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Autore: Yuki Kiryukan    31/07/2016    7 recensioni
[One-shot collegata alla storia principale “Rylen”]
Dal testo:
“Marzya e Ria erano cugine ma il loro legame era sempre stato tanto forte da renderle più simili a sorelle. Erano sempre state l'una il punto di riferimento dell'altra, per questo Ria era rimasta un po' spiazzata dall'improvvisa notizia del matrimonio della cara cugina, sopratutto dal suo imminente trasferimento a Seryan.
[...]
Fu proprio al matrimonio della cugina, che Ria vide per la prima volta il principe che tanto l'aveva rapita. Heron di Seryan era affascinante sotto ogni punto di vista, questo nessuno poteva negarlo. Ma, nello stesso modo in cui non si poteva contestare la sua bellezza, era altrettanto innegabile che ci fosse qualcosa di spaventoso in lui.
Erano i suoi occhi a rivelarla, quell'aura di mistero e... sì, Ria non aveva dubbi si trattasse di disperazione”.
[...]
« Volete che sia la sua sostituta? »
« Seryan ha bisogno di una nuova regina e tu sei la più adatta per ricoprire questo titolo, Ria. Niente più di questo »
« Avete mai amato qualcuno, Vostra Maestà?! »
« Tutto l'amore di cui sia mai stato capace, l'ho donato ad una sola persona »
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Justice and Revenge'
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Buona domenica! ^_^

Non vedevo l'ora di presentarvi questa One-shot, una delle mie preferite di questo blocco! Come si evince dal titolo, la protagonista indiscussa qui è Ria, la seconda Regina, la madre di Levi, Sael e Xander! 

Il suo è un personaggio che andava doverosamente approfondito e questa shot – che ho amato scrivere – ci da l'occasione di conoscere bene che tipo di donna e madre sia stata.
Spero possa piacervi così come ho adorato io scriverla! 

A proposito: la shot presenta dei piccoli spoiler! Leggendo capirete perché! Ve lo dico giusto per avvertirvi, il tutto è accuratamente studiato per aumentare la curiosità circa la seconda parte della storia! XD

Vi avverto che, essendo la settimana prossima il mio compleanno sarò fuori per qualche giorno quindi non potrò aggiornare con la quarta shot domenica prossima. Ci sentiamo quindi domenica 14 agosto
Fatemi sapere che ne pensate! ^_^

Un bacione enorme,
Yuki!






La Seconda Regina


~*~



Marzya e Ria erano cugine ma il loro legame era sempre stato tanto forte da renderle più simili a sorelle.

Complici forse di essere rispettivamente figlie uniche, del fatto che i propri genitori avessero loro permesso di crescere insieme, o forse per la complementarietà dei loro caratteri, erano sempre state l'una il punto di riferimento dell'altra.

Per questo Ria era rimasta un po' spiazzata dall'improvvisa notizia del matrimonio della cara cugina, sopratutto dal suo imminente trasferimento a Seryan. Non aveva osato però dar voce al proprio stato d'animo, non quando Marzya le parlava del suo futuro con occhi tanto scintillanti e colmi di speranze.

  « È la personificazione del principe dei miei sogni! »  confessò tutta contenta  « Bello e riservato, sembra avere un animo davvero profondo » 

Ria aveva sorriso, intenerita.  « Questo principe Heron ti ha davvero conquistata » commentò.

Marzya annuì, mentre il suo colorito si accendeva.  « Mio padre mi aveva proposta come sposa ad un ricevimento in cui l'ho visto per la prima volta. Non sono più riuscita a togliermelo dalla testa »  sospirò  « Spero di essere una brava moglie » 

  « Certo che lo sarai. Il principe sarebbe uno sciocco a non rendersene conto. Sei la migliore che potrebbe desiderare al suo fianco »

Marzya l'abbracciò.  « Grazie »  poi alzò la testa e la fissò con preoccupazione  « Tu starai bene? »

  « Sono una donna adulta anch'io, ormai. Non ho più bisogno di una balia »  scherzò Ria. 

  « Intendo per la tua salute »  specificò Marzya  « Ti prenderai adeguata cura di te? »

Ria sorrise intenerita.  « Ti ho appena detto che non ho bisogno di una balia » 

  « Sarà, ma non ho fatto altro in questi anni... »

L'altra le diede un giocoso pizzicotto sul fianco.  « Prenderò tutte le mie medicine con regolarità e cercherò di non far impazzire troppo il buon vecchio Guaritore Galls »  promise  « Era questo che volevi sentirti dire? » 

Marzya annuì ma non sembrava del tutto convinta.  « Sarò costantemente in pensiero... » 

  « Preoccupati piuttosto del tuo imminente matrimonio, invece che impensieriti con simili sottigliezze »  la riprese. Poi sorrise.  « Non vedo l'ora di vederti con la corona in testa »

Marzya la guardò con occhi colmi di aspettativa.  « Sarai la mia testimone? » 

Ria arrossì.  « È un compito oneroso » 

  « Non potrei chiederlo a nessun altro » 

L'altra sorrise, emozionata.  « Sarà un onore, Vostra Maestà »  


 
~*~


Fu proprio al matrimonio della cugina, che Ria vide per la prima volta il principe che tanto l'aveva rapita.

Heron di Seryan era affascinante sotto ogni punto di vista, questo nessuno poteva negarlo. Emanava un'aura carismatica difficile da ignorare, sopratutto con addosso il completo regale che si sposava perfettamente con i suoi capelli biondi e gli occhi di quella particolare sfumatura d'azzurro. 

Ma, nello stesso modo in cui non si poteva contestare la sua bellezza, era altrettanto innegabile che ci fosse qualcosa di spaventoso in lui. Erano i suoi occhi a rivelarla, quell'aura di mistero e... sì, Ria non aveva dubbi si trattasse di disperazione.

Guardò la cugina, bellissima nel suo vaporoso abito da sposa, e si chiese se potesse vederlo anche lei. Se i suoi occhi non fossero troppo annebbiati dall'innamoramento per accorgersene.

Se Marzya avesse intuito qualcosa, non lo diede a vedere.

I due sposi pronunciarono i rispettivi giuramenti agli Oracoli e si unirono in matrimonio. Al termine della cerimonia le corone brillavano sul loro capo, rendendoli ufficialmente re e regina di Seryan. 


 
~*~


  « Ti scriverò ogni giorno! »  le promise Marzya prima di salutarsi. 

  « Pensa a goderti la tua nuova vita senza preoccupazioni »  la placò Ria, carezzandole una guancia. Alle sue spalle, l'ambasciata di Helvezia era pronta per lasciare Seryan.

La regina di Seryan le sorrise con riconoscenza.  « Vieni a trovarmi quando vuoi. Seryan è anche casa tua, ormai » 

Ria annuì.  « Certo » 

  « Scrivimi anche tu! »

  « Ti riempirò di lettere »  le assicurò.

Prima di andare, Marzya l'abbraccio.  « Ti voglio bene » 

Ria la strinse a sé.  « Ti voglio bene anch'io »  dopodiché sciolse l'allaccio dei loro corpi e la spintonò verso il castello che era da poco diventato la sua nuova casa.  « Adesso vedi di raggiungere il tuo consorte » 

Il bellissimo sorriso di Marzya, luminoso come il futuro che l'attendeva, fu l'ultima cosa che Ria vide prima che la regina si addentrasse a palazzo.


 
~*~


Se ne scambiarono molte, di lettere.

Ria l'aggiornava su Helvezia e sulla loro famiglia. Marzya le raccontava come procedeva il matrimonio e di come fosse la vita a Seryan. Un regno così grande aveva abitudini diverse rispetto alla lingua di terra che era il loro paese natale, dopotutto.

Dalle parole della regina, Ria non aveva dubbi che la sua nuova vita le piacesse. Marzya non accennava molto al marito ma neanche se ne lamentava. Non poteva essere così male, giusto? Forse un po' difficile da prendere, ma Heron di Seryan poteva essere considerato una brava persona. Ria fu contenta di essersi sbagliata. Forse si era preoccupata inutilmente.

Decise che sarebbe andata a trovare la cugina il prima possibile e l'occasione le si presentò quando Marzya le scrisse di essere incinta. Le sue lettere trasudavano sincera emozione e Ria, eccitata a sua volta, non vedeva l'ora di raggiungerla. Decise che sarebbe rimasta con lei fino al parto.

Ma, proprio alla vigilia della partenza, ricevette un'altra lettera.

Le parole che vi erano scritte le fecero ghiacciare il sangue dal terrore.

 

~*~



Quando raggiunse Marzya nel laboratorio medico appena fuori Seryan, Ria capì che la vita rosea e felice che la cugina le aveva descritto nelle sue lettere, era soltanto un modo per convincere lei e anche se stessa che tutto andasse bene. 

Ciò che dilaniava la giovane regina, era un dolore ben più antico di quello dovuto alla prematura, ingiusta morte del figlio. 

Non c'era dubbio che l'aver partorito un minuscolo fagotto senza vita l'avesse irrimediabilmente distrutta, ma quando Ria le chiese di Heron e Marzya iniziò a singhiozzare più forte, la donna capì che tra i due c'erano problemi già da tempo. 

  « Non mi ama »  le confidò quando recuperò abbastanza forze per sostenere una conversazione  « Non importa quanto io mi impegni. Per lui è come se non ci fossi »

  « Non puoi dire sul serio... » 

  « È così. Sono sua moglie, sono la regina, ma questa è solo apparenza. Sono solo una mera figura politica. Sono solo questo agli occhi di Heron » 

Ria serrò la mascella mentre la rabbia le divagava nel petto.   « Non posso crederci... » 

  « Pensavo che dando alla luce il nostro primogenito qualcosa sarebbe cambiato »  continuò Marzya, con un sorriso orribile sul viso  « Eppure non sono stata capace nemmeno di dare alla luce mio figlio sano e salvo... » 

Ria l'abbracciò forte.  « Non è colpa tua, Marzya »  le disse  « Niente di quello che è successo è assolutamente colpa tua »

La regina di Seryan le rivolse uno sguardo stanco e supplichevole.  « Pensi che mi odierà, adesso? » 

Ria la guardò con tanto d'occhi.  « Sinceramente, mi chiedo come tu possa non odiarlo »  disse  « Ti sta facendo condurre una vita orribile! » 

Marzya scosse la testa. Una lacrima le solcò il volto magro.  « Non è neppure colpa di Heron, in fondo... » 

  « Come puoi dire una cosa del genere? Come puoi giustificarlo?! » 

  « Non è colpa sua se non riesce ad amare più nessuno... » 

Ria era così accecata dalla rabbia che neanche fece caso a tutte le complicazioni che quella frase si portava dietro. 

Tutta la sua mente si era riempita di rancore verso Heron di Seryan ed il suo astio non fece che crescere quando, col passare dei giorni, divenne evidente che non sarebbe venuto a trovare la moglie. 

  « Imperdonabile »  masticò una sera, prima di coricarsi  « Quel bastardo... »

Marzya si era ormai quasi del tutto ripresa e non mancava molto per il suo rientro a Seryan. Nonostante tutto, Ria non l'aveva mai sentita parlare male del marito. Mai una volta, neanche una sola parola.

  « Senti »  disse poi Ria, prendendole una mano e sorridendole nel modo più rassicurante che poté  « Che ne pensi se vengo a Seryan con te? Potrei rimanere per un po', il tempo di rimetterti in sesto del tutto. Non me la sento a lasciarti sola così presto... »

Marzya le sorrise piena di gratitudine ma era un sorriso stanco e per nulla allegro.  « Sarebbe fantastico, Ria. Lo apprezzo molto » 

  « Allora è deciso »  proclamò la cugina, sperando che in questo modo le cose riuscissero a risolversi almeno di un poco.

Nessuna delle due poteva immaginare che da quella decisione presa a fin di bene, sarebbe scaturito ciò che non avrebbe fatto altro che straziare ulteriormente il cuore della regina di Seryan.


 
~*~


Tornarono a Seryan all'inizio dell'estate. 

Il re Heron era proprio come Ria ricordava, distaccato e dallo sguardo impenetrabile. Le fece paura ma si assicurò di guardarlo con la dovuta dose di rancore. 

Nessuno ebbe nulla da ridire riguardo alla sua presenza a corte e Ria stette al fianco della cugina per tutto il tempo che le era possibile.

Tutto cambiò il giorno in cui fu avvicinata dai Consiglieri del re.  


~*~


Ria fissò Marzya negli occhi e seppe che non avrebbe mai dimenticato il modo in cui la regina di Seryan la stava guardando. 

Come se avesse subito il peggiore dei tradimenti.

  « La sua... concubina? »  ripeté, titubante. 

Ria non ebbe altra scelta che annuire. Voleva che Marzya venisse a conoscenza di quella situazione orribile dalla sua bocca.  « Si. È il volere dei Consiglieri e, di conseguenza, un ordine del re »

Marzya abbassò lo sguardo. Gli occhi erano vaghi, distanti, vuoti.  « Capisco... » 

  « Io non ho mai voluto niente del genere, Marzya! »  esclamò Ria, sentendosi improvvisamente sull'orlo delle lacrime  « Non mi sarei mai sognata di–  »

  « Lo so »  la interruppe la cugina  « Tu non c'entri nulla, Ria. La colpa è solo mia » 

L'altra sgranò gli occhi.  « Cosa? » 

  « È colpa mia per non aver saputo dare alla luce un bambino sano. Per non aver saputo essere una regina degna di tale titolo. Sono io che– » 

Fu il turno di Ria di interromperla:  « Non le devi neanche pensare queste cose! Non è così! La colpa è solo di Heron di Seryan! Se ti avesse trattata meglio, se ti avesse amata...! » 

  « Ti prego, non biasimare Heron »  bisbigliò Marzya con pacatezza ma gli occhi erano liquidi. 

 E Ria, paradossalmente, si sentì tradita.  « Come puoi ancora prendere le sue difese?! » 

  « Tu non sai... non sai... » 

  « E allora spiegamelo! »  sbottò l'altra  « Perché davvero non riesco a capire cosa ti tenga ancora legata a quell'uomo! »  
Ma la regina di Seryan scosse la testa, ergendo un muro impenetrabile tre se stessa e l'amica di sempre. Con una dignità di ferro, la pregò:  « Lasciami sola adesso, per favore »

  « Mar–  »

  « È un ordine della tua regina »

E Ria non trovò nulla da obiettare.


 
~*~


I rapporti tra lei e Marzya si raffreddarono pian piano. Vivevano nello stesso castello ma non erano mai state così distanti l'una dall'altra, nemmeno quando a dividerle c'erano regni interi.

Marzya svolgeva i suoi doveri di regina di giorno, Ria i suoi compiti da concubina di notte.

Alloggiavano in due ale opposte del palazzo e tutti i tentativi di Ria di approcciare la regina si rivelarono vani. Non che Marzya l'evitasse o si rifiutasse di rivolgerle la parola. Era Ria a non riconoscere più la cugina: il sorriso dolce e gentile, che era sempre stato il suo tratto distintivo, aveva fatto posto ad un piegare di labbra che di vero aveva ben poco. Era pieno d'amarezza quello che Marzya tentava di far passare per un sorriso, e d'amarezza erano pieni anche i suoi occhi un tempo radiosi.

Ben presto, approcciare l'antica compagna di giochi, l'amica più cara e fidata, divenne la cosa più difficile che Ria avesse mai affrontato in vita sua.

Persino gli incontri con Heron le risultavano più facili. Il re non si dilungava in chiacchiere –  a dire il vero non parlava affatto –  ed entrambi preferivano consumare l'atto pratico senza perdersi in inutili cerimonie. 

Non che il sovrano di Seryan fosse un pessimo amante, tutt'altro. Sapeva come donare piacere e come toccare il corpo di un amante, ma Ria avvertiva sempre un gran freddo con lui, persino nel momento più alto della passione. 

Una sera, fu più forte di lei e, mentre entrambi indossavano i vestiti, disse:  « Marzya sta male. Ve ne siete reso conto? » 

Il re aveva risposto con voce neutra:  « Immagino occorra molto tempo per riprendersi da un aborto »

  « Non è questo... non è solo questo »  replicò lei   « Ha bisogno che le stiate vicino, che la supportiate. Lei... lei vi ama ma non può farcela a superare tutto da sola » 

Dopo un silenzio durato decisamente troppo, Heron disse:  « Io non posso dare a Marzya quello che lei vorrebbe da me » 

Ria sobbalzò, stupita da una simile risposta. Guardò il re ed una nuova ondata di rabbia la investì.  « Come sarebbe a dire? È vostra moglie... per gli Oracoli, lei è vostra moglie! Avete giurato di amarla sugli Oracoli e io ne sono stata testimone! » 

  « Un giuramento che non posso mantenere. Marzya lo sa, lo ha accettato » 

Ria era sconvolta. Dalla cruda schiettezza del re, da quelle parole fredde come l'inverno, da quegli occhi privi di qualunque emozione umana. 

Non riuscì a ribattere nulla mentre il sovrano lasciava le sue stanze, per tornare dalla regina che aveva ammesso di non poter amare, mai.

~*~


In quel modo, passarono due anni ma Ria a stento se ne rese conto. Ciò che scandì lo stravolgersi degli eventi, fu la morte improvvisa di Marzya. 

Quando apprese la notizia, Ria non ci credette. Rifiutò la realtà e poi, quando anche negare o scappare divenne inutile, precipitò in un pozzo di densa disperazione.

Non riusciva ad accettarlo, non riusciva a trovare spiegazione. L'aveva vista appena il giorno prima e le era sembrato che fosse tutto come al solito, sebbene della vecchia Marzya fosse rimasto poco, se non nulla. 

Nessuno si curò particolarmente di lei quando urlò e si dibatté per avere chiarimenti. Nemmeno il re si degnò di raggiungerla per darle uno traccio di spiegazione. La causa di tutto era una forte depressione, causata dall'indebolirsi progressivo della sua salute giorno dopo giorno. 

Tutti erano presi da ben altro, qualcosa che sconvolse Ria stessa: appena una settimana dopo la scomparsa della regina, l'erede che si credeva nato morto, rientrò a Seryan. 

Il principe Argon, di tre anni, venne presentato a corte come un vero e proprio miracolo. 

Una vita che la sapienza dei Guaritori e l'arte dell'Alchimia avevano scampato da morte certa, sotto lo sguardo benevolo degli Oracoli, che dovevano sicuramente aver benedetto Seryan per una simile grazia.

Ria guardava quel bambino e non credeva ai suoi occhi. Aveva visto Marzya piangere e disperarsi per il figlio che non aveva saputo proteggere e adesso... quello stesso bambino era davanti a lei, vivo e vegeto? 

Non che le avessero permesso di vedere il cadavere del povero feto, neanche a Marzya stessa era stato concesso, ma ciò che vedeva adesso non aveva spiegazione. Come poteva essere possibile?

  « Quel bambino... è davvero il figlio di Marzya? »  domandò sconvolta ad Heron quando ne ebbe l'occasione, fissando il piccolo principe che sorrideva. Erano nella Sala Grande del palazzo, gremita di nobili di ogni genere, accorsi per dare il bentornato al primogenito di Seryan.

  « Lo è »  rispose solennemente Heron. Anche lui aveva lo sguardo fisso su Argon. 

  « M-ma com'è possibile? Io c'ero lì con lei, in quel laboratorio medico... il bambino è nato morto... » 

Heron si prese diversi secondi per rispondere.  « Tutti hanno creduto che lo fosse. Alla nascita, la sua salute era così compromessa da non lasciare margine d'errore. Ma quando Nasìr e gli altri Guaritori si sono accorti della possibilità di salvarlo, hanno deciso di tenerlo lì per assicurargli le migliori cure possibili. C'era una possibilità di vita, ma così precaria che abbiamo deciso di non divulgare inutile speranza » 

Ria non poté far a meno di pensare che sembrava un discorso preparato, quello del re. Non un'esitazione, non una sbavatura. Aveva parlato della precaria salute del suo primogenito come se stesse esponendo una strategia di guerra. 

Continuando a guardare il piccolo Argon, quel miracolo in carne e ossa, Ria disse:  « Marzya... Marzya è morta senza sapere che suo figlio era vivo? » 

Anche quella volta, Heron non ebbe tentennamenti nel dire:  « Nessuno poteva dire se Argon ce l'avrebbe fatta o meno. Fino a ieri, il suo destino è stato incerto. Darle la speranza di riabbracciare suo figlio per poi consegnarle nuovamente un corpo morto, pensi fosse la soluzione giusta? »

Quelle parole, così fredde e neutre, la fecero trasalire. Strinse i pugni con forza; capiva il ragionamento del re e non lo reputava neanche così sbagliato, ma tutta quella situazione le faceva rabbia. Una rabbia pazzesca.  « Era sua madre. Aveva il diritto di saperlo... »  

  « Marzya non era abbastanza forte per sopportare una cosa del genere » 

  « E di chi pensate sia la colpa?! »  esplose a quel punto, smettendo di trattenere le lacrime.  « Se voi vi foste sforzato di amarla almeno una volta... forse non si sarebbe indebolita di corpo e di spirito a tal punto! » 

Heron non sembrò minimamente toccato da quelle accuse ma il suo sguardo si fece profondo come abissi quando rispose:  « È inutile pensare a ciò che sarebbe potuto essere; non cambierà quello che è stato » 

  « Tuttavia... » 

  « È tempo di preoccuparci di quello che sarà d'ora in poi. Seryan ha molto da festeggiare » cambiò argomento il re, con una leggerezza che Ria non gli perdonò.  « Il ritorno del suo legittimo erede e l'incoronazione della sua nuova regina »  

Ria sgranò gli occhi quando capì che Heron si stava riferendo a lei.  « C-cosa? » 

  « Sei stata scelta dai Consiglieri per essere la mia concubina »  rispose con voce inflessibile ed espressione neutra  « Ora che Marzya non c'è più, è ovvio che sia tu a dover  diventare la regina di Seryan » 

Ria non era certa di poter sopportare anche quello. Prima era stata costretta a diventare l'amante del re sotto gli occhi di Marzya, e adesso doveva impossessarsi del suo titolo?

  « Volete che sia la sua sostituta? »  chiese, allibita. 

  « Seryan ha bisogno di una nuova regina e tu sei la più adatta per ricoprire questo titolo, Ria »  rispose il re, come se stesse parlando di un contratto d'affari. Cosa che, in effetti, era.  « Niente più di questo » 

  « Marzya è stata sepolta da appena una settimana... » 

Vi siete mai reso conto di quanto mia cugina vi amasse almeno, Maestà?  – pensò, mentre una morsa dolorosa le stringeva il cuore e lo stomaco –  Quanto si sforzasse per essere una degna regina? Dei sacrifici, dei bocconi amari che ha inghiottito per compiacervi e non arrecarvi mai incomodo?

Perché vi è così difficile mostrare un minimo di rispetto?!

  « Non vedo motivo di allungare i tempi »  parlò Heron  « Ai morti, queste cose non fanno la minima differenza » 

Fu troppo.

Arrabbiata, furiosa, per quella mancanza di tatto, Ria esplose:  « Avete mai amato qualcuno, Vostra Maestà?! »

All'occhiata gelida che il sovrano le rivolse, lei aggiunse con la stessa identica furia:  « Siete mai stato capace di amare, anche una sola volta, in vita vostra? »

Heron non rispose subito. I suoi occhi si fecero ancora più impenetrabili e, con voce monocorde, esalò:  « Tutto l'amore di cui sia mai stato capace, l'ho donato ad una sola persona. Non potrei amare qualcun altro nemmeno volendo »

Quella era una risposta che Ria non si aspettava. Ammutolì, presa in contropiede, e non seppe che ribattere. Esisteva davvero qualcuno che Heron – uomo di ghiaccio col cuore di pietra – avesse amato? Infine, domandò:  « Dov'è adesso questa persona? » 

Il volto del re divenne espressivo di colpo e Ria poteva affermare con certezza di non aver mai visto un volto altrettanto triste in vita sua. Era un'espressione molto simile a quella di Marzya, quando le aveva detto tra i singhiozzi di non essere stata capace di essere né una degna regina, né una degna madre. 

  « L'ho persa molto tempo fa »  ripose il re di Seryan, di nuovo inflessibile. Il suo sguardo era tornato su Argon e sembrava vedere in lui qualcosa di invisibile agli occhi degli altri. 

Ria stette in silenzio, ormai qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua. Guardò anche lei l'erede di Seryan e le si strinse il cuore quando i loro occhi si incontrarono e il piccolo principe le sorrise. 

  « Ha gli occhi di Marzya... »  bisbigliò, a nessuno in particolare ma certa che Heron l'avesse udita. 

Non erano i normali e comuni occhi azzurri degli Abneadi. Quelli del bambino erano gli stessi occhi che Ria aveva guardato nella cuginetta con cui aveva diviso l'infanzia, nella donna a cui era stata testimone di nozze. 

Non avrebbe mai potuto confondere quegli occhi e pensò, con dolorosa tenerezza, che quello doveva essere davvero il figlio di Marzya. Il figlio che credeva di non essere riuscita a proteggere...

  « Si »  convenne il re dopo diversi attimi di silenzio.  « Ha i suoi occhi... » 


 
~*~ 


Ria venne proclamata regina di Seryan all'entrata della primavera dell'anno in cui Marzya avrebbe festeggiato il proprio quinquennio di regno.

Non si riconobbe in nulla di quello che la circondava: il palazzo, i nobili che le facevano moine, le acclamazioni... tutto apparteneva a Marzya. Lei stava solo usurpando qualcosa che non le sarebbe mai appartenuto davvero e che nemmeno desiderava. Era un rimpiazzo, una bambola piazzata sul trono per necessità politiche. 

Ufficialmente, lei ed Heron di Seryan non avevano ancora consumato la prima notte di nozze, ma, come da volere dei Consiglieri, lei era già da tempo concubina del sovrano. Un altro ruolo che Ria non avrebbe mai digerito. 

Ciò che nessuno sapeva, era che il ventre della regina custodiva già il seme di quelle notti di passione.


 
~*~



Sael e Levi avevano poco più di un anno ma la loro intelligenza era superiore rispetto a qualunque loro coetaneo ed avevano occhietti vispi in grado di cogliere qualsiasi particolare della realtà. 

Il parto era stato davvero traumatico – un gemellare per il suo fisico era stato a dir poco deleterio –  e c'era voluto un bel po' prima che riuscisse anche solo a rimettersi in piedi, ma la regina ringraziava gli Oracoli ogni giorno per aver impedito che i suoi figli ereditassero la sua stessa cagionevolezza.

Erano frizzanti e pieni di vita, Ria li aveva vegliati giocare con delle costruzioni di legno finché, verso il crepuscolo, una balia Opsiale non venne a reclamarli. 

Amava i suoi figli, un amore assoluto e imprescindibile. E si rammaricava che a Marzya quell'amore fosse stato precluso. Ria amava Argon allo stesso modo di Levi e Sael. Come avrebbe potuto fare altrimenti? Era un bambino tenerissimo, gentile e amorevole verso chiunque, in particolar modo verso i suoi fratellini. 

Vedendo simili meraviglie, il cuore di chiunque non poteva che esserne intenerito. Ma nulla sembrava abbastanza per riuscire a sciogliere il gelo dell'animo del re.


 
~*~



Levi e Sael compirono tre anni nel periodo in cui l'inverno allenta la sua morsa per far posto alla primavera. 

Ria, complice del fatto che la sua salute non avesse avuto brusche ricadute, aveva insistito per organizzare una grande festa in loro onore, fedelmente spalleggiata da Argon, e molti nobili illustri avevano reso omaggio ai due piccoli principi. 

Il re fu presente, ovviamente, ma solo fisicamente. I suoi pensieri erano rivolti ad altro, Ria poteva intuirlo semplicemente guardandolo.

Le si strinse il cuore nell'osservare la freddezza con cui trattava i bambini che cercavano di coinvolgerlo nei loro monologhi sconclusionati, la sterilità dello sguardo e i gesti spicci che  rivolgeva loro. Inizialmente aveva creduto fosse solo impacciato nel relazionarsi con creature così piccole e delicate ma non c'era voluto molto per capire che al re mancasse empatia, il semplice e naturale desiderio di instaurare un legame con il sangue del suo sangue.

  « Non riuscite ad amare nemmeno loro? »  chiese quando la festa finì ed entrambi si ritirarono in camera da letto. Non c'era bisogno che specificasse. 

Heron non rispose e, in fondo, non era necessario lo facesse. Ria conosceva la risposta, la conosceva dolorosamente bene. Il dispiacere che provava non era nei confronti di se stessa: sapeva bene di non essere amata da Heron ma ciò non le provocava tristezza, perché nemmeno lei amava il re di Seryan. 

Era rammaricata nei confronti dei suoi figli e temeva per il loro futuro accanto ad un genitore incapace di amarli come meritavano. Il piccolo Argon erano l'unico con il quale Heron sembrasse più sciolto e sincero, l'unico a cui rivolgeva dei mezzi sorrisi, e a Ria piaceva pensare che fosse perché, un minimo di dispiacere per la scomparsa di Marzya in fondo lo provava. 

  « Mi odi, Ria? »  domandò il sovrano, come se le avesse letto nel pensiero. 

La moglie lo guardò e capì che al marito un'eventuale risposta positiva non avrebbe procurato il minimo dispiacere.

 « No »  rispose sinceramente. Forse all'inizio l'aveva odiato, vedendo la freddezza con cui trattava Marzya, ma adesso era altro ad animare i suoi sentimenti verso il regnante di Seryan.  « Quello che provo nei vostri confronti, Maestà, è pena. Perché, per non essere in grado di amare neanche i vostri figli, la persona che avete perduto deve avervi davvero spezzato il cuore »

Non era una risposta che Heron si aspettava, perché sgranò le palpebre e, per la prima volta da quando lo conosceva, Ria poté affermare di vederlo veramente colpito da qualcosa.

Quella notte, il sesso venne consumato con una voracità insolita per entrambi. Ognuno dei due amanti sembrava voler ferire l'altro per qualcosa: Ria era dilaniata dalla rabbia per quell'uomo ossessionato dal proprio ego. Heron sembrava volerla punire per aver portato allo scoperto la sua debolezza più grande e dolorosa. 

In quella notte, un insolito temporale fatto di fulmini si abbatté su Seryan. 

Quella stessa notte, un nuovo seme cominciò a germogliare nel ventre della regina.

 

~*~


La lieta sorpresa di aspettare un bambino fu accompagnata dallo sgomento per l'aggravamento delle proprie condizioni.

  « Cosa mi state dicendo... concretamente? »  interrogò il vecchio Nasìr, eccellente Alchimista e fidato uomo del re.

Quello si strofinò le mani tra loro.  « Sarò schietto, mia regina: non penso che dovreste portare a termine questa gravidanza »  

Una mano di Ria andò istintivamente a posarsi sul proprio ventre, come a volerlo proteggere.

  « Il vostro fisico si è notevolmente indebolito dalla nascita dei gemelli »  continuò l'Alchimista  « Ho ragioni sufficienti per affermare che potrete non... »  s'interruppe, leccandosi le labbra indeciso.

  « Ditelo »  l'esortò la donna con espressione stoicamente composta  « Ditelo, avanti » 

  « … non sopravvivere al parto »  sospirò Nasìr  « Sarebbe troppo traumatico per il vostro corpo »

Ria fece ricorso a tutto il suo autocontrollo per non cominciare ad urlare.  « Siete... »  inspirò a fondo per non far tremare la voce.  « Siete sicuro della vostra diagnosi? » 

  « Purtroppo si »  le fu risposto  « Le possibilità di sopravvivenza sono troppo basse, mia regina. Come vostro medico, ho il dovere di sollecitarvi ad interrompere la gravidanza, per preservare la vostra salute » 

  « E il mio bambino? »  replicò lei, tremando un poco  « A lui non pensate? » 

Nasìr strinse le labbra e glissò la domanda.  « Prendetevi del tempo per pensarci sopra. So che non è una decisione facile da prendere. Vi visiterò nuovamente fra cinque giorni »

Ria lasciò il laboratorio del medico col cuore in tumulto, la testa che girava e il corpo tremante. Arrivò nei suoi appartamenti, raggiunse il bagno e vomitò. 

Quella stessa notte, fece uno strano sogno. C'era un ragazzo dai capelli biondi che guardava il cielo stellato e parlava di Costellazioni. I contorni erano sbiaditi e Ria non riuscì a scorgere il volto del giovane, nemmeno chi fosse il suo interlocutore.

Al risveglio non fu capace di ricordare nulla, ma le rimase impressa sulla pelle l'incomprensibile sensazione di essersi appena separata da una persona amata.


 
~*~



La quarta volta che le capitò di svegliarsi di soprassalto nel cuore della notte, preda degli stessi, strani sogni, Ria realizzò che non si trattava di semplici rappresentazioni oniriche, frutto di stanchezza e preoccupazioni.

Non poteva essere la sua immaginazione l'artefice di simili visioni. Vedeva cose troppo nitide e dettagliate, troppo reali, per poterle considerare blande fantasie. 

Alla luce di questa nuova consapevolezza, il cuore le saltò un battito al pensiero di chi potesse essere il giovane ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri che era il protagonista indiscusso dei suoi sogni.

Non lo conosceva, non l'aveva mai visto, eppure c'era qualcosa nel suo viso che somigliava al suo, a quello di Sael e Levi, a quello del re.


 
~*~



  « Voi credete nei sogni, Maestà? »  domandò un pomeriggio.

Heron rispose dopo diversi secondi. Non le permise di vedere il suo volto quando, con la stessa voce neutra di sempre, disse:  « Credo che i sogni siano le manifestazioni dei nostri desideri. Quelli che non si avvereranno mai ma a cui non possiamo rinunciare »

Ria annuì, assorta.  « Capisco »  si accarezzò il ventre con una mano e ripensò a ciò che vedeva ormai tutte le notti.  « Ho sognato questo bambino »  confidò senza un particolare motivo. Ormai ne era sicura, non poteva che essere lui.  « Lo sogno spesso, in verità. Sogno il bambino che tutti continuano a dire non dovrebbe nascere »

Sentì il peso dello sguardo del re su di sé ma non fece una piega.

  « E cosa vedi nei tuoi sogni? »  le domandò.

Solo allora Ria lo guardò. Avrebbe potuto dire tante cose, in effetti. Avrebbe potuto raccontargli delle battaglie in cui lo vedeva maneggiare la spada come fosse un prolungamento del suo stesso braccio, rendendola così orgogliosa che le sembrava di conoscerlo già. Avrebbe potuto dirgli delle persone che vedeva sempre al suo fianco, o avrebbe potuto dirgli di quell'altro particolare.

Dei fulmini bianchi che piovevano dal cielo e che si avvolgevano al suo corpo come un'armatura. 

Non conosceva il significato di ciò che vedeva ma non le importava. Nulla di questo era davvero importante.

  « Vedo il suo viso »  scelse di rispondere, sorridendo come solo una madre avrebbe saputo fare.  « Ed è bellissimo »

Come avrebbe potuto prendere ancora in considerazione l'idea di non farlo nascere, dopo averlo visto sorridere?

  « Ne parli al maschile »  commentò il re.

  « Ho la sensazione che sarà un maschio »  decise di rimanere sul vago Ria. Si accarezzò nuovamente il ventre e sorrise tra sé.

La decisione era presa.


 
~*~



  « Davvero c'è un bambino nella tua pancia, mamma? » 

Ria sorrise e accarezzò la testolina bionda di Sael.  « Esatto, tesoro » 

Lui strinse gli occhietti, come se cercasse di vedere attraverso.  « Ma io non vedo nulla! »  si lagnò.

  « Perché è ancora piccino »  prese le manine del figlio e le adagiò sul proprio grembo gonfio  « Ma proprio qui c'è il vostro fratellino o la vostra sorellina. Anche se la mamma è sicura che sarà un maschietto »  

Lui storse il piccolo nasino.  « Menomale, io non voglio una femmina »  

  « Avere una sorellina sarebbe carino, invece »  intervenne il piccolo Argon. Anche lui aveva gli occhi brillanti per la notizia appena appresa e Ria non poté che intenerirsi di fronte a quel bambino e la dolcezza che sprigionava gli ricordava quella di Marzya. 

Mentre Sael cominciava un monologo sconclusionato e grammaticalmente poco corretto sul perché avere una sorellina sarebbe stata una catastrofe al fratello maggiore, Ria si rivolse al piccolo Levi, che fino a quel momento le aveva osservato la pancia con visibile sospetto.  « E tu, Levi? Ti piacerebbe un fratellino o una sorellina? » 

Lui arricciò la tenera boccuccia.  « È uguale. Tanto piangono tutti e due »  

La regina scoppiò a ridere.  « Tu sì che sei pratico! »  gli baciò le guance paffute  « Gli vorrai bene in ogni caso, vero? » 

Il bambino annuì, anche se non aveva compreso a fondo la richiesta della madre. Ria l'abbracciò e poi tirò a sé anche Sael e Argon. 

  « Prendetevi cura di questo bambino, va bene? Siete i suoi fratelli più grandi, sarete il suo esempio. Lui avrà molto bisogno di voi » 

  « Ma io non so come si fa! »  replicò Sael, tuffandosi nel petto della madre per farsi fare le coccole.

  « Nemmeno io »  aggiunse Levi, spingendo via il gemello per avere la sua parte di tenerezze dalla regina. 

  « Tanto tu sarai con noi ad insegnarci no, Ria? »  aggiunse Argon con un sorriso e gli occhi luccicanti. Era evidente come non vedesse l'ora di conoscere e amare quel nuovo membro della loro famiglia. 

A Ria si strinse il cuore nel sentire le sue parole ma si sforzò di sorridere. Non rispose, donò baci e tenere carezze ai tre principi, e finse di credere in quel futuro radioso anche lei.

 

~*~



Era un giorno qualunque, durante la cena, quando Ria annunciò il nome scelto per il proprio bambino:  « Xander » 

Era la prima volta che lo pronunciava ad alta voce ma nei suoi sogni l'aveva sentito ripetere molte volte.

Heron rallentò i movimenti e poggiò la posata. Ci rifletté qualche secondo, poi commentò:  « “Fulmine”? »

Ria annuì con decisione.  « Si »

Heron la guardò per qualche secondo, infine proclamò:  « Così sia, allora »

Nessuno dei due aggiunse altro, ma entrambi sapevano che quella breve conversazione sapeva di addio. 

Ria aveva scelto consapevolmente di affrontare tutti i rischi che il parto comportava, compresa la possibilità di non sopravvivere. Heron avrebbe accolto senza particolare coinvolgimento qualsiasi sua decisione, sia quella di abbracciare la morte, sia quella di interrompere la vita di suo figlio.

Nessuno dei due era abbastanza importante agli occhi del sovrano per spingerlo ad esporre la propria opinione.


~*~


Ria si svegliò dall'ennesimo sogno ma c'era qualcosa di diverso, di profondamente sbagliato in quello che aveva appena visto. 

Per la prima volta, era riuscita a scorgere il volto dell'avversario con cui suo figlio combatteva infinite battaglie. 

E il sangue le si era ghiacciato nelle vene nel riconoscere il volto adulto di Argon. 

 

~*~


Aspettò l'erede di Seryan all'uscita dei suoi appartamenti. Argon non sono s'impegnava ed era un prodigio nell'arte della spada, ma si applicava negli studi con risultati più che soddisfacenti. 

Vide il suo insegnante, il nobile Griffens, accompagnarlo fuori con gli occhi d'argento illuminati di orgoglio nell'essere il maestro del tanto talentuoso erede di Seryan. Quando la notò, si esibì in un profondo inchino e si congedò dicendo che sarebbe andato a riferire a Sua Maestà dei miglioramenti del suo primogenito. 

Argon le andò vicino con un sorriso.  « Ciao, Ria »  disse. Gli occhietti fissarono per qualche secondo il suo ventre gonfio e domandò con entusiasmo:  « Si muove tanto? » 

  « Non smette mai »  rispose sorridendo la regina di Seryan   « Sembra essere una vera peste »  

Gli occhi del primogenito di Seryan erano animati da così tanta aspettativa che la donna non poté evitare di dire:  « Vuoi provare a sentirlo? » 

Il piccolo principe annuì subito e, cauto, si lasciò guidare la mano fino a poggiarla sul ventre della regina. Ria avvertì distintamente il momento in cui qualcosa si mosse dentro di lei, con un'energia che non sembrava poter appartenere a qualcuno che non aveva ancora aperto gli occhi sul mondo. Il suo bambino possedeva una vitalità che di certo non era stata lei a tramandargli. 

Argon sgranò gli occhi quando qualcosa – un pugno o un calcio – colpì il palmo della sua mano.  « È forte! »  esclamò, pieno di meraviglia. 

Ria sentì un nodo ostruirle la gola nel notare il tenero affetto che trasudavano gli occhi, i gesti e le parole di Argon nei confronti del fratellino che presto avrebbe potuto vedere ed abbracciare. 

C'era così tanto amore in Argon... come poteva credere alle scene che aveva visto in sogno? Come poteva associargli l'espressione piena di rancore che piegava i lineamenti dell'adulto primogenito di Seryan? 

L'Argon che adesso si emozionava tanto nel sentire muoversi il suo fratellino, come sarebbe potuto diventare una persona capace di puntagli contro la spada?

  « Argon »  chiamò senza neanche rendersene conto e, quando quegli occhi azzurri identici in tutto e per tutto a quelli di Marzya si alzarono sui suoi, la regina non seppe cosa dire. Ingoiò il nodo in gola e, accarezzandogli i capelli, disse:  « Il re ti ha mai parlato della tua mamma? »

Lo sguardo dell'erede di Seryan si riempì di sorpresa.  « Non proprio »  rispose, quasi con incertezza. Ria, in fondo, se l'aspettava: Heron non era affatto il tipo di persona da commemorare memorie del passato. 

  « Vorresti che ti raccontassi qualcosa di lei? »  propose e non poté non intenerirsi quando gli occhi di Argon poco ci mancò che iniziassero a brillare.

  « Si, per favore! » 

Ria gli porse la mano.  « Vieni, allora. Facciamoci una passeggiata »  

Argon le propose di raggiungere la serra – uno dei suoi luoghi preferiti di tutto il castello –  e lì, circondati da fiori colorati e profumati, Ria diede voce ai ricordi che custodiva della cara cugina. 

Ad ogni parola che pronunciava, era come se un peso che non sapeva di avere si alleggerisse. Capì solo in quel frangente quanta voglia avesse di parlare di lei, di vantare la donna meravigliosa che era sempre stata e che non era riuscita a proteggere come avrebbe voluto, che le sembrava di aver tradito ogni volta che ricordava di avere la sua corona sulla testa.

  « Sembra proprio una brava mamma »  commentò Argon alla fine. Le goti del piccolo erano imporporate, gli occhi un poco lucidi. 

  « Sarebbe molto fiera di te, Argon »  disse Ria. Strinse le labbra e, carezzando la guancia del giovanissimo principe, aggiunse con forse troppa disperazione:  « Non cambiare mai, va bene? » 

Argon sorrise; non poteva capire il reale significato delle parole della regina. Così Ria continuò:  « Posso confidarti qualcosa che sappiamo solo io e il re? » 

  « Cosa? » 

  « Il nome di questo bambino. Vuoi saperlo? » 

Di nuovo quella tenerissima emozione illuminò lo sguardo di Argon.  « Si! »

  « Se sarà un maschio... »  Ria ne era sicura ma preferiva parlare ancora per ipotesi  « ...Si chiamerà Xander »

  « Cosa significa? » 

  « “Fulmine”. Ti piace? » 

Argon annuì.  « È un bel suono! » 

  « Vorrei che tu mi promettessi una cosa, Argon » 

Il principe dovette captare un cambiamento nel tono di voce della donna perché si fece serio di colpo. Ria cercò di non far trapelare la sua tensione perché Argon non aveva colpe di una situazione che non era neanche certa sarebbe accaduta. 

Ma non riusciva a lasciarsi alle spalle lo sguardo pieno d'odio che gli aveva visto rivolgere al figlio che ancora doveva dare al mondo. 

  « Se succedesse qualcosa ed io non potessi prendermi cura di Xander... »  decise di iniziare così e di parlare per ipotesi anche se, purtroppo, era certa che non avrebbe mai visto quel bellissimo viso se non in sogno.  « …ci sarai tu ad accertarsi che non si senta solo? » 

C'era confusione in quei grandi occhi azzurri.  « Che vuol dire, Ria? »  

  « Sai, il re è molto severo mentre Sael e Levi sono ancora troppo piccoli. Gli darai tu tutto l'amore di cui ha bisogno? Ti prenderai cura di lui, Argon? » 

  « Si ma... tu devi esserci, Ria »  obiettò il principe, con un tale candore che la donna sentì gli occhi inumidirsi  « Anche se m'impegno, se tu non ci sei come si fa a riempire il vuoto? » 

  « Il vuoto si riempie con l'amore, Argon »  rispose  « Se, in qualunque momento della tua vita, ti sentirai perso o con un grande vuoto dentro, ricordati di amare: è il solo rimedio per una simile solitudine » 

Argon sbatté più volte le palpebre e divenne pensieroso. Ria non poteva pretendere che comprendesse tutti i sottintesi del suo discorso ma sapeva di aver piantato qualcosa dentro di lui e che quel seme sarebbe germogliato, anche se lei non avrebbe potuto vederlo.

  « Io voglio affidarti Xander, Argon »  disse e fu impossibile dissimulare il groppo alla gola  « Te ne prenderai cura? » 

Stava affidando suo figlio alla stessa persona che aveva visto l'avrebbe attaccato col proposito di ucciderlo. 

Ria non aveva potere sul futuro perché non ne averebbe fatto parte, ma non avrebbe rinunciato a fare tutto ciò che era in suo potere adesso che era in vita.

Stava scommettendo tutto sull'amore e sulla tenerezza che riempiva gli occhi di Argon quando era con Sael e Levi, e quando poggiava le manine sul suo pancione. 

Argon alzò gli occhi su di lei e sorrise con solennità.  « Non c'è bisogno che me lo chiedi. Io gli voglio già bene! »  

E Ria si aggrappò con disperazione a quelle parole, pregando con tutta se stessa che non cambiassero mai.


~*~
 


“Caro Xander, 

Mi dispiace di non poterti lasciare altro che una semplice lettera. Vorrei poter essere in grado di fare molto di più per te, ma devo accontentarmi di quello che ho e pregare gli Oracoli affinché mi diano la forza di farti nascere.

Perdonami per non poter essere più forte. Perdonami se, nel momento in cui avrai bisogno di me, io non sarò al tuo fianco. 

Sono però rassicurata dal fatto che avrai dei fratelli sempre pronti per te. Affidati a loro senza vergogna, Xander, ascolta i consigli che ti daranno, siate l'uno la spalla dell'altro e sostenetevi nelle situazioni difficili. Sarete la cosa più preziosa l'uno per l'altro.

Non dirò che ti aspetterà una vita facile perché i tuoi occhi saranno azzurri, perché vivrai in un castello e perché sarai un principe. Come chiunque altro incontrerai delle difficoltà che ti sembrerà di non poter affrontare perché, tienilo bene a mente, nemmeno gli occhi azzurri risparmiano da questo fardello. 

Quando sarai di fronte a queste difficoltà, allora, ricorda le mie parole: tu sei in grado di fare tutto. 

Io lo so. 
So che diventerai una persona che gli altri guarderanno con ammirazione; so che sarai capace di grandi gesta; so che amerai con ardore e che sarai amato con altrettanta intensità.

Non chiedermi come: lo so e basta.

Quindi, se qualche volta ti sfiorerà il pensiero di essere responsabile della mia morte, di non meritare la vita, sappi che sono tutte sciocchezze e di avermi fatta arrabbiare. 

Perché non c'è niente che tu non possa meritare, amore mio. Io sono orgogliosa di essere tua madre e di poterti donare al mondo. 

Sarà difficile ma tu non abbatterti, Xander. 

Sarai la forza quando tutti avranno perso la voglia di lottare; sarai la speranza quanto tutti avranno gettato la spugna; sarai la luce per chi si perderà nelle tenebre.

Non dubitarne mai. 

Ti amo, 
Mamma. 




~*~


Era una fredda sera d'inverno, Seryan era nel mezzo di una tempesta di neve.

Ria avvertì le doglie improvvisamente ed altrettanto improvvisamente le sue condizioni peggiorarono.

Nasìr ordinò che si recasse immediatamente nel proprio laboratorio, dove avrebbe potuto gestire meglio la situazione, e molte delle sue ancelle la presero sotto braccio per aiutarla.

Il re si mosse per seguirla ma Ria glielo impedì. Ordinò alle ancelle di aspettarla di fuori e, quando rimasero soli in stanza, guardò il marito e disse:  « Non voglio che veniate »

  « Non è il momento di fare i coraggiosi, Ria »

  « Non voglio al mio fianco qualcuno che lo fa per mantenere facciate e apparenze »  replicò la donna, schietta  « E non voglio nemmeno che siate una delle ultime cose che vedrò »

Non c'era bisogno di fingere: entrambi sapevano come sarebbe andata a finire dal momento in cui Ria aveva scelto di continuare a custodire il piccolo nel proprio grembo. Era grata agli Oracoli che almeno le avessero concesso l'opportunità di mettere a letto i tre principi e di baciare le fronti dei suoi figli. Era l'unico ricordo che volesse portare con sé.

Gli occhi di Heron non tradirono nulla nemmeno allora.  « Se mi stai chiedendo di rispettare un tuo ultimo desiderio... »  si limitò a dire, con la solita voce incolore. 

Ria si odiò quando si rese conto che un minimo di dispiacere, di rammarico, di vergogna, le sarebbe piaciuto vederlo in quegli occhi di ghiaccio. Almeno alla fine.

Fece per parlare ma un dolore improvviso al basso ventre la costrinse a piegarsi in due. Heron la sorresse e lei gli artigliò una spalla con la mano sinistra.

Alzò lo sguardo e, sebbene ansante e piena di crampi, disse con solennità:   « Io raccomanderò agli Oracoli il vostro cuore, Maestà, affinché possano donarvi un minimo di consolazione »  la presa si fece più stretta, gli occhi più determinati che mai.  « Ma voi dovete giurarmi che vi prenderete la giusta cura dei vostri figli. Non m'importa se non riuscirete ad amarli: provateci o fingete. Ma non permettete mai, mai, che si accorgano di quanto siate vuoto dentro » 

Heron la guardò con un'intensità che non le aveva mai rivolto prima. Entrambi sapevano che quelle erano le sue parole d'addio.  « Ci proverò »  proclamò il re di Seryan, con la stessa crudele sincerità che l'aveva sempre contraddistinto.

Ria allentò gradatamente la presa sulla sua spalla. Si guardarono per altri secondi eterni e poi la regina diede le spalle al proprio sovrano.

Non si sarebbero rivisti mai più.


~*~



Non si pentì di nulla Ria, di nulla, nemmeno quando fu colta dalla consapevolezza di star morendo. 

Si rifiutò di abbracciare la morte prima di aver sentito il pianto del proprio bambino e, quando la voce di Xander raggiunse i suoi timpani, sorrise e pianse.

Nasìr le adagiò il pargoletto sporco e urlante sul petto. Xander gridava a pieni polmoni e Ria gli donò un bacio sulla fronte raggrinzita per lo sforzo del pianto.

In quel momento, la luce generata da un sonoro fulmine si rifletté contro la vetrata del laboratorio dell'Alchimista. Tutti i presenti sobbalzarono ma Ria non ebbe paura. Sapeva che i fulmini avrebbero dato il benvenuto a suo figlio, l'aveva visto in sogno. 

Ria sentì pian piano le forze venir meno. Provò a stringere Xander ma non ce la fece. Se ne andò con l'immagine di quel fulmine ancora impressa nelle iridi. 

 

~*~



Heron di Seryan guardò il suo quarto figlio nella culla. 

Xander dormiva serenamente, ignaro di tutta la confusione che la sua nascita aveva generato. 

  « È un bambino perfettamente sano »  commentò Nasìr, raggiungendo il fianco del sovrano e spiando il neonato di appena tre giorni di vita con un piccolo sorriso.  « Sembra proprio che la casata di Seryan non abbia intenzione di rivendicare eredi femmine »  poi il suo sorriso vacillò ed aggiunse:  « Mi rammarico solo per la regina... »

  « Nasìr »  chiamò Heron. 

  « Ditemi, Maestà » 

  « Il Dono di Ria era l'affinità con l'Aria, giusto? » 

L'Alchimista annuì.  « Si, com'è tradizione ad Helvezia. Anche se... » 

  « Cosa? » 

  « Nella casata di Helvezia, ci sono stati dei casi in cui alcuni Abneadi sono stati capaci di prevedere il futuro. Sapete no, quella particolare e rarissima affinità di Galzya... Certo, non a livello del capostipite ma sapete, delle sensazioni. La regina vi ha mai accennato nulla a riguardo? » 

Heron distolse lo sguardo per puntarlo nuovamente sul neonato che gli stava davanti. Con voce monocorde, rispose:  « Non che io ricordi »

Nasìr annuì.  « Capisco. Con permesso, dunque, Maestà »  si congedò  « Torno alle mie ricerche »

  « Ricordati di far avere ad Argon il suo rimedio »  aggiunse il sovrano prima che oltrepassasse l'uscio. 

L'Alchimista esitò solo qualche secondo prima di dire:  « Certo »

Quando Heron rimase definitivamente solo, si sporse appena un po' verso la culla. 


"Ho sognato questo bambino".

"Vedo il suo viso".

“Ho la sensazione che sarà un maschio”.



All'improvviso qualcosa dovette innervosire il piccolo, perché cominciò a piangere ed agitarsi, strappandolo dalle proprie elucubrazioni. 

Il re si accigliò e, per un attimo, non seppe cosa fare. Aveva congedato la balia poco prima, nei suoi appartamenti privati c'era lui solamente. Il volto del figlio era rosso per lo sforzo, la voce acuta squillante.

In mancanza di alternative, il re di Seryan allungò una mano verso il pargoletto ma, al solo sfiorarne il dorso della mano, una lieve scossa si propagò sui suoi polpastrelli e lo costrinse a ritrarsi. Le dita formicolarono per qualche istante e poi la sensazione passò.

Xander continuò a piangere disperatamente ed Heron non vide altra scelta che riprovare. Quella volta non ci furono intoppi e prese il figlio in braccio, pur provando una sensazione simile al disagio. Era strano tenere una creatura tanto piccola ed indifesa tra le braccia. Non ricordava nemmeno gli fosse capitato di farlo con Levi o Sael.

Al neonato bastò essere avvicinato al corpo solido del padre per tranquillizzarsi. Con una smorfia aprì gli occhietti, vagò con lo sguardo da una parte all'altra e poi si fermò proprio sulla figura del sovrano, come se lo riconoscesse.

Heron guardò suo figlio negli occhi ma neppure allora riuscì a sentire del calore nel proprio cuore.  « Fulmine, eh? » 





 
Ӂ


Vi ringrazio e vi faccio i complimenti per essere arrivati fin qui, so che è davvero lunga! XD
Spero che vi sia piaciuta, io personalmente Ria l'adoro!

Mi rimetto umilmente al vostro giudizio!

A domenica 14 agosto con la quarta One-shot!


 
  
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