Film > Lo Hobbit
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Autore: Venus80    02/08/2016    0 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: Azog il Profanatore
 
In quel momento di silenziosa riflessione collettiva, Evelyn pensò a tutto quello che era accaduto poco prima e le venne in mente un particolare, Siamo finiti nella caverna dei Goblin cadendo giù per un lungo cunicolo! Il suo pensiero andò subito al sogno che aveva fatto quando si trovava a Gran Burrone. Ho sognato di precipitare in un pozzo senza fondo ed è quello che è praticamente successo dentro la montagna! Non c’è più dubbio, i miei sogni sono sogni premonitori! Devo assolutamente parlarne con mio zio!, rifletté con calma.
Fece per proferire parola quando, all’improvviso, si sentì un ululato. Thorin esordì, “Siamo finiti dalla padella…”, e Gandalf continuò, “…nella brace. Scappate…scappaaaaate!”. Si misero tutti a correre all’impazzata e, nel frattempo, durante la lunga e tormentata fuga, calò rapidamente l’oscurità della notte; intanto gli ululati si susseguirono accompagnati da ringhi. Devono essere quei grossi lupi che gli orchi sono soliti cavalcare! Anzi, mannari! Almeno così il re dei Goblin ha chiamato il lupo di Azog!, pensò Evelyn con ansia.
Nella frenesia della corsa Thorin incitò, “Correte!”. Ad un certo punto, uno dei mannari balzò in avanti e si piazzò davanti a Bilbo; partì all’attacco, ma lo hobbit ebbe la prontezza di prendere la sua spada e riuscì a colpire il mannaro trapassandogli la testa. Un altro mannaro stava per agguantare Balin, però Thorin andò in suo aiuto scagliandosi contro di esso e uccidendolo. Evelyn, visto il gran numero di mannari, preferì utilizzare esclusivamente la magia per aumentare il vantaggio che non avrebbero dato le sole armi terrene, perciò ricorse più volte all’incantesimo del dolore e di dispersione.
Dopo tanto correre, la fuga della compagnia terminò su una prominenza che dava su un profondo dirupo. Evelyn osservò l’orizzonte con apprensione quando Gandalf intimò, “Salite sugli alberi…tutti! Forza, sali Bilbo…saliii!”. Detto ciò, tutti quanti prontamente salirono sugli alberi; Evelyn iniziò ad arrampicarsi, ma ebbe un po’ di difficoltà; Fili se ne rese conto e si precipitò a darle una mano a salire. Ad un certo punto, Thorin, che era ancora a terra, urlò, “Arrivano!”. Evelyn, sentendolo urlare, guardò giù e vide che non si era ancora messo in salvo; la assalì un sentimento di inquietudine che svanì solo quando anche il re dei nani salì sull’albero. L’unico a non essere ancora salito fu Bilbo perché si attardò a recuperare la sua spada conficcata nel mannaro che aveva ucciso; quando riuscì ad estrarla, si guardò intorno e poi la sua attenzione andò verso i mannari che si stavano precipitando nel punto in cui si trovava la compagnia. Allora si affrettò ad arrampicarsi e riuscì ad evitare di essere agguantato da un mannaro per un soffio.
I mannari arrivarono a frotte e si ammassarono sotto gli alberi. Evelyn si girò verso suo zio e lo vide allungare il suo bastone come se volesse prendere qualcosa; quando Gandalf ritrasse il bastone, Evelyn notò che sopra di esso si trovava una farfalla alla quale lo stregone bisbigliò qualcosa e dopodiché volò via. Evelyn intuì cosa stava facendo suo zio, Sta chiedendo aiuto!
Improvvisamente i mannari si quietarono per un attimo e fu allora che si fece avanti, con portamento fiero, un orco possente con la carnagione pallida in sella ad un mannaro dal mantello bianco. “Azog!”, esclamò Thorin con tono sconcertato. Evelyn si voltò verso Thorin e vide nei suoi occhi un’espressione di stupore; poi guardò con ira verso l’orco pallido e pensò, E’ esattamente come nel mio sogno!
Azog disse qualcosa in una lingua che Evelyn non riuscì a comprendere; l’unica cosa che capì fu il nome di Thorin quando l’orco pallido lo pronunciò. Il re dei nani scosse il capo e, con la collera che si disegnò sul suo volto, dichiarò con ira, “No, non può essere!”. Balin ed Evelyn guardarono Thorin con preoccupazione.
Azog continuò a parlare nella sua lingua indicando con la sua mazza verso la compagnia e a quel cenno i mannari si scagliarono contro gli alberi cercando di salirci su e, nel fare ciò, li scossero rischiando di far perdere l’equilibrio ai nani, ad Evelyn e a Gandalf.
Evelyn ebbe grosse difficoltà a reggersi con tutti quei mannari che si avventarono addosso all’albero scuotendolo, allora pensò bene di indebolirli usando l’incantesimo del dolore; riuscì a contenerli un po’, ma erano talmente tanti che non fu sufficiente ed ebbero la meglio facendo cadere il primo albero che si abbatté sugli altri trascinandoli giù. Ne rimase in piedi solo uno sul ciglio del promontorio sul quale riuscirono a saltare tutti quanti i membri della compagnia.
Azog fece una risata maligna soddisfatto di quello che stava accadendo e questo irritò Evelyn. I mannari proseguirono nel loro intento di salire sull’albero, perciò Evelyn riprese con l’incantesimo del dolore per tenerli a bada più che poteva. D’un tratto, suo zio la chiamò, “Eeeve!”. Si voltò verso di lui e lo stregone le disse con fermezza, “Non puoi continuare così…sono troppi!”. Evelyn rifletté un attimo e dopodiché recitò la formula, “Phasmatos Incendia”. Immediatamente si generarono delle fiamme che misero in fuga i mannari. A quel punto Gandalf prese una pigna, le diede fuoco con l’ausilio del suo bastone e la lanciò contro gli orchi e i mannari; poi prese altre pigne, le accese e le passò agli altri della compagnia che le lanciarono giù contro il nemico. Intanto Evelyn contribuì con un altro incantesimo, “Sucto gladibus Incendia”, con il quale creò delle palle infuocate che andarono a colpire i mannari e gli orchi.
Azog, gli orchi e i mannari indietreggiarono e i nani esultarono, ma la loro esaltazione durò poco poiché l’albero sul quale si trovavano cedette e cadde rimanendo in bilico sul ciglio del promontorio; Evelyn riuscì a stento a reggersi, ma fu sostenuta da Thorin. Invece Ori precipitò aggrappandosi alle gambe di Dori che era appeso ad un ramo; così facendo Dori ebbe difficoltà a sostenersi e chiese aiuto a Gandalf, “Signor Gandalf!”, esclamò con affanno. Lo stregone fece appena in tempo ad allungargli il bastone che Dori mollò la presa, ma riuscì in extremis ad afferrarlo.
Evelyn, quando vide Dori e Ori in difficoltà, stava per dare un supporto a suo zio nell’aiutarli, ma la sua attenzione fu catturata da Thorin che si alzò e avanzò deciso in direzione di Azog. “No, Thorin!”, gridò Evelyn con disperazione. Un senso di angoscia maturò in lei; fissò Thorin con apprensione, poi guardò Dori e Nori e infine spostò lo sguardo su suo zio. Gandalf la osservò con espressione seria e le disse, “Aiuta Thorin! Qui ci penso io!”. Evelyn annuì, dopo si guardò intorno e soffermò il suo sguardo sulle fiamme che divampavano. Esattamente come nel sogno! Io ero circondata dalle fiamme e Thorin combatteva contro Azog!, pensò con decisione. Dopodiché, abbandonò i suoi pensieri e riportò il suo sguardo verso il re dei nani che continuava ad avanzare con determinazione; provò nuovamente a chiamarlo, però senza esito positivo.
A quel punto Evelyn capì che doveva intervenire se voleva impedire che gli accadesse qualcosa, perciò tentò di alzarsi, ma il ramo sul quale fece leva col piede per sollevarsi si spezzò facendole perdere l’equilibrio; si aggrappò al tronco con tutta la sua forza evitando così di cadere nel vuoto. Respirò con affanno e, dopo essersi calmata, rifletté un momento ed ebbe un’idea. Allora guardò con risolutezza verso Thorin, che ormai era quasi arrivato in prossimità di Azog, e recitò la formula, “Phasmatos superous em animi”.
Thorin affrettò sempre di più il passo finché non si mise a correre; sollevò la sua spada e si lanciò contro Azog che si preparò a caricare e si scagliò contro il re dei nani il quale venne colpito dal mannaro dell’orco pallido e cadde al suolo. Evelyn trasalì e gridò nuovamente il suo nome. Lui si rialzò, ma Azog non gli diede il tempo di rimettersi in piedi che lo colpì con la sua mazza e lo atterrò nuovamente. Balin ed Evelyn gridarono all’unisono con tono sofferente, “Noooo!”.
Il mannaro dell’orco pallido si avvicinò a Thorin e lo prese tra le sue fauci; il re dei nani gridò dal dolore e ogni suo grido era una pugnalata al cuore di Evelyn. Allora Evelyn provò di nuovo ad alzarsi; tirò decisa con tutta la potenza che aveva nelle braccia e si aiutò spingendosi con le gambe e i piedi. Dopo uno sforzo non indifferente, riuscì finalmente a sollevarsi; quando fu in piedi si accorse che Bilbo si ergeva dinanzi a lei. Evelyn lo guardò incuriosita e pensò, Cosa avrà intenzione di fare? Vorrà andare anche lui in aiuto di Thorin? Ma la sua attenzione si rivolse nuovamente a Thorin, attirata dalle sue grida. Anche Dwalin cercò di tirarsi su, gridando disperato il nome del suo re ed amico, ma come per Evelyn la prima volta che tentò di alzarsi, il ramo sul quale era in parte appoggiato si ruppe e rischiò di cadere. Intanto Azog si crogiolava nel successo della caccia assumendo un’espressione soddisfatta e questo fece crescere la rabbia in Evelyn; sentì un flusso d’energia scorrerle per tutto il corpo e, all’improvviso, si sollevò il vento.
Nonostante il dolore, Thorin riuscì a reagire colpendo col pomolo dell’elsa della spada il muso del mannaro; quest’ultimo reagì scaraventandolo contro una roccia. Poi Azog disse qualcosa nella sua lingua ad un altro orco che scese dal suo mannaro e si avvicinò al re dei nani. Evelyn quando vide l’orco puntare la lama della spada al collo di Thorin, che stremato cercò di afferrare Orcrist senza riuscirci, tentò la soluzione più immediata, l’incantesimo di disarmo. “Vatos expelliamus!”, Evelyn pronunciò la formula e, di colpo, la spada volò via dalle mani dell’orco che si guardò attorno disorientato. Nel frattempo che cercava di realizzare cosa fosse accaduto, Bilbo vi si lanciò contro buttandolo a terra; l’orco cercò di opporsi, ma lo hobbit riuscì a colpirlo con la spada dopo aver parato alcuni suoi colpi. Una volta ucciso l’orco, il mezz’uomo si rialzò e si mise davanti a Thorin, tra lui e Azog.
Evelyn seguì a ruota Bilbo e si posizionò al suo fianco, spada alla mano, per aiutarlo a proteggere Thorin che era privo di sensi. Altri tre orchi affiancarono Azog il quale guardò Bilbo ed Evelyn con un’espressione sadica; Evelyn, per tutta risposta, lo fissò con collera e con un’aria di sfida. Azog disse qualcosa ai tre orchi che, in seguito, avanzarono minacciosamente in sella ai mannari; la reazione di Bilbo al loro avvicinarsi fu di agitare ripetutamente la spada davanti a sé nel vuoto. Evelyn invece non si scompose e concentrò la sua attenzione sui tre orchi e i mannari i quali si misero ad urlare e si accasciarono al suolo; l’orco pallido osservò sbalordito prima gli orchi e i mannari e poi Evelyn.
Ad un tratto arrivarono Kili, Fili e Dwalin i quali si avventarono con furia contro il nemico; a quel punto anche Bilbo ed Evelyn si gettarono nella battaglia. Bilbo affrontò un orco e il suo mannaro prima di essere spinto a terra dal mannaro di Azog; Evelyn se ne accorse e stava per correre in sua difesa quando delle aquile giganti piombarono giù dal cielo agguantando gli orchi e i mannari e scaraventandoli via sotto lo sguardo sbalordito di tutti. Una delle aquile planò su Thorin e lo afferrò con i suoi artigli; l’orco pallido lanciò un grido di rabbia vedendo sfumata la sua occasione di ucciderlo. Un’altra aquila volò verso Bilbo ed Evelyn e li prese per poi lasciarli cadere nel vuoto in modo che atterrassero sopra ad altre aquile; intanto anche i nani vennero portati in salvo uno ad uno dai grossi rapaci. L’ultimo fu Gandalf che si lanciò nel vuoto e fu preso al volo da un’aquila.
Le aquile volarono per ore, sorvolando montagne e vallate, fino al sopraggiungere dell’alba. Evelyn, durante tutto il tragitto, continuò a guardare preoccupata in direzione dell’aquila che trasportava Thorin, il quale non dava segni di vita. Ad un certo punto, Fili gridò il nome di suo zio, ma nemmeno in questo modo si destò. Alla fine arrivarono in prossimità di un alto sperone di roccia dove le aquile li lasciarono. Posarono prima Thorin ancora incosciente, poi Gandalf ed Evelyn, che gli corsero incontro chiamandolo nella speranza che si destasse, e dopo tutti gli altri. Lo stregone si inginocchiò vicino al re dei nani ed Evelyn si mise di fianco a suo zio; Gandalf chiamò di nuovo Thorin, questa volta mormorando il suo nome, senza ottenere ancora alcuna risposta. Evelyn guardò preoccupata suo zio il quale mise una mano al di sopra del volto del re dei nani e bisbigliò un incantesimo. Quando lo stregone tolse la mano, Thorin si risvegliò subito per la gioia di Gandalf ed Evelyn che furono sollevati. Nel frattempo tutti i suoi compagni si erano avvicinati per accertarsi delle sue condizioni, mentre Bilbo era rimasto un po’ in disparte.
Appena ripreso, il re dei nani chiese con voce flebile dello hobbit, “Il mezz’uomo?!”. “Lui sta bene…Bilbo è qui! E’ salvo!”, rispose Gandalf pacatamente. Poi si voltò verso lo hobbit che fece un sospiro di sollievo nel vedere che Thorin era salvo. Il re dei nani si alzò, ancora un po’ acciaccato, aiutato da Dwalin e da Kili. Quando fu in piedi, fissò Bilbo con sguardo severo ed esclamò, “Tu?!”, ebbe un attimo di esitazione nel quale lo guardarono tutti perplessi e poi continuò, “Cosa credevi di fare?!”. Il mezz’uomo rimase incredulo davanti al rimprovero di Thorin. “Ti sei quasi fatto uccidere!”, sentenziò il re dei nani con severità. Tutti quanti erano stupiti dell’atteggiamento di Thorin nei confronti di Bilbo ed Evelyn lo guardò disgustata. Come può essere così egoista da non riconoscere il merito di una persona neanche dopo che gli ha salvato la vita?!, pensò sdegnata. Il re dei nani avanzò verso lo hobbit affermando con fermezza, “Non ti avevo detto che saresti stato un peso, che non saresti sopravvissuto alle terre selvagge, che non c’è posto per te fra noi?!”. Bilbo era così amareggiato da non riuscire neanche a guardarlo in faccia. Evelyn stava per prendere le difese dello hobbit quando, all’improvviso, Thorin disse con tono più quieto, “Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia!”, e abbracciò il mezz’uomo sul cui volto si disegnò un’espressione di stupore. I nani esultarono, mentre Evelyn rimase spiazzata.  “Scusa se ho dubitato di te”, asserì infine Thorin. “No, anch’io avrei dubitato di me…non sono un’eroe, né un guerriero!”, rispose Bilbo umilmente. “Neanche uno scassinatore”, aggiunse guardando Gandalf che sorrise. Il disorientamento sparì sul volto di Evelyn per lasciare il posto ad un gioioso sorriso.
Però, ad un certo punto, Evelyn si accorse che suo zio la stava guardando con un sorriso malandrino e intervenne dicendo, “Thorin! Comunque, non devi la tua vita solo a Bilbo…devi ringraziare anche Eve! E’ grazie a lei e al suo incantesimo di protezione se le tue ferite non erano tanto gravi da ucciderti e da permettermi di guarirti!”. Evelyn guardò esterrefatta suo zio e poi Thorin che la stava fissando con un sorriso affettuoso. Le si avvicinò e le disse, “Allora vi ringrazio…sono in debito con voi”. Evelyn abbozzò un sorriso e replicò, “Beh, è il minimo che vi aiuti dopo che sopportate la mia presenza nella compagnia”. Si misero tutti a ridere, tranne Thorin sul cui volto comparve un’espressione mista di mestizia e sconcerto.  
All’improvviso, Evelyn sentì un calore pervadere il suo corpo e sentì le sue forze mancare; Thorin la sorresse e la guardò con preoccupazione. Poi percepì qualcosa colarle dal naso; tocco con la mano e vide che si trattava di sangue. Il re dei nani la fece sedere, poi si rivolse a Gandalf e chiese con ansia, “Cosa le sta succedendo?”. Gandalf guardò Evelyn con apprensione e replicò, “Ha utilizzato troppa magia e il suo fisico ne ha risentito!”.
Il re dei nani si mise in ginocchio dietro di lei in modo da permetterle di appoggiarsi a lui e farla stare più comoda. Evelyn appoggiò la testa al torace di Thorin, che le accarezzò i capelli, e chiuse gli occhi; così riuscì a sentire il suo cuore che batteva all’impazzata. Come batte forte il suo cuore! Chissà come mai?, pensò intanto che si rilassava. I suoi pensieri furono interrotti da Fili che si precipitò al suo fianco e le prese la mano, “Evelyn, come state?”. Evelyn aprì gli occhi e incontrò lo sguardo preoccupato di Fili. “Un po’ meglio…non preoccupatevi”, rispose abbozzando un sorriso. Tutti gli altri si erano disposti attorno ad Evelyn e la guardarono con preoccupazione.
Gandalf osservò sua nipote amorevolmente e sospirando esclamò, “Eve, ma cosa mi combini?!”. “Mi sa che non sono molto abituata a usare tanta magia in una volta sola!”, replicò Evelyn in tono ironico intanto che cercava di asciugare il sangue. Allora Bofur le diede un pezzo di stoffa grezzo e Evelyn abbozzò un sorriso per ringraziare. Bilbo si avvicinò a Gandalf e domandò incuriosito, “Così se voi usate troppa magia accade questo?! Come mai?”. “Mio caro Bilbo, la magia è energia del corpo e della mente, perciò se viene utilizzata in quantità eccessiva il fisico ne risente. Certo, influisce molto anche l’età e l’esperienza; Evelyn è giovane e ne ha ancora di strada da fare, anche se per la sua età da’ parecchio filo da torcere!”, rispose Gandalf ridendo allegramente. Si misero tutti a ridere ed anche Evelyn che iniziava a sentirsi meglio.
“Bene, ci fermiamo qui un attimo…il tempo che Evelyn si riprenda”, dichiarò Thorin. Evelyn si perse ancora una volta nei suoi pensieri, Non riesco proprio a capirlo! Una volta è amorevole e gentile, un’altra volta è altezzoso e sfrontato! “Eve, tutto bene?”, domandò Gandalf interrompendo la sua riflessione. Evelyn guardò suo zio e sorridendo rispose, “Sì zio, sto bene! Anzi, non è necessario fermarci…possiamo partire subito”. E così dicendo cercò di alzarsi, ma Thorin glielo impedì, “Assolutamente no, prima riposatevi…avete fatto tanto oggi!”. Evelyn si voltò verso di lui per ribattere, ma si perse nei suoi profondi occhi azzurri come il cielo e non riuscì a proferire parola.
All’improvviso, Fili interruppe quel momento dicendo, “Zio, ti do’ il cambio…sto io con Evelyn!”. Thorin ebbe un momento di esitazione e poi replicò mestamente, “Va bene!”, e a malincuore lasciò il posto a suo nipote. Evelyn lo guardò amareggiata mentre si allontanava; Fili se ne rese conto e cercò di distogliere la sua attenzione da suo zio. “Evelyn!”, la chiamò accarezzandogli una ciocca di capelli. Evelyn si voltò verso di lui e si sforzò di sorridere per dissimulare la sua delusione. Se si fosse trattato di un tipo come Jago non mi sarei preoccupata di offenderlo, ma Fili è sempre così gentile e mi dispiacerebbe che ci rimanesse male!, pensò con rammarico.
Thorin osservò Fili ed Evelyn e un sentimento di gelosia crebbe in lui. Ma, ad un certo punto, la sua attenzione fu richiamata da Bilbo che gli si avvicinò. “E tu Thorin? Tutto bene?”, chiese lo hobbit. “Sì, io sto bene!”, replicò il re dei nani. Ad un tratto, lo sguardo di Thorin si perse all’orizzonte ed un’espressione di stupore mista a gioia si delineò sul suo volto. Notando l’atteggiamento del re dei nani, Bilbo si voltò nella direzione verso la quale stava guardando e domandò, “E’ quello che penso che sia?”. Thorin avanzò e i nani, vedendolo muoversi, lo seguirono insieme a lo hobbit e Gandalf. Evelyn quando vide che tutti avanzavano verso la punta dello sperone chiese incuriosita a Fili, “Ma cosa sta succedendo?”. Fili la guardò confuso e rispose, “Non saprei!”. Allora Evelyn cercò di alzarsi, ma Fili la fermò e le disse, “Cosa volete fare? Dovete riposarvi!”. “Oh, insomma, sto bene! Voglio andare a vedere cosa sta accadendo!”, replicò Evelyn contrariata. Il volto di Fili si fece serio e mesto; allora senza dire niente, annuì e aiutò Evelyn ad alzarsi. Evelyn si accorse dell’espressione crucciata del nano e questo le provocò dei sensi di colpa, dunque si scusò subito, “Scusatemi! Ho esagerato!”. Fili si sentì sollevato e sul suo viso comparve un sorriso. “Però adesso andiamo a vedere cosa sta accadendo!”, aggiunse Evelyn con tono allegro e il nano annuì.
Evelyn e Fili raggiunsero il resto del gruppo e scrutarono l’orizzonte; in lontananza, sulla linea del tramonto, si intravide la cima di una montagna. “Erebor!”, disse solennemente Gandalf, “La Montagna Solitaria! L’ultimo dei grandi regni dei nani della Terra di Mezzo”. Erebor! Il regno di Thorin!, pensò Evelyn compiaciuta. “Casa nostra!”, mormorò Thorin con fierezza sospirando. All’improvviso si sentì un cinguettio e Oin dichiarò entusiasta, “Un corvo! Gli uccelli stanno tornando alla montagna!”. Thorin osservò l’uccello che volò sopra di loro per poi dirigersi verso la Montagna Solitaria. “Quello mio caro Oin è un tordo”, replicò Gandalf. “Lo prenderemo come un segno…un buon auspicio”, asserì il re dei nani guardando sorridente Bilbo. “Hai ragione! Credo proprio che il peggio sia passato!”, affermò con convinzione lo hobbit.
Ci fu un momento di pace e di tranquillità nel quale furono tutti intenti a guardare l’orizzonte con speranza, mentre Evelyn osservò l’immensa pianura che si estendeva al di sotto, e che li separava dalla loro meta; poi spostò la sua attenzione verso il cielo, in parte coperto da nuvole di color rosso fuoco, e provò una strana sensazione che la rese irrequieta.
 
   
 
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