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Autore: rocchi68    31/07/2016    4 recensioni
Erano passati alcuni giorni da quel lunedì.
Da quando Scott aveva deciso di ritirarsi nella casa con giardino di un suo vecchio amico.
Aveva bussato alla porta dell’amico solo perché voleva impartire alla fidanzata una lezione, ma passati alcuni giorni e con zero messaggi sul telefonino, iniziava a credere di non mancarle affatto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Erano passati alcuni giorni da quel lunedì.
Da quando Scott aveva deciso di ritirarsi nella casa con giardino di un suo vecchio amico.
Aveva bussato alla porta dell’amico solo perché voleva impartire alla fidanzata una lezione, ma passati alcuni giorni e con zero messaggi sul telefonino, iniziava a credere di non mancarle affatto.
Si aspettava una telefonata.
Un messaggio con tanto di preghiera incorporata che gli facesse capire che era pentita.
Purtroppo dopo tanti giorni non aveva nulla di concreto.
Quella che doveva essere una piccola vendetta personale, era diventato autolesionismo.
Era inutile negarlo a quel ciliegio che gli faceva ombra: Dawn le mancava da morire.
Le mancava quello strambo carattere che si ritrovava.
Quell’assurda mania di leggere le foglie di lattuga, o del tè, se Scott ricordava bene.
Quella mania ancora più umiliante di non finire i topi con un  colpo di fucile o di non schiacciare con le zanzare.
Quei momenti in cui lei si metteva a riflettere e nei quali studiava la sua aura pigra che guardava il televisore.
Anche se pieno di difetti non aveva mai avuto nulla da ridire.
Nemmeno con la madre hippy che puzzava d’incenso e che era fuori come un balcone, aveva fatto troppe storie.
Si era fermata ad ascoltare i suoi vaneggi e si era fatto contagiare dalla dieta vegetariana che Dawn aveva imposto.
Ecco, forse era la mancanza di carne a mandargli a fuoco il cervello.
Tuttavia non era colpa del cibo se avevano litigato.
Con quello che era successo, Scott se ne era quasi scordato.
Era per questo che si era ritirato da Mike.
Lui riusciva a rievocare quei ricordi che si perdevano fin troppo spesso, quando il rosso non aveva niente di meglio da fare che pensare alla sua Dawn.
A quando si erano conosciuti nel reality del perfido Chris McLean.
A quando l’aveva spedita in orbita con la catapulta.
A quando aveva chiesto scusa, nonostante il suo orgoglio cercasse di prendere a pugni la ragione.
E a quando le aveva chiesto di provare a stare nello stesso appartamento.
Sì…Mike era colui che gli faceva ricordare il perché di quel litigio.
 
“Quindi avresti dato della hippy alla madre di Dawn?”
“Perché me lo chiedi ancora?” Aveva borbottato Scott, cercando di rimettersi seduto.
“Perché mi sembra assurdo.”
“Quella è una hippy più sciroccata di Duncan dopo 10 birre e un paio di vodka-lemon.”
“Mi fa sempre morire questo paragone.” Rise Mike, mentre l’amico si chiedeva cosa ci fosse di tanto divertente.
Ancora rimpiangeva quelle dure parole che non sarebbero mai dovute uscire dalla sua dannata bocca.
Però Dawn quella domenica era riuscita a fargli perdere le staffe.
E per un errore non suo per giunta.
Non si aspettava che lei s’infuriasse e che lo costringesse a stare sul divano.
Lunedì Scott aveva creduto che fosse meglio farla sbollire e se ne era andato dall’ancora più sciroccato Mike che francamente, almeno lui, se la passava discretamente con Zoey.
Sembrava un richiedente asilo quando aveva bussato alla sua porta.
Valigia tracolla, capelli spettinati e sguardo supplichevole nei confronti di uno dei pochi che poteva garantirgli un tetto sopra la testa.
“Intanto tu ridi, ma io sono ancora incazzato.”
“Suvvia Scott tutto si sistemerà.”
“È da 5 giorni che non mi chiama.”
“Se conti il tempo, sei messo male.” Gli fece presente il moro, distendendosi pure lui all’ombra.
“Sei davvero pessimo a risollevare il morale.”
“Potevi parlare con Zoey, ma Dawn è la sua migliore amica e quelle fanno sempre comunella quando sono in difficoltà.”
“Cazzo.” Aveva sbottato il rosso, accendendosi una sigaretta, non prima d’aver invitato anche Mike ad accendersene una.
“Non ti resta che tornare con la coda tra le gambe e chiedere pietà.”
“A quella? Ma vorrai scherzare.”
“Se speri nel loro perdono, stai fresco.” Sbuffò Mike, cacciando fuori il fumo della cicca alla menta che stava consumando.
“Cazzo.” Aveva imprecato nuovamente il rosso.
“Non vorrei dire, ma dovrai riavvicinarti a lei.”
“Perché?”
“Perché parliamo di Dawn e alcune volte è vendicativa. Inoltre è una bella ragazza e con la fatica che hai fatto per conquistarla, non vorrai che qualcuno te la porti via.”
A questo Scott non aveva proprio pensato.
Se avesse immaginato che c’era la possibilità di perderla probabilmente avrebbe accettato di dormire sul divano per il resto della sua vita.
“Senza di me sarebbe persa.”
“Davvero? Come la mettiamo con il ritrovo nella palestra di yoga?” Borbottò stanco Mike, facendosi cullare dal vento fresco del suo albero.
“Avrà saltato.”
“Zoey era presente e c’era anche Dawn.” Gli fece presente il moro.
“Avrà preso il bus oppure sarà andata a piedi.”
“Per 15 km?” Domandò Mike.
“Cazzo.” Borbottò di nuovo Scott in tutta risposta.
Per qualche minuto scese un placido silenzio.
Il moro era convinto che l’amico stesse pensando, ma in verità c’era ancora qualcosa che lo preoccupava.
“Sinceramente Scott…come siete finiti a questo punto?”
“Devi sapere che ho messo sotto un gatto la scorsa domenica e che…”
“Ferma un attimo. Avete litigato per un gatto?” Domandò Mike, aprendo gli occhi e fissando sconcertato l’amico.
“Temo di sì.”
“Ti sarai fermato.” Tentò il moro, facendo annuire Scott.
“Certo. So che è fissata con gli animali e speravo di salvarlo.”
“Invece?”
“L’ho schiacciato e siamo dovuti ripartire.”
“Immagino la sua reazione.” Riprese Mike, delineando nella sua mente cosa aveva dovuto passare l’amico.
“Arrivati a casa, ha detto che l’ho fatto di proposito.”
“E tu?”
“Pensi davvero che io possa investire qualche animale, sapendo che lei ne soffrirebbe molto?”
“Direi di no.” Rispose il moro, risollevando un po’ il morale di Scott.
Almeno lui, si ritrovò a pensare, non crede che sia un pazzo che ama investire gli animali.
Come poteva del resto?
Dawn era riuscito a cambiarlo.
Una volta, quando era ancora un pessimo individuo, avrebbe anche potuto farci un pensierino, ma ora non se lo sognava nemmeno.
“Mi ha chiesto il perché non l’abbia scansato.”
“Cosa le hai risposto?”
“Non potevo evitarlo…era comparso all’ultimo secondo da dietro il prato. Come cazzo facevo a fermarmi senza preavviso, sapendo che quelli dietro mi sarebbero venuti addosso?”
“Un po’ difficile.” Rispose nuovamente Mike che pendeva dalle labbra di Scott.
Era da quando aveva chiesto ospitalità che quella era la prima volta che ascoltava quella storia e siccome temeva nell’eventualità che accadesse anche a lui con la sua Zoey, preferiva stare attento.
Anche se la rossa difficilmente avrebbe fatto una simile scenata.
“Allora mi ha detto che potevo andare nell’altra corsia, in barba al frontale in cui sarei schiattato di sicuro.”
“Anche se conta poco, hai il mio sostegno.” Borbottò Mike.
E scese di nuovo il silenzio.
Il moro aveva intuito che il suo ospite stava ancora nascondendo qualcosa.
Un qualcosa che però rispetto alla questione dell’animale doveva essere più leggero.
“Tutto qui?”
“Credo sia arrabbiata anche perché non rispetto il turno di lavaggio piatti e di carica lavatrice.”
“Voi due non siete normali.” Sbuffò Mike, accettando una seconda sigaretta dall’amico e gustandone con attenzione l’aroma assai particolare.
“Cazzo…io sono stanco quando torno dal lavoro.”
“Ti capisco.”
“Lei è sempre persa nel suo mondo e pretende che io faccia tutto.” Sussurrò il rosso, fissando un piccolo nido sul ciliegio che gli stava donando l’ombra.
“Hai provato a dirglielo?”
“Ho tentato e poi sono passato ai fatti.”
“Come?”
“Ho ignorato tutti i suoi ordini.”
“Cazzo Scott, le hai proprio dichiarato guerra.” Riprese il moro, sbeffeggiandolo anche con una lieve risatina fastidiosa.
“E lei mi ha rispedito sul divano, costringendomi a pulire tutto.”
“Sei messo maluccio.”
“È peggio di mia madre, quando picchia e tiene sotto tiro quel vecchio salame di mio padre.” Borbottò il rosso, distruggendo il pacchetto di cicche rimasto vuoto.
“Te la sei cavata?”
“Ho dovuto fare anche il suo turno per una settimana, ma comunque ero riuscito a tornare a letto con lei, prima della scorsa domenica.”
“Purtroppo Scott, posso solo darti la mia solidarietà.” Bisbigliò appena Mike, quasi temesse che qualche figura femminile sentisse quelle parole.
Temeva vivamente che la sua fidanzata sbucasse dal nulla e compisse una carneficina.
“Sì e Dawn avrà quello di Zoey e delle sue amiche.”
“Quindi cosa credi sia più saggio fare?” Chiese il moro, intuendo quali fossero le intenzioni dell’amico.
“Non voglio fare la fine di Duncan che si è giocato sia Courtney che Gwen.”
“Allora?”
“Sono pronto a farmi perdonare.”
“Un uomo deve essere sempre in grado d’ammettere d’aver sbagliato.”
“Io…l’avevo ammesso. Spero solo si sia ammorbidita.” Riprese Scott, facendo annuire Mike.
“Comunque credo sia più saggio che tu riparta domani.” Borbottò il moro, rifacendosi all’orario improponibile che si era fatto.
 
L’indomani, poco prima delle 8, Scott era già in piedi.
Durante l’ennesima passata insonne aveva pensato alle parole e ai consigli di Mike.
Lui doveva tornare a casa e doveva farsi perdonare.
Quindi decise che si sarebbe fermato e avrebbe comprato qualcosa di carino per Dawn.
Il problema era cosa?
Se avesse comprato qualcosa di troppo costoso, lei avrebbe pensato che aveva qualcosa di cui farsi perdonare, mentre comprando qualche oggettino dal basso costo sarebbe passato per un taccagno.
Solo verso l’alba qualcosa attirò la sua attenzione.
Qualcosa che sarebbe passato a comprare il prima possibile.
Tanto sapeva che lei sarebbe rimasta in casa per tutto il tempo e quindi non avrebbe avuto tempo per nasconderlo.
Infatti verso mezzogiorno lui aveva varcato la soglia e si era messo a fissare la silenziosa Dawn che continuava a meditare.
“Sono tornato.”
“L’ho capito dalla tua presenza fastidiosa.” Borbottò la giovane, tenendo gli occhi chiusi, mentre lui si avvicinava per baciarla sulla guancia.
Nemmeno quel lieve contatto era stato sufficiente per il suo perdono, ma se lo aspettava.
“Ti chiedo scusa Dawn.”
“E per cosa?”
“Per tutto. Per il gatto della scorsa domenica, per il fatto che ti tratto sempre male e per questa mia fuga improvvisa.”
“E quindi dovrei accettare le tue scuse?” Domandò la ragazza, aprendo gli occhi e piantandogli uno sguardo rabbioso.
“Perché non dovresti?”
“Perché non lo meriti.”
“Tu leggi l’aura delle persone, ma la mia non la leggi mai. Perché con me, ti comporti così?” Chiese Scott, sedendosi vicino a lei.
Dawn sciolse quindi la posizione di riposo e si accomodò con lui sul divano.
“Non lo so.”
“Comunque ho una sorpresa per te.” Borbottò il rosso, rimettendosi in piedi e raccogliendo una piccola scatola che aveva provveduto a chiudere qualche secondo prima d’aprire la porta.
Era un pacco rotondo con della carta celeste e con un fiocco di un rosso brillante.
Tante piccole stelle sulla carta servivano a rendere il tutto ancora più carino.
“Cos’è?” Chiese la ragazza, studiando con attenzione ciò che stringeva tra le mani.
“Non sono dei petardi e nemmeno una pianta.”
“Lo spero.”
“Sai che non conosco i tuoi gusti in fatto di piante.” Riprese il giovane, spostando il suo sguardo sul tentativo di aprire il pacco.
“Non sarà mica il vestito che mi piaceva tanto?”
“Qualcosa di meglio per una che ama gli animali.”
Lei incuriosita da quelle parole, alzò il coperchio e subito un gattino di qualche mese gli saltò in braccio.
Di certo dal suo volto sorpreso, Scott sapeva d’aver fatto centro.
Aveva intuito d’essersi meritato il suo perdono.
“Non appena l’ho visto, ho pensato che potesse piacerti.”
“Non credevo d’assomigliare ad un gatto.” Ribatté lei, accarezzando il micino che giocava con le sue dita, mentre si accoccolava addosso al fidanzato.
“Sei così libera e tranquilla che un gatto potrebbe essere perfetto per te.”
“Volevi farti perdonare?” Domandò la giovane.
“Sì piccola. So d’aver sbagliato, so che non dovevo andarmene, ma ero furioso. Non volevo offendere te o tua madre, ma non volevo che mi considerassi cattivo. Non volevo uccidere quel gatto…se lo avessi saputo, avrei fatto di tutto per evitarlo.”
“Credo d’aver esagerato.”
“Non ho mai pensato ciò che ti ho detto.” Continuò Scott, cercando di convincerla che stava sostenendo la verità e cercando di dimostrarle che era profondamente pentito.
“Lo immaginavo, anche Zoey mi ha consigliato d’aspettare.” Continuò lei, giocando ancora con il micio e accarezzandogli la testolina.
“Credevo ti avesse appoggiato.”
“Ti sbagli. Mi ha rimproverato, affermando che ho poca pazienza e che devo capire i tuoi tentativi di rendermi felice.”
Se qualcuno avesse giurato a Scott che una donna avrebbe preso le sue difese, avrebbe incontrato solo una grossa risata da parte del rosso.
Tutto gli sembrava possibile, ma che una ragazza smettesse d’appoggiare la sua migliore amica a causa di una discussione con un tipo non proprio raccomandabile…beh questo rasentava la follia.
Era qualcosa d’assolutamente imprevedibile.
“Non credevo che Zoey ti remasse contro.”
“Ha detto che sono sconsiderata e che non avevi alcuna colpa. Semmai ero e sono io quella da incolpare di ogni cosa.” Si rabbuiò Dawn, mentre Scott la stringeva forte a sé.
“Sbagliare è umano.”
“Sì…lo so. Comunque anch’io ho una sorpresa per te.”
“Davvero?” Domandò Scott, appoggiando a terra il gatto, ben sapendo che avrebbe girato un po’ per la casa, cercando di conoscere il nuovo ambiente.
“Mi prometti di non arrabbiarti?”
“Se non hai dato fuoco alla cucina, non ho nulla da ridire.” Ridacchiò il giovane, facendola sorridere.
“Dopo tanti giorni che non ci vediamo, è questo il massimo a cui pensi?”
“Perché? Tu hai di meglio?” Domandò il ragazzo, non aspettandosi quella risposta.
Una risposta che lo raggelò, ma che lo fece sentire allo stesso tempo vivo.
Un qualcosa che gli avrebbe fatto rimpiangere quella fuga.
Non perché fosse successo qualcosa di terribile, ma solo perché non era al suo fianco quando lei aveva saputo quella grande verità.
Una verità che avrebbe trasformato il resto della loro vita insieme.
“In effetti…sono incinta.”
Fu nel momento in cui lo vide, piegato su di lei a donarle un bacio che Dawn capì quanto Scott era cambiato in quei pochi anni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
Ben ritrovati cari lettori.
Sono tornato dopo quasi una settimana di pausa e devo dire che è stato un periodo perfetto per ricaricare le batterie.
So che alcuni di voi si aspettavano un’altra storia da parte mia, ma questa piccola storia è nata in un pomeriggio.
In compenso ho speso più tempo a pensare al titolo e non scherzo.
Immagino che alcuni volessero la storia che ho cancellato o quella che ho promesso ad un altro lettore, ma abbiate pazienza.
Non appena sarà possibile, aggiungerò ciò che ho promesso.
Onde dilungarmi troppo vi saluto.
Prima che me ne dimentichi: è la mia prima one-shoot (di solito preferisco le long) e quindi abbiate pietà (solo per questa volta).
Magari farà schifo e sarà qualcosa di trito e ritrito e pertanto spero di non plagiare nessuno (il tempo è tiranno e m’impedisce di leggere tutte le storie del fandom di A Tutto Reality).
Mi accontento anche di una minuscola recensione, ma mi fatevi sentire.
Ok…ora devo andare, prima che Ryuk (purtroppo mi sta facendo ancora compagnia) mi maledica per queste perdite di tempo.
Alla prossima.
   
 
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