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Autore: Raven_Death    03/08/2016    0 recensioni
Una semplice ragazza di nome Yume vedrà la sua vita sconvolta dalla presenza di Shinigami e Dei. Tra piccole avventure e avvenimenti, Yume riuscirà a scoprire l'amicizia, l'amore ma anche la tristezza e la follia che porta le persone ad abbandonare per sempre la propria vita.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sono venuta qui per ucciderti" "Perché succede tutto a me?" Stop! Sono andata troppo avanti con la storia, perdonatemi. Il suono della campanella era sicuramente l'ultima cosa che avrei voluto sentire dopo essere stata salvata da uno strano belloccio perché una creatura voleva farmi fuori. Volevo tanto non ricordare quella scena ma purtroppo nella mia testa c'era solo quello e in più avevo il pensiero di stare a scuola. Ormai lo sapeva tutto il mondo che odiavo quel posto con tutti quei pazzi che circolavano. Una cosa in più che odiavo: quelle dannate scale. La mattina avevo la stessa forza di un bradipo e dopo le mie "avventure" la voglia di vivere veniva sempre meno. Dopo aver raggiunto la mia classe, mi sistemai al mio solito posto dove il sole mi accecava per quattro ore circa. Qualcuno si starà chiedendo: "Perché diamine ti siedi in un posto dove il sole non è un optional?". Sapete si dice che chi si siede vicino alla finestra è probabilmente il protagonista di una storia magnifica o roba simile. Se non sapete di una cosa simile andate a farvi una cultura. Posso solo dirvi che la mia vita era strana ma sicuramente non magnifica...credo che cambierò posto, un giorno. L'insegnante entrò e con se portò una ragazza che non era alta ma sicuramente mi superava. Aveva i capelli rosa, ovviamente erano tinti, e occhi castani. Era vestita in modo molto stravagante: un pantalone nero che non raggiungeva la caviglia, una maglia bianca con vari schizzi sopra, un felpone rosa di cui le maniche le arrivavano al gomito e portava delle mollette colorate sul suo grazioso caschetto con un ciuffo che le copriva l'occhio destro, un po' come il mio solo più lungo. "Ragazzi, avete una nuova compagna. Su presentati" disse l'insegnante. "Piacere a tutti, io sono Amaya" fece un lieve sorriso. "Quei capelli sono veri?" domandò qualche cretino della classe. "Certo che sono veri" si mise a ridere. "Sono semplicemente tinti" "Amaya non pensare a questi cretini. Comunque puoi sederti all'ultimo banco nella fila centrale" La ragazza si avviò decisa verso la sua postazione e posò lo zaino sul banco preparando fogli e penne. "Io sono l'insegnante d'inglese e oggi finiamo di spiegare il superlativo" Inglese era l'unica materia che mi piaceva anche se l'insegnante era la peggiore del mondo. Un'altra vecchia idiota che si agitava solamente. "Signorina Yume, signorina Yume?" "Cosa? Ehm...mi dica prof" risposi nervosamente. "Allora me la fai una frase con il superlativo?" "Ehm...si...I'm..." ed ecco che il blocco venne a farmi visita quando le cose le sapevo. "Allora? Non dirmi che non hai ancora capito? Qualcuno sa farmi una frase?" Amaya alzò la mano e rispose: "You are the worst" "Finalmente, non era poi così difficile" Il modo in cui l'aveva detto mi aveva fatto rabbrividire, come se quella frase fosse rivolta a me. Non ci pensai più di tanto e cercai di seguire la lezione. Finita la prima ora seguirono le altre e ogni volta mi distraevo perché mi sentivo osservata dalla nuova arrivata. Ogni volta che prendevo appunti o seguivo la lezione, sentivo qualcuno che mi stesse osservando e mi giravo più volte per vedere chi fosse. Ma niente. La nuova ragazza non mi degnava di uno sguardo ma più ci pensavo e più credevo che lei fosse "l'osservatrice". Questo era solo il primo giorno. Il segunte sentivo che qualcuno stesse ridendo di me. Solitamente era una sensazione che avevo sempre ma questa volta era più forte e proveniva da una sola persona. Mi giravo sempre verso di lei e questo avevo fatto tutto il tempo. Ero stata pure rimproverata più volte ma cosa potevo farci, era più forte di me. Verso la fine, tutta la classe si stava avviando verso l'uscita e io stavo finendo di sistemare le mie cose. Uscì da lì e vidi lei vicino alla soglia dell'ingresso della scuola. Stava lì, immobile che mi sorrideva. Le passai vicino ma lei continuava a sorridere e basta. Mi diressi velocemente a casa per lo spavento. Il giorno seguente arrivò troppo in fretta. Ero in anticipo e non sapevo il perché. Entrai direttamente in classe, fuori faceva troppo freddo. Non ero da sola in classe, lei era lì con me. Mi sedetti al mio solito posto, sperando che il termosifone facesse il suo effetto. Il silenzio regnava nella stanza e il freddo pure. "Senti freddo?" mi chiese. Annuì leggermente e nel mentre lei si alzò e si diresse vicino alla finestra per spalancarla. La guardai male. Cosa voleva quella bastarda? Mi porse un piccolo sorriso per poi allungare la mano verso di me. "Non ho ancora fatto amicizia con te. L'intera classe mi ha detto che sei una noia. Ma chi lo sa" fece un sorriso ancora più grande. Avrebbe un sorriso davvero socievole se non mi stesse su una parte molto delicata del corpo. "Comunque sono Amaya, tu sei..." "Yume" dissi velocemente. "Bel nome...ehm cosa significa?" chiese. "Sogno" "Sogno? Nome curioso" disse in modo antipatico. "Cosa vuoi da me?" Suonò la campanella e Amaya non mi diede nessuna risposta. Rimasi tutto il tempo a riflettere ma continuavo a non capire cosa volesse. Non sembrava un ayakashi o uno shinigami oppure un dio. Era umana. L'ansia si faceva sempre più sentire. Volevo parlarne con qualcuno ma Aki, in questi giorni, non veniva con me. Si annoiava. In teoria dovrebbe stare con me nel caso succedesse qualcosa ma niente da fare. Continuava ad istigarmi, ogni volta che dicevo o facevo qualcosa lei ridacchiava e il resto della classe la seguiva. Tornai a casa distrutta e decisi di parlare con Aki. Lo ritrovai sul letto mentre giocava con la mia vecchia console. "Aki devo parlarti" Il ragazzo fece una smorfia ma abbandonò comunque il gioco. "Dimmi tutto" mi disse strofinandosi l'occhio. "Aki c'è una ragazza strana nella mia classe" "Sai che novità" "Non fare lo stupido, ascoltami. Questa ragazza non mi sopporta e mi osserva, ride per ogni mia cosa. Io non so cosa fare." "Yume, ti giuro che conosco uno psicologo se vuoi ti porto da lui" Lo guardai stupita dalla sua arroganza. "Sei davvero una persona orribile. Ho bisogno di una mano e tu fai lo spiritoso." lo guardai con uno sguardo atroce. Prima di uscire dalla mia camera gli lanciai un ultimo sguardo, sembrava dispiaciuto e finì col stendersi. Me ne fregai ma un po' me ne pentì. Uscì fuori casa e andai verso le panchine. Rimasi per un po' di tempo sola finché qualcuno si avvicinò a me. Alzai lo sguardo e un volto pallido mi salutò. "Hai deciso di prendere un bel raffreddore?" "No...volevo solo pensare" risposi. "È successo qualcosa, non è vero? Ho visto Aki disperarsi sul letto" Guardai Rivaille con uno sguardo dispiaciuto. "Non volevo...una ragazza mi sta dando dei problemi a scuola e volevo parlarne con lui ma mi prendeva solo in giro e mi sono arrabbiata." "Una ragazza eh. Forse stai interpretando male. Prova a fare amicizia invece di piangerti addosso." mi rimproverò. "Forse hai ragione. Mi sento in colpa..." "Che noia. Andiamo da Aki e fate pace. Sembrate due bambini" Gli sorrisi e lo presi per la manica del cappotto. Il giorno seguente cercai di calmarmi: andai a scuola e provai a vivere normalmente la giornata. Sembrava che stesse andando tutto bene però quando tornai dal bagno trovai un biglietto: Ci vediamo nel parco alle 18:15. Vedi di presentarti Pensai che era molto preciso come orario. Mi venne in mente già l'articolo di giornale: "Ragazza morta in modo anomalo alle 18:15". Volevo tanto che qualcuno ammazzasse il mio sarcasmo e che mi dicesse che fosse solo uno scherzo. Appena tornata a casa, raccontai tutto a Rivaille. "Cosa dovrei fare?" dissi disperata. Si massaggiò la fronte. "Facciamo così tu ti presenti al parco e noi ci nascondiamo da qualche parte così possiamo aiutarti nel caso succedesse qualcosa" "Ma...ma...ma" continuai così per un po'. "Yume devi risolvere questa faccenda, okay?" disse ormai stufo di quella situazione. Erano le 18:13 e io già mi trovavo al parco. Rivaille e gli altri si erano nascosti dietro dei cespugli. Avevo una paura incredibile, volevo scappare. "18:14..." inizia a a muovere il piede dall'agitazione. "Allora hai un minimo di coraggio" Alzai lentamente lo sguardo finché non si appoggiò su di una ragazza che era un po' distante da me. La riconobbi, era Amaya. Era vestita solo in un modo non adatto alla stagione: un top cortissimo bianco, dei pantaloncini di jeans, delle scarpette rosse e il suo felpone rosa. "C-cosa vuoi da me?" chiesi impaurita. "Il tuo potere non è per niente normale. Sei una persona pericolosa" mi rispose. "Ma cosa diamine vuoi da me?!" urlai. "Sono venuta qui per ucciderti" "Perché succede tutto a me?" Amaya alzò il braccio e si ferì la mano di proposito. Iniziava a sanguinare ma ecco la cosa assurda: iniziò a solidificarsi fino a formare una lunga ed enorme lama rossa. "Che cosa sei? Cos'hai appena...io io" non riuscivo a finire la frase. "Io sono un Ikaishi e la tua esistenza deve scomparire" Spaventata corsi e richiamai Aki. La lama arrivò verso di me ma la scansai temendo che mi ferissi. "Bastarda" "Scusa" dissi con un filo di voce. Iniziò la corsa. Amaya mi rincorreva e io fuggivo. Proprio una bella figura. Comunque sia, la ragazza mi si piombò varie volte addosso e io dovevo difendermi in tutti i modi possibili e immaginabili. Ogni volta che la mia lama scontrava la sua, si poteva sentire una puzza di ferro molto forte. Mentre combattevamo, mi gettò del suo sangue sul braccio. Iniziò a bruciarmi come se avesse usato del fuoco e sentivo la pelle corrodersi. Il dolore era intenso ma io dovevo difendermi. Rivaille venne ad aiutarmi, finalmente. "Sei un Ikaishi eh. Pensavo che la tua specie fosse estinta ormai" disse con tono arrogante. "È vero, io sono l'ultima della mia famiglia. Da come vedo tu sei come lei. Dovrò lavorare il doppio" scagliò un fendente contro il ragazzo ma lui riuscì a bloccarlo. Iniziarono a scontrarsi solo loro due mentre io ero seduta a terra come un idiota a levarmi quella roba. Alla fine mi unì pure io, anche se ero solo un peso. Ma hey, quella che stava al centro della situazione ero io, non potevo uscire così di scena. Comunque attaccai. Lei parò ogni mio colpo. Era assolutamente normale, io non sapevo neanche sfiorare uno di quei manichini per allenarsi. Tentò di colpirmi le gambe ma iniziai a saltare come un coniglio e ne approfittai per colpirle le braccia. Stranamente ci riuscì ma lei tornò lo stesso all'attacco. Ero in difesa ma ecco che un carissimo amico era venuto a trovarmi. Ciao dolore nella spalla non mi eri affatto mancato. Caddi a terra come mio solito e Amaya dovette fermarsi oppure sarebbe inciampata. Rivaille mi raggiunse. "Yume come ti senti?" "Non un granché" risposi. Sentì Amaya sbuffare. "Mi avevano detto che eri molto potente ma qui vedo solo una ragazzina che geme per qualsiasi dolore. Non faresti del male a nessuno." "Io...io non voglio far del male a nessuno" afferrai la mia spalla. "Yume stai ferma devo controllarti la spalla" Rivaille scostò il mio maglione e l'occhio era lì. "Dannazione" guardò Amaya e si ricordò di una cosa "Tu puoi aiutarla, non è vero?" Non rispose. Rivaille riformulò la domanda ma urlò questa volta. "Si, posso. Ma se l'aiutassi cosa avrei in cambio?" chiese. "Bastarda" disse Rivaille. Io iniziai a piangere e mi strinsi al ragazzo. Mi vergognavo e provavo dolore ma ad un tratto sentì qualcuno singhiozzare e così alzai lo sguardo. Era Amaya. "Io...io...non volevo" non riusciva a parlare, sembrava che stesse ricordando qualcosa di veramente triste e così mi alzai e la strinsi a me. Avevo capito che quelle scuse non erano per me ma sentivo che dovevo aiutarla. "Amaya io non so cosa stia succedendo ma tu stai soffrendo tantissimo" Si staccò dall'abbraccio. "Mettiti in ginocchio e mostra la spalla" disse mentre si asciugò le lacrime. Feci così: m'inginocchiai e mantenni il maglione. Amaya alzò la spada e da lì cadde una goccia del suo sangue che bruciò l'occhio e parte della mia pelle. Riniziai a piangere dal dolore e diedi vari pugni al suolo per sfogarmi. "Io non so se durerà, potrebbe ritornare. Non l'ho fatto per te, quindi non sentirti in debito" dopo quelle parole se ne andò e noi rimanemmo per un po' nel parco cercando di capire cosa fosse successo. Qualche giorno dopo... "Solita giornata fredda oggi eh" mormorai tra me e me. Sentì il rumore della finestra aprirsi. "Un po' di aria fresca, qui dentro si muore" "MA SEI IMPAZZITA?! STO MORENDO DI FREDDO!" "Yume non puoi sentire tutto questo freddo" mi rimproverò mentre si accomodò accanto a me. Le feci una smorfia. "Yume, io ti ringrazio per avermi abbracciata qualche giorno fa" "Io devo ringraziare te. Anche se forse è per poco, mi hai levato un dolore. Sei la mia dottoressa" iniziammo a ridere. "Quando ti ho vista piangere mi hai ricordato una persona a cui tenevo molto. Sono scoppiata in lacrime e alla fine ho voluto aiutarti" ridacchiò. Io le sorrisi solamente e le appoggiai la mano sulla sua. "È suonata la campanella. Vedi di non distrarti, chiaro?" "Ci proverò, Amaya" "Nel caso ti do un pugnetto" "Crudele..." misi il broncio. Dopo quella strana giornata, avevo capito di aver trovato qualcuno di veramente speciale. Era così difficile per me spiegare un sentimento che vedevo solo nei film. Qualcosa di meraviglioso mi era capitato dopo tanto tempo: avevo trovato un meraviglioso sorriso che splendeva in una notte uggiosa.
   
 
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