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Autore: Herm97    27/07/2016    0 recensioni
Rose Weasley poteva definirsi una delle ragazze più popolari di Hogwarts. Non solo perché i suoi genitori si chiamassero Hermione Granger e Ronald Weasley, o perché fosse la nipote del famosissimo Harry Potter. No, Rose era diventata amica quasi di tutti in quella scuola semplicemente perché si era impegnata sempre in tutto e per tutto: era stata eletta Prefetto una settimana dopo l'inizio del suo quinto anno a Hogwarts, studiava sodo e ora era diventata persino Caposcuola. Inoltre era una formidabile giocatrice di quidditch, il che rendeva orgogliosi gran parte dei suoi parenti - sopratutto Ron -, nel ruolo di cacciatrice. La ragazza aveva aiutato parecchie volte la sua squadra, quella giallo-oro, a vincere le partite e il resto della squadra, come anche gli studenti che appartenevano alla sua stessa squadra, gliene erano rinoscenti.
Naturalmente c'era qualcosa che Rose non riusciva a controllare, era una persona ormai vicina alla sua famiglia da molto tempo, col quale aveva purtroppo condiviso un'intera estate alla Tana. Il suo nome era Scorpius Hyperion Malfoy ed era, a detta di Rose, il ragazzo più sbruffone e saccente che lei avesse mai conosciuto. Ma potrà tutto ciò cambiare nel loro ultimo anno a Hogwarts?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CALMA PRIMA DELLA TEMPESTA
 
«Non ci credo che la McGranitt abbia punito anche me!» esclamò Rose.

La domenica pomeriggio, subito dopo che Minerva McGranitt aveva punito sia lei che Scorpius, Rose si era rintanata nel dormitorio dei Grifondoro del settimo anno. Si era sdraiata sul suo letto a baldacchino, premendo la sua faccia lentigginosa sul cuscino rosso e aveva urlato: un continuo di insulti rivolti a quel gargoyle platinato - come lo chiamava lei - erano usciti dalle sue labbra sottili. Essi erano conclusi solo quando Alice Paciock, una delle sue compagne di casa e di anno, si era presentata nel dormitorio per invitarla a scendere a pranzare insieme a lei.

Alice, una ragazza dai lunghi capelli castani e ondulati, aveva notato l'amica preda ad un attacco isterico e che urlava al cuscino insulti in realtà rivolti ad altri. Così si era avvicinata al letto della rossa, le aveva appoggiato una mano sulla schiena e aveva aspettato che Rose si girasse per far sì che i suoi occhi castani incrociassero quelli azzurri della rossa; un sorriso si era poi manifestato sul viso della rossa e così su quello di Alice. Infine, con molto tatto, Alice le aveva detto:
«Tu non sei normale, Rosie. Lo sai che il cuscino non ti risponderà, vero?»

Le parole dell'amica avevano fatto scoppiare Rose in una risata contagiosa che, successivamente, prese anche Alice. Le due, quando quel piccolo momento di divertimento ebbe fine, si ritrovarono a discutere su quanto era avvenuto in biblioteca quella stessa mattina. Rose le aveva raccontato di quando aveva incontrato Malfoy in Sala Grande e di come se n'era andata per rintanarsi in biblioteca, poi quando il ragazzo l'aveva raggiunta anche lì e di come le aveva rubato il libro che stava leggendo.

«Non facevi prima ad andare da Madama Pince?» le chiese Alice, ora avviandosi alla volta della Sala Grande per il pranzo.

Rose si fermò a riflettere un po', camminando più lentamente e lasciando che ci fossero due metri tra le e la sua amica. Certo, Alice aveva ragione: magari se fosse andata a riportare il comportamento di Malfoy a Madama Pince, adesso tutto sarebbe stato diverso, e lei non sarebbe stata punita. Però quel modo di agire la faceva tornare a quando, all'età di cinque anni, faceva la spia ai suoi genitori quando Hugo combinava qualcosa in casa. No, lei voleva risolvere la questione tra le e Scorpius da sola, senza l'intervento di nessuno. E ci sarebbe riuscita, a catturarlo e a riavere il suo prezioso libro, se quella testa di gargoyle non avesse avuto la brillante idea di passare davanti alla scrivania di Madama Pince.

«Forse.» replicò Rose, accelerando nuovamente il passo per affiancare Alice.

«A quest'ora non saresti in punizione e non saresti costretta a vederti con Malfoy per pulire la sala trofei.» fece la castana sorridendole.

Rose e Alice si erano conosciute molto prima di intraprendere i loro studi a Hogwarts. Accadeva spesso che, durante l'estate, i Paciock - Neville, Hanna e la loro piccola Alice - e gli Scamander - Luna, Rolf e i loro due gemelli, Lorcan e Lysander - venissero invitati a passare un'intera giornata con i Weasley/Potter alla Tana. Quelle giornate avevano fatto in modo che Rose e il resto della sua famiglia, cugini ovviamente compresi, si avvicinassero e diventassero migliori amiche. Alla rossa piaceva il carattere di quella sua nuova amica, e il sentimento era reciproco. Alice Paciock era una ragazza goffa, alle volte, ma sapeva confortare ogni sua amica ed era molto gentile ed altruista.

«In ogni caso ho fame,» annunciò Rose, posandosi una mano sullo stomaco. «e sono ancora dell'idea che la McGranitt abbia sbagliato nel punire anche me.»

«E io mi chiedo perché tu e Malfoy non la smettiate di punzecchiarvi ogni volta che vi vedete.» commentò Alice.

Ma il discorso non poteva di certo ritenersi concluso così, solo perché le due avevano appena varcato la soglia della Sala Grande già ghermita di studenti indaffarati a discutere tra di loro. Lo avrebbero continuato sicuramente il giorno dopo.

Alice notò la chioma rossiccia di Hugo e, subito accanto a lui, quella bionda-rossa di Dominique e li indicò a Rose. Rose annuì distrattamente, prese a camminare al seguito di Alice Paciock ma il suo sguardò incontrò due occhi grigi che non smettevano di fissarla dalla tavola dei Grifondoro. Accanto al ragazzo che la fissava, Albus ridacchiava con un compagno di casa ma si fermò solo per salutare la cugina e, con un cenno della mano, le fece capire che si sarebbero visti dopo pranzo.

«Rosie, perché guardi i Serpeverde?» le domandò il fratellino, quando lei ebbe preso posto accanto a lui.

«Salutavo Al.» mentì lei, arrossendo un poco. Ma perché diavolo stava arrossendo? Perché si sentiva ancora addosso lo sguardo di Malfoy?

Nel suo piatto, Rose ci mise una cucchiaiata di piselli cotti al vapore e due fettine sottili di carne. All'improvviso la fame le era sparita, anche se non del tutto, e quindi aveva preferito mangiare meno del solito. Hugo se ne accorse e versandole dell'acqua in un bicchiere, si accertò che la sorella non stesse male.

«Sto benissimo, fratellino. Non preoccuparti.» le rispose Rose con un sorriso.

Hugo, che conosceva benissimo la sua sorellona, decretò tra se e se che qualcosa le frullava in testa. Avrebbe chiamato a raccolta il resto della sua famiglia, organizzando una "piccola" riunione con tutti i Weasley/Potter. Non avrebbe avvertito Rose perché sarebbe stata l'argomento principale e, isieme al resto della sua grande e folle famiglia, sarebbero arrivati ad una conclusione. Hugo tirò ad indovinare: centrava Scorpius Malfoy.

«Rosie, questa mattina non c'eri quando mi sono svegliata.» si lamentò Dominique puntando i suoi occhi in quelli della cugina. «Volevo acconciarti i capelli, sai? Renderli lisci come la seta e magari truccarti un po'.»

«Sono per caso la tua cavia personale, Domi?» ridacchiò Rose in tutta risposta.

«Non lo siamo tutte?» domandò Lily, seduta accanto a Dominique.

Questo fece scoppiare un moto di risate in tutta la famiglia Weasley/Potter. Alice Paciock si aggregò alle risate ma queste si cessarono quando notò due occhi verdi che la osservavano: quelli di Albus Potter. Tra di loro c'era stato sempre qualcosa, Alice lo percepiva e ne era spaventata: era un qualcosa di indefinito che le nasceva nel petto, le incasinava i pensieri e faceva aumentare il battito del suo cuore. Alice arrossì, rise nuovamente abbassando il capo ma, immediatamente, lo rialzò e ci ritrovò ancora Albus che la guardava. Dall'altra parte il mezzano dei Potter rimaneva affascinato da Alice Paciock ogni volta che la vedeva ridere, parlare animatamente con qualcuno, insomma sempre. Il Serpeverde era stato attratto da quella piccola bambina castana la prima volta che l'aveva vista, mentre questa parlava con Rose e Dominique a proposito di Hogwarts, e da allora non riusciva a nascondere la felicità che provava nel sapere che anche per lei il sentimento era più o meno lo stesso.

«Magari porto con me la piccola Paciock, visto che la sua attenzione è stata attirata dal mio cuginetto Al.» scherzò Rose, riportando l'amica alla realtà.

«La piccola Paciock passerà le due ore successive al pranzo con papà Neville.» spiegò lei, usando lo stesso tono usato poco prima dalla rossa.

«Ah.» fece soltanto Rose, «Faremo un'altra volta, dai.»

«Davvero, mi piacerebbe aggregarmi a voi Rose, e mi dispiace di non poterlo fare. Ma volevo passare un po' di tempo anche con papà e oggi ho solo queste due ore libere, poi mi fiondo in biblioteca a studiare Pozioni.» rispose Alice con un tono che fece notare la sua, sarcasticamente parlando, felicità nel dover studiare pozioni.

«Ti capisco, Ali.» la compatì Rose, terminando il suo misero pranzo. «Anche se vado bene in tutte le materie, devo ammettere che in pozioni faccio più fatica.»

«E' perché hai preso da mamma, sorellona.» commentò Hugo con un sorrisetto sarcastico.

«Carino come sempre tu, eh?» rispose Rose girandosi nella direzione del fratello per pizzicargli le guance. Hugo fece una smorfia e Rose ridacchiò.

All'improvviso un'idea balenò nella mente di Rose Weasley. Non aveva molta voglia di aspettare che Albus si alzasse dalla tavola dei Serpeverde per raggiungerla a quella dei Grifondoro, così chiese a Lily di avvertire il fratello che si sarebbe fatta trovare sul campo di quidditch - a quell'ora vuoto. Lily rispose affermativamente e osservò la cugina allontanarsi dal resto della sua famiglia, sotto gli occhi grigi e attenti di un Serpeverde platinato.

Rose arrivò al campo e respirò a pieni polmoni. L'aria, quella domenica, sapeva di erba bagnata e di autunno; il cielo sopra la sua testa si stava ricoprendo di nuvole cariche di pioggia e un venticello fresco le solleticava il viso. Sfoderò la bacchetta e appellò la sua scopa, che non tardò ad arrivare; con un altro colpo di bacchetta fece in modo che la gonna della divisa tramutasse in un paio di comodi pantaloni, dello stesso grigio scuro. Quando potè definirsi pronta, montò a cavallo della scopa e si alzò in aria, dandosi una leggera spinta con i piedi.

Se c'era un'altra cosa in cui Rose Weasley era brava quello era il quidditch. Volare la faceva sentire bene, leggera e sopratutto libera: i capelli boccolosi che si muovevano, il vento che si scontrava sul suo viso, la mente che si liberava e i polmoni che vivevano a pieno l'aria fresca. Così ora si ritrovava a fare giri intorno al campo da quidditch, sterzando immaginandosi gli avversari davanti a lei, scattare e tirare la pluffa in una delle tra porte dell'altra squadra.  

«Com'è il tempo lassù, Rosie?» urlò Albus, parecchi metri sotto di lei.

Non distingueva i tratti del cugino ma riuscì a vedere che si era portato le mani intorno alla bocca, per amplificare il suono della sua voce; i capelli corvini che ballavano col vento e gli immancabili occhi verdi. Poco distante da lui, appoggiato all'impalcatura che sosteneva le tribune, vi era Scorpius Malfoy che la osservava. Che diavolo ci facesse lì anche lui, Rose non lo sapeva. Insomma, nessuno l'aveva invitato!

«Al!» esclamò Rose, felice di vedere il cugino. Gli si avvicinò sempre volando, poi scese dalla scopa e stringendo questa con una mano, si sporse per abbracciarlo.

«Rosie!» la salutò lui, ricambiando l'abbraccio.

«Allora, che mi racconti di nuovo? E' da un po' che non passiamo del tempo insieme: devo aggiornarmi!» disse lui sorridendole.

«Bé, di nuovo non c'è nulla. Solo questi esami che spaventano tutti, i compiti...» fece lei seguendo il cugino, che si stava avvicinando a Malfoy.

«Si, i M.A.G.O. sono un chiodo fisso anche nei miei pensieri. Io e Scorpius ritagliamo sempre dello spazio per risapassare ciò che potrebbero chiederci, per quanto io non vada pazzo per lo studio.» spiegò Albus posandole un braccio intorno al collo. «Per caso vuoi unirti a noi?»

«Ma come, Malfoy non te l'ha detto che la McGranitt ci ha puniti e che da domani dovremo prepararci insieme agli esami?» gli chiese lei meravigliata che Malfoy avesse nascosto al suo migliore amico gli avvenimenti di quella mattina.

«No, si è scordato di avvisarmi. Scorpius, hai qualcosa da dire in merito?» gli domandò allora Albus, stortando leggermente il capo e guardandolo con i suoi bellissimi occhi verdi.

«Te lo avrei detto prima di sparire dopo cena.» disse lui ghignando, passandosi poi la mano tra i capelli biondo chiaro.

«Perché mai dovresti sparire dopo aver cenato?» domandò a sua volta Albus, ora con fare curioso.

«Perché la punizione comprende pulire la sala trofei stasera, non appena finiamo di mangiare.» rispose Rose al posto di Scorpius, usando un tono malinconico.

Albus annuì e di lì a poco Scorpius salutò i due cugini, dileguandosi con un veloce «Ci vediamo dopo» e allontanandosi senza fare nessuna battutina rivolta alla ragazza. Per questo motivo lei rimase sorpresa dal comportamento del biondo: non avveniva mai che lui non cogliesse l'opportunità per infastidirla, per iniziare una battaglia all'ultimo sangue di battutine velenose ed antipatiche; ma quella volta Scorpius non ne aveva voglia, si stava risparmiano per quella sera, quando i due sarebbero rimasti soli.

«Allora Rosie, che ti va di fare?» le chiese Albus quando il suo migliore amico fu ormai lontano.

Rose si sporse per abbracciarlo: erano molto affettuosi l'uno con l'altra; visti da fuori si potevano scambiare come due innamorati, come una coppia che si vede di rado e che sfrutta ogni momento libero per la privacy. Ma in realtà tra loro c'era solo ed esclusivamente un puro e semplice amore fraterno. E quando Albus ricambiò il suo abbraccio, adagiando il viso sulla spalla di lei come faceva quando era più piccolo, le riscaldò il corpo dalla pelle chiara.

«Lo sai che mi vendicherò di Malfoy, vero Al?» domandò lei quando si staccarono dall'abbraccio; poi lentamente si avviarono al castello.

«Certo ma, ti prego, questo è il nostro ultimo anno. Non voglio concludere questa meravigliosa avventura saltellando tra il mio migliore amico e la mia migliore amica. Cercate di chiarirvi, fatelo in memoria della nostra amicizia.» rispose Albus, prendendo la cugina sotto braccio. «Non vi chiedo di tornare ad essere amici per la pelle come al prmo anno, solo concludete con una riappacificazione.»

Il breve monologo di Albus Severus Potter fece riflettere a fondo la ragazza. Forse ci avrebbe provato, forse lei e Scorpius sarebbero potuti tornare amici prima di terminare la loro avventura a Hogwarts; dopo la scuola le possibilità di rivedersi sarebbero state minime, quindi perché non prendere in considerazione i consigli di Albus?

Si, Rose si sarebbe sforzata anche a compiere il passo verso una nuova pace tra lei e Malfoy, ne avrebbe discusso con lui e poi, se tutto fosse andato per il verso giusto, si sarebbero potuti definire nuovamente amici. Forse. Però questa missione, che Rose intitolò "Operazione Riprovare A Simpatizzare Con La Serpe Platinata", sarebbe stata rimandata dalla vendetta che lei aveva in serbo per Malfoy.

«Rosie, sei troppo calma e silenziosa. Ammetto che mi fai paura.» mormorò Albus quando furono a pochi mentri dal castello.

«Questa, mio caro cugino, è solo la calma prima della tempesta riccioluta che prende il nome di Rose Weasley.» ridacchiò lei; Albus si unì alla sua risata contagiosa ma non era sicuro che ridere fosse la cosa giusta: Rose sapeva essere vendicativa e, sebbene lui l'avesse pregata di deporre le armi, sapeva benissimo che Scorpius doveva aspettarsi qualsiasi cosa.


 
NOTA AUTRICE (ma poi, posso davvero definirmi tale?)
Buonasera, buongiorno, buon pomeriggio o buonanotte cari lettori!
Ringrazio chiunque stia leggendo la storia e chiunque mi farà trovare una recensione domani, in giornata (*incrocia le dita per ricevere recensioni*).
Un bacio.
-Elisa


 
   
 
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