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Autore: Ipermaga_    28/07/2016    0 recensioni
« Tu non lo sai, Ib, ma sei rinchiusa qui dentro da dodici anni! » strillò, rossa di rabbia.
In seguito al suo grido ci fu silenzio, silenzio rotto soltanto dai suoi piagnucolii.
[...]
« Ma che diamine stai... » fui presto interrotta.
« È vero ».
Senza fiato, mi voltai lentamente verso di lui.
Evitava quasi con disperazione il mio sguardo.
[...]
« Non possono essere passati dodici anni » dichiarai, con un'illuminazione venutami in quello stesso momento: « Qui il tempo non scorre ».
« Per te invece dovrebbe essere così » intervenne prontamente Garry, sempre guardando altrove: « Sei cresciuta... come se fossero trascorsi dodici anni. Anche se nemmeno io potrei assicurarti quanto tempo sia passato nel nostro mondo. Non so fino a che punto possa importare, comunque ».
**
Ib ha ormai 19 anni; è da sempre rimasta nella galleria, insieme a Garry e Mary, senza neanche esserne consapevole. Adesso si trova nella Stanza delle Bambole, e ha perso la caccia al tesoro.
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib, Mary
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Giro 6 – Insieme, per sempre

Avevi... avevi detto che saresti rimasto.
Almeno finché... almeno finché non fossimo riusciti a fuggire insieme da qua.
Ero sicura che saremmo resistiti...
Non è affatto giusto tutto questo, sapevo che si trattava di una frase infantile, ma...
Anzi, no: non m'importava minimamente di essere infantile.
« Rimarrò... qui... per sempre... non ti lascerò andare, chiaro? » sussurrai, tra un singhiozzo e l'altro.
Non c'erano lacrime, sebbene desiderassi piangere, disperatamente, così disperatamente... volevo piangere.
Pronunciò il mio nome.
Non volevo smettere di sentire la sua voce, ma capivo anche che se consumava il fiato che gli restava per un'idiota come me... sarebbe finito tutto prima.
Emisi un gemito, gli strinsi la mano. Stava diventando sempre più fredda.
Non voglio, non voglio, non voglio...
Non osare...

« Non osare abbandonarmi » mormorai, senza neanche fare caso a quello che dicevo.
Mi lasciai cadere al suo fianco, lo abbracciai, il suo calore... il suo calore si stava affievolendo, il calore che mi aveva salvato, stava scivolando via, e proprio tra le mie stesse dita.
Non lo potevo permettere...
« Devi andare. Non è... non è troppo tardi » tossì.
Scossi la testa, finalmente il mio volto era bagnato dalle lacrime.
Non riuscivo a respirare, forse per via dei singhiozzi.
« So che puoi farcela, sono certo che mi salverai di nuovo... a che ti servirà restare qua? » continuava a dire, ma non volevo nemmeno ascoltarlo.
« Non rendere tutto questo vano, hai capito? » ripeté, sembrava che si stesse innervosendo.
Desiderava che trovassi la forza e reagissi, che tentassi di salvarlo, e anche se non ci fossi riuscita, di cercare comunque l'uscita da sola.
Sapevo che avrei dovuto farlo, ma... 
Non lo farò mai.
Non ci penso neanche...
Non sono abbastanza coraggiosa.
Il coraggio... io non ce l'ho.

Sentivo che non avrei potuto fare un solo passo, non sapendo che era ridotto in tali condizioni.
Mi detestai per questa debolezza, però... che altro potevo fare?
Percepii le lacrime scorrermi sul viso, cadevano una ad una...
Strizzai gli occhi, perché non potevo svegliarmi?
Sentivo il suo battito cardiaco, il suo respiro, seppur difficoltoso... per un attimo mi calmarono.
Sì, le lacrime si stavano asciugando.
Avrei potuto perfino alzarmi e tentare, in fondo...
Mentre pensavo questo, entrambi si fermarono di botto.
C'era... c'era solo il silenzio.
Non... non respirava più.
Non riuscivo più a sentire il suo cuore battere...
Non è quello che penso, vero?
Restai ferma, non potevo, o meglio, non volevo muovermi.
Perché non ero stata uccisa prima? Magari da quelle donne dei quadri, o da quella bambina con i capelli biondi.
L'avrei preferito.
Stavo ricominciando a piangere, o forse no, non lo so.
Il silenzio, il silenzio... no, no...
La mia mente era come bloccata su queste parole.
Mi strinsi più forte a lui, era freddo come il ghiaccio.
Era... era troppo tardi.
Ed era soltanto colpa mia, mia e della mia viltà...
Non potevo crederci, mi ero arresa prima ancora di provarci perfino stavolta.
Pensavo... pensavo non fossi così stupida da comportarmi così anche in situazioni simili.
E invece... l'avevo appena fatto.
È soltanto uno scherzo, andiamo.
Mi scappò una specie di grugnito, avrebbe dovuto essere una risatina?
Una risatina che si interruppe, consentendo di nuovo a quel dannato silenzio di regnare sovrano.
Sentivo freddo.
Perché non potevo morire anch'io?
Sapevo che pregando così gli stavo facendo un torto.
In fondo, tutto questo era successo perché... perché mi voleva salvare, giusto?
Non avrebbe voluto... che restassi lì.
Ma non potevo fare nient'altro.
Credevo di sapere cosa significasse provare odio per se stessi, ma scoprii che non l'avevo mai davvero saputo, non fino a quel momento.
Sarei rimasta in quell'incubo... per l'eternità.
   
 
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