Questa flash fiction è stata scritta per l’event di luglio del We are Out for Prompts con il prompt  “Alec/Magnus – Basta Glitter!” di Giandra.

 

(Never) Enough Glitter;

 

Alec si passò una mano fra i capelli, aggrottando appena le sopracciglia. Quando la tirò fuori, la trovò puntinata di brillantini.

“Magnus…” borbottò, scrollandosi la maglietta: piccoli eserciti di glitter si erano aggrappati qua e là e spiccavano luccicanti, in aperto contrato con il tessuto liso della T-shirt. “… Basta glitter.”

“Umh?”

Magnus sonnecchiava al suo fianco, gli occhi socchiusi e le dita intrecciate dietro la nuca.

“I tuoi glitter.”

Alec si sfregò via dall’avambraccio un altro paio di puntini luminosi. Ogni volta che dormiva con Magnus metteva in conto di svegliarsi almeno un quarto d’ora prima del previsto per dedicarsi a quell’operazione di pulizia.

“Si infilano dappertutto” proseguì, controllandosi l’ombelico. “Fra i capelli, nelle scarpe… Perfino nelle mutande” fu costretto ad ammettere, incrociando le gambe sul materasso.

Un sorriso malizioso arricciò le labbra dello stregone.

“E questo che cosa ti insegna?” replicò, attirandolo a sé per un lembo della maglietta. “I vestiti sono il male: se non li indossi, non possono nemmeno riempirsi di brillantini.”

Sollevò la testa per baciarlo, le gambe allacciate ai suoi fianchi.

Alec sospirò, un accenno di sorriso a minare la sua espressione corrucciata.

“Non potresti darci un taglio?” azzardò, separandosi appena dalle sue labbra. “Almeno quando dormiamo assieme?”

“Vuoi che mi liberi dei glitter?” lo provocò Magnus, guidando le mani di Alec sul suo torace. “Prova a togliermeli.”

Alec scosse la testa, esasperato e divertito al tempo stesso: era una battaglia persa in partenza.

“Adesso ci provo” accettò comunque la sfida, inseguendo con le labbra il sentiero di brillantini che gli puntellavano l’addome.

 Un sospiro di soddisfazione sfuggì alla gola di Magnus.

“Accomodati, fiorellino” lo invitò, affondando le mani fra i suoi capelli. “Non ho fretta.”

Alec sorrise contro la sua pelle, prima di riprendere a baciarlo: adesso, anche le sue labbra erano puntellate di brillantini.

“Nemmeno io.”