HAPPY BIRTHDAY
Erano passati due anni da quando Clarke, Raven e
Monty avevano risolto la faccenda di Alie ed i chip. I delinquenti riuniti poi
erano riusciti a trovare una soluzione anche alla minaccia successiva ed i
ragazzi si godevano il meritato riposo. Ad eccezione di Clarke Griffin, che
nonostante avesse tempo libero, non riusciva a proprio a rilassarsi, sentiva la
mancanza di qualcosa, qualcuno, ma
cercava di non soffermarsi sul ricordo di quei due occhi intensi occhi verdi,
di quel sorriso poco accennato, di quelle mani gentili. Ci provava, con scarsi
risultati.
Raven e Bellamy erano quelli che le sono stati più vicini facendole quasi non
pesare il suo ricordo, anche se Clarke si sentiva più a suo agio con l’altra
ragazza, che mai l’aveva incolpata se non alla morte del suo ragazzo.
Clarke guardò il piccolo calendario che aveva nel suo alloggio e si accorse che
mancavano solo due giorni al primo luglio, giorno in quale i Grounders
festeggiavano la nascita dell’Heda Unificatrice, Lexa Kom Trikru.
Lo scorso anno era stata invitata da Indra insieme a Raven Marcus ed Abby, per
visionare la ricostruzione di Polis ed aveva visto la città festeggiare ai
piedi di una statua. Avvicinandosi aveva visto il suo volto scolpito nel marmo,
metri sopra di lei, e non era riuscita a trattenere un momento di più le sue
lacrime.
Indra era rimasta dietro di lei viso impassibile, se non un’ espressione di
acuto dolore per pochi istanti, mentre la folla radunata vicino a lei la fissò con
un misto di compassione e sbigottimento.
Clarke restò l’ tutta la giornata a vedere gli anziani cantori recitare ai bambini
più piccoli storie sulla coraggiosa Heda che portò la pace tra i Tredici Clan,
riuscendo ad unirli anche dopo la sua morte. Vide ragazzi più grandi combattere
in suo onore, cosa che le ricordò Aden e gli altri Nightbloods, incoraggiati
dai loro insegnanti e dai loro genitori.
Vide vita al mercato, come mai ne aveva vista.
Nella via per il ritorno ad Arkadia scelse di prendere un cavallo ed andare
nella foresta limitrofa alla città invece che tornare con la Jeep insieme a
quelli che l’avevano accompagnata. Ripercorse le strade, che ormai conosceva
alla perfezione, e tornò per l’ennesima volta nella radura dove avevano trovato
riparo dal Pauna. Ci rimase lì tutta la notte e tornò alla base il giorno
successivo, promettendo a se stessa di non rimettere piedi a Polis in quella
giornata, ma di andare in quel posto dove la sua amata aveva ammesso di non
trovarla debole.
-Clarke calmati per favore.- le disse Raven preoccupata,
dopo aver visto il caos nella stanza della sua amica
-Non lo trovo Rae, non lo trovo! Come faccio ad uscire se non lo trovo!-sbottò
esasperata, buttando per tutta la camera i suoi vestiti.
-E cosa stai cercando, di grazia?- continuò entrando e sedendosi sul letto di
Clarke, intuendo la risposta.
-Lo sai benissimo Reyes, il drappo. Ho svuotato tutto l’armadio e pure il
cassettone ma nulla! Non posso averlo perso.- gridò, lasciando scendere qualche
lacrima. Clarke non poteva perdere un’altra parte di Lexa, non poteva. Aveva
già dovuto restituire il chip al nuovo Flamekeeper non avrebbe perso altro.
La Latina sorrise ed aprì un cassetto del comodino che si trovava vicino al
letto, togliendolo direttamente dai binari e lo ribaltò sul letto per
svuotarlo. Clarke la guardò come se fosse impazzita e cercò di fermarla, quando
vide la sua amica aprire un doppio fondo da cui uscirono la stoffa rossa ed un
pezzo di carta, che conosceva fin troppo bene.
Raven prese tutto e glielo appoggiò sulla testa.
-Lo volevi avere in un posto dove nessuno, ovvero tua madre, potesse prenderle
ed al tempo stesso volevi averlo vicino a te il più possibile. Non te lo
ricordavi?-
Clarke aveva completamente rimosso dalla sua testa quel ripostiglio, dopo un
anno e mezzo in cui l’aveva creato. Perché era successo? Eppure Lexa le
mancava, La vista le si appannò a causa delle lacrime.
-Non la stai dimenticando Clarke, sei stata presa in questi anni. Non ti hanno
lasciato il tempo di vivere.- disse abbracciando l’amica, capendo
immediatamente il motivo del suo pianto.
La bionda si strinse a lei, prima di prendere il foglio sui cui aveva disegnato
Lexa mentre dormiva.
-Vado a far esplodere qualcosa adesso, goditi la serata Principessa.- disse
Raven alzandosi ed andando verso la porta.
-Grazie mille Rae, davvero.- le sussurrò alzandosi anche lei ed asciugandosi le
lacrime
-E di che, tanto troverò il modo di farti sdebitare Griffin.- le disse in modo
fin troppo rumoroso non guardando la ragazza, ma uscendo dalla stanza.
Clarke sorrise, prima di accarezzare il volto disegnato sulla carta e vedere
cadere su di questo due lacrime. Prese la borsa e lo mise dentro, mettendosi il
drappo al collo come fosse una sciarpa ed uscì dalla camera e prese il suo
cavallo, dirigendosi verso la radura.
Per quante ore era rimasta ad osservare il cielo,
pensando a dove fosse Lexa adesso? Non lo sapeva nemmeno lei. Aveva il disegno
appoggiato sulle gambe ed era seduta dove lei la osservò riposare, come se
potesse sentirla più vicina in quel modo.
Era troppo occupata a pensare alla Terrestre, per accorgersi del rumore
proveniente dall’erba alta vicino a lei.
-Santo cielo che fastidio l’erba che si incastra nel tutore. Argh!- disse Raven
alle sue spalle prima di aggirare i tronchi e sedersi al suo fianco.
-Rae ma cosa…?- non fece in tempo a finire la domanda che la meccanica tirò
fuori dallo zaino una delle bottiglie del distillato di Monty.
-Offre Green. Non è un vero festeggiamento senza alcool.- rispose alzando le
spalle e bevendo un sorso, prima di prendere un’altra bottiglia e lanciarla a
Clarke che l’afferrò al volo.
Dopo un’ora, tra chiacchiere e liquore, entrambe finirono le loro bottiglie e
rimasero zitte per un momento, che fu più che sufficiente per far pensare alla
bionda al motivo perché si trovava di notte ubriaca in una foresta.
Raven si avvicinò a lei e per la prima volta osservò il ritratto di Lexa.
-Era tranquilla, per dormire in tua presenza.- sussurrò
-Quella precedente era stata pesante per lei, ha dovuto affrontare tutti gli
ambasciatori per far digerire il fatto che non ci avesse annientato.- Clarke
sospirò, accarezzando i lineamenti di grafite. – Nella mia camera erano arrivati
dei blocchi da disegno e altro materiale quindi ero andata in camera sua per
ringraziarla e lei era lì distesa, con un libro in mano.- sorrise al ricordo,
con gli occhi lucidi. Raven le circondò le spalle con il braccio e la attirò a
se, mentre lacrime iniziavano a scendere dagli occhi della bionda.
Restarono in quella posizione per una buona mezz’ora e Clarke si sentì
accettata per la prima volta dopo tanto tempo.
-Non dovresti essere ad Arkadia a fare qualcosa di più produttivo che stare a
consolare me?- sussurrò la più giovane con voce impastata dal sonno, spezzando
il silenzio.
-Nah. Ti sceglierei per prima su qualsiasi cosa.- le rispose sorridendo al
ricordo.
Anche Clarke sorrise, prima di staccarsi e mettersi in piedi, aiutando Raven a
fare la stessa cosa.
-Ti raggiungo subito Rae, vai avanti.- la incoraggiò, prima di abbracciarla
stretta.
Quando sentì che l’altra era lontana abbastanza, annusò il drappo che aveva al
collo e guardò per l’ennesima volta il ritratto che aveva tra le mani.
-Buon compleanno Lexa, ai niron. Ai hod yu in- sussurrò a quelle linee nere che
continuava ad accarezzare, prima di aver messo il ritratto in borsa e di
raggiungere l’amica al limitare della radura.
Alzò lo sguardo al cielo pieno di stelle pensando come fosse ironica la cosa:
lei era venuta dal cielo mentre Lexa era sulla Terra, ora la sua amata era in
cielo e lei era confinata sul suolo.