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Autore: vale50204    01/08/2016    0 recensioni
Jessie, una donna di 40 anni che vive a Houston, è una scrittrice di romanzi horror e conduce una vita normale; ha appena divorziato da Henry, 45'enne californiano, e vive da sola in una casa isolata (l'ambiente perfetto per scrivere libri horror). Un giorno, girando in soffitta nota una macchina da scrivere vecchia ma funzionante e decide di usarla per continuare il suo libro. Da quel giorno però la sua vita cambia drasticamente...
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Oggi non ho voglia di scrivere... non mi sento bene. Ora torno a letto e mi rimetto a dormire." pensò Jessie tra sè e sè mentre sorseggiava la sua tazza di caffè. Ripensò anche a quanto fosse bello concedersi un attimo per sè stessi senza suo marito, senza telefono e senza rumori continui. Da quando si era trasferita in quella vecchia casa nel bosco appena fuori città tutto era migliore; era più tranquilla, più solare, la qualità dei suoi libri era migliorata e ora si poteva concedere questi attimi solo per sè. Si avvicinava il periodo natalizio e faceva molto freddo nella sua zona. Probabilmente si era presa l'influenza o qualche nuovo tipo di virus. Quello che era certo, è che sarebbe stata a letto quella mattina. Finito di bere il caffè si fece una camomilla e tornò nella sua camera ancora in disordine dalla notte prima. "Dio mio mi scoppia la testa, non ce la faccio più..." prese il telefono e puntò la sveglia per le 10, bevve un po'di camomilla e si addormentò. Fece un sogno strano... si trovava in cucina e sentiva uno strano rumore provenire dalla stanza da letto; insospettita andava a controllare e vedeva una strana creatura sbranarle il cuscino. Aveva l'aspetto di una donna ricurva come una scimmia con del pelo sulla schiena e i capelli corti, lisci e neri. Il suo muso era allungato in avanti quasi come un triangolo molto arrotondato. Gli occhi erano vuoti e completamente neri, le sue mani erano ricurve a paletta e le sue gambe sembravano delle zampe di cane. Faceva accapponare la pelle alla sola vista... ogni tanto faceva un verso che assomigliava ad un guaito di pecora, molto acuto e pieno di rabbia. Jessie fece una smorfia di disgusto e di paura e gemette. La creatura si girò verso di lei e si avvicnò trascinandosi sempre di più, sempre di più e lei non poteva muoversi. Quando la creatura la raggiunse incominciò a scavarle nella pancia e il dolore era atroce... stava quasi per svenire quando si risvegliò. Era sudata e il mal di testa era peggiorato. Ci mise un po'per tranquillizzarsi e rendersi conto che era stato solo un incubo. Pensò che quello poteva esserle di ispirazione per la sua storia e prese il computer per raccontarlo quando era ancora fresca di memoria. Lo accese ma appena lo sbloccò si fece tutto nero e comparirono delle parole verdi a raffica in una lingua straniera che sembrava arabo o qualcosa di simile. "Cavolo, proprio oggi il mio computer doveva fare le bizze?!" pensò. All'improvviso con la coda dell'occhio vide uno scarafaggio uscire dalla stanza e decise di seguirlo. Lo scarafaggio si infilò nella botola che portava alla soffitta. Lei non era molto sicura di volerci entrare, lì era pieno di polvere e forse c'era anche qualche topo. Storse la bocca schifata e, dopo un breve sussulto, decise di entrare. Come aveva immaginato, era pieno di polvere e di ragni. Cercò l'insetto e notò qualcosa di grande in un angolo. Si avvicnò e tolse un po' di polvere per riuscire a vedere meglio l'oggetto; era una vecchia macchina da scrivere, tipo quelle degli anni '70. Guardandola le venivano i brividi ma allo stesso tempo rimaneva incantata da quanto era nera e lucida. I suoi tasti sembravano chiamarla e l'inchiostro dirle "usami". Si fermò un attimo a pensare, lei non aveva mai avuto una macchina da scrivere, e neanche suo marito. Pensò che era stata dimenticata dal precedete proprietario della casa e così lo chiamò al telefono. Dopo il terzo squillo rispose e cominciò la conversazione:
J: Pronto signor Cambel, sono Jessie Jones, la proprietaria della sua vecchia casa.
C: Oh, salve. Ha qualche problema con la casa?
J: No, no, tutto bene grazie. La chiamo per sapere se lei possedeva una macchina da scrivere stile anni '70, sa.... l'ho trovata in soffittà e...
C: U-una m-m-macchina da scrivere ha-hai detto?...
J: Si, è color nero lucido e non sapevo...
C: Puoi averla!!! Tienila e non me la riportare! Odio quella macchina, mi fa diventare matto! Oh, Miriam, la mia povera Miriam! Mi fai riaffiorare pessimi ricordi ragazza! Sta lontana da me!
-BEEP-
Il signor Cambel aveva messo giù. "Miriam? Ma chi è questa Miriam? Per me il signor Cambel ha preso le medicine sbagliate... comunque ha detto che me la posso tenere. Potrei usarla in caso il computer faccia le bizze come oggi!". Quindi tornò in soffitta e con grande fatica portò in salotto la macchina da scrivere che tanto la attirava. Intanto si era quasi scordata del mal di testa, era troppo presa dal cimelio davanti a lei. Non vedeva l'ora di usarla... dopo un po' incominciò a muoversi meccanicamente verso la macchina e descrisse quello che aveva sognato tutto d'un fiato. Era così presa dal rumore professionale dei tasti neri e bianchi che non si accorse di aver scritto tutto un capitolo di ben 15 pagine! Era rapita da quel suono, quel profumo di antico, quella carta che faceva avanti e indietro e quei tasti... quei dannati tasti erano stupendi. Dopo qualche ora si accorse che erano già le 14:00 e doveva prepararsi il pranzo... "...a pensarci bene però non ho molta fame, credo che scriverò ancora qualche pagina.". Qel pomeriggio finì il libro e, soddisfatta (ma per lo più stupefatta) si rese conto che quello era stato il suo libro più bello ed intrigante che avesse mai scritto. Forse era merito della macchina da scrivere?
   
 
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