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Autore: SarahC_    02/08/2016    1 recensioni
Un ricordo: Triste. Tragico. Commovente. Romantico. Amorevole.
Rosy e Domenico sono in pericolo, dovranno cercare di salvare la loro famiglia. Ci riusciranno?
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Domenico Calcaterra, Leonardo Abate, Rosalia/Rosy Abate, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ il suo compleanno e sono passati esattamente 16 anni da quel maledetto giorno. Se lo ricorda bene lui, come se fossero passati solo pochi giorni. Si ricorda benissimo i suoi genitori che cercavano di salvare lui e la sua sorellina, ma non avevano fatto in tempo a salvare se stessi, perché qualcuno aveva deciso che loro dovevano morire. Si ricorda ogni cosa di quel giorno, doveva essere un giorno di festa, sembrava una mattina normale, una come tutte le altre. Era domenica e come sempre, lui e sua sorella correvano nella stanza dei loro genitori per infilarsi sotto le coperte calde del lettone in mezzo a mamma e papà alla ricerca delle coccole. Quel giorno però non era una mattina come tutte le altre. No. Quella mattina suonò il campanello di casa, ma loro non aspettavano visite, se li ricorda benissimo gli sguardi preoccupati di mamma e papà. Domenico andò ad aprire dicendo a Rosy di rimanere lì con i bambini, lei decise di fare come le aveva chiesto lui, ma dopo pochi minuti vedendo che non tornava e non sentendo alcun rumore provenire dall’altra stanza decise di andare a vedere che cosa stava succedendo.
 
16 anni prima…
“Amori miei, lo facciamo un gioco?” dice Rosy sottovoce portando i bambini verso un passaggio dietro l' armadio e mentre l’ansia e la paura si impossessavano di lei. “ Voi non dovete parlate e dovete restare nascosti qui che la mamma torna subito.” Continua lei, mentre i bambini annuiscono e lei esce dalla stanza e la chiude a chiave.
Va verso l’entrata, ma non vede nessuno, così esce in giardino, ma nemmeno lì c’è qualcuno. Non appena entra in casa vede Domenico disteso e legato sul divano, si incammina verso di lui, ma si blocca appena sente una pistola poggiata sulla sua testa.
“Ferma Abate o ammazzo sia te che lui e poi vado di la anche dai tuoi figli.” Dice un uomo dietro di lei marcando il suo accento siciliano.
Rosy alza le mani in segno di resa, l’uomo le prende i polsi, li lega e poi la spinge sul divano accanto a Domenico per farla sedere.
“E tu chi minchia sei? Che cosa vuoi da noi?”
“Devi stare muta Abate, sono io che faccio le domande qui. Dove sono i bambini?”
“E tu pensi che sono così cretina che te lo dica?”
“Avanti Abate non farmi perdere tempo, tanto sono sicuramente qui in casa e non ci metto niente a trovarli. Allora me lo dici?” ma Rosy non fiatò “Tranquilla che non gli faccio nulla a loro.” Continua l’uomo
“E a me chi me lo dice che non gli fai niente? Io non mi fido di te.” Dice Rosy.
“Ti do la mia parola d’onore che non gli faccio nulla.”.
“Onore? Ormai quella parola viene usata solo per moda.”.
“Io rispetto il codice d’onore. I picciriddi non si toccano!”.
“Se non si toccano non dovresti nemmeno cercarli.”, disse Rosy, mentre Domenico guarda la scena, pensando ad un piano.
“Voglio solo essere sicuro che tu faccia quello che voglio.”.
“Che minchia vuoi da noi?”, urla Rosy.
“Ti ho detto che le domande le faccio io.”, dice l’uomo , avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di Rosy e stringendo la sua mascella tra le sue mani.
“Non la toccare.”, lo minaccia Domenico.
“Perché?” – domanda ridendo l’uomo. –“Altrimenti che mi fai?”.
“Dicci che minchia vuoi da noi e vattene.”.
“Voglio te.” – dice l’uomo, guardando Rosy. “Voglio che torni in Sicilia e lavori per noi. Saresti un ottimo elemento.”.
“Perché sei venuto a cercarmi? Io non faccio più quella vita, dovresti saperlo.” – risponde Rosy guardandolo dritto negli occhi. –“E poi non ho mai lavorato per nessuno!”.
L’uomo innervosito  comincia a camminare per la stanza, facendo continuamente avanti e indietro e controllando di tanto in tanto Rosy e Domenico. Loro intanto si scambiano degli sguardi cercando di comunicare. Domenico la rimprovera con gli occhi, non doveva venire qui. Doveva stare nell’altra stanza con i bambini. Non doveva assolutamente lasciarli soli e poi lì sarebbe stata al sicuro. Rosy cerca di rassicurarlo. I bambini sono al sicuro, cerca di dire con un flebile labbiale.
“Mi hai già rovinato la vita una volta, Trapani.” – si decide a dire Rosy, mentre lui si blocca un attimo, dalla sua camminata ossessiva. –“Non te lo permetterò di nuovo.”.
“Rosalia, Rosalia…” – ride Trapani. –“Devi ancora imparare molto.”.
“Come hai fatto a sopravvivere all’esplosione?”.
“Come fece anche l’amica tua.” – risponde lui. –“Era nella mia stessa macchina, non te lo ricordi?” – domanda avvicinandosi di nuovo al viso di Rosy, che lei prontamente allontana.
“Me lo ricordo.”.
“E ti ricordi anche che sei stata tu a farmi arrestare quel giorno?”.
“Me lo ricordo.”.
Trapani ride –“Sai Rosy, sei sempre stata così.” – si interrompe un attimo. –“Sei sempre stata un po’ sbirra dentro. La tua migliore amica era una sbirra, i tuoi figli sono figli di sbirri, sei caduta dalle braccia di uno sbirro a quelle di un altro, hai aiutato un paio di volte la polizia.” – dice cercando di provocarla.
“Smettila.”.
“Posso continuare ancora.”.
“Ti ho detto che devi smetterla.”.
“Allora alzati e vieni con me.”, dice Trapani con molta calma.
“Mai.”.
“Allora, se permettete, vado a fare un giro per la casa.”.
Trapani si allontana e si incammina verso il corridoio. Domenico intanto che è riuscito a liberarsi, libera anche Rosy e si alza, afferrando la sua pistola di servizio. Trapani sentendo i loro passi si volta puntando la sua pistola verso di loro, mentre anche Domenico fa lo stesso. Rosy è preoccupata per il suo uomo, sa che Trapani non ha alcuno scrupolo.
“Rosy, se tu vieni con me è tutto finito.”.
“Rosy, no.”, la intima Domenico, mentre vede che sta per cedere.
“Ti do la mia parola che non li sfioro con un dito se vieni con me.”.
“Sarei il peggior elemento per il tuo clan.” – cerca di convincerlo Rosy. –“Sono anni che non faccio più quella vita.”.
“Ho capito.”- dice con molta calma Trapani. –“Non sei più la regina di Palermo.”.
“No…”, risponde lei.
“Avevo molto sentito parlare di te.” – dice ancora Trapani. –“La grande Rosy Abate. L’indiscussa Regina di Palermo. Colei aveva tutto nelle sue mani. Svanita … nel nulla.”
“Quella Rosy non esiste più.”.
“Già, io sono venuto fin qui per quella Rosy.”.
“Vattene.” - dice Domenico, mentre tiene ancora puntata la pistola contro Trapani. –“Vattene e non farti più vedere.”.
“Che fai sbirro, non mi arresti?”.
“Non se questo mette in pericolo la mia famiglia.”.
“Questo ti fa onore, sbirro.”.
Improvvisamente una porta si apre, è quella dove erano nascosti i bambini. –“Mamma, è finito il gioco?” – Domanda Leo. Rosy e Domenico si affrettano a correre verso la stanza, ma Trapani è più veloce di loro.
“Si, il gioco è finito.”, sorride Trapani stringendo a se il bambino e puntando adesso la pistola verso di lui.
“No.”- grida Rosy. –“Il bambino no.”.
“Vieni con me.”, ripete Trapani.
Rosy guarda prima Domenico e poi Leo. Sta per andare verso Trapani, ma Domenico la blocca afferrando la sua mano, Rosy la stringe ancora di più. Ha paura. Non ha paura per se stessa. Ha paura per i suoi figli, ha paura per Domenico. Ha paura che Trapani possa fare loro del male. Trapani scuote la testa, poi… Uno sparo. La vista di Rosy si annebbia. Non riesce a capire. Chi ha sparato? E’ stato Domenico? E’ stato Trapani? Se è stato Trapani, a chi ha sparato? Non al suo Leo. Non può aver sparato al suo bambino. Neanche a Domenico. No. No. No. E se avesse sparato alla piccola?
“Rosy?!” – lei sente una voce lontano. –“Rosy, rispondimi ti prego.”.
“Mamma!”, grida forte Leo.
“Mammina.”, grida piangendo la piccola.
Una risata. Una risata malvagia, cattiva, piena di odio.
“Io ti ammazzo.”, sente gridare a Domenico, mentre sente la presa sulla sua vita allontanarsi.
“Ammazzami, così poi penso anche ai tuoi figli.”, lo minaccia Trapani.
Rosy intanto si tocca il ventre. Sente un liquido. Avvicina la mano ai suoi occhi. Ha sparato a lei. Solo ora inizia a sentire il dolore della pallottola che l’ha colpita. Però è serena. Sa che loro stanno bene e questo per lei è quello che più importa. Un altro sparo. Rosy non riesce a vedere chi sta sparando. Un altro sparo ancora. Vuole sapere. Vuole sapere se le persone che ama stanno bene. Cerca di alzarsi piano, piano. Leo corre in suo aiuto vedendola muoversi.
“Non dovevate uscire, vi avevo detto!”, lo rimprovera Rosy.
“Scusa.”, piange Leo.
“Corri.” – dice Rosy. –“Corri e vai di nuovo nella stanza con tua sorella. Vai.”.
Rosy riesce a mettersi in piedi. Uno scontro a fuoco tra Domenico e Trapani. “Basta.”, cerca di dire lei. Non ce la fa a reggersi in piedi. Perde troppo sangue. Sta per cadere. Si aggrappa istintivamente a Domenico che sta proprio davanti a lei e lui la afferra, senza mai togliere la mira a Trapani. Un altro sparo. Domenico si inginocchia, trascinando con se anche Rosy.
“Domenico.”, lo chiama Rosy. Non risponde. La guarda. Sorride. Le carezza il volto e cerca di afferrare la sua mano, portandola sul suo cuore.
“Anche io.”, sussurra Rosy, con le lacrime agli occhi.
“Resisti ti prego.” - dice ancora Rosy. – “Non te ne andare.”.
“Che scenetta commovente.” – interviene  Trapani avvicinandosi a loro. –“I due innamorati, in fin di vita, che si scambiano le promesse d’amore.”.
“Sono felice.” – dice Domenico. –“Sono con te.”.
“Domenico, ti prego.” – piange Rosy, non riuscendo a trattenere il dolore. –“Domenico … Domenico … Domenico, parlami. Domenico dimmi qualcosa.”.
“Avevi ragione.Quella Rosy non esiste più.”scuote la testa Trapani.
“Sono felice anche io.”, dice Rosy poggiando la testa sulle mani sue e di Domenico ancora incrociate.
Un altro sparo. L’ultimo.
 
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Leonardo è scosso. Sente quel suono ancora nelle sue orecchie. Boom. Vede se stesso da bambino uscire dalla stanza e vedere i suoi genitori in una pozza di sangue. Sua sorella gli corre incontro, lui le copre istintivamente gli occhi evitando di farle vedere quello che ha appena visto lui. Poi fu tutto un susseguirsi di eventi. La polizia. Gli assistenti sociali. La casa famiglia. La separazione da sua sorella. Gli anni a voler tenersi tutto dentro. La scoperta del motivo per cui i loro genitori sono stati uccisi. La sofferenza. La memoria.
“Leo, ti piacciono?” - domanda la sorella entrando dalla porta di casa. –“Li ho presi per mamma e papà.”.
“Sono splendidi.” – dice Leo con un mezzo sorriso. –“Andiamo a portarglieli?”.
“Subito.”, sorride la sorella.
“Andiamo allora.”, dice Leo prendendo la giacca e le chiavi della macchina, prima di uscire di casa.
FINE.





Ciao a tutti! <3
Quando ho concluso la mia fanfiction, vi avevo detto che avevo in serbo una one shot, che però ho perso. Credevo di averla salvata nel mio computer e invece in questi giorni cercandola non l'ho trovata. Ma ho trovato questa qui della quale avevo scritto solo le prime righe e che ho deciso di completare. Mi rendo conto che questa storia, magari è un pò pesante e anche molto, molto, molto triste (infatti non riuscivo nemmeno a pubblicarla...). Spero che nonostante la tragicità (non so se si dica così), la apprezziate. Fatemi sapere cosa ne pensate se volete. Un bacio.
   
 
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