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Autore: Daleko    01/08/2016    1 recensioni
Storia revisionata, modificata e nuovamente in corso.
Gli anni del primo dopoguerra furono particolarmente proficui per chi aveva ancora una grande casa, un patrimonio, una posizione rispettabile all'interno della società. C'era ancora molto da sfruttare, una risorsa invisibile che si trasformò rapidamente in una luccicante miniera d'oro: i bambini.
I bambini erano dappertutto e quelli di buona famiglia, quelli i cui padri erano morti in guerra e i cui soldi erano investiti nell'educazione nella speranza che diventassero, un giorno, abbastanza importanti da continuare il buon nome della loro stirpe, si trovavano nei collegi. In Inghilterra i collegi particolarmente apprezzati erano quelli misti: i bambini studiavano insieme per mancanza di spazio, necessario per dividere normalmente gli uomini dalle donne, e così i genitori risparmiavano sulla retta annuale. Un ottimo investimento in ogni caso, dato che le bambine col primo sangue venivano spedite in un collegio femminile per non rischiare inutilmente la reputazione del proprio.
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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This is not a children's story

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Gli anni del primo dopoguerra furono particolarmente proficui per chi aveva ancora una grande casa, un patrimonio, una posizione rispettabile all'interno della società. C'era ancora molto da sfruttare, una risorsa invisibile che si trasformò rapidamente in una luccicante miniera d'oro: i bambini.
I bambini erano dappertutto e quelli di buona famiglia, quelli i cui padri erano morti in guerra e i cui soldi erano investiti nell'educazione nella speranza che diventassero, un giorno, abbastanza importanti da continuare il buon nome della loro stirpe, si trovavano nei collegi. In Inghilterra i collegi particolarmente apprezzati erano quelli misti: i bambini studiavano insieme per mancanza di spazio, necessario per dividere normalmente gli uomini dalle donne, e così i genitori risparmiavano sulla retta annuale. Un ottimo investimento in ogni caso, dato che le bambine col primo sangue venivano spedite in un collegio femminile per non rischiare inutilmente la reputazione del proprio.


 

Christopher

 
Settembre. Le foglie cominciavano a cadere e il cielo era spesso più grigio che azzurro. Una bambina saliva le scale di legno del collegio, riflettendo tra uno scricchiolio e l'altro. Era orario di lezione, e lei era stata mandata in biblioteca dal suo insegnante per prendere un libro mancante in aula. Al piano terra c'erano degli adulti, intenti a passeggiare parlottando di attualità, ma lei aveva appena dieci anni e il mondo esterno non rappresentava una priorità. Tornata al primo piano si voltò verso la sua aula, trovando stranamente la porta aperta: il giovane e fresco viso si accigliò incuriosito, oltrepassando la soglia con ancora il libro stretto al petto. I suoi compagni di classe chiacchieravano a bassa voce tra loro e la cattedra risultava essere momentaneamente vuota. La bambina non era sicura sul da farsi, quindi si diresse verso i primi banchi; magari avrebbe aspettato il ritorno del professore accanto alla lavagna, con il libro ben protetto fra le sue braccia. Ebbe il tempo di compiere ancora qualche passo, poi il brusio intorno a lei cessò improvvisamente. La piccola si voltò verso gli altri bambini, poi seguì il loro sguardo verso la porta da poco oltrepassata: un uomo era fermo sull'ingresso. Capelli mori, di bell'aspetto, con gli occhi scuri che guizzavano da una parte all'altra della stanza: aveva un enigmatico sorriso dipinto sul volto, qualcosa che non rassicurava i piccoli. Notata la bambina al centro dell'aula si rivolse verso di lei, dirigendosi nella sua direzione e inducendola a indietreggiare. La piccola lanciava un'occhiata dietro di sé ogni due passi, per essere sicura di non inciampare: solo il rumore delle loro scarpe era presente nella stanza e forse gli altri bambini, in quel momento, trattenevano anche il respiro. Un unico rumore interruppe il loro cammino verso il nulla, un rumore di passi estranei e concitati verso la porta che si bloccarono sulla soglia, fermando il tempo intorno a loro. Il giovane uomo si voltò, la giacca scura seguì il suo tragitto: le mani si alzarono lentamente e una bassa risata fece capolino sulle sue labbra. Lentamente, con le scarpe lucide che procedevano verso di loro, un militare inglese lo fissava con sguardo preoccupato. «Lei non è autorizzato a stare qui» comunicò all'uomo con voce ferma e non troppo alta. Sembravano coetanei e il nuovo arrivato, dai capelli di un attraente biondo scuro e con una pulita e ordinata divisa della Marina Militare, infondeva un certo mistico senso d'ansia e rispetto nei bambini presenti. «Non trovi che i bambini siano carini?» domandò improvvisamente il bruno, inclinando incuriosito il capo verso sinistra. Non distolse comunque lo sguardo dal militare, il quale continuava ad avvicinarsi lentamente. «Lei non è autorizzato a stare in questo istituto. Esca immediatamente» ripeté il militare con la stessa voce pacata e allo stesso tempo, in qualche modo, tesa. Ormai distavano l'uno dall'altro poco più di un metro e l'uomo, con un nuovo e consapevole sorriso sulle labbra distese, cominciò a indietreggiare a sua volta. La bambina seguì il suo esempio: lo sguardo era fisso sul retro della giacca scura davanti a sé, e le braccia stringevano con forza il libro al petto. «Non mi costringa a trascinarla fuori. Ci sono dei bambini in questa stanza. Esca fuori, civile, e non le verrà fatto alcun male» insistette con voce meno gentile; venne presto interrotto da una bassa risata da parte dell'altro.
Il militare aggrottò la fronte, non riuscendo a capire; l'altro uomo si limitò ad abbassare il capo, scuotendolo in segno di diniego, e portò la mano destra alla cintola da cui estrasse, nascosta finora dalla fidata giacca, una pistola. Qualche bambino inspirò rumorosamente, spaventato, e una bambina in fondo all'aula si lasciò andare a un pianto soffocato; nessuno di loro era intenzionato a fare rumore e gli occhi dell'uomo tornarono, divertiti, a fissare il militare. «Ma sono così carini. Come potrei fare del male a un bambino?» domandò in tono retorico. Fece un altro passo indietro, il militare uno avanti: l'uomo alzò la pistola e l'altro alzò le mani nella sua direzione, come per calmarlo. Uno fa un passo verso sinistra e l'altro verso destra, in un valzer spaventoso dall'odore di morte. La bambina aveva già le spalle contro gli scaffali della libreria, stringeva il libro contro il petto e l'espressione terrorizzata le disegnava in volto degli occhi enormi e lucidi: nessuno vi fece caso. Il militare era ancora più vicino, l'uomo aveva ancora la pistola alta verso di lui. «Parliamone fuori», lo invitò il militare. La voce era accorata e nessuno capiva il perché; l'uomo ridacchiava ancora, qualche bambino pensò che fosse pazzo. Un altro passo avanti, nessuno indietro: la canna della pistola si poggiò contro la divisa fresca di bucato del militare. Lo sguardo dei due uomini era fisso negli occhi l'uno dell'altro: quello con le spalle perfettamente dritte e l'altro con il dito sulla leva di scatto. «Non puoi spararmi» sussurrò il militare. «Non voglio, Chris» rispose l'uomo senza smettere di sorridere. Il militare alzò il mento e l'altro sorrise con più convinzione.
La bambina accanto alla libreria urlò, lasciando cadere il libro che incontrò terra con un tonfo. La pistola venne ritratta dal petto gonfio d'orgoglio e portata indietro, verso le labbra schiuse in un ultimo saluto. «No!» urlò il militare perdendo improvvisamente la calma: le braccia scattarono verso la pistola, verso le mani che la tenevano stretta e cercarono di riportarle verso il basso, verso il soffitto, da qualche parte dove non avrebbero seminato morte. Qualche bambino s'infilò frettolosamente sotto il banco, la bambina accanto alla libreria strinse il viso tra le mani per nascondersi dal suono dello sparo, che però sembrava non arrivare mai. I due lottarono continuando quel valzer iniziato solo qualche minuto prima: le braccia distese che s'inseguivano per il possesso dell'arma, i corpi che si sfioravano, i visi sudati contratti. Le dita che s'intrecciavano.
«Eppure lo so che ti piace» mormorò l'uomo mentre il militare gli strappava finalmente la pistola dalle dita arrossate. I loro occhi non avevano mai smesso di cercarsi. «Jim!» esclamò il militare, spinto d'un tratto all'indietro: l'altro uomo, i cui occhi erano corsi alla porta, aveva dato un colpo secco al petto dell'altro con le mani libere. Gettato via così, con l'arma sudata tra le mani, Chris vide il suo accompagnatore di valzer improvvisato allontanarsi di un metro: e proprio a un metro dal viso di Christopher, senza preavviso, volò un seme d'acciaio. Sul petto di Jim comparve un fiore scarlatto, al di sotto della giacca scura come i suoi capelli: la bambina ormai era in ginocchio, singhiozzante dalla paura, e i bambini urlavano in preda al panico. Nella stanza erano entrati due gendarmi, uno dei due con la pistola fumante ancora in mano. Si avvicinarono al militare. «Grazie per avergli tenuto testa in attesa del nostro arrivo, luogotenente» si espresse uno dei gendarmi. Entrambi si preparavano a portar via l'uomo morto: il militare, ancora nel suo bozzolo di divisa, ingoiava le lacrime che gli risalivano agli occhi. Fece un segno di saluto formale, voltandosi verso la porta intenzionato a svanire. Venne bloccato dopo un solo passo: l'anziana e severa preside lo fissava dal suo metro e sessanta di ricchezza. «Grazie per avere garantito la sicurezza degli studenti, luogotenente...?» lo invitò a presentarsi nuovamente; così tanta gente entrava e usciva e non tutti erano degni di memoria. «Bailey. Christopher Bailey» comunicò lui con tono e sguardo serio, seppur perso nel vuoto. La donna annuì. «Luogotenente Bailey, non mancherò di scrivere una lettera di formali ringraziamenti a nome dell'istituto» concluse. Chris salutò nuovamente, congedandosi; la bambina, ancora a terra, era infine svenuta.


 


 


 
Attenzione!
Nomi, luoghi e fatti narrati sono totalmente frutto della fantasia dell'autore. Riferimenti a persone, luoghi o eventi realmente accaduti è puramente casuale.



 
   
 
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