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Autore: Manto    03/08/2016    14 recensioni
Sulle spiagge del Mar Nero, un poeta in disgrazia continua a sognare le due cose che più ama e rimpiange, mentre passano i giorni e una nave nera, silenziosa, si avvicina alla costa...
Ispirata ai "Tristia" di Ovidio.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Nostalgia

 

 

A Cinzia,
amica, sostegno, sorella.

 

 

 

Tomi, 18 d.C. [1]

 

 

Ti vedo apparire quando sorge la Luna, quando la Notte abbraccia il mare.
Ti vedo camminare tra le basse onde, lentamente, immersa in un silenzio che appartiene solo a te.
Ti vedo chinarti verso l’acqua scura, il tuo riflesso che si fonde con l’ombra delle stelle; ti vedo accarezzare la bianca spuma e portartela alle labbra, in un esitante bacio.
Ogni volta, io mi avvicino, allungo la mano: verso il tuo braccio candido, verso i tuoi capelli sciolti, verso il tuo viso, quel viso che mi spinge al sospiro. Tu non ti accorgi del mio tocco, ma indugi sull’orizzonte lontano con sguardo colmo d’attesa, invocando il mio nome; al suono della tua voce di cristallo, al limite estremo di questa desolata spiaggia mille e più luci iniziano a sfolgorare, svelando le alte mura di una città. Roma, mia adorata.
È allora che ritrovo la mia voce, è allora che vi chiamo, con la stessa foga e incredulità del naufrago che scorge, dopo lunghi e dolorosi travagli, le coste della sua amata terra, i bastioni della sua onorata casa [2]; è allora che tu, mia Fabia [3], volti il viso verso di me, e finalmente incontri il mio: un riso dolce lascia la tua bocca da fanciulla, e porta il sorriso anche a me, ma un istante dopo i tuoi occhi sono dimora di ombre. “Mi sogni, marito mio. Mi sogni, ma tornerai mai da me?
Mio sposo, perché mi costringi a chiamarti Protesilao, perché devo subire la stessa sorte che ebbe la sventurata Laodamia?” [4]
Parole rincuoranti sorgono nella mia gola, ma tu scuoti il capo, non le vuoi udire; scoppiando in lacrime ti volti, fuggi verso le porte della città che custodisce il mio cuore.
Sgomento, disperato, ti inseguo, implorandoti di fermarti; e a volte sì, ti fermi, ti fai afferrare, e le mie braccia si stringono intorno alla tua vita sottile, le mie labbra affondano nei tuoi capelli e scendono lungo il tuo viso, per asciugarti il pianto; le mie mani ti sciolgono la cintura e liberano dalla nera veste – il lutto che già ora porti per me, sposa gloriosa – la tua carne fremente, e come le creature del mare ci amiamo tra le onde e la sabbia, fino a quando la pallida luce di Diana [5] si tramuta nell’alba.
Altre volte, invece, un vento impetuoso ti rapisce con sé e spegne ogni luce, lasciandomi nel buio, solo, confuso, a gridare il tuo nome, a cercare di trattenere il profumo della tua pelle ancora per un attimo.
Questo accade ogni notte: e al mattino, sia che tu sia stata mia, sia che di te abbia potuto avere solo l’immagine, il risveglio mi attende per privarmi di ogni illusione, per rendermi ogni giorno più folle.
Perché non mi dai pace, Fabia? Attendo le tenebre per vederti, e sotto il Sole bruciante piango per le torture che mi infliggi.
E tu, Roma, perché continui a chiamarmi? Tu, tu che sei stata mia carnefice, come puoi essere mia salvatrice?
Nella mia mente si fondono continuamente malinconie e desideri, visioni di una sposa ardente d’amore e di una città dove niente è mortale, ma tutto è infinito; e ho appena il tempo di pensare, di maledire l’esilio, che il cielo è dominato da una nuova sera. Prendetemi di nuovo, tormentatemi, mie Sirene: non posso opporvi resistenza, non posso sottrarvi la mia anima.
Quindi, avanti, possedetemi!, lasciatemi morire nel ricordo delle vostre braccia di carne e marmo.
Su, perché non venite? Siete ritrose, questa notte.
Una nave d’ombra, silenziosa e rapida, cavalca le onde verso la spiaggia; è per causa sua che non vi mostrate? È immensa, divora il mare ed è già qui, a poca distanza, ma è solamente una nave: di cosa avete paura?
Guardate, guardate come mi avvicino a lei, come sfioro il suo ventre ligneo: non provo alcun timore, vedete? Solo... solo liberazione. E pace.
Maestosa regina... sei giunta per me, non è vero? Sei venuta a prendermi.
Allora andiamo, in fretta: c’è una fanciulla che da anni attende il mio ritorno, e una città che apre le sue strade davanti a me, per riabbracciarmi.
Avanti, signora del mare, non indugiare sul tuo cammino, e non temere di perderti; se qualcosa ho appreso dal dolore, è come ritrovare la via di casa.

 

 

 

NOTE
 

[1] L’odierna Costanza, in Romania.

[2] Nei Tristia, ai quali la storia si ispira, Ovidio si paragona spesso a Odisseo.

[3] La giovanissima Fabia fu la terza moglie del poeta, e la più amata.

[4] Protesilao è un eroe omerico. Fu il primo acheo a venire ucciso nella guerra di Troia, lasciando la sua devota sposa, Laodamia, nella più completa disperazione. Nell’opera, Fabia è spesso paragonata a lei, oltre che alla fedele Penelope.

[5] La dea Diana era la personificazione della luna crescente.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti :)
Chi mi conosce bene sa quanto io sia estimatrice di Ovidio, e da quanto tempo questa storia dovesse essere scritta: bastava solo trovare l’occasione adatta.
La lettura dei Tristia, scritti di Ovidio quando era in esilio a Tomi, me l’ha fornita, ed è nata questa piccola storia sui suoi ultimi istanti; istanti dedicati alla sua Fabia, elogiata come sposa esemplare, e a Roma, la città che lo ha visto giungere al massimo della gloria, e poi cadere, per cause che devono ancora essere chiarite.
Anche la figura di Fabia rappresenta, per molti, un’incognita: alcuni dicono che il poeta l’avesse sposata solo per convenienza, altri che la fanciulla non volle seguire il marito in esilio per continuare a godersi la vita mondana di Roma: il ritratto di lei che emerge dai Tristia mi sembra, invece, quello di una sposa sinceramente innamorata e provata per la sorte di Ovidio, e come, a sua volta, lui sia intimamente legato alla moglie. Quindi, eccoci qui.
Spero che vi possa piacere, ogni impressione – e anche precisazione! – è ben accetta. Non mi resta che ringraziarvi di aver letto fino a qui, e alla prossima :)

Manto

   
 
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