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Autore: Scarcy90    02/08/2016    3 recensioni
La giovane infermiera Lisa Light vive la sua solita vita nel reparto di Neurochirurgia in un ospedale universitario. Ad accompagnarla, nel viaggio di tutta una vita, il suo esuberante collega e migliore amico, Chris.
Julian Blackwood, uno sceneggiatore spiantato e colmo di pensieri, circondato da strani amici. Insieme ai quali ha fondato una casa di produzione cinematografica indipendente, la Maudits.
Un incidente motociclistico e un particolare progetto, costringeranno la zelante infermiera a confrontarsi con un mondo quasi completamente opposto al suo, in cui regnano solo le idee e l'immaginazione di chi crea qualcosa praticamente dal nulla. I due protagonisti saranno posti davanti a loro stessi. Dovranno fare scelte importanti per poter comprendere e accettare appieno le loro anime così diverse ma al contempo simili.
Dal Capitolo 5
-Lo fai sempre?- chiese lui con occhi strani.
-Cosa? Vestire i pazienti che ne hanno bisogno?-
-No, accarezzare le gambe dei pazienti in modo così provocante.-
Le guance di Lisa presero fuoco mentre si rendeva conto che non aveva tenuto l’elastico dei pantaloni largo ma aveva permesso che il dorso di una delle due mani restasse in contatto con la pelle di Julian
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 7
 
 La vista era annebbiata e la testa girava, ma per Lisa era impossibile non riconoscere quegli occhi azzurri che la fissavano indagatori. Quegli occhi le stavano chiedendo qualcosa, lei però non era del tutto in sé per riuscire ad interpretare il tutto solo da uno sguardo.
 -Che ci fai qui?- chiese lei con voce impastata. Chiedere la motivazione alla persona interessata le parve la mossa migliore.
 -Dobbiamo parlare, lo sai.-
 La voce di Theo si diffuse per tutta la stanza e nel sentirla Chris scattò in piedi, pronto ad intervenire. Lisa se ne accorse e con un gesto veloce della mano fece segno all’amico di non preoccuparsi. Sapeva fin troppo bene come trattare con il dottor Dawson. L’intromissione di un’altra persona avrebbe solo aggravato la situazione.
 -Theo- cominciò Lisa passandosi una mano sugli occhi. –Ho già detto tutto quello che dovevo, non è necessario parlare ancora. Ormai è tardi per parlare, avresti dovuto farlo nell’intero mese in cui per te ero solo un complemento d’arredo e non la tua donna. In quei momenti avrei parlato volentieri, ma ora da dire non è rimasto nulla.-
 -Credevo fossi innamorata di me. Mi hai mentito?-
 Theo appariva risentito, forse perché lo era davvero. 
 -Non ho mentito. Ti ho amato e ti amo, ma non posso stare con te. Non è quello che vuoi tu.-
 Nel frattempo, seduti sul divano, gli altri si lanciavano sguardi consapevoli. La loro presenza lì non era consona alla situazione. Trovarsi su quel divano ad ascoltare una conversazione ad alto contenuto privato era imbarazzante.  Eppure non si mostravano molte opzioni all’orizzonte. Alzarsi e andare via forse sarebbe stato persino peggio che ascoltare. Soprattutto Chris era più che certo del desiderio di Lisa di non ritrovarsi da sola con il suo ex fidanzato. Stava cercando di dimenticare e lui non gliela stava rendendo semplice come avrebbe dovuto essere.
 -Okay- cominciò Theo con gli occhi fissi in quelli ambrati della donna. –Tu hai finito di parlare, ma finché anch’io non avrò finito, ti posso assicurare che non ti libererai mai di me. Vuoi un punto su tutto questo discorso, allora mi devi ascoltare.-
 -Theo, ho degli ospiti, non è il caso. Vai via…-
 -La specialistica è la mia vita. Questo te lo concedo, hai ragione nel dire che ti ho messa al secondo posto ma i miei motivi sono ragionevoli e, soprattutto, temporanei.-
 Fece un pausa per leggere il viso di Lisa, l’espressione che sarebbe apparsa sul suo volto nell’ascoltare quelle parole.
 Non avvenne nulla. Lisa non credeva a ciò che aveva sentito e il suo viso inespressivo ne era la prova più evidente.
-Sarà temporaneo, Lisa. Tra poco otterrò la mia specializzazione e a quel punto anch’io avrò dei turni più regolari, e tu sarai di nuovo al primo posto nel mio intero mondo. Devi solo avere pazienza.-
 Lisa si aprì in un sorriso derisorio.
 -Sai cos’è che mi diverte, Theo? Tu credi sul serio a quello che hai appena detto, senza renderti conto che non sarà mai così. Hai dei traguardi, degli obiettivi.-
 Lui cercò di interromperla ma Lisa non glielo permise.
 -Al nostro primo appuntamento hai esibito il tuo elenco di obiettivi. La specialistica, diventare uno strutturato in neurochirurgia, diventare primario, fare ricerca. Theo, sei solo al primo punto e io non posso aspettare che arrivi all’ultimo, perché non ci sarà mai una fine a quella lista. Il tuo obiettivo principale è la tua carriera, ed è giusto così, ma per me non c’è neanche un posto in ultima fila.-
 -Tu non pensi davvero queste cose. Sai che ti amo, sai che sei importante.-
 -Sono importante ma non fondamentale. Voglio un uomo che non possa vivere senza di me, non che mi metta al primo posto a periodi alterni. Non mi basta e non ti renderebbe felice.-
 -Decido io cosa mi rende felice, accidenti!-
Prese il viso di Lisa tra le mani e lo attirò a sé.
 La donna era rallentata dalla serata che stava trascorrendo con i suoi amici e non poté evitare in alcun modo il bacio di Theo.
 Le loro labbra erano unite. Erano calde e morbide. Avevano un buon sapore, un sapore che Lisa non aveva ancora avuto tempo di dimenticare. Il cuore cominciò ad aumentare le pulsazioni, i brividi che partivano dalle labbra gli avevano ricordato di battere veloce per quell’uomo che ancora viveva dentro di lui.
 Theo approfondì il bacio, tenendo il viso di Lisa ben stretto. Non aveva intenzione di lasciarla scappare via.
 Quando i loro corpi si avvicinarono, la mano di Theo scivolò sulla schiena della donna e la strinse completamente a sé. I loro corpi, ora, si ritrovarono uniti mentre le labbra continuavano a cercarsi senza tregua.
 Poi, Theo, prese una decisione. Divise quei corpi.
 Lisa aprì gli occhi lentamente e incontrò quelli di lui. Azzurri, freddi, decisi.
 -Ora prova a dirmi che puoi lasciarmi così facilmente.-
 Lei non seppe controbattere.
 -Se era solo questo a mancarti, bastava dirlo.-
 Il silenzio che aleggiava nel salone fece sospettare a Lisa che i suoi ospiti e Chris avessero visto ogni cosa.
 -Non mi arrendo così, Lisa. Un giorno, in modo o nell’altro, tornerai da me. E ti posso assicurare che farò tutto il possibile perché ciò avvenga.-
 Sollevò una mano e con delicatezza la posò sulla guancia di lei.
 -Il tuo corpo non può mentire. Tu mi vuoi. Vuoi me più di quanto riesci ad ammettere o concepire.-
 La mano scese verso il collo, calda ed invitante. Un sospiro sfuggì alle labbra di Lisa.
 -Puoi essere testarda quanto vuoi, ma sarò io a vincere alla fine. Il mio premio sarai tu.-
 Theo tolse la mano di scatto, veloce. La stessa velocità con cui si era separato da lei poco prima.
 -Ora ti lascio.-
 Non disse nient’altro. Si voltò e se ne andò.
 Lisa rimase ferma, sull’uscio della porta con il cervello bloccato. Sapeva di dover chiudere la porta e rientrare in casa ma il suo corpo non rispondeva.
 Una mano grande, dalle lunghe dita sottili si posò sulla spalla, tirandola all’interno dell’appartamento. La porta si chiuse senza alcun rumore.
 La ragazza si voltò a guardare il suo miglior amico fino a quando, con il suo aiuto, non riuscì a sedersi sulla poltrona.
 Sbatté piano le palpebre mentre metabolizzava l’evento.
-Chris, cos’è appena successo?-
 Lui si sedette sul divano, accanto a Peter, e si passò una mano sulla faccia in un gesto stanco. 
 -Niente di buono.-
 -Descrivimelo- ribatté lei con voce lenta.
 -Il tuo ex, dottorino egoista, ha deciso che ti potrai bere la balla della sua trasformazione in un aitante principe azzurro al galoppo sul suo destriero con la permanente. Non sei stupida fino a quel punto, vero? Dimmi che non lo sei.-
 -In questo momento non so nulla.-
 Per un attimo scese il silenzio nella stanza, poi un tonfo destò tutti dal momentaneo letargo.
 -No! Mai dai, no!-
 Daisy aveva sbattuto sul tavolino il suo bicchierino di tequila almeno svuotato.
 -Vuoi dire qualcosa, Daisy?- chiese Peter con cautela.
 Lei si alzò in piedi di scatto.
 -Certo che voglio dire qualcosa.-
 Gli occhi di Lisa incontrarono i suoi.
 -Quell’uomo non fa per te, come mia opinione personale naturalmente- prese un respiro per trovare le parole adatte. –Sono certa che vi amate ma ho come la sensazione che qualcosa non combaci. Siete simili, forse è questo il problema. Nessuno di voi due scenderà mai a compromessi e avete entrambi degli obiettivi giusti, che siano la carriera o l’essere fondamentale per l’altro, non conta poi così tanto. Non lo so. Però, quello che so è che mia nonna diceva, sempre mentre le depilavo le sopracciglia: “Ricordati, Daisy. Due pezzi troppo uguali non combaceranno mai. Bisogna essere diversi per poter restare incastrati per sempre.” Lei e mio nonno sono sposati da più di cinquant’anni, quindi la sua teoria ha delle basi solide.-
 -Daisy, sono sicura che tua nonna sia una persona meravigliosa, ma in questo momento la sua teoria appare troppo complessa al mio cervello esausto.-
 -Hai solo bisogno di una dormita- disse Peter alzandosi in piedi.
 -Peter, ha ragione- confermò Daisy con un sorriso. –Ci sentiamo presto per parlare del manoscritto. Nel frattempo puoi accettare un consiglio che non ha niente a che fare con quello che è appena successo?-
 Lisa annuì, ma era talmente stanca che il suo movimento fu appena visibile.
 -Se hai scritto qualche capitolo del manoscritto, cancella tutto.-
 -Cosa? Perché?-
 -Julian demolirà ogni minima frase, ti costringerà comunque a modificarne una buona parte. E’ il tipo che deve fidarsi del proprio collega per poter lavorare bene, e ancora non ti conosce a sufficienza. Cominciate insieme la stesura del manoscritto, e vedrai che dopo i primi capitoli poi ti lascerà carta bianca. Vedilo come un investimento per il futuro.-
 Lisa si ritrovò a pensare se quella serata fosse destinata a peggiore ulteriormente.
 Pochi minuti dopo gli ospiti si erano congedati. Lisa e Chris erano seduti sul tappeto con le schiene poggiate al divano, l’uno accanto all’altra, dividendosi ciò che era nella bottiglia di vino bianco.
 -Che pensi di fare?- chiese ad un tratto Chris poco prima di bere un sorso.
 -Se lo sapessi non sarei qui a tracannare vino per dimenticare.-
 -Giusta osservazione.-
 -Credo che tornerò insieme a Theo- disse afferrando la bottiglia che Chris le stava passando. –Probabilmente non domani, e neanche tra un mese eppure ho la sensazione che tornerò da lui alla fine.-
 -Sei diventata veggente?-
 Lisa si lasciò andare ad una piccola risata.
 -Quel bacio non posso dimenticarlo, come tutto l’anno passato con lui. Mi è entrato nella mente e può controllarla. Sono legata a lui in un modo che non riesco a spiegare.-
 -Tutta questa confusione è dovuta ad un semplice bacio?-
 -Solo lui riesce a farmi un effetto del genere, non mi era mai successo prima e non so se con qualcun altro potrà mai accadere. Quelle labbra sono una droga.-
 Chris riempì i bicchierini e porse una fettina di limone all’amica.
 -Sei troppo intelligente per non averlo capito: un modo per fare luce sulla faccenda esiste.-
 -Cambiare nome e correre via il più lontano possibile da lui? Il Messico non mi è mai dispiaciuto.-
 I due bicchierini s’incontrarono con un tintinnio e ancora una volta il liquido ambrato scivolo lungo la gola di Lisa, riscaldandola.
 -Provare a baciare qualcun altro è la soluzione.-
 -Di che stai parlando?- chiese lei con un tono vicino all’esasperazione. –Perché dovrei baciare un altro uomo?-
 -Perché non hai un termine di paragone. Non fai sesso da una vita e l’intensità del bacio che ti ha dato quel dottorino potrebbe solo essere un effetto dell’astinenza. Senza contare che sei completamente sbronza.-
 -Riduci sempre tutto al sesso.-
 -E’ colpa mia se i baci migliori scaturiscono quando si è eccitati?-
 Lisa rimase in silenzio per qualche secondo poi fissò i suoi occhi in quelli dell’amico.
 -Non è una cattiva idea. Il problema è trovare qualcuno da baciare.-
 -Mi offro volontario, se vuoi- quella frase era uscita fuori più seria di quanto avrebbe dovuto. Era sfuggita a Chris senza che lui avesse alcun controllo. Il suo istinto aveva parlato per lui e non vedevo modo per rimangiarsi quella frase.
 Per diversi secondi i due si guardarono negli occhi, persi nei loro pensieri. Poi, la risata divertita di Lisa esplose come un tuono.
 -Eri così serio che per poco non ci cascavo- Lisa si alzò in piedi barcollando ma continuando a ridere. –Se ti baciassi sfiorerei l’incesto però mi ha aiutato a ridere. Grazie.-
 -Di nulla- rispose Chris con un sorriso.
 -Vado a dormire.-
 Gli occhi di Chris erano come appannati. Riusciva a vedere la sua amica mentre lo salutava e se ne andava nella propria stanza, ma il suo cervello non riusciva ad elaborare con chiarezza l’immagine.
 Si sentiva la testa pesante.
 Forse aveva perso la sua occasione, forse avrebbe dovuto fare come Theo, baciarla e basta.
 Scosse la testa mentre un sorriso amaro gli si dipinse sulle labbra.
 -Va bene così.-
 Posò la testa indietro, sul sedile del divano e si concentrò a fissare il soffitto.
 Poteva sopportare di vedere Lisa con altri uomini, di vederla felice con un altro. Quello che non avrebbe mai potuto reggere sarebbe stato di perderla. No, la sua amicizia era troppo importante per rischiare di rovinarla. E per cosa, poi? Per l’insulsa voglia di baciarla.
 Non ne valeva la pena.
 Così andava tutto bene.
 
*****
 
 Julian Blackwood se ne stava nel suo letto con gli occhi fissi sul soffitto. Una pratica che in quei giorni era diventata ormai un’abitudine. Quella stanza d’ospedale cominciava a stargli stretta, aveva voglia di uscire da quell’edificio che ovunque emanava odore di disinfettante. Gli mancava il sole e il vento tra i capelli.
 Tuttavia dopo un intervento al cervello e fratture multiple poteva immaginare che le prescrizioni mediche non avrebbero consigliato di andarsene in giro a prendere il sole.
 -Bene, signor Blackwood. Il decorso post operatorio procede in modo eccellente. Le aspettative sono state superate con grande sorpresa.-
 Ascoltava a malapena ciò che il medico stava dicendo.
 Il dottor Dawson aveva portato con se il suo capo quella sera. Il professor Alexander Gallagher.
 -E quindi direi che, se mi promette di farsi aiutare, tra un paio di giorni la potremo dimettere e lei completerà il periodo di convalescenza a casa.-
 Furono poche le parole che attirarono l’attenzione di Julian.
 Dimettere. Convalescenza. Casa.
 Scattò qualcosa nel suo cervello che provocò una sensazione di puro piacere.
 -Mi prende in giro?-
 Il professor Gallagher sorrise.
 -Se mi garantisce di seguire alla lettera le mie istruzioni, non vedo perché una ragazzo giovane e forte non possa tornarsene a casa a leccarsi le ferite per proprio conto. Questo ospedale non è il luogo adatto per lei. Ha bisogno di respirare l’aria che preferisce.-
 Julian lanciò un’occhiata strana al medico che continuava a guardarlo sorridendo.
 -Professore? E’ sicuro di…-
 -Dottor Dawson- cominciò lui con tono sicuro. –Sono il primario di questo reparto, e il suo mentore. Dai dati in mio possesso il paziente è più che stabile e non ha bisogno di cure continue. Resterà con noi ancora due giorni, in modo che finisca il ciclo di antibiotici per endovena, e poi potrà tornare alla tranquillità della sua casa. La scienza non è tutto, i fattori psicologici sono fondamentali, soprattutto in un ragazzo di questa età. Credevo che dopo anni di studio fosse in grado giungere per proprio conto a conclusioni del genere, Dawson.-
 -Mi scusi.-
 Il paziente dovette fare una sforzo immane per non scoppiare a ridere. Vedere il dottorino ubbidire al suo padrone come un cucciolo spaventato era a dir poco esilarante.
 -Il mio piano terapeutico è di suo gradimento, Julian?-
 Il ragazzo alzò gli occhi cielo prima di rispondere con un appena accennato gesto di consenso.
 -Mi perdoni, professor Gallagher. Dovrei attaccare al signor Blackwood la flebo con l’antibiotico.-
 Una voce cristallina ma in qualche modo fastidiosa raggiunse le orecchie di Julian. Bastò un’occhiata alla porta e la vide, Lisa Light, con in mano la bottiglietta e il deflussore.
 Il suo turno di notte era appena cominciato e già andava da lui. Julian cominciò a pensare che forse non avrebbe cercato di evitarlo come di solito faceva.
 -Infermiera Light, entri pure. Il dottor Dawson ed io abbiamo quasi terminato.-
 -La ringrazio.-
 Con occhi bassi e passo lento Lisa si avvicinò al letto di Julian e cominciò a montargli la flebo.
 -Se non le dispiace, appena è possibile, vorrei che rilevasse la pressione del signor Blackwood.-
 -Certo, dottore.-
 -Tornando a noi, Julian. Se vuole che io la dimetta tra due giorni deve promettermi un paio di cose. Punto primo, deve seguire diligentemente e con estrema puntualità la terapia farmacologica che le prescriverò. Eviti di guidare anche dopo aver tolto il gesso, direi almeno per un paio di mesi. Non si affatichi, ha avuto un breve arresto cardiaco in sala operatoria e il cuore ha bisogno di riprendersi.-
 Julian annuì cercando di ignorare la mano di Lisa che armeggiava con il suo braccio per montare la flebo. Le sue dita erano così sottili e delicate. Le avvertiva a malapena eppure si sentiva come se la sua pelle venisse attraversata al loro tocco.
 Si concentrò sul dottor Gallagher.
 -Secondo punto, mi deve assicurare che si farà assistere da un professionista un paio d’ore al giorno. Ha delle medicazioni che devono essere cambiate e disinfettate. Se non ha la possibilità economica per un aiuto professionale, sarò felice di istruire un suo familiare o un suo amico sulla procedura da eseguire.-
 -Credo di poter convincere un’infermiera che conosco a darmi una mano.-
 A quel punto le dita di Lisa divennero più decise. L’aveva fatta arrabbiare.
 -Ottimo, allora posso dichiarare conclusa la nostra chiacchierata. Ripasserò da lei domani nel pomeriggio per un altro controllo.-
 Julian guardò Theo di sfuggita, aveva gli occhi puntati su quello che stava facendo Lisa, e non sembrava per niente che avesse una bella cera.
-La ringrazio, dottore.-
 I due medici uscirono dalla stanza, con il dottor Dawson che squadrò di soppiatto Lisa fino a quando fu costretto a voltarsi per seguire il suo mentore.
 -Ti prendo la pressione- disse Lisa tirando fuori dalla tasca uno sfigmomanometro. In un reparto come quello era sempre conveniente portarlo con sé.
 -Buonasera anche a te.-
 Lisa prese il braccio di Julian e lo strinse nel bracciale dello strumento.
 -Non ho voglia di litigare, Blackwood. Non oggi.-
 -Ma…-
 La donna lo fermò con uno sguardo di fuoco.
 -Ho bisogno di silenzio per sentire il polso, quindi stai zitto.-
 Julian la osservò mentre s’infilava il fonendoscopio nelle orecchie. Fissò le sue lunghe ciglia che non si muovevano, i suoi occhi erano chiusi nello sforzo di concentrarsi o per non rischiare di incontrare gli occhi del suo paziente.
 Un flebile sorriso fece capolino sul volto di Julian. Era sempre più convinto che quella donna fosse tremendamente attraente quando teneva la bocca chiusa. Il viso vantava lineamenti delicati quando la pelle non si contraeva per le sue espressioni di disappunto.
 La osservò in ogni sua mossa e dovette ammettere che era sicura nei gesti che compiva e faceva apparire una presa pressione quasi come una danza lenta e sensuale. Si prendeva il suo tempo, per essere certa di portare a termine il suo compito con dedizione e cura di ogni particolare.
 -La tua pressione è perfetta- sentenziò alla fine sfilando il bracciale e liberandosi le orecchie.
 -Saranno state le tue carezze a contribuire.-
 -Julian, non ti ho accarezzato.-
 -Non essere brutale, fammelo credere almeno.-
 Lisa alzò gli occhi al cielo. Quella sera la pazienza non spiccava tra le sue virtù. Era ancora scossa per ciò che era accaduto con Theo la notte precedente e Julian Blackwood poteva solo far precipitare il suo umore in abissi molto profondi.
 -Pensa un po’ quello che ti pare. Tanto qui ho finito e me ne vado.-
 -Cosa è successo con il dottorino?-
Il fonendoscopio scivolò dalla mani dell’infermiera e raggiunse il pavimento con un rumore sordo. Si chinò subito a prenderlo.
 -Siete strani- disse Julian trattenendosi a stento dal ridere. –Andiamo, cosa è successo?-
 Un sospiro di pura depressione invase la stanza. Un sospiro di Lisa.
 -Mi ha baciata.-
 Julian aggrottò le sopracciglia mentre i suoi occhi incontrarono quelli della donna. Sembravano stremati, probabilmente non aveva dormito bene, o forse dimostrava ancora i postumi di quella famosa bottiglia di tequila.
 -E il problema dove sarebbe?-
 -L’ho lasciato. Non può baciarmi quando gli pare solo perché non accetta di aver perso.-
 -No, il problema è che quel bacio ti è piaciuto.-
 Lisa abbassò le spalle sconfitta.
 -Tanto.-
 Prese un respiro profondo. Era incredula di aver deciso di confidare i suoi pensieri proprio a Blackwood. Aveva, tuttavia, l’assoluto bisogno di parlare e anche lui poteva passare per una specie di amico in quel momento.
 -Sono confusa. Quel bacio mi sta mandando al manicomio solo perché io voglio chiudere questa storia ma l’attrazione, o l’amore, che provo per lui non me lo permettono. Chris dice che avrei bisogno di un termine di paragone ma io vorrei solo sprofondare nel buio più nero.-
 -Non ti capisco- disse Julian cercando di sistemarsi il cuscino dietro la testa. –Se dai ascolto al tuo amico potresti risolvere il dilemma. Va’, piccola Light, e bacia quanti più ragazzi ti è possibile.-
 -Aspetta, ti aiuto.-
 Aveva notato che Julian era in difficoltà con quel cuscino.
 -So che dovrei farlo, conoscere altri ragazzi e provare a capire- continuò mentre si chinava sul paziente per assisterlo. –Ma come…-
I suoi occhi erano ad un paio di centimetri da quelli di Julian. I suoi pensieri l’avevano distratta e non aveva notato di essersi avvicinata fino a quel punto.
 Quel marrone era così caldo ed accogliente, così diverso dall’azzurro intenso di Theo, racchiudeva in sé una sfumatura magnetica che la costringeva a fissarlo. Rimase ferma, non aveva la forza per allontanarsi. Fino a quel momento non si era accorta di quanto fosse pericoloso l’ascendente che quegli occhi avevano su di lei.  
 -Non è difficile, Lisa. Basta chiudere gli occhi, e lasciar fare a me.-
 Prima che lei potesse rispondere, le labbra di Julian raggiunsero le sue, facendo scattare la trappola che lui le aveva teso.
 Il respiro le si mozzò in gola mentre sentiva una grande mano bollente insinuarsi tra i suoi capelli sino a raggiungere la nuca e la base del collo. Il calore si trasferì alla sua pelle che divenne incandescente in modo così piacevole da desiderare molto altro ancora.
 Julian schiuse la bocca e in un attimo il bacio divenne più profondo.
 Le sue labbra l’accarezzavano con fame mista ad una delicatezza tale che, fuse insieme, scatenavano delle reazioni incontrollabili. I brividi lungo la schiena, il calore per tutto il corpo, le scosse al basso ventre. Tutte conseguenze del contatto prolungato con le labbra di Julian Blackwood.
 Lui si sporse ancora più verso la donna, impuntandosi col gomito, e il bacio divenne famelico, ricolmo di sensualità, come se entrambi fossero alla ricerca di qualcosa che non si riduceva ad un semplice bacio.
 D’improvviso, Lisa posò le mani sul petto di Julian e lo scostò via con forza.
 I loro occhi s’incontrarono. Gli occhi di Julian contrariati e languidi, quelli di Lisa lucidi e colmi di confusione.
 Avevano entrambi il fiato corto e la mano di Julian si trovava ancora sul collo di Lisa. La pelle in quel punto cominciava a bruciare provocandole vampate di calore per tutto il corpo.
 -Sembri ancora più confusa di prima- disse lui con un filo di voce. –Ma almeno adesso una certezza ce l’hai.-
 -E quale sarebbe?- chiese Lisa brusca scacciando con un colpo la mano che si trovava sul suo collo in modo che lui si decidesse a toglierla.
 -Quel dottorino non è l’unico uomo a farti eccitare.-
Lisa alzò gli occhi al cielo.
 -Non so cosa pensi sia successo ma ciò che hai fatto non vale. Mi hai colta di sorpresa, ho dovuto ricambiare senza aver potuto riflettere prima. Credimi, non mi sono eccitata così tanto quanto dici.-
 Julian sorrise divertito.
 -Se la pensi così non insisterò, però sappi una cosa- i loro occhi, ancora lucidi, s’incontrarono per l’ennesima volta. –Io sono davvero attratto da te, molto attratto da te.-
 Lisa mise lo sfigmomanometro in tasca.
 -Tu sei stata sincera, era giusto che lo fossi anch’io.-
 -Devo tornare a lavoro- il tono era frettoloso.
 -Immagino di sì.-
 Si diresse verso la porta, poi si bloccò dando le spalle al paziente.
 -Questa cosa non è mai accaduta, siamo intesi? Se vuoi che scriva quel dannato libro, tra me e te non è mai accaduto nulla.-
 Non attese la risposta dell’uomo. Uscì di gran carriera dalla stanza lasciandolo preda dei suoi pensieri.
 Julian scosse la testa divertito. Quella ragazzina lo stava costringendo ad esporsi troppo. Si era sempre vantato di essere un grande corteggiatore, lo sceneggiatore dannato e misterioso, ma con lei stava facendo tutto al contrario. Forse perché era difficile avere a che fare con un’attrazione per una donna che non trovava per nulla piacevole. Era determinata, troppo sincera, e istintiva. Le donne così non lo avevano mai interessato. Fino alla comparsa di quell’infermiera fuori di testa.
 Non sarebbe stato facile lavorare con lei.
Si passò la lingua sulle labbra e sentì che il suo sapore era ancora lì. Indelebile proprio come il suo viso. Un gusto dolce, che poteva persino portare alla dipendenza.
 Le cose non si mettevano bene.
 L’iphone sul comodino vibrava.
 Julian lo afferrò leggendo il nome sul desplay.
 Rispose.
 -Peter, credo di aver fatto una grossa cazzata.-


 
 
 ***L’Autrice***
 Il mio silenzio stampa finisce qui. Ahahahah
 Salve a tutti, in questo capitolo ho deciso di cominciare con le note dell’autrice. Vi starete chiedendo (per chi ha la pazienza di leggere anche questa parte) perché cavolo io mi stia svegliando solo adesso. In realtà è stata una scelta presa sin dall’inizio della stesura di questa storia. Diciamo che nelle mie note tendo ad essere un po’ chiacchierona riguardo i capitoli successivi e avevo bisogno di arrivare al bacio tra Lisa e Julian senza rischiare di anticipare troppo.
Maudits”, è una storia nata da un mio bisogno di mettermi alla prova. Sino ad ora ho scritto solo commedie romantiche dove comunque tutto filava in un certo modo, in allegria e semplicità, sempre facendo capire che un lieto fine ci sarebbe stato. Non dico che questa è una storia drammatica nel vero senso della parola, ma si tratta di una storia matura, in cui i personaggi principali se la vedranno prima l’uno con l’altra e poi principalmente con loro stessi.
 Mi spiego meglio.
 Lisa è un’infermiera (che scoperta, eh? :D ), Julian uno sceneggiatore che lavora sui set. Per mia esperienza personale, vi posso garantire che non possono esistere due mondi più diversi di questi. E due personalità più diverse. Il bello di loro due è proprio cercare di capire come i pezzi dei loro puzzle possano mai combaciare (si ringrazia la nonna di Daisy) per poi sfociare in una vera storia d’amore. Il mio scopo è proprio questo: dimostrare che anche due persone così, in una storia che cercherà di rispecchiare la realtà il più possibile, possono anche stare insieme se determinati ideali non sono poi così diversi.
 Come avrete capito, la loro storia parte da un’attrazione fisica di dimensioni epocali. Non so quanti di voi l’abbiano provata, ma vi posso garantire che esiste e che non è proprio gestibile così facilmente come si possa pensare.
 Lisa, credo che si sia capito che tipo è. Irreprensibile, decisa, irrefrenabile ma anche fragile da un certo punto di vista.
 Per quanto riguarda Julian il discorso è più complesso. Per chi ancora non l’avesse inquadrato posso solo dire questo: molti dei suoi comportamenti dipendono dal suo carattere, altri sono dovuti a dei problemi che verranno svelati in seguito. Perciò, posso capire che all’inizio non sia proprio il più piacevole dei protagonisti maschili, ma provate a dargli un po’ di fiducia. Io lo amo alla follia proprio per questa sua complessità.
 Bene, per il momento non ho altro da dire. Vi ringrazio per tutto l’appoggio che sto ricevendo.
 Passo e chiudo, signori.
 Scarcy
   
 
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