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Autore: Alys93    29/07/2016    3 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Salve a tutti. Scusatemi tanto per l'enorme ritardo, ma questo capitolo si è rivelato stranamente impegnativo e... l'ispirazione mi ha abbandonato per un po'. Ora che l'ho concluso, però ho voluto mettere fine alla vostra attesa. Spero che questo nuovo "salto" vi piaccia. Per i nostri lupetti si sta preparando la più strana delle avventure, ma è solo l'inizio ;-) 
_Cramisi_, LittleDreamer90, Arthas_95, a voi va un GRAZIE grande quanto una montagna. Siete un sostegno indispensabile per me ^-^ Grazie di esserci, davvero


Capitolo 19: Nuova dimensione

Pov Fumiyo

Un improvviso tramestio vicino la grotta mi strappa bruscamente al sonno e scatto a sedere, il cuore che batte a mille contro le costole.
Al mio fianco, Masaru è già in piedi, l'armatura infilata per metà "Pare che ci sia movimento al confine con i lupi dell'Est. Vado a controllare cosa succede".
"Non avranno intenzioni ostili anche loro, spero!" esclamo, guardandomi attorno in cerca della mia e scorgendola in un angolo, dov'è finita qualche ora prima.
"Non credo, non sono mai stati bellicosi nei nostri confronti" replica lui, aiutandomi a chiudere i ganci del bustino, prima di stringermi a sé per un lungo istante.
Un'abitudine nuova, che non manco di apprezzare, e gli cingo il collo con le braccia, ricambiando il breve bacio prima di seguirlo verso il gruppo di guerrieri che si è già assiepato poco fuori dalla grotta.
"Pare che vogliano parlare con te, Masaru" mi avvisa Akemi, grattandosi una tempia con aria pensierosa "Dicono di avere un'informazione che ti potrebbe interessare".
Non è l'unica ad essere perplessa e tutta la tribù fissa Masaru in cerca di spiegazioni, ma lui scrolla le spalle "Non so cosa vogliano, ma andrò ad ascoltarli".
Meglio non causare situazioni che potrebbero portare a dissidi.
Abbiamo già i lupi dell'Ovest da combattere e mi basta pensare a quei dannati per ritrovarmi a stringere i pugni fino a ferirmi i palmi.
"Vengo con te, Masaru" affermo decisa, legando più strettamente il pugnale al fianco e avvicinandomi al mio compagno, che annuisce.
"Mi piace l'idea che tu mi copra le spalle" sorride, tendendomi la mano "Coraggio, andiamo a vedere cosa vogliono".
Dopo un cenno alla tribù, ci avviciniamo al confine, scortati da altri lupi che non ne hanno voluto sapere di restare alle grotte, dove ci attende un piccolo gruppo di ookami-youkai dell'Est.
Veniamo accolti da alcune occhiate curiose, dirette soprattutto a me, ma quello che sembra il capo della spedizione non si perde in giri di parole e afferma "So che eri molto amico di Inu no Taisho. Ho pensato che ti sarebbe interessato sapere che fine ha fatto il figlio mezzo-sangue, dato che si aggira spesso nel nostro territorio".
A quel punto, i suoi occhi si puntano su di me, pieni di curiosità e malcelato disprezzo "Dopotutto, non sembri preoccuparti nel frequentare simili esseri".
Rivelando tutto il mio sangue freddo, sostengo il suo sguardo senza batter ciglio, confortata dalla stretta in cui il mio sposo mi ha serrato la mano.
"Cosa faccio io non ti riguarda, Haku" replica gelido "Ma ti sono comunque grato per avermi avvisato riguardo a Inuyasha. Gli è accaduto qualcosa di grave? Di certo, non possono essere state semplici chiacchiere a spingerti fin qui per cercarmi".
Circa un secolo e mezzo fa, Masaru ha incontrato il figlio minore del suo maestro Inuken e, da allora, cerca di tenerlo d'occhio, aiutandolo quando può senza farsi notare.
Anche io ho avuto modo di scorgere il giovane hanyou in lontananza e sono rimasta scossa dalla sua somiglianza con il padre, se non per la mancanza di segni demoniaci sul volto e le tenere orecchie canine che fanno capolino tra i capelli d'argento.
Vederlo mi ha provocato una fitta al cuore, ma, nonostante la sofferenza sempre presente, ormai posso dire di aver superato uno dei colpi più duri che la vita possa infliggere a una madre.
In qualche modo, sento che mia nonna ed i miei genitori vegliano su di me, che gli Dei mi concederanno ancora una possibilità di essere felice.
Devo solo avere fede.
"Direi di sì… Il moccioso ha fatto il passo più lungo della gamba. Ha osato sfidare una sacerdotessa di Musashi ed è finito inchiodato ad un albero" replica Haku, strappandoci un'espressione sorpresa.
Da diverso tempo si sa che nel piccolo villaggio di Musashi è custodito un monile incredibilmente prezioso, la Sfera dei Quattro Spiriti.
Un talismano d'immensa potenza che ha fatto gola a più di un demone, ma la sacerdotessa incaricata di proteggerlo si è rivelata capace come poche nel tenere a bada gli attacchi.
Le voci sulla sua abilità sono arrivate fino a noi.
Ormai erano mesi che nessun demone era più disposto a rischiare la pelle per la Sfera, ma il fatto che Inuyasha avesse provato a impossessarsene ribalta tutte le mie convinzioni.
Cosa sperava di ottenere con quel monile?
"In che senso, inchiodato a un albero?" chiede Masaru, visibilmente sconvolto.
La sua ansia è così evidente al mio sguardo che mi ritrovo a mordermi il labbro inferiore in una sorta di tic nervoso che non manca di attirare la sua attenzione.
Sa bene che questo gesto preannuncia guai… e il suo sguardo m'impone di parlare, anche se vorrei risparmiargli una simile angoscia.
"Se.. la sacerdotessa ha usato una freccia sacra.." le parole quasi stentano a uscirmi di bocca, mentre un possibile scenario mi si para davanti agli occhi "Temo che possa averlo sigillato, Masaru".
Haku annuisce, un sorriso di scherno sulle labbra sottili "Esattamente, mezzo-demone. Vedo che ne capisci di questi sortilegi".
Gli altri membri del suo gruppo si scambiano gomitate d'intesa, forse credendo che anche io abbia subito qualcosa di simile -o che ne abbia usati-, ma li ignoro.
Non m'importa nulla di ciò che pensano. È del mio sposo che mi preoccupo.
Il viso di Masaru è una maschera di pietra, ma io riesco a scorgere il panico che gli aleggia negli occhi scuri.
Da quando ha saputo della sua esistenza, ha giurato a Inuken di proteggere suo figlio; la notizia del sigillo non può che averlo scosso nel profondo.
Sa bene che, grazie a mia nonna, conosco tutte le possibili armi delle sacerdotesse e non sottovaluta mai le mie opinioni in materia.
Che il suo viso non riveli ciò che prova è il segno più evidente del suo timore.
"Dobbiamo andare" sussurra di colpo, stringendomi il polso e correndo verso nord, voltandosi solo per dire ad Aiko e gli altri di tornare alla tribù e riferire le nostre intenzioni.
So che non avrà pace finché non avrà visto tutto con i suoi occhi e non esito a correre per stare al suo passo.
Percepisco appena i borbottii dei lupi dell'Est e ben presto ci lasciamo alle spalle il confine, inoltrandoci nella foresta.
Musashi dista quasi una settimana di cammino, ma, sia per le nostre capacità demoniache che per la fretta del mio compagno, copriamo la distanza in soli tre giorni.
Quando si rende conto che sono troppo esausta per continuare a correre, Masaru mi prende in spalla, dandomi modo di recuperare le energie.
Limita al massimo le pause per dissetarci e riprendere fiato, appropriandosi di qualche pezzo di cacciagione da un distratto gruppo di umani in transito lungo la strada, ma non si ferma.
È come se volesse vincere una corsa contro il tempo, pur sapendo che è impossibile.
E più questo passa, più la paura che gli aleggia negli occhi si fa evidente ed io mi ritrovo costretta a somministrargli un infuso di erbe soporifere per concedergli poche ore di sonno.
Il mattino seguente, il suo risveglio non è dei migliori, ma mi rifiuto di farmi intimorire dalla sua rabbia.
Non intendo lasciarlo fare di testa sua, se questo significa farsi del male con le proprie mani.
"Se arriviamo lì esausti, non saremo mai in grado di fare qualcosa per Inuyasha" affermo decisa, sostenendo il suo sguardo "E anche tu hai bisogno di dormire, Masaru. Ormai sono tre giorni che corri senza sosta. Anche volando, non potresti fare di più, quindi dammi ascolto per una volta".
Lui apre bocca per replicare, ma non riesce a replicare davanti al mio punto di vista e serra i denti, frustrato.
Capisco l'ansia che nutre nei riguardi del figlio del suo maestro, ma, per quanto io condivida il suo timore, mi preme più la sua salute.
"Non riprovarci, Fumiyo", dice solo questo, poi mi afferra bruscamente per un polso e mi issa sulla propria schiena, riprendendo a correre come un fulmine attraverso la foresta ancora silenziosa.
Il cielo è appena rischiarato dalle prime luci dell'alba, ma né il freddo che ancora persiste, né gli ostacoli presenti sul nostro cammino sembrano capaci di fermarlo.
Preoccupata come non mai, mi rannicchio meglio contro di lui, stringendo il bracciale donatomi secoli fa da mia nonna nella speranza che possa guidarci nella giusta direzione.

Il sole è ormai alto nel cielo quando il piccolo villaggio si staglia nella vallata davanti a noi e, finalmente, Masaru sembra decidersi a rallentare il passo e fermarsi.
Ha il respiro ansante ed i muscoli irrigiditi per la fatica, ma i suoi occhi scuri brillano di determinazione.
Non sarà certo un po' di fiatone a fermarlo.
La tensione che lo avvolge è così intensa da risultare contagiosa e mi ritrovo a passarmi nervosamente una mano tra i capelli, nel tentativo di calmarmi come posso.
Senza dire una parola, gli porgo la zucca intagliata che ci fa da borraccia e scuoto il capo nel vederlo bagnarsi prima la gola e poi la testa, rabbrividendo quando rivoli gelidi gli percorrono il collo e le spalle.
Il sospiro che gli riecheggia nel petto m'impensierisce non poco, ma mi riscuoto quando si volta a fissarmi "Saresti in grado di trovare.. non so, una traccia del potere di quella sacerdotessa?".
I suoi occhi scuri scattando più volte da una parte all'altra della foresta che circonda il villaggio "La zona è vasta ed io non voglio perdere tempo. Devo capire dove si è cacciato Inuyasha".
"Se ha usato il suo potere di recente, potrei riuscirci" mormoro, prendendo un profondo respiro per svuotare la mente e concentrarmi sull'energia spirituale che mi circonda.
Trasalisco appena nel percepire l'immane energia lasciata dalla Sfera dei quattro Spiriti, ma è come se il monile non fosse più qui da tempo.. giorni, forse.
Kami, e se questo è il suo potere residuo, quanto sarà intenso quello che lo permea? mi chiedo incredula, scuotendo la testa in segno di diniego davanti all'espressione di Masaru.
"L'energia lasciata dalla Sfera è incredibilmente potete" ammetto, gli occhi di nuovo chiusi per favorire la concentrazione "È difficile trovare qualcosa di diverso…".
"Provaci, Fumiyo. Fa' del tuo meglio, te ne prego".
Come se potessi dire di no a una simile richiesta…
"Qualcosa è stato bruciato" mormoro, espandendo tutti i sensi in cerca d'informazioni "E, di qualsiasi cosa si tratti, sento una certa forza spirituale diversa da quella della Sfera. Ma dev'essere passato del tempo, perché non è facile da…".
M'interrompo di colpo nel percepire la mano di Masaru sul braccio ed apro gli occhi per guardarlo "Che cosa c'è?".
"Penso che qualcuno sia morto. Sento odore di cenere. Cenere umana" risponde lui, puntando lo sguardo verso quello che sembra un tumulo sepolcrale, semi-nascosto dagli alberi.
Seppur muovendoci con cautela nel ritrovarci tanto vicini al villaggio, ci avviciniamo fino a leggere l'iscrizione incisa sulle pietre.
"La battaglia dev'essere stata dura" commenta Masaru, decifrando più lentamente di me la scritta "Questa è la tomba della sacerdotessa".
"Si chiamava Kikyo" aggiungo flebile, seguendo i kanji con la punta delle dita "Doveva essere molto amata, se le hanno eretto una simile tomba".
"Ma se lei è morta.. che fine ha fatto Inuyasha?", alle mie orecchie è ormai impossibile non scorgere il panico che permea la voce del mio compagno e, istintivamente, gli poggio una mano sulla spalla "Non credo sia lontano. C'è ancora una vaga traccia di sangue nell'aria…".
"Uno scontro. Quei due devono essersi affrontati in modo feroce se ci sono ancora trecce così evidenti", di colpo Masaru socchiude gli occhi, annusando a fondo l'aria "Da questa parte, vieni".
Tenendomi stretta per un polso, mi guida per un centinaio di metri attraverso la fitta boscaglia, lasciandosi guidare dal proprio olfatto, più sensibile.
Più che i miei doni spirituali, sono i suoi sensi demoniaci a poterci guidare in questo momento.
Più avanziamo nel sottobosco, più i nostri passi si fanno rapidi, finché Masaru non si ferma di colpo, costringendomi ad aggirarlo per non sbattere contro la sua schiena.
"Inuyasha?", più che una domanda, quel nome suona come un'invocazione ed io sgrano gli occhi nel vedere il giovane hanyou bloccato contro un grosso albero.
Una freccia gli spunta dalla spalla, tenendolo inchiodato contro la pianta secolare.
Gli occhi chiusi, assieme al pesante abbandono del corpo su se stesso, non danno che una sola risposta.
Con il cuore pesante, resto immobile a fissare il modo in cui la leggera brezza scompiglia le ciocche argentate del ragazzo e le ampie maniche della sua veste.
Così giovane e già così sfortunato…
Ma perché si è intestardito tanto a volersi impossessare della Sfera dei quattro Spiriti?
A cosa poteva servirgli quel talismano?
Muovendosi con una rigidezza che mi allarma, Masaru si avvicina al figlio del suo maestro, sussurrando incredulo "Non posso crederci… La sacerdotessa lo ha sigillato davvero!".
Deve averlo fatto con le sue ultime forze mormoro io, osservando le tracce di sangue che ancora scuriscono l'erba Ha dato la vita per proteggere quell'oggetto. Chissà come l'ha fatto sparire… Un monile così potente non può essere distrutto, eppure non ne percepisco l'intera forza.
Sono costretta a riscuotermi di colpo da quei pensieri quando Masaru cerca di afferrare la freccia che tiene prigioniero l'hanyou, ma non ho il tempo di avvisarlo del rischio che corre.
La barriera spirituale lasciata dalla sacerdotessa impedisce a qualsiasi umano o demone di spezzare il sigillo e lui non tarda ad accorgersene, dato che ritira la mano con un gemito.
Comprendendo in parte l'amarezza che gli scurisce lo sguardo, gli poggio una mano sulla spalla "Non puoi fare niente per lui, Masaru. Il sigillo è potente".
Neanche io potrei rimuoverlo senza conseguenze e probabilmente quella consapevolezza traspare dal mio sguardo, perché lui intreccia le dita alle mie.
"Non doveva succedere. Ma cos'ha fatto di male per meritarsi questo?" sussurra, la voce resa pesante dallo sconforto.
Vorrei potergli dire che non è colpa sua, che non deve sentirsi responsabile dell'accaduto dopo tutto che ha fatto per aiutare Inuyasha.
Quante volte gli ha spianato la strada senza che quel ragazzo se ne rendesse conto?
Quante volte l'ha seguito da lontano, accertandosi che non patisse la fame o altro?
Nessuno avrebbe potuto chiedergli di più…
Purtroppo, non ho modo di dire nulla, perché un coro di voci inferocite si fa rapidamente largo nella foresta, inducendoci a voltarci per capire cosa stia succedendo.
Sento il cuore mancarmi un battito alla vista della folla di contadini che ci corre incontro, armati fino ai denti.
Molti stringono tra le mani zappe e rastrelli, ma altri sono dotati di ben più pericolose sbarre di ferro ed archi, con le frecce già incoccate.
"Basta demoni!" urla uno di loro, guidando i compagni verso di noi con la lancia stretta nel pugno "Andatevene subito, o farete la fine di quel mezzo-demone!".
Preoccupata dalla sua possibile reazione e dal rischio che corriamo, mi volto per incrociare lo sguardo di Masaru e, per quanto lo veda teso, lui annuisce appena.
Tanto basta perché la sua mano stringa la mia con più forza mentre prendiamo a correre e, seguendo l'istinto, lo guido verso l'albero sotto il quale secoli prima ho sepolto le ceneri di mia nonna.
Mentre sfrecciamo attraverso il sottobosco, prego che lei possa aiutarci e mi ritrovo a chiamarla come quand'ero bambina ed avevo bisogno di lei.
E, mai come in questo momento, sento il bisogno di un suo intervento, persino di una semplice parola.
Dopo i giorni sfiancanti che ci hanno condotto qui, io e Masaru non riusciamo a muoverci al meglio delle nostre capacità ed i contadini alle nostre spalle continuano a guadagnare terreno.
Le loro grida infuriate mi riempiono le orecchie, spronandomi a continuare a correre, ma non so per quanto riuscirò a reggere.
E, dal respiro affannato che gli sfugge a tratti dalla gola, capisco che neanche Masaru può sostenere a lungo un simile sforzo.
Superato un gruppo di cespugli, la struttura di un pozzo ci si staglia improvvisamente davanti e ci fermiamo a riprendere fiato, gli occhi puntati verso il sentiero che ci siamo lasciati dietro.
Non abbiamo che una manciata di secondi per decidere cosa fare, ma continuare a correre attraverso gli alberi è fuori discussione.
Nessuno di noi ha abbastanza forze per allontanarsi a sufficienza. Presto quei ningen ci saranno addosso…
Con la mente persa nei terribili ricordi della morte di mia madre, stringo con forza il braccio di Masaru, che freme di rabbia.
So bene come si sente, perché anche il mio orgoglio di demone ribollisce con forza, ma se non abbiamo forza sufficiente a scappare, come potremmo affrontarli senza rimanere uccisi?
Loro sono troppi per sperare in un colpo di fortuna.
Percependo la furia che gli fa tremare il corpo, mi stringo con maggior forza al braccio del mio compagno, supplicandolo silenziosamente di fermarsi.
Di non compiere gesti avventati che potrebbero costargli la vita.
Se perdessi anche lui… Kami, non posso neanche immaginare un colpo simile.
Non sopravviverei.
"Non ne vale la pena, Masaru. Devono essere ancora sconvolti per la morte della sacerdotessa" sussurro, pregando con tutta me stessa che mi dia ascolto.
Seppur con il volto irrigidito in una maschera di rabbia, lui annuisce, assottigliando lo sguardo nel vedere i contadini raggiungerci con gli archi tesi.
È il momento della verità e lo sappiamo entrambi.
Senza che io abbia il tempo di aprir bocca, sento il suo braccio stringermi la vita e, in un attimo, il buio del pozzo ci avvolge, mentre le frecce sibilano a pochi pollici dalle nostre teste.
Colta di sorpresa, cerco istintivamente di aggrapparmi alle spalle di Masaru, ma mi sfugge un gemito quando la punta di una freccia mi lascia un taglio all'altezza del polso.
Nello stesso istante, percepisco la forza spirituale di mia nonna permeare l'aria circostante e mi chiedo cosa ci attenda sul fondo del pozzo.
Ammesso che lo toccheremo mai…
 
Pov Masaru
L'impatto con il suolo asciutto risulta più morbido del previsto ed io stringo a me Fumiyo, cercando di riprendere fiato.
Per tutti i Kami, non so ancora cosa si successo, ma sono troppo sollevato che siamo vivi per preoccuparmene.
Ho i muscoli che mi tremano per la tensione e la fatica, ma siamo illesi…
Ho appena formulato quel pensiero quando percepisco una lieve scia di sangue e subito fisso mia moglie in cerca di tagli o ferite, ma solo quando le stringo il polso sinistro mi rendo conto che il sangue esce da lì.
E la sua espressione terrorizzata minaccia di farmi mancare un battito.
"Il bracciale" sussurra, pallida come un cencio "Il bracciale di mia nonna non c'è! L'ho perso!".
Sgusciando via dalla mia presa, inizia a tastare il terreno attorno a noi alla ricerca del monile, gli occhi lucidi di lacrime "No, non posso averlo perso! Non posso! È tutto ciò che mi è rimasto di lei e di mia madre. Devo trovarlo!".
Quando prende a scavare furiosamente nel terreno argilloso, la stringo con forza, fermandola.
"Smettila, Fumiyo. Non è qui" dico, cercando di calmarla come posso "Può esserti caduto mentre correvamo. Sarà qui sopra, non temere".
Senza perdere tempo, alzo gli occhi verso l'apertura del pozzo, ma mi ritrovo ad aggrottare la fronte nel vedere quello che sembra un tetto di legno.
Dov'è finito il cielo?
Confuso, raggiungo il bordo del pozzo, ma quasi perdo la presa nel vedere che la foresta sembra essere svanita nel nulla.
Attorno a noi c'è una struttura di legno e la luce arriva da una zona sopraelevata. Ma dove siamo?
Aiutata Fumiyo ad uscire, mi guardo attorno con crescente preoccupazione, annusando quel luogo totalmente sconosciuto.
Niente. Non c'è un singolo odore che mi risulti familiare.
"Ma dove siamo finiti?" esclamo incredulo "Cos'è questo posto?".
E come accidenti ne usciamo?
Confusa quanto me, Fumiyo mi affianca per osservare il luogo in cui siamo "Sembra l'interno di un tempio…".
Un tempio?
Di colpo, i suoi occhi sembrano diventare enormi, specchio della sorpresa che prova "Ma allora.. allora è vero che il pozzo mangia - ossa collega due dimensioni diverse!".
Due dimensioni? Pur non conoscendo la leggenda di cui parla, decido che questo non è il posto in cui voglio stare.
È troppo strano, troppo diverso da quello che conosco io…
"Beh, cerchiamo di tornare nella nostra" borbotto, sporgendomi nel pozzo per fissarne il fondo scuro prima di tuffarmi dentro la struttura.
Il duro impatto con il suolo mi trasmette una fitta al ginocchio e un moto di panico mi stringe la bocca dello stomaco.
Il passaggio che ci ha condotto qui è chiuso.
Come accidenti possiamo tornare indietro, adesso?
Mi costringo a respirare a fondo per mantenere la calma, ma non so davvero cosa fare e torno indietro da Fumiyo, sedendomi su uno dei gradini in legno.
Alla mia compagna basta uno sguardo per capire cosa mi passi per la testa e la sua mano stringe la mia, mentre sussurra "Mentre cadevamo… mi è sembrato di sentire l'energia spirituale di mia nonna… Forse non è un caso se siamo qui".
Lei stessa incredula davanti a ciò che sta dicendo, ma io ho imparato da tempo a fidarmi di lei in queste faccende.
"Nazuna?" chiedo incredulo, non riuscendo a spiegarmi perché mai quella donna abbia dovuto farci questo scherzetto "La sacerdotessa? Vorrei davvero sapere perché ci ha fatto finire qui…".
Un posto a noi sconosciuto da cui non possiamo uscire. Ma che le gira in quella testa da defunta?
Neanche Fumiyo sembra avere risposte da darmi, ma un improvviso rumore contro il legno ci fa voltare e lei sgrana gli occhi nel vedere il proprio bracciale risplendere sotto la luce fioca, a poca distanza da noi.
"Ma da dove è sbucato fuori? Credevo.. di averlo perso" la sento sussurrare mentre lo raccoglie, stringendoselo al petto.
Ne so quanto lei, eppure.. la cosa mi puzza di bruciato.
È come se qualcuno ce lo avesse lanciato.
Senza contare che, con la coda dell'occhio, mi è sembrato di scorgere un'ombra che si lanciava dal tetto, svanendo di colpo.
Un'ombra che mi è risultata stranamente familiare, ma non ne sono certo. L'ho vista solo di sfuggita, eppure…
La stretta di Fumiyo sul braccio mi strappa a quei pensieri "Masaru.. io le ho chiesto aiuto".
"Forse è stato per la stanchezza che ci rallentava, o per la paura che.. Kami, temevo di perderti per colpa di quei ningen furiosi.. io credo che mia nonna ci abbia portato qui per aiutarci" sussurra, mordendosi nervosamente le labbra "Non so dove siamo esattamente, o se potremo tornare indietro, ma.. la conosco. Se ci ha portato qui, qualunque posto sia questo, lo ha fatto per aiutarci".
"Lo spero davvero, tesoro" mormoro, stringendola a me "Perché non so ancora dove siamo e questo mi preoccupa non poco… Che diavolo ci sarà qui fuo..".
Mi zittisco di botto nel sentire la porta scorrere e la luce viene parzialmente bloccata da una piccola figura che avanza verso di noi.
Sotto i nostri occhi increduli, un bambino si fa strada a fatica con un secchio pieno d'acqua… che gli cade di mano nel vederci.
Restiamo a fissarci per quelle che sembrano ore, prima che quel moccioso inizi a strillare peggio di un'aquila, correndo via come un fulmine "Mamma! Mamma! Ci sono due demoni nel tempio!".
"Oh, maledizione!", l'imprecazione mi sfugge con forza, mentre io e Fumiyo cerchiamo un'altra uscita o un buco qualsiasi da dove filarcela.
Purtroppo l'unica uscita ce l'abbiamo davanti, ma uno sguardo al soffitto sembra fornire una soluzione.
Le grosse travi sopra di noi si rivelano un buon rifugio temporaneo e restiamo immobili, in attesa di un momento di maggior calma per poterci defilare.
"Ryoga Higurashi! Quando la smetterai con questa storia dei demoni? Sei peggio di tuo padre!", la voce irritata di una donna si fa largo tra gli strepiti del ragazzino, che continua ad insistere "Ma è vero, mamma! Io li ho visti!".
"Basta così! Prendi l'acqua e vieni a darmi una mano, piuttosto", dopo un leggero scalpiccio quasi timoroso del ragazzino tornato a recuperare il secchio, la porta scorrevole viene chiusa con un tonfo, permettendoci di tirare un sospiro di sollievo.
"Kami, ce la siamo vista brutta" mormora Fumiyo, appoggiandosi contro di me. 
"Gli Dei sono con noi, oggi" commento, ormai con i nervi a pezzi "Credo ci convenga restare qui ancora un po'. Per recuperare le forze… dobbiamo ancora capire dove diavolo siamo finiti". 
Grazie al cielo, la struttura è abbastanza larga da permettersi di restare abbracciati e mi appoggio al legno solido, chiedendomi cosa diavolo ci stia capitando. 
È successo tutto così in fretta… e io non riesco a capirci niente. 
Un odore insolito mi induce a voltarmi meglio verso il palo che taglia la trave a metà e aggrotto la fronte nel percepire una scia fresca. 
Qualcuno è stato qui da poco, anzi.. pochissimo. 
E il suo odore ha un che di strano. Somiglia molto a quello di Fumiyo, eppure ha qualcosa di diverso. 
Più simile a.. me. Ma che accidenti...? 
Prima che possa esprimere ad alta voce quella domanda, i rumori all'esterno del piccolo tempio si fanno più forti ed entrambi sobbalziamo. 
"Sarà meglio trovare un altro posto per riprendere le forze" sussurra Fumiyo, precedendomi cautamente fino alla porta "Andiamocene, finché possiamo. Tanto è evidente che dal pozzo non possiamo tornare indietro". 
Con i sensi all'erta, la seguo fino all'ingresso della struttura, ma entrambi restiamo immobili, paralizzati dalla sorpresa e dallo sgomento quando ci affacciamo all'esterno "Per tutti i Kami… Ma che razza di posto è questo?!". 

Ecco qui, anche questo capitolo è andato. Cosa ne pensate, amici miei? Come si comporteranno i nostri lupi nel Futuro? E Masaru scoprirà mai chi ha lasciato quell'odore così particolare sulla trave? Di certo, ha notato qualcosa, ma cosa non lo sa neanche lui. Chi ha letto il capitolo 23 di "Al di là del Pozzo" lo saprà di certo, ma per chi non ha tempo e\o voglia di sorbirsi i 50 capitoli della storia, svelerò l'arcano.
Masaru ha ragione a notare che l'odore è simile a quello di Fumiyo e al proprio, perché proprio in questo nuovo mondo in cui saranno costretti a restare potranno finalmente avere la gioia di essere genitori. Ed è proprio la loro piccola ad averli seguiti per far sì che la madre non perdesse il bracciale della sacerdotessa.
Ma ora.. dovranno adattarsi a questo nuovo mondo. cosa pensate che combineranno? Dato che ho tante, forse troppe idee e non so quale scegliere, mi piacerebbe sapere cosa immaginate. Se vi va... Intanto, spero che l'ispirazione mi torni presto e riesca a fare un po' d'ordine tra i miei pensieri. Mi auguro di tornare presto da voi.
Baci a tutti, vostra 
Alys

   
 
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