazza mia. –Cercò di dire più gentile possibile.
I due estranei non sapeva che cosa volesse dire, lì c’era Dafne e non si era mossa alla loro entrata.
-Basta così, sono stanco di essere trattato da insignificante. –detto questo Sesshomaru, senza riflettere su cosa stava facendo, si lanciò verso il trono con la sua fedele spada per risvegliare quella scortese ragazza.
Fu inutile l’ordine del padre, lui voleva sempre tutto e subito, purtroppo fu respinto da un’onda di potere talmente potente che lo tramortì al muro.
-Vedo che le vecchie abitudini non muoiono mai Sesshomaru. –Dichiarò una voce ben conosciuta, Dafne chiuse gli occhi e li riaprì un attimo dopo, alzandosi.
Kagome avvertì immediatamente che il potere dell’amica era cambiato radicalmente, anche il suo vestiario lo era, indossava un lungo vestito nero dalle sfumature bianche ai bordi e nel busto un’armatura dorata.
-Tks! – disse solo il demone, sputando il sangue che gli era formato in bocca.
-Dafne, per favore aiutaci, Inuyasha e Rin sono stati rapiti e noi non sappiamo chi potrebbe essere stato a volere tutto questo  –Disse Kagome avvicinandosi all’amica.
Dafne la fissò per poi sospirare.
-Ne sono già a conoscenza Kagome, tuttavia non posso intervenire per il momento. –
-Che cosa significa! Ci hai sempre detto che avresti fatto del tuo meglio per proteggerci e adesso te lo rimangi? –
-Non è questo. –
-Perché ci fai questo? Inuyasha aveva ragione a non fidarsi di te. –Le urlò contro senza dare peso alle parole dette, Dafne non abbassò nemmeno per un’istante la testa e la fissò senza sosta, era consapevole di risultare una ipocrita, ma lo stava facendo per il loro bene.
-Donna! Dove si trova Rin! –Sibilò Sesshomaru prendendola dal colletto.
-Sono faccende che a voi comuni mortali non devono importare…- disse.
-Io sono il potente principe dei demoni, ricordatelo, donna! –
-E tu ricorda, Sesshomaru, che non stai parlando con una feccia ma con la regina degli inferi. Esigo rispetto da coloro che entrano nella mia casa! –Ringhiò lei, spostandolo a malo modo.
-Dafne-sama non credete che debbano sapere la verità? –Domandò Touga, ma Dafne lo fulminò.
-Non credo proprio. E’ stato già troppo che ho permesso loro di varcare le porte del mondo dei morti…ho sempre mantenuto le mie promesse e non fallirò adesso. Non voglio il vostro appoggio ma almeno un pizzico di fiducia. Kagome, Sesshomaru riavrete le persone che amate, ma non adesso, quando arriverà il momento. –terminò.
-Non mi muoverò da qui finché non saprò tutto. –S'impuntò il demone.
-La tua parola non è nulla, a presto Sesshomaru. Ricorda le mie parole, tutto deriva dal cuore. –Detto questo con un gesto di mano li teletrasportò all’uscita.
-Maledetta donna! –Ringhiò Sesshomaru, partendo verso il suo castello con una rabbia cieca.
-Perché ci stai facendo questo, Dafne…-una lacrima le scene dagli occhi.
-Kagome. -
-Divina Kagome che cosa è successo? –
 
 
 
∞Ω∞
 
Il continuo gocciolio d’acqua era snervante.
Il buio era fitto più di una notte senza luna, ma non era un problema per lui. Tuttavia il fastidioso dolore al petto lo metteva in una stato di svantaggio, non aveva ancora capito perché lo avevano preso ma poco importava.
Sebbene sapesse che era inutile muoversi di continuo per liberarsi da quelle catene, non era facile trattenere l'impulso.
Inuyasha ispirò con forza cercando di prendere più aria possibile, ma era satura di qualcosa di tossico.
Cercò invano di trovare una minima traccia della piccola Rin, ma l’unica cosa che udiva erano le strazianti urla della piccola che supplicava di essere lasciata andare. Anche a lui era toccato quel supplizio, ma a che scopo? Non aveva ben capito cosa volessero da loro, ma forse riguardava qualcosa di prezioso, ma loro che cosa c'entravano?
Un' ombra apparve e gettò il corpo della piccola al suolo, lui ringhiò a quel trattamento. Rin aveva il labbro sporco di sangue, se ci fosse stato Sesshomaru al suo posto avrebbe fatto di tutto per proteggerla, doveva solo frapporla a Kagome, tentò di raggruppare tutte le sue forze, ma l’ombra lo acchiappò con forza per metterlo a muro.
-Non ti conviene, demone. Noi sappiamo prevedere il futuro…-mormorò a un passo dalle sue orecchie.
 
-Bastardo! –Urlò dimenandosi, ma ricevendo solo una botta che lo stordì.
-E’ inutile. –Rise.
-Se continuiamo in questo modo non risolveremo nulla, fratello, se provassimo a farlo in contemporanea? –Propose un secondo misterioso individuo.
-Credo che sia una buona idea –aggiunse un terzo, trascinando il corpo esanime di Rin vicino a Inuyasha, che aprì un occhio per vedere che cosa stesse succedendo. In un secondo i due aprirono le mani e comparve una sfera di luce, in cui fecero galleggiare i loro corpi: lui e Rin erano proprio a faccia faccia, l’oro si fuse con il carbone.
-Ho paura Inu-chan. –Disse lei con le lacrime agli occhi.
Il demone cercò di avvicinarla, ma una scarica elettrica li trapassò corpo a corpo facendoli urlare, il dolore era troppo anche per lui, vide una strana luce nel corpo della piccola che si espandeva, come se dentro di lei custodisse qualcosa e infatti era così, una metà di un cristallo apparve ai loro occhi.
Il terzo uomo sorrise soddisfatto.
Ad Inuyasha si strozzò il fiato in gola e dal suo corpo successe la medesima cosa. Che cosa era? Finalmente il dolore era sparito lasciando un senso di vuoto.
Le due metà si unirono per formare un cristallo nero.
-Abbiamo la nostra arma per sconfiggerla. –Disse il primo ridendo con vittoria.
-La signora degli inferi ha le ore contate! –Risero come dei pazzi, lasciando i due poveri inermi e privi di forza.
-Che cosa ne facciamo di questi? –
-Ci serviranno per il ricatto, la sua indole umana la farà cadere. –Bisbigliò.
Inuyasha chiuse gli occhi, troppo stanco e si addormentò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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