Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Echocide    28/07/2016    6 recensioni
*IN REVISIONE*
Non pensare a niente.
Non pensare a ciò che succederà.
Pensa a quando eri una ragazza come tutte le altre.
Pensa a quando eri solo Tikki.

Prima ancora della creazione dei Kwami e dei Miraculous, esistevano due regni: in lotta l'uno con l'altro, essi vivevano in continua tensione, fino a quando uno dei due, Routo, non si mosse per distruggere quel filo che teneva il tutto.
Sette persone, sette giovani, furono chiamati per sconfiggere il nemico.
Tikki era una di loro.
Tikki era la prima Portatrice.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.043 (Fidipù)
Note: Buon salve! Eccomi qua con il secondo capitolo, dove ritroverete alcune vecchie conoscenze di Miraculous Heroes...
I nomi di Daitya e Routo li ho appresi, mentre studiavo le varie leggende su un certo impero perduto (ho trovato i nomi delle due isole in questo link): sinceramente ho pensato che la creazione dei Miraculous richiedesse una conoscenza e una tecnologia maggiori rispetto a quello che l'uomo preistorico aveva e quindi...beh, è stato naturale rifarmi all'impero perduto (sì, anche se non sto mettendo il nome, penso che tutti abbiate capito di che cosa sto parlando).
Detto questo, vi lascio ai soliti ringraziamenti di rito: grazie a chi legge silenziosamente, a chi commenta qui e su FB (giuro, riuscirò a recuperare le risposte ai commenti qui e nelle altre storie), a chi inserisce questa storia in una delle sue liste.
Grazie di tutto cuore.

 

 

Il sole era alto nel cielo e illuminava la città dalle bianche mura, rendendola una piccola gemma luminosa, mentre nella via maestra i banchetti del mercato la coloravano con le tinte delle sette tribù che abitavano il regno di Daitya: i capelli rossi della giovane, che marciava spedita lungo la via principale, si perdevano nella stoffa della lunga veste che la indicava come un’accolita della Dea Coccinella, dispensatrice di buona sorte e di fertilità.
La ragazza teneva ben stretto il cesto di paglia contro il fianco e, di tanto in tanto, allungava il collo per osservare le merci esposte: «Buondì, Tikki» la salutò allegra una donna, passandole una mela rossa come il suo vestito: «Hai sentito stanotte?»
«La terra ha tremato. Lo so» mormorò la giovane, afferrando il frutto e posandolo nel cesto, piegando le labbra in un sorriso mesto: «La Gran Sacerdotessa ha detto che non è nulla di cui preoccuparsi: la terra trema quando gli dei sono adirati, ma noi di Daitya non abbiamo fatto nulla…»
«Noi no» sentenziò la donna in maniera spiccia, scuotendo il capo e tirando su con il naso: «Ma quelli di Routo credono ancora di essere il grande impero di un tempo…»
La ragazza annuì, portandosi indietro una ciocca di capelli rossi e fissando un punto imprecisato a ovest: Routo e Daitya, due isole vicine ed entrambe memoria di un antico impero che era andato perduto; dell’antico impero lei, come tutti, aveva solo sentito parlare: la sua rovina andava molto indietro nel tempo, perché qualche testimone fosse ancora vivo.
Si narrava di una grande nazione, che aveva imbrigliato l’energia più grande dell’universo e l’aveva piegata al proprio volere, sfidando così gli dei che avevano ripagato l’arroganza degli uomini distruggendo quell’impero e lasciando come memoria le due isole.
Quanto fosse vero di questa storia, che i sette Gran Sacerdoti narravano, Tikki non lo sapeva: forse era solo una leggenda o forse era veramente la storia del suo popolo…
L’unica cosa di cui era certa era che i rapporti fra Daitya e Routo, noto anche come il Regno al di là del mare, erano tesi: Daitya aveva appreso la lezione del grande impero perduto, mentre Routo no.
Routo voleva ancora il potere, il dominio su quella grande forza di cui, però, non aveva il filone energetico più forte, che scorreva sotto la terra di Daitya.
«Finché i sette dei proteggeranno Daitya, non c’è niente da temere» dichiarò Tikki, sorridendo alla donna e iniziando a scegliere fra la frutta, prendendo quelli che le sembravano più maturi e succosi; era immersa nel suo lavoro quando una cacofonia di voci e rumori le giunse alle orecchie, facendola voltare, in tempo per osservare una figura maschile vestita di nero correre lungo la via del mercato, fermandosi a pochi metri da lei: «Tikki!» esclamò il fuggitivo, raggiungendola e afferrando un drappo di stoffa cremisi, sistemandosela addosso, come se fosse una matrona della tribù della Coccinella, nascondendo così la sua veste scura e simbolo dell’appartenenza del giovane uomo alla tribù del Gatto Nero: «Non dire niente alle guardie e sarò tuo debitore a vita.»
«Cosa hai combinato stavolta, Plagg?» domandò la ragazza, fissando il giovane negli occhi verdi e sospirando al sorriso scanzonato che gli piegò le labbra: «Dimmi che non centrano ancora le accolite del tempio della Farfalla, ti prego.»
«Mi proteggeresti lo stesso, Tikki?» le domandò l’altro, afferrando alcuni frutti e mettendoli nel cesto della ragazza: «Comunque no, niente vergini stavolta: avevo solo scommesso con Vooxi che sarei riuscito a entrare nel tempio del suo dio e…» si fermò, voltandosi indietro e tirando maggiormente la stoffa rossa sul volto, quando alcune guardie passarono di fianco a loro: «…e di prendere un certo calice.»
«Hai rubato nel tempio del Dio Volpe?» esclamò la ragazza, venendo immediatamente zittita dalle mani bruciate dal sole di Plagg: come per le loro vesti, gli adoratori del Dio Gatto rendevano scure le loro pelli, rimanendo ore sotto il sole fin da piccoli.
Se andava indietro con la memoria, non riusciva a ricordare Plagg con la pelle candida: il giovane accolito del Gatto Nero era sempre stato abbronzato e scuro.
«Non ho rubato, ho solo preso in prestito.»
«Plagg…»
«Stanotte riporterò il calice, dopo averlo fatto vedere a Vooxi.»
Tikki scosse il capo, sospirando esasperata e tornando a scegliere la frutta, buttando distrattamente alcune mele più acerbe nella cesta e sorridendo appena alla mercante, che ascoltava curiosa la loro conversazione: «Ti conosco fin da quando eri piccolo e sono certa che non riporterai mai quel calice al suo posto.»
«Non è vero!»
«Sì, che è vero!»
«No. Stanotte lo riporterò, promesso.»
«Plagg…»
«Mi deludi, Tikki. Non credi a una promessa del tuo futuro sposo?» dichiarò il giovane, facendole l’occhiolino e portando una mano alla bisaccia che teneva appesa alla cintura dei pantaloni, dando alcune monete alla fruttivendola, prendendole poi il cesto di vimini dalle mani e guardando la ragazza: «Dove andiamo adesso?»
«Io continuo la mia spesa» dichiarò Tikki, afferrando il bordo del cesto e tirandolo per sottrarlo alla presa di Plagg, senza riuscirci: «Tu puoi andare a deflorare altre vergini, per quel che mi riguarda.»
«Sei gelosa, Tikki?» domandò Plagg, ridendo e voltandosi verso la donna del banchetto: «E’ pazza di me, c’è poco da fare.»
«Nei tuoi sogni» sentenziò la ragazza, facendo più forza sul cesto e togliendolo dalle mani del ragazzo, marciando poi spedita fra le bancarelle del mercato, trattenendo la voglia di voltarsi indietro: sapeva che Plagg era rimasto dove l’aveva lasciato e quasi sicuramente la stava fissando, aspettando il momento in cui si sarebbe voltata.
Ma non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Mai e poi mai.

 

Mikko storse la bocca, osservando i punti disordinati del ricamo: «Non ce la farò mai» dichiarò, gettando il lavoro sull’erba, poco lontano da lei e osservando il ragazzo che si allenava con una spada di legno, la tunica blu che si muoveva nella brezza del mattino che rendeva sopportabile stare all’aria aperta: «Cosa stai facendo, Flaffy?» domandò, poggiando i gomiti contro le gambe e tenendosi la testa fra le mani, seguendo i movimenti del giovane amico.
Sebbene appartenenti a tribù diverse, Mikko aveva conosciuto Flaffy fin da quando il ragazzino era nato: il su promesso sposo, nonché Gran Sacerdote della Tribù dell’Ape, era un caro amico della zia di Flaffy, la Gran Sacerdotessa della tribù del Pavone, e questo aveva favorito l’amicizia fra il giovinetto e la ragazza.
«Mi alleno. Per quando sarò un giovane avventuriero e inizierò il mio viaggio che mi porterà in terre lontane e formerà il mio carattere…»
«Sei di nuovo stato ad ascoltare i cantastorie che vengono dalla terraferma, vero?» domandò Mikko, scuotendo il capo e lisciandosi la veste gialla: «Dovresti ricordarti che tua zia non ti lascerà mai andare via: sei…»
«Sono il suo successore a titolo di Gran Sacerdote del Pavone» sbuffò il ragazzino, infilzando la spada per terra e portandosi indietro le ciocche more: «Lo so. Fin troppo bene. Non ho bisogno di te che me lo ricordi, solo…» scosse il capo, voltandosi verso est e osservando la città che si ergeva sotto il colle ove si trovavano e il mare azzurro e cristallino, che circondava l’isola: «Mi piacerebbe essere libero e vedere cosa c’è al di fuori di quest’isola.»
«A me piacerebbe essere data in sposa a qualcuno che amo ma, come ben sai, mi toccherà sposare uno della mia tribù per cui non provo nulla» decretò Mikko, abbassando lo sguardo sulle mani che teneva in grembo: «Dovrei essere onorata: sarò la futura moglie del Gran Sacerdote dell'Ape, ma tutto ciò che voglio è fuggire il più lontano possibile da quell’uomo…»
Flaffy sorrise, avvicinandosi all’amica e sedendosi al suo fianco, passandole un braccio sulle spalle e attirandola contro di sé: «Quando andrò via, ti porterò con me. D’accordo?»
«Mi piacerebbe.»


Si portò il boccale alle labbra, bevendo tutto d’un fiato la bevanda alcolica, sentendosi la gola bruciare quando il liquore passò: «Mi hanno detto che la tua promessa sposa è parecchio ribelle» esclamò la voce allegra di Vooxi e, poco dopo, Plagg sentì una manata fra le scapole: «Beh, da che mondo è mondo, le rosse son sempre le più difficili da domare.»
«Parli per esperienza personale?» domandò Plagg, indicando i capelli rossicci dell’amico: «Comunque è il bello di Tikki: essere una sfida costante.»
«Giusto. Dimenticavo: se non c’è sfida, ti annoi.» dichiarò Vooxi, facendo cenno all’oste di servirlo: «E a proposito di sfide…»
Plagg sorrise, portando una mano sotto le vesti e tirando fuori il calice: «Eccolo qua» dichiarò, mostrandolo all’altro: «Guardalo bene, perché stanotte devo riportarlo al tempio.»
«Cosa? Perché?»
«L’ho promesso a Tikki.»
«Ahia. Quella rossa ti ha già messo il collare al collo» esclamò allegro Vooxi, mentre l’oste gli metteva davanti un boccale, che Vooxi prontamente afferrò: «Di questo passo, fra un anno sarai un gattino mansueto, vecchio mio» decretò, bevendo generosamente il liquore.
Plagg scosse il capo, risistemando il calice all’interno della tunica e posando le mani sul tavolo, dandosi la spinta per alzarsi: «A differenza di te, io so quando una gattina vuol essere lisciata e quando vuole avere il comando: qualcuno sarà mansueto, ma non sarò di certo io.»
«Dicono tutti così.»


Wayzz studiò assorto le carte che aveva davanti, sospirando di tanto in tanto: come allievo del Gran Sacerdote della Tartaruga era suo compito studiare la situazione fra Routo e Daitya. Disastrosa era il termine che gli veniva in mente, ogni volta che osservava i dati e i rapporti dei loro diplomatici a Routo.
Il Regno al di là del mare voleva una sola cosa e loro non erano disposti a dargliela: se Routo aveva dimenticato il monito dell’antico impero, in Daitya era ancora ben impresso: «Non possiamo accettare.» dichiarò, posando la pergamena sul tavolo e passandosi una mano fra i capelli castani, poggiando poi la testa contro lo schienale alto della sedia.
«Che cosa non puoi accettare?» gli domandò una voce amica: aprì gli occhi, incontrando la figura di Nooroo – figlio della Gran Sacerdotessa della Farfalla – e sorrise: «Buongiorno, amico mio. Mia madre mi ha mandato con questi documenti: sono le nuove candidate come Sacre Vergini del nostro tempio. Sai abbiamo dovuto cercarne di nuove dopo che…»
«Sì, lo so. Plagg» sbuffò Wayzz, scuotendo il capo: «Avrei molto meno lavoro se il pupillo del Gran Sacerdote del Dio Gatto si calmasse un po’. Già i rapporti con Routo sono problematici, se poi devo sistemare…»
«Ancora un anno e poi tutte le beghe di Daitya passeranno alla tribù del Pavone» dichiarò Nooro, posando le pergamene sul tavolo: «Non so chi ha inventato questa cosa del passaggio dell’amministrazione pubblica fra le varie tribù, ma funziona benissimo.»
«Daitya. L’unico re. Colui che diede il nome alla nostra terra, al momento della sua morte chiamò i capi delle sette tribù che lo avevano seguito, decretando che ogni anno il potere di amministrare il suo regno fosse in mano a un capo: solo per un anno, partendo dal Gatto Nero» spiegò brevemente Wayzz, stravaccandosi sulla sedia: «E così il potere passa ciclicamente in mano a ognuno dei Gran Sacerdoti, stabilendo la pace e la tranquillità sul nostro regno.»
«Grazie per la lezione» dichiarò Nooroo, sorridendo: «Tornando a Plagg, ho sentito alcune voci…»
«Quali?»
«Volevo sapere se è vero che è stato promesso a una giovane della tribù della Coccinella.»
«Tikki?» domandò Wayzz, prendendo le carte che l’amico gli aveva passato e annuendo con la testa: «Sì, la ragazza non è stata scelta come successore della Gran Sacerdotessa, a quanto pare il titolo andrà alla sorella maggiore e, quindi, è stata data in sposa a Plagg che, come ben sai, succederà al nonno.»
«Capisco» dichiarò Nooroo, afferrandosi alla scrivania quando la terra cominciò a tremare: alcune carte scivolarono per terra e lo stesso destino fece una delle sedie, assieme a un vaso di terracotta che rovinò a terra, distruggendosi: «Un’altra scossa.»
«Ultimamente son fin troppo frequenti.» dichiarò Wayzz, alzandosi quando la terra smise di tremare e affacciandosi dalla finestra della sua stanza, guardando la strada sottostante e poi l’orizzonte, osservando la sagoma lontana di Routo: «Spero che non stiano facendo nuovi esperimenti. Dall’ultimo rapporto delle nostre spie sembra che Routo stia seguendo le orme dell’antico impero…»
«Ma questo…»
«Quando esauriranno la loro vena sarà un problema, perché volgeranno il loro sguardo a Daitya e sarà guerra.»

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Echocide