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Autore: Wilson Walcott    03/08/2016    1 recensioni
Una breve riflessione circa la vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardo il mio cane mangiare croccantini mentre io mangio crocchette di patate surgelate.
Entrambi stiamo mangiando da schifo, ma sicuramente lui mangia meglio di me.
Tendo a perseverare negli errori. E' una delle mie peculiarità, da sempre. In questo sono sicuramente figlio del mio tempo.
Quante volte mi è capitato di fermarmi a pensare. Tutti gli sbagli e le cazzate combinate. 
Ogni volta che mi sono immedesimato nella vita degli altri sperando di viverne un pezzo, cercando di capirne a pieno il pensiero. 
Tanti sforzi inutili mi hanno portato alla consapevolezza che il genere umano agisce secondo sentimenti basici, non complessi. 
Ed io, di conseguenza, la pietà la conservo per i cani più che per i padroni, in certe circostanze. 
Come mi sento? E' come se nevicasse ed io sono chiuso fuori, al freddo, mentre dentro il camino è acceso. La speranza di quel calore mi ha fatto giungere alla conclusione che il senso della vita non è tanto vivere quanto piuttosto trovare il proprio posto nel 
mondo ed io ancora non ci sono riuscito. 
Eppure ho vissuto più di quanto potessi sperare. Ma la mia vita non si è mai limitata ad un pensiero, anche se spesso 
ho cercato di ingabbiarla in un'idea. Ho visto l'amore vero negli occhi di una donna; varie donne, amori diversi.
Ho pianto per tutte le battaglie perse, per quelle che non ho avuto il coraggio di affrontare, le prese di posizione sui miei ideali che in più di un'occasione mi hanno causato dolore, in tutti i sensi.
Il non indietreggiare, il non chinare mai la testa, l'orgoglio, la dignità prima di tutto e di tutti,
il non subire angherie ed odiare chi le metteva in atto nei confronti dei più deboli. 
Le persone che mi hanno abbandonato e quelle dalle quali mi sono allontanato;
chi resterà solo un piacevole ricordo, chi un nome e un volto e chi, invece, è entrato nel mio cuore e non ne uscirà più, indelebile. Le ultime occasioni, tutte le porte chiuse. Il dire da domani cambio tutto e poi non cambiare niente. Il mio odio e la mia insofferenza. Il mio Dio personale. La morte di persone che mi hanno insegnato tutto o quasi. Gli esempi da seguire, i miti ed esserlo io stesso.
A volte penso come sarebbe stato se non avessi recato tutti quei dispiaceri ai miei genitori, se non avessi combattuto contro i mulini a vento, a prescindere dalle conseguenze. Sicuramente, così facendo, sarebbe stata una vita più tranquilla, meno affannosa. 
Da questo nasce la sensazione perenne di partire senza meta, il mio nutrirmi di ansia che non ha certamente un buon sapore, come fumare fumo passivo e lo stesso inquinandomi i polmoni. 
Scappo a piedi dalla nostalgia, ma lei è più veloce.
Riaffiorano i ricordi. La paura di affezionarmi troppo alle persone..
La paura del giudizio altrui, la paura di sbagliare, di essere giudicato, la tristezza. 
Spesso penso alle sovrastrutture inutili, alle convenzioni e convinzioni. Tutti, plasmati dall'educazione e dalle idee 
che ci sono state imposte, ma che difficilmente abbiamo scelto per noi.
Mi chiedo cosa resterà di tutto questo. La risposta forse risiede in un pensiero: se vivrò nei ricordi di chi mi ha voluto bene veramente ne sarà valsa la pena.
   
 
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