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Autore: Wilson Walcott    28/07/2016    1 recensioni
La fortuna è una questione geografica.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo alla continua ricerca di qualcosa che forse nemmeno esiste: la felicità.
Ridere è la migliore cura per ogni malattia, fisica o mentale. 
Non a caso risulta più difficile far ridere qualcuno 
piuttosto che farlo piangere. 
Le parole sono la più grande fonte di vita che abbiamo a disposizione. Grazie ad esse, infatti,
possiamo accrescere od alleviare il dolore di un altro essere umano. 
A volte ci salvano, altre volte ci distruggono, soprattutto quando non vogliamo sentirle.

Il treno che aspettiamo si è perso chissà dove, mentre imperterriti continuiamo a rimanere seduti. 
La disuguaglianza è ereditaria. Te ne rendi conto dalle piccole cose delle vita che il mondo non ha logica. 
Se tutti fossimo veramente trattati alla pari, con gli stessi diritti e doveri, con le stesse gioie e dolori 
probabilmente non esisterebbero tante distinzioni.
Un Dio sordo, cieco e muto è la giusta punizione per un'umanità così indifferente alla sofferenza altrui? Forse questa è 
la vera giustizia. Allora mi chiedo, in base a quale criterio? Perché c'è chi è costretto a soffrire più di altri? A vivere
nella paura, oppresso oppure a morire di fame.
Qual è stata la sua colpa? Quale sarà la sua ricompensa?
La fortuna è una questione geografica.
"Il vero valore di una persona si riconosce nelle difficoltà e nella sofferenza perché ognuno di noi, nel suo piccolo, è
messo alla prova"
Questo è il suo compenso, direbbe qualche timorato per giustificare le atrocità che viviamo. Ma faccio fatica a crederci
sia perché non credo in un Dio ingiusto e sia perché, a differenza delle favole, 
nella realtà è il più forte che vince sul più debole. 

Viviamo prigionieri, come cani in gabbia, diventando sempre più aggressivi, malvagi e crudeli. 
Scindere tra buoni e cattivi è una delle peggiori demagogie che possa essere messa in atto, essendo gli esseri umani terreni e limitati dai nostri difetti. 
Del resto il kalakagathia è un concetto superato dagli stessi greci millenni di anni fa; potendo
noi aspirare a perfezionarci come persone, ma non alla perfezione in sé. 
L'odio, la rabbia, la gelosia e tutti i sentimenti nocivi che ne derivano ci rendono più umani e meno esseri idealizzati. 
Per questo motivo, forse, hanno più senso di esistere, perché tirano fuori anche la parte migliore di noi.

Vorrei perdermi nelle lacrime di chi ha qualcosa da raccontare e non di chi vuole raccontare qualcosa.
   
 
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