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Autore: Placebogirl_Black Stones    01/08/2016    5 recensioni
Hai iniziato a prenderti cura di me quando ero solo una bambina...
e lo stai facendo anche adesso che sono ormai una donna.
Puoi leggere dentro i miei occhi...
non posso nasconderti il mio dolore e le mie preoccupazioni.
Non t'importa se a volte ti prendo in giro e scherzo con te...
sei sempre al mio fianco quando vado in pezzi.
A volte mi sorprendi con la tua saggezza...
ed è un piacere lavorare con te.
Una volta ho perso un padre...ma il destino me ne ha dato un altro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Black, Jodie Starling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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            LA TUA BAMBINA 

 
 
Si sedette sul divano, prendendo fra le mani quel pacchetto accuratamente avvolto da una carta rosso scarlatto con delle decorazioni floreali di una tonalità più scura e un fiocco dorato attaccato in un angolo. Lo agitò vicino ad un orecchio, come fanno i bambini nei giorni antecedenti il Natale per cercare di indovinare cosa contengono i loro regali: nessun particolare rumore provenne dal suo interno. Ancora non riusciva a spiegarsi perché James le avesse fatto quel regalo inaspettato, per di più con una sorta di felicità a stento celata. Le tornò alla mente il dialogo che avevano avuto poche ore prima nel parcheggio della sede dell’FBI, quando l’aveva fermata prima che salisse in macchina diretta a casa, consegnandole quel misterioso pacchetto.
 
………………….
 
- Jodie!- l’aveva raggiunta quasi correndo, con il regalo in mano -Ho una cosa per te. Non ho potuto dartela prima perché la tenevo in macchina e inoltre non mi sembrava professionale darti un regalo davanti ai tuoi colleghi, sai che negli ambienti lavorativi come il nostro si può sempre pensare male-
- Che cos’è?- aveva chiesto lei, sorpresa.
- Un piccolo regalo che ho pensato ti facesse piacere avere- le aveva allungato il pacchetto, sorridendo.
- Un regalo? Ma oggi non è il mio compleanno…-
- Perché i regali si fanno solo per il compleanno?-
- No, ma…non capisco- aveva scosso la testa.
- Quando lo aprirai capirai-
- D’accordo…grazie James- aveva preso il regalo dalle sue mani, ancora titubante e confusa.
 
………………….
 
Decisa a scoprire cosa celasse quella carta rossa, cominciò a scartarla strappandola e lasciandone cadere i pezzi sul tavolino. Quando finalmente ne ebbe strappato a sufficienza per poter distinguere con chiarezza cosa vi fosse all’interno, spalancò gli occhi per la sorpresa, restando immobile a fissare quello che non si sarebbe mai aspettata di vedere: circondata da una bellissima cornice argentea minuziosamente decorata ed elegante, spiccava la foto di suo padre. Sorridente, ancora giovane, con indosso quegli stessi occhiali che ora portava lei, gelosamente. A giudicare dai tratti del viso, non doveva essere trascorso molto tempo da quando era stato immortalato in quella foto a quando Vermouth glielo aveva portato via. Nonostante fossero passati anni, ricordava ancora alla perfezione ogni tratto della sua persona.
Tolse accuratamente anche gli ultimi residui di carta, liberando finalmente quella splendida immagine e portandosela vicino agli occhi, per poterla contemplare meglio. Due grosse lacrime le scesero velocemente dagli occhi, mentre cercava di sorridere per contrastare la tristezza. Non aveva nessuna foto di suo padre, nonostante per anni ne avesse bramata anche solo una, poiché il fuoco che aveva distrutto il suo corpo e la loro casa aveva portato via anche quello, i ricordi materiali. Tutto, tutto era andato perduto con lui. Con il tempo si era rassegnata al fatto che l’immagine di suo padre sarebbe rimasta solo e soltanto nella sua testa, così come la ricordava. Ma più il tempo passava, più temeva di scordarla, di dimenticarsi anche solo dei piccoli dettagli, come le fossette che gli venivano agli angoli della bocca ogni volta che sorrideva.
Si asciugò le lacrime, continuando a contemplare la foto. Quando fece scorrere le dita sulla parte posteriore della cornice, come a voler accarezzare quell’uomo che per lei aveva rappresentato tutto, si accorse che c’era qualcosa. Girò la cornice per controllare e vi trovò una busta, che aveva tutta l’aria di contenere una lettera o un biglietto. Curiosa, la staccò e rigirò la foto, per poi aprire la busta ed estrarne un foglio piegato un due: come pensava, una lettera. Quando la aprì una foto, più piccola di quella nella cornice, scivolò sulle sue gambe. L’immagine ritraeva suo padre, identico all’ingrandimento nella cornice, in compagnia di James. Sorridevano entrambi, forse felici di aver risolto un caso importante o semplicemente immortalati durante un momento esterno al lavoro ma comunque piacevole. Sapeva che James era un caro amico di suo padre, lo aveva sentito nominare molte volte da quest’ultimo quando gli faceva domande sul suo lavoro, nella sua curiosità di bambina. Osservò attentamente quella vecchia foto, sorridendo per quanto James fosse cambiato nel corso degli anni. La prima volta che lo aveva visto era esattamente come in quella foto, mentre ora quei capelli e quei baffoni si erano ingrigiti completamente, quasi rasentando il bianco.
Spostò lo sguardo sul foglio di carta che teneva in mano, leggendone le poche righe scritte la cui calligrafia apparteneva senza ombra di dubbio a James:
 
“Ieri, preso dalla nostalgia della gioventù, mi sono messo a sfogliare vecchi album e ho trovato questa foto che avevo dimenticato di avere. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averne una copia, o meglio un ingrandimento di tuo padre. Però l’immagine è venuta un po’ sfocata, purtroppo la fotografia è molto datata e le macchine fotografiche di vent’anni fa non erano certo tecnologiche come quelle di oggi! Dunque ho pensato di fare una copia anche della foto stessa, spero non ti dispiaccia se ci sono anche io.
                                                                                                                                                               Con affetto,
                                                                                                                                                                                      James”
 
Sorrise, nonostante gli occhi lucidi tradissero la forte emozione che stava provando. Da quando era rimasta orfana, James si era occupato di lei nel miglior modo che poteva, cercando di non farle mai mancare nulla, o per lo meno più di quanto non le mancasse già. Sapeva di non poterle restituire la famiglia che una criminale le aveva portato via, eppure cercava di non farle sentire il peso di avere otto anni ed essere sola al mondo. Ancora adesso, dopo tutti quegli anni, quando la vedeva triste cercava in ogni modo di consolarla, quando la vedeva felice la appoggiava, e quando gli andava le faceva delle sorprese, proprio come quel giorno. James era molto più di un capo, anche se davanti ai colleghi non poteva darlo a vedere per ovvi motivi.
Ripose la lettera nella busta, che poi nascose come un tesoro prezioso dietro la cornice, desiderosa di conservarla insieme al resto. Si alzò dal divano stringendo al petto la cornice e la foto della busta, guardandosi intorno alla ricerca del posto perfetto dove metterle nel suo appartamento. Quando l’ebbe trovato, posizionò sul ripiano del mobile la cornice con l’ingrandimento di suo padre e nell’angolo di quest’ultima vi incastrò la foto più piccola con lui e James.
Rimase per un po’ a contemplare l’operato, soddisfatta, pensando che avrebbe dovuto in qualche modo sdebitarsi con James per quel meraviglioso regalo. In realtà avrebbe dovuto sdebitarsi con lui per tutto ciò che aveva fatto per lei in quegli anni, per la sua testardaggine con la quale non gli aveva di certo reso facile il compito di prendersi cura di lei. Si rese conto di non avergli mai detto ciò che pensava veramente: era stata fortunata, tutto sommato. Al mondo c’erano persone che non avevano nemmeno mai conosciuto il proprio padre e che non avevano avuto nessuno che ne facesse le veci. Lei, invece, ne aveva avuti due. Uno lo aveva perduto, l’altro era ancora lì con lei, e di questo ne era grata.
Fu allora che le venne un lampo di genio improvviso. Corse nella camera da letto e frugò all’interno dell’armadio, fino a quando non ne estrasse una grossa scatola dall’aspetto vintage. L’aprì, estraendone alcuni album fotografici. Li sfogliò velocemente pagina per pagina, fino quando non trovò quello che stava cercando. Due foto: una piuttosto vecchiotta, l’altra più recente. La prima ritraeva lei da bambina insieme a James, mentre stava facendo un capriccio perché voleva a tutti i costi partecipare ad un’operazione importante dell’FBI e lui cercava di spiegarle che non era possibile, con non poca difficoltà, sotto lo sguardo divertito degli altri colleghi; la seconda li ritraeva entrambi sorridenti ad una piccola festa che avevano organizzato alla sede dell’FBI l’anno prima per festeggiare il nuovo anno, giusto per non essere immersi da un clima pesante anche se si trovavano di turno al lavoro. Sorrise soddisfatta, posando le due fotografie sul comodino e riponendo nuovamente  la scatola nell’armadio, per poi prepararsi per andare a dormire. L’indomani sarebbe stato il suo giorno libero e ne avrebbe approfittato per finire ciò che aveva appena iniziato.
 
 
…………………….
 
 
Si stupì non poco quando la vide appoggiata alla sua Mercedes, sorridente e con le braccia dietro la schiena. Era il suo giorno libero e non era stata chiamata per nessuna emergenza.
 
- Jodie, che ci fai qui? Non dovresti essere a casa? Non dirmi che hai un’improvvisa nostalgia del lavoro…- le chiese.
- Sbagliato!- gli fece l’occhiolino, com’era solita fare quando voleva scherzare con lui - Sono venuta per ringraziarti del regalo, è davvero bellissimo!-
 
Sorrise anche lui nel vedere quanto fosse radiosa, gli si riempiva il cuore di gioia al solo pensiero di averla resa felice. Per lui Jodie era la figlia che non aveva mai avuto.
 
- Sono molto contento che ti sia piaciuto, anche se lo immaginavo. Ad ogni modo non c’era bisogno di venire fino a qui, potevi farmi una semplice telefonata oppure aspettare domani-
- Non sono venuta solo per ringraziarti- confessò infine, riportando finalmente le braccia avanti e mostrando così fra le mani un pacchetto simile a quello che le aveva dato lui - Volevo anche darti questo per ricambiare!-
- Non c’era bisogno di farlo, ma lo prendo volentieri- allungò una mano, grande e rugosa a confronto con quella sottile e liscia di Jodie.
- Sono sicura che anche il mio regalo ti piacerà! Bye bye!- lo salutò allegramente, dirigendosi verso la sua macchina per tornare a casa.
 
Guardò per qualche secondo quel pacchetto fatto con cura, pensando a cosa potesse contenere. Avrebbe potuto scartarlo a casa con calma, ma l’euforia di Jodie l’aveva contagiato a tal punto da renderlo curioso come un ragazzino, anche se quell’età l’aveva ormai passata da un pezzo. Così entrò in macchina, per non essere osservato da occhi indiscreti nel parcheggio, prese posto alla guida ma invece di mettere in moto l’auto si mise a scartare il regalo. Quello che ne uscì fu uno di quei portafoto a libro, con una cornice davvero ben intagliata e decorata, una scelta di buon gusto che giusto una donna poteva fare. La aprì, curioso di sapere quali foto Jodie avesse scelto: ne uscì un bigliettino semplice ma elegante, con su scritto poche righe:
 
“ Al mio capo secondo papà, per ringraziarlo di aver sopportato i miei capricci e di aver preso parte insieme a me ai festeggiamenti più belli della storia dell’FBI! Grazie di essere sempre al mio fianco.
                                                                                                                                                Ti voglio bene,
                                                                                                                   “La tua sottoposta preferita bambina Jodie”
 
Si tolse gli occhiali quando si accorse che si stavano appannando. No, non erano gli occhiali, faceva troppo caldo sia dentro che fuori dall’auto perché si avvenisse una tale reazione, senza contare in macchina ci si era seduto già da un pezzo. Ormai era troppo vecchio per raccontarsi delle bugie. Si strinse il setto nasale tra il pollice e il medio, premendo la punta di questi ultimi anche sugli angoli interni degli occhi, nel tentativo di catturare due lacrime prima che sfuggissero al suo controllo. Non si sarebbe mai immaginato che un giorno avrebbe sentito quelle parole rivolte a lui. Non voleva nulla in cambio per il tempo che aveva dedicato a Jodie, perché tutto ciò che aveva fatto per lei lo aveva fatto con il cuore, proprio come un padre fa con la propria figlia. Quella piccola monella era riuscita di nuovo a gonfiargli il cuore.
Alzò gli occhi ancora ludici guardando verso l’alto, sperando che il suo vecchio amico potesse vederlo e sentirlo.
 
- Abbiamo fatto un buon lavoro, vero Ryan?-
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Dopo tante Shuichi x Jodie, ho voluto scrivere qualcosa anche su un altro rapporto che riguarda Jodie e che personalmente adoro: quello che ha con James. Non so come la vedete voi, ma io li ho sempre visti non solo come un boss e la sua sottoposta, ma come un padre con sua figlia. Quando Jodie era all’ospedale dopo essere stata ferita da Calvados, a vegliare su di lei c’era James; quando a Jodie è stata confermata la “morte” di Akai, James era con lei; quando Camel ha tirato in ballo Akai al negozio di liquori scavando in una ferita ancora aperta, James lo ha ripreso sapendo quanto Jodie stesse male. Amo come James abbia cercato di essere per lei una sorta di secondo padre, pur non avendo la pretesa di sostituire quello vero. Un paio di settimane fa mi sono ritrovata a fare un gif set su Tumblr con i loro momenti più significativi, e un’amica vedendolo mi ha detto che dopo aver fatto questo dovevo “correre a scrivere una fanfiction su di loro”! XD Ho usato la prima idea che mi è venuta i mente, semplice e senza troppe pretese, ma non escludo in futuro di poter pensare a qualcosa di più complesso per loro (ora come ora preferisco dedicarmi di più alla long in corso, fino a quando non l’avrò portata a termine). Se a qualcuno interessa vedere il gif set da cui è nata questa idea, ecco il link: http://placebogirl7.tumblr.com/post/147465937135/you-starting-take-care-of-me
Piccolo appunto che immagino abbia lasciato perplessi molti: il finale. Chi è Ryan? È il padre di Jodie. A quest’uomo non è mai stato dato né un volto né un nome, perciò mi sono permessa di dargliene uno io inventandomelo di sana pianta! XD
Spero che la storia vi sia piaciuta e che qualcun altro apprezzi il rapporto che c’è fra Jodie e James! ^^
Baci
Place
   
 
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