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Autore: Alice95_    31/07/2016    2 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Era una cosa stupida, era uno stupido e si sarebbe arrabbiata, pensò Castle, con gli occhi che guizzavano da Alexis a sua madre, mentre erano seduti in auto. Gli era sembrata una buona idea due notti fa, l’opportunità perfetta per fare finalmente incontrare le figlie. Ma non era riuscito a trovare il coraggio per chiederlo a Kate,  ed ecco quando avrebbe dovuto fermarsi, non è che non lo sapesse, solo che non poteva. Lo voleva così tanto, e Alexis era emozionatissima, non poteva tornare indietro. Non poteva rompere il cuore di Alexis e rimandare tutto, Kate e Jamie domani avrebbero lasciato la città per trascorrere il weekend in un Bed and Breakfast fuori New York. E non voleva aspettare ancora molto, per il bene di Alexis e anche per il suo.

“Richard?”, sua madre gli lanciò un’occhiata. “Va tutto bene?”.

“Si”, annuì poco convinto, sapendo che sua madre lo conosceva bene. “Sono solo un po' nervoso”.

“Certo”, Martha annuì, ma il suo tono la rese sospettosa.

Aveva tutto il diritto di esserlo. Kate aspettava solo lui oggi. Aveva programmato il weekend con Jamie mesi fa, aveva preso l’intera settimana di riposo dal lavoro e in realtà  aveva posticipato il viaggio di die giorni per celebrare il secondo compleanno di Jamie insieme a lui. E ora lui stava portando sua figlia senza averglielo detto e sapeva che l’avrebbe ucciso. Sperava solo che avrebbe aspettato fino a quando non ci fossero state le bambine.

Martha continuò a gettare sguardi su di lui e sembrava dirgli che sapeva esattamente cosa stava per fare. Ma lui si era preso il rischio e sperava solo per il meglio, sperando che Kate lo avrebbe perdonato e che il legame tra loro fosse abbastanza forte per permetterle di vedere che quello che stava facendo era per il bene di tutti. Era arrivato il momento di riunirsi tutti insieme.

In piedi davanti alla porta, la sua mano destra si alzò per bussare, l’altra mano stava avvolgendo Alexis e in quel momento pensò che sarebbe svenuto da un momento all’altro. Il suo cuore batteva così forte che pensava gli sarebbe esploso.

“Qual è il problema Richard?”, sua madre lo prese in giro da dietro. “Vai, bussa”.

Lanciò un ultimo sguardo in basso ad Alexis, la sua bambina era stata stranamente tranquilla per tutto il tempo, “Sei pronta?”.

Prendendo un profondo respiro, incontrò il suo sguardo e gli diede un cenno convinto, la determinazione era padrona del suo viso, voltando la testa verso la porta e preparandosi a quello che stava per succedere.

Si va in scena, pensò, mentre cominciò a bussare alla porta d’ingresso di Kate.

——————————————

Kate era seduta sul divano, stava guardando Jamie giocare con dei nuovi giocattoli, quando sentì bussare alla porta. Alzandosi, sorrise a Jamie, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi, “Andiamo uccellino, vediamo chi c’è”.

Jamie alzò gli occhi grandi verso sua madre, “Pappà?”, chiese speranzosa, i suoi occhi non lasciarono quelli di sua madre.

“Forse?”, Kate sorrise, alzando le sopracciglia in un modo che aveva imparato da Castle.

Gli occhi di Jamie si illuminarono come un albero di Natale e Kate la presa in braccio per portarla verso la porta. Fermandosi davanti, guardò sua figlia al suo fianco, “Pronta?”.

Jamie sorrise da un orecchio all’altro e annuì.

Kate spalancò la porta, incontrando gli occhi nervosi di Castle.

“Hey Cas-“, il resto del saluto le morì sulle labbra, quando notò la rossa adulta in piedi dietro di lui. Kate capì immediatamente di chi si trattava, Martha Rodgers, l’attrice di Broadway e madre di Castle. Cosa faceva qui?

Castle si schiarì la voce e con molta più convinzione di quanto sentisse, arrivò dritto al punto, “Hey signorina festeggiata, c’è qualcuno che voglio farti conoscere”.

Solo in quel momento lo sguardo di Kate si abbassò verso la bambina dai capelli rossi vicino a Castle, mentre quelli di lei incontravano quelli di Jamie. Oh, non l’ha fatto. L’ha fatto. Sentì avvicinarsi un mal di testa potentissimo. Come aveva potuto?

“Jamie, questa è mia figlia Alexis”, Castle presentò le ragazze, ignorando totalmente Kate, “Alexis, questa è tua sorella Jamie”.

Nessuno disse una parola, le due bambine si guardavano negli occhi con paura, con gli occhi esitanti, in attesa, e Castle sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa prima di far diventare le cose più imbarazzanti di quanto già non fossero. Ancora ignorando lo sguardo furioso di Kate e dimenticando completamente le sue buone maniere, introdusse Alexis nell’appartamento di Kate. Sapeva che stava giocando con il fuoco mentre apriva le braccia verso Jamie, ancora nell’abbraccio di sua madre e le domandò, “Vuoi vedere i tuoi regali?”.

“Sii”, Jamie strillò, lanciandosi tra le braccia di suo padre.

Kate la lasciò andare, sapendo che era inutile punire Jamie per il comportamento di suo padre.

Una volta nelle braccia di suo padre, Jamie cominciò a balbettare emozionata, tutta la tensione fu dimenticata quando Castle la portò in salotto, Alexis ancora timida al suo fianco destro.

“Una fatta, passiamo alla seconda”, disse a se stesso. Si sarebbe preoccupato più tardi delle due donne in piedi dietro di lui, ancora sulla soglia, sapendo che i loro sguardi bruciavano sulla sua schiena.

Con Castle e le ragazze in salotto, Kate era da sola con la madre nel corridoio. Le due si guardarono con attenzione, non sicure di cosa dire ed entrambe arrabbiate con Castle per averle messe in questa situazione.

Fu Martha che trovò la voce per prima, saltando i convenevoli, “Che ne dici di un caffè?”.

Agganciando un braccio intorno a Kate, in un gesto molto familiare per due persone che si erano appena conosciute, ma era tipico di Martha, aspettò che la donna più giovane prendesse l’iniziativa.

Kate finalmente si mise in moto, portando la madre di Castle in cucina e riempiendo una tazza di caffè fumante per lei, prima di fare lo stesso per lei e raggiungendola al piccolo tavolo che si trovava in cucina, dal quale potevano guardare Castle con le due bambine.

“Non te l’ha detto”, disse Martha, affermando l’ovvio.

“No”, rispose semplicemente Kate, non sapendo cos’altro dire. Castle le aveva praticamente teso un agguato con la sua famiglia e insieme al fatto di non sentirsi bene, non aveva migliorato il suo umore.

“Ascolta Kate, so che non è affar mio e credimi, hai ogni diritto di essere arrabbiata con lui. Diavolo, lo sono anche io per aver messo entrambe in questa situazione. E se questo è troppo me ne andrò”, fece un gesto verso la porta, “Ma per favore fai rimanere Alexis. Era così nervosa e emozionata di incontrare finalmente Jamie, le si spezzerebbe il cuore se dovesse andare via adesso”.

Kate non disse niente per un po’, si limitò ad osservare Castle con le bambine, tre paia di occhi blu, a ridere nel suo salotto, mentre Castle stava facendo una gran confusione a consegnare i regali. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto dividerli. Voltando la testa e guardando il quarto paio di occhi blu nel suo appartamento, scosse la testa.

“E’ ok, non c’è bisogno che se ne vada Signora Rodgers”, Kate le sorrise, alzandosi per prendere il dolce e i piatti. Ma fu fermata dalle mani di Martha sulle sue.

“Chiamami Martha”, sorrise alla donna più giovane, “E grazie”.

Kate annuì, ma Martha non la lasciò ancora andare.

“Voleva fare del bene, sai. Ha un modo tutto strano per dimostrarlo, ma è così”. Martha non pensava che suo figlio si meritasse le sue difese in quel momento, ma non voleva che le cose peggiorassero.

“Lo so”, Kate sospirò e Martha la lasciò andare.

“Ma credo comunque che tu debba fargli lo stesso una bella lavata di capo”, aggiunse Martha in un secondo pensiero, seguendo Kate per aiutarla con i piatti. “Spaventalo. Se lo merita”.

Kate guardò l’altra donna e sorpresa dallo sguardo serio sul suo viso non poté non ridere, un po' di tensione se ne era andata, “Oh credimi, lo farò”.

Si sorrisero a vicenda per un momento, creando una sorta di silenzio di accordo tra di loro, prima di portare i piatti e il dolce in salotto, una accanto all’altra.

Castle, Alexis e Jamie erano seduti sul pavimento in mezzo alla stanza, Jamie stava battendo le manine emozionata, Alexis si sentiva sempre più a suo agio mentre Castle prendeva un regalo dopo l’altro dal suo zaino.

“Ok, questo è da parte mia”, puntò il regalo più grande, “E questo è di Alexis”.

Jamie guardò entrambi i regali, considerando quale aprire per primo e infine le sue manine raggiunsero quello di Alexis, rendendo Castle ridicolmente orgoglioso vedendo i sorrisi sui volti delle sue due bambine.

Quando Jamie cominciò a scartare i regali non fu molto elegante, era più come un piccolo terremoto, la carta volava in ogni direzione ma questo fece ridere Alexis la cui risata causò di rimando anche quella di Jamie, e proprio in quel momento iniziò la loro connessione. Avvicinandosi a sua sorella, Alexis guardò Jamie che apriva il suo regalo. Alla fine venne fuori un oggetto morbido e peloso e Jamie urlò di gioia.

“Simba!”, esclamò mentre stringeva a sé il peluche.

“Ti piace?”, chiese Alexis, un sorriso invadeva il suo viso.

Jamie annuì e portò Simba al suo petto, coccolandolo.

“Apri anche il mio”, Castle gli spinse vicino il suo regalo e Kate dovette mordicchiarsi il labbro per non ridere a quella scena. Era ancora arrabbiata con lui, ma sembrava più emozionato delle due bambine e onestamente era adorabile.

Posizionando con cura Simba al suo fianco e dando un ultimo sorriso ad Alexis, Jamie raggiunse l’altro regalo e in poco tempo altri pezzi di carta tornarono a volare di nuovo.

“Mufasa!”, strillò, portando entrambi i leoni in aria. “Mami guadda!”.

Kate, dopo aver messo i piatti con il dolce sul tavolo, aveva assistito allo scarto dei regali con Martha da una certa distanza, “Sono bellissimi uccellino. Hai detto grazie?”.

Jamie sembrò leggermente in colpa, portò i suoi occhi verso Alexis e quasi sussurrò, “Grazie”.

Alexis le sorrise, “Prego Jamie”.

E poi Jamie si alzò da terra, buttando le sue piccole braccia intorno al collo di Castle, “Grazie pappà”.

Lui l’abbracciò forte prima di guardare Alexis, ma lei sembrava star bene, le sorrise e le prese una mano per tirarla con loro.

La rabbia di Kate svanì a quell’immagine che si presentò davanti a lei. Era molto bella ed era ora. Doveva ancora parlare con Castle, ma non in quel momento. Poteva aspettare. Non voleva rovinare il compleanno di Jamie quando si stava rivelando una delle giornate più belle della sua breve vita.

“Chi vuole un po' di dolce?”, chiese Kate, e prima che Castle potesse capire, Jamie corse verso sua madre, i leoni tra le braccia, un sorriso enorme sul suo viso. Kate la prese in braccio, osservando Castle che si stava alzando da terra per poi con una mano aiutare Alexis, che si avvicinò a lui.

Solo allora Castle si rese conto che non aveva finito  le presentazioni quando erano arrivati, e ora aveva almeno la dignità di sentirsi pieno di vergogna. Fermandosi di fronte a madre e figlia, mandò a Kate uno sguardo di scuse, prima di abbassarsi un po’, “Alexis, lei è la mamma di Jamie. Kate Beckett”.

Con Jamie ancora al suo fianco, Kate si inginocchiò di fronte ad Alexis, “E’ un piacere conoscerti Alexis”.

Gli occhi timidi della bambina incontrarono quelli di Kate, mentre le porgeva una mano, “Piacere anche mio, Signora Beckett”.

Kate le sorrise calorosamente, “Puoi chiamarmi Kate”.

Alexis annuì, osservando la donna per la prima volta, i suoi occhi marroni, i capelli morbidi attorno al viso. Sembrava così diversa rispetto a sua madre.

“Cosa ne dici Alexis, ti piacerebbe un po' di dolce?”, la sua voce era dolce e calda, gli occhi pieni di pazienza mentre le porgeva una mano.

Castle guardò con meraviglia Kate che aveva già conquistato il cuore di sua figlia in pochi secondi, quando la rossa mise la mano in quella di Kate e la seguì verso il tavolo.

Castle andò dietro di loro, notando lo sguardo di approvazione che sua madre gli stava mandando oltre il tavolo e realizzò che non aveva presentato nemmeno lei. Sospirò. Era. In. Grossi. Guai.

“Castle?”, Kate lo portò lontano dai suoi pensieri, “Puoi prendermi Jamie e metterla nel seggiolone? Così Alexis mi può aiutare con il dolce?”, guardò in basso verso la bambina accanto a lei, “Se vuoi”.

Alexis annuì energicamente e Kate passò Jamie a Castle, che andò verso sua madre per l’ultima presentazione della giornata, “Jamie, lei è Martha, mia mamma…tua nonna”.

Jamie osservò la donna dai capelli rossi accesso, prima di riportare lo sguardo a suo padre. La sua fronte si aggrottò per cercare di capire tutte le nuove cose che aveva imparato oggi. “Lexis?”, chiese.

Castle rise, “Si, è anche la nonna di Alexis”.

“Hey, signorina”, Martha sorrise a sua nipote che guardava timida il nuovo membro della famiglia. Martha le toccò il nasino con un dito, e la bambina avvicinò la testa al petto di suo padre.

“Ti sono piaciuti i regali?”, chiese Martha, non ferita dal riserbo di Jamie, sapendo che ci voleva del tempo.

Jamie annuì, “Jamie piaciono leoni”.

“L’ho saputo”, Martha rise e raggiunse la sua borsa,. “Ecco perché ho pensato che questo ti sarebbe piaciuto”.

Castle guardò sua madre sorpreso, non aveva idea avesse fatto un regalo a Jamie. “Madre?”.

Ma lei scosse la testa, porgendo a Jamie un altro piccolo leone di peluche. La bambina lo prese, leggermente esitante, sorridendo a sua nonna, “Grazie”.

Martha le sorrise e poi guardò Castle mettere la figlia nel seggiolone, mentre Alexis distribuiva i patti con il dolce sul tavolo, su istruzione di Kate. Era ridicolo quanto sembrassero una vera famiglia, pensò, mentre si sedeva davanti a suo figlio.

Dopo che tutti avevano il piatto con il dolce davanti a loro, Kate scomparve in cucina per fare del caffè, riportando poco dopo la testa alla loro vista, “Alexis, ti va bene del succo di mela?”.

“Si, grazie”. Alexis annuì e poi si incamminò verso suo padre per mettersi a sedere accanto a lui.

“Kate è carina”. Disse lei, attenta a farsi sentire solo da lui. Sospirando Castle posò un bacio sui suoi capelli, felice che si sentisse bene.

“Si, lo è”. Concordò osservando Kate in cucina, pronto a chiedere se avesse bisogno di aiuto, ma abbassò la testa quando Alexis cominciò a tirarlo per una manica.

“E’ bella”, sussurrò sua figlia, arrossendo.

Si, anche quello, pensò lui mentre Kate ritornava in soggiorno, posando una caraffa di caffè sul tavolo e porgendo ad Alexis un bicchiere di succo alla mela.

“Tutto ok?”, chiese alle persone intorno a lei, sedendosi poi a un tavolo che non aveva mai visto così tanti ospiti prima d’ora e provando a ricordare se avesse dimenticato qualcosa.

“E’ meraviglioso, grazie Kate”, Martha la rassicurò e Kate finalmente si mise a sedere, osservando grata come Castle stava già aiutando Jamie con il suo dolce, come Martha stava riempiendo le loro tazze di caffè, e focalizzandosi infine su Alexis, seduta tra lei e suo padre, sembrando un po' in disparte.

Le parole uscirono dalla sua bocca prima che potesse realizzarlo, “Quindi, come è andata a scuola oggi?”.

Alexis la guardò sorpresa, sua madre non le aveva mai chiesto della scuola, “Bene”, disse finalmente, guardando suo padre, che le stava dando un sorriso incoraggiante, prima di fermare un pezzo di dolce che stava cadendo dal piatto di Jamie.

“E qual è la tua materia preferita?”, chiese Kate, guardando la ragazza con interesse.

“Mi piacciono tutte”, Alexis sorrise alla donna.

“Tutte quante?”, Kate rise. “Wow, sono tante”.

“Papà mi sta aiutando ad un progetto di scienze”, disse Alexis cominciando a parlare, e per i successivi minuti Castle e Martha osservarono Kate e Alexis discutere animatamente sui vulcani mentre loro due erano impegnati ad ascoltare il balbettio di Jamie.

Ad un certo punto, Castle colse lo sguardo di sua madre e quasi pensò di aver visto lacrime nei suoi occhi. Lei annuì, dicendogli silenziosamente che stava bene con un piccolo sorriso sulle sue labbra, prima di riportare la sua attenzione a Jamie.

Sapeva esattamente come si stava sentendo, perché anche lui si sentiva così.




 

   
 
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