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Autore: Moonyra    01/08/2016    0 recensioni
No, non “andava tutto bene”.
La Seconda Guerra Magica ha lasciato ferite nell’animo di quelli che vi hanno partecipato o che sono stati investiti da essa: ognuna di queste anime porta con sé ricordi, paure, debolezze, ceneri del fuoco che ha rischiato di consumarli.
Questa è la storia di due di queste anime.
Due anime che hanno vissuto, hanno sofferto e devono quindi fare i conti con il peggior nemico che è rimasto da affrontare: loro stessi.
Tratto dal terzo intermezzo:
Gli balenò il ricordo di un altro volto, il proprio volto, ma tumefatto e incrostato di sangue secco.
Il volto che vedeva ogni volta che, dopo una punizione dei Carrow, tornava nel dormitorio vuoto.
Non riusciva a continuare così.
Sempre tremando, cercò a tentoni la bacchetta e la estrasse da una tasca interna della giacca che aveva abbandonato sul pavimento appena rientrato a casa.
Tornò a guardarsi e, lentamente, avvicinò la punta della bacchetta a una tempia.

Rating giallo per riferimenti a sangue e traumi psicologici.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Seamus Finnigan
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il diritto di essere stanchi non ce l'abbiamo


Prologo - Shock and denial 


Chiuse gli occhi.
Ho paura, zia aveva sussurrato quasi sperando che lei non la sentisse.
Voglio andarmene da lì  aveva aggiunto abbassando lo sguardo.
Lo schiaffo raggiunse subito la sua guancia, lasciando un’impronta infiammata sulla pelle.
“Tu non vai da nessuna parte, schifosa” sibilò lei.
Un fruscio.
Poi il suo corpo fu straziato da un dolore tremendo e la sua mente urlò terrorizzata, annientata da quella sofferenza.
Tossì sangue, mentre il suo petto era come compresso da tenaglie che non le permettevano di respirare.
Le parole arrivarono con difficoltà alle sue orecchie, coperte da un ronzio continuo.
“Tu ti inchinerai come tutti gli altri quel giorno”.
Gli spasimi continuarono, crebbero d’intensità, la folgorarono, mentre parole indistinguibili cariche d’odio sfioravano la sua coscienza persa in un mare indistinto di rumori e luci sfolgoranti.
La sua mente urlò sempre più forte.
Forse anche la sua gola gridava la pena di quel piccolo straziato corpo.
Forse stava venendo accontentata: se ne stava andando, lentamente, a ogni spasimo.
Era stanca, troppo stanca per continuare a vivere ancora.
 
 
Chiuse gli occhi.
Sperava che così il sangue e i volti congestionati dei cadaveri se ne andassero, o che le lacrime cessassero di scorrergli sul viso sporco di cenere e polvere.
Nella sua mente continuò però a scorrere una galleria di sorrisi familiari contorti dalla morte in smorfie, di occhi vuoti, di lacerazioni mostruose dalle quali stava per sfuggire, mischiata al sangue di un rubino vivido, anche l’anima.
Riaprì a fatica le palpebre, incollate dal sudore e dalla sporcizia.
Ovunque intorno a lui, vedeva amici e conoscenti trascinarsi a cercare cure mediche o ad abbracciare disperati i cadaveri disposti sul pavimento cosparso di detriti.
Altri erano nella sua stessa condizioni, buttati contro il muro, imbrattati di sangue proprio e altrui, con occhi vuoti come quelli dei morti ma dietro i quali si potevano scorgere orrore e panico, sentimenti troppo vivi per appartenere a un cadavere.
Forse pensando che sarebbe stato meglio essere una di quelle salme, per non essere costretti a guardare ancora, ad ascoltare ancora i lamenti, a sentire ancora l’odore del fumo acre e il sapore metallico e dolciastro del sangue.
Cercò di rannicchiarsi, di rinchiudersi nel suo corpo, per potersi proteggere da quel mondo di dolore e paura.
Questa però la raggiungeva anche nella prigione delle sue braccia strette intorno alle gambe contro il petto, gli afferrava il cuore straziandolo e rendendogli insopportabile la sua stessa esistenza.
Aveva paura, tanto che una spossatezza insostenibile gli stava invadendo le membra provate dalla battaglia.
Era stanco, troppo stanco per continuare a vivere ancora.





Note dell'autrice:  Grazie per aver letto il prologo di questa mia storia ^-^
È la mia prima long, ma comunque ho già tutti i capitoli scritti, dovrò fare solo revisioni e correzioni, quindi (forse) i tempi di pubblicazione non saranno troppo lunghi.
Ora, passiamo al contenuto della storia: sono convinta che, oltre quell' "andava tutto bene" finale dell'epilogo dei Doni della Morte ci fosse altro. Penso che tutta la generazione che ha vissuto la guerra magica sia rimasta, chi in un modo, chi in un altro, traumatizzata dagli avvenimenti che hanno vissuto.
Questa fan fiction tratterà proprio di questo argomento: il cercare, da parte dei "sopravvissuti", di superare gli avvenimenti che li hanno segnati durante il periodo della seconda guerra magica.
Ho deciso di incentrare la storia sul personaggio di Seamus Finnigan (no, non è il mio personaggio preferito di tutta la saga, cosa andate a pensare) e su un oc di cui durante la lettura si scoprirà la storia.
Ultimi due commenti - prometto che le note finali degli altri capitoli saranno più corte: la storia è strutturata in capitoli, di carattere prevalentemente narrativo e senza un nome specifico, e intermezzi, più legati all'introspezione e con dei titoli specifici, i cui significati spiegherò alla fine di tutto.
Infine, un appunto sul titolo principale: ringrazio immensamente Antonella che (senza saperlo) mi ha ispirato durante la costruzione  della storia. 
Il titolo è appunto un suo stato Whatsapp e, quando l'ho letto, ho sentito la famosa lampadina accendersi e ho iniziato a scrivere.
Se, per una fortunata congiunzione astrale, adesso stai leggendo queste parole, sappi che è merito tuo se questa storia è nata <3 

Ultimissima cosa!
Mi piacerebbe molto ricevere delle vostre recensioni, commenti, critiche, torte in faccia: qualsiasi cosa mi aiuterà a crescere e a migliorare la mia scrittura ^-^
Grazie per la pazienza, ci vediamo al primo capitolo! 
 
  
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