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Autore: xjcarstairsx    03/08/2016    0 recensioni
Fanfiction ispirata dalla canzone 'The Ghost of You' dei My Chemical Romance.
Sono molte le cose di Allison che Scott ama, come il suo sorriso o la sua voce. Le stesse cose che non potrà più rivedere.
Continua a rivederla, quella scena. La rivede ogni volta che chiude gli occhi, ogni volta che prova ad addormentarsi ed essa si insinua nel suo sonno, facendolo risvegliare con la consapevolezza che quell’incubo lo tormenterà anche la notte successiva, e quella dopo, e quella dopo ancora.
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Scott McCall
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And I remember now
At the top of my lungs in my arms she dies
She dies
At the end of the world
Or the last thing I see
You are never coming home, never coming home
Could I? Should I?
And all the things that you never ever told me
And all the smiles that are ever gonna haunt me
Never coming home, never coming home
Could I? Should I?


Il suo sorriso.
Dio, quanto amava il suo sorriso. Ogni volta che gliene regalava uno il suo cuore si riempiva di gioia, non importava l’umore in cui si trovava. La cosa che più gli piaceva era che non si limitava alla sola bocca, ma le illuminava il viso intero. Gli occhi le scintillavano, lasciando trasparire tutta la felicità che provava, e le apparivano quelle adorabili fossette sulle guance.
Avrebbe dato di tutto per vederla sorridere. Si ricordava le notti passate sul tetto della casa di lei a fare battute stupide e raccontare ogni aneddoto anche solo lontanamente divertente, solo per farla ridere. E allora osservava il suo sorriso con lo sguardo rapito tipico di chi è totalmente innamorato, perché lui lo era, era innamorato della sua risata, delle sue labbra, di lei, e con ogni fibra del suo essere. E lei lo notava, e allora sorrideva ancora, perché poche cose al mondo rendono felici quanto la consapevolezza di essere amati. E in quel momento la baciava, perché sentiva di averne bisogno nello stesso modo in cui aveva bisogno di respirare. Portava una mano al suo viso e non si staccava da lei fino a quando doveva prendere aria. Ma non passavano più di un paio di secondi che lei ricambiava, e subito si trovava le labbra sulle sue. Potevano passare così intere notti.
 
La sua voce.
Poteva passare ore ad ascoltarla senza avere la più pallida idea di quello che stesse dicendo, solo per sentire il suono della sua voce. Era una delle cose che più amava di lei. Una volta l’aveva sentita parlare in francese, ed era il suono più bello che avesse mai udito. Il modo in cui pronunciava le parole, il significato che gli dava…
Qualche volta si metteva a canticchiare piano, con un tono così basso che faceva fatica a sentirla. Era brava, molto più di quanto lei credesse, e lui non poteva fare altro che smettere qualunque cosa stesse facendo, fare meno rumore possibile e ascoltarla mentre intonava dolcemente i versi delle sue canzoni preferite, finché lei non se ne accorgeva e smetteva. Dopo un po’ di volte lui aveva imparato a non farsi sorprendere mentre la ascoltava, e riusciva a godere della sua voce per canzoni intere.
Uno dei motivi per cui gli piaceva così tanto era che dal tono che utilizzava poteva capire ogni suo stato d’animo. Era limpida e coinvolgente quando era felice, più roca quando qualcosa non andava, a volte, se era persa in chissà quali pensieri, quasi afona. Era capace di trasmettere le sue emozioni e i suoi sentimenti solo con la sua voce. Niente lo intristiva di più come quando essa sembrava sul punto di spezzarsi. In quei momenti avrebbe fatto di tutto per renderla felice.
 
Il suo coraggio.
Era uno dei tratti del carattere che più ammirava di lei. Ne aveva tanto, di coraggio, lo mostrava ogni volta che correvano un qualsiasi pericolo, il che accadeva piuttosto spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Non esitava mai a farsi avanti se serviva, avrebbe fatto qualsiasi sacrificio pur di risolvere tutte le situazioni in cui si cacciavano. I momenti in cui poteva mostrare tutto il suo coraggio erano le continue battaglie che dovevano affrontare. Lei era sempre lì in prima linea, davanti ai suoi amici, nel tentativo, a volte disperato, di proteggerli. Affrontava ogni nemico a testa alta, scoccando una freccia dopo l’altra, la schiena ritta, la corda dell’arco subito tesa per scagliarne una nuova. E se le capitava di non avere la sua arma preferita a disposizione non si tirava certo indietro, ma escogitava nuovi modi per dare una mano e continuare a combattere.
Una cosa che amava era come questa caratteristica andava a pari passo con la sua lealtà. Era più leale di tutte le persone che aveva mai conosciuto. Non avrebbe mai abbandonato i suoi amici e la sua famiglia. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarli, non importavano le conseguenze o il prezzo da pagare, e lui lo aveva visto un milione di volte. Adorava il modo in cui si trovava subito al suo fianco quando ne aveva bisogno, sapere che avrebbe potuto contare su di lei per qualsiasi cosa.
 
E poi…
E poi il buio. Continua a rivederla, quella scena. La rivede ogni volta che chiude gli occhi, ogni volta che prova ad addormentarsi ed essa si insinua nel suo sonno, facendolo risvegliare con la consapevolezza che quell’incubo lo tormenterà anche la notte successiva, e quella dopo, e quella dopo ancora. E’ una scena che non sarà mai capace di dimenticare. La spada che le trapassa il corpo. Lei tra le sue braccia, il suo sangue ovunque, il suo volto pallido, le sue ultime parole. ‘Sono tra le braccia del mio primo amore, la prima persona che io abbia mai amato, la persona che amerò sempre’. Il senso d’impotenza l’aveva invaso, era inutile, non poteva fare niente. Non poteva salvarla. E poi il dolore. Era insopportabile, sembrava che gli stessero strappando il cuore dal petto. Avrebbe voluto morire lì, con lei, solo per smettere di sentire quelle fitte che gli annebbiavano la mente. Infine, la consapevolezza che non l’avrebbe più rivista. Che il corpo senza vita che stringeva tra le braccia sarebbe presto stato sepolto tre metri sotto terra, e lì sarebbe rimasto per sempre. Sarebbe andato avanti, anche se in quel momento sembrava impossibile. Ma senza poter ascoltare la sua risata, sentire il suono della sua voce, accarezzare il suo viso, ammirare il suo coraggio. Senza poterle più dire quanto la amava. E in quel momento si sentì vuoto.
   
 
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