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Autore: Stateira    25/04/2009    8 recensioni
Temari sapeva bene che le regine sono molto più importanti delle principesse.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Princess to Queen

 

 

 

 

 

 

Temari sbucò fuori da dietro la figura poderosa di un’inserviente con la pelle olivastra, vestita di una lunghissima e pesante gonna blu.

C’era il maestro, subito davanti a lei, che l’aveva mandata a chiamare. E di fianco a lui, adagiata contro la parete del salone, c’era una cosa.

Un regalo.

 

Si fece coraggio ed emerse completamente dal suo rifugio. Studiò quell’oggetto bizzarro con occhietti vivaci e mobili, cercando di intuirne la funzione pur non avendo nemmeno idea di cosa fosse di preciso.

Perché non era una sciocca, lei: quella doveva essere un’arma, non certo un suppellettile. Si allenava da tempo, ormai. Quasi un anno. Era il momento che anche lei avesse la sua.

 

- Vieni a vedere, Temari. È un ventaglio. D’ora in avanti sarà tuo compagno, negli allenamenti e in battaglia. –

 

Più gli si avvicinava, a piccoli passetti, più si faceva grande, quello strano strumento. Era tutto bianco, tranne che per tre grossi cerchi color viola glicine. Sfiorò con immensa prudenza il primo di essi, ben aperto. Le sembrò che ricordasse la luna che certe volte si vedeva nel deserto, sprofondata nel suo cielo, tinta di colori inconsueti.

Fece un sorrisino caloroso che raccontava di come fosse soddisfatta, piccina.

 

Un ventaglio.

Chissà chi glielo regalava. Di sicuro, non il maestro Baki da solo. Lo conosceva fin da quando aveva memoria, e in nessun’altra occasione le aveva mai fatto dei regali. Forse era un dono del villaggio, pensò. Dopotutto, le avevano sempre detto che lei era una principessa.

Una principessa, sì.

E oggi, compiva cinque anni. Cinque begli anni, una intera mano aperta di vita. Gonfiò il petto mingherlino, ed assieme ad esso si gonfiarono pure le guance, già rotondette.

 

Solo lei aveva cominciato a studiare ed allenarsi per diventare un ninja. Kankuro era ancora troppo piccolo. Per il momento, pensava solo a giocare con le marionette che gli venivano regalate di tanto in tanto dagli artigiani del villaggio.

E in quanto a Gaara…

 

- Dì, Temari, sei contenta? –

 

La bimba si voltò verso la voce che l’aveva interpellata. Una nonnina che sembrava vecchia come il mondo, alta poco più di lei nonostante l’età, si fece avanti, facendole un sorriso tutto grinze che, Temari non capì perché, sembrava affogato di nostalgia.

Era una persona importante. Non ricordava il suo nome, ma era certa di averla vista spesso in compagnia del padre. E suo padre era, per certo, una persona importante.

 

- Grazie a questo ventaglio, diventerai fortissima. Imparerai a governare le correnti d’aria, e sarai presto la regina del vento. –

 

Temari spalancò la bocca sottile in una grande “O” di sorpresa.

Era al colmo della felicità. Allora, non sarebbe stata una principessa, ma addirittura una regina. Sapeva bene che le regine sono molto più importanti delle principesse, lo aveva imparato dalle favole che le raccontavano le bambinaie. Sapeva anche che sono più grandi, infatti le principesse diventano regine solo dopo aver sposato un principe.

Perciò…

Perciò, sarebbe dovuta diventare grande. E sposare un principe?

Il suo sguardo intelligente s’incupì per qualche istante: proprio non capiva che cosa avesse a che vedere tutto questo con il vento. E con il suo bel regalo di compleanno.

 

A lei non importava niente di stupidi principi. Sono solo bravi ad abbattere draghi con la spada, e con questo? Lei aveva già ucciso dei serpenti del deserto grossi così, velenosissimi. E l’aveva fatto a mani nude, o tutt’al più con l’aiuto di un kunai. E presto, le aveva detto il maestro Baki, presto avrebbe ucciso anche delle persone. E le persone sono molto più difficili da uccidere dei draghi.

No. Non le importava proprio niente.

Però voleva crescere, questo sì. Crescere in fretta. Per non rischiare di fasi raggiungere da Kankuro, che stava diventando sempre più grande, e soprattutto da Gaara. Che invece sembrava non crescere mai, così minuto nella sua culla, non un vagito. Non le piaceva, il suo fratellino. Kankuro le piaceva molto di più. Ma le era stato detto che andava bene così, che era normale, che non doveva vergognarsi di questi pensieri: Gaara, tanto, non era un essere umano, anzi volergli bene sarebbe stata solo una sventura.

Tuttavia, lei si sentiva in colpa. Qualche carezza l’aveva fatta, al bambino, e la sua pelle l’aveva sentita soffice. I sorrisini di lui le avevano fatto provare una tenerezza che non aveva dimenticato. E non poteva ignorare di essere una sorella maggiore. Era un titolo che le spettava di diritto, quanto quello di principessa.

Ma confidava che, crescendo, tutta quella confusione si sarebbe pian piano dipanata. Non vedeva l’ora di diventare regina, da principessa che era e, ne era certa, quel ventaglio enorme, con le sue tre lune color del glicine, sarebbe stato dalla sua parte.

 

- Maestro. – proclamò con una certa, infantile solennità. Nonostante fosse solo una bimba, la sua voce era curiosamente roca. – Io diventerò la ninja più brava di Suna. Anzi, anzi, di tutto il mondo! –

 

E si abbracciò al suo ventaglio, premendo il faccino proprio in corrispondenza di una delle tre bolle. I suoi propositi furono accolti da dei discreti ma sentiti applausi. La piccola Temari se l’aspettava: aveva imparato molto in fretta che certi tipi di discorsi fanno molto contenti i grandi.

- C’è qualcos’altro che desideri ricevere per il tuo compleanno? – le domandò ancora l’anziana donna di cui proprio non riusciva a ricordare il nome.

 

Temari tacque. Rifletté a lungo su quella domanda, e non perché non sapesse che cosa rispondere. Era la prima volta che le chiedevano cosa volesse per sé. Per l’ultimo compleanno, a quel che ricordava, gli anni che erano venuti prima chissà, nessuno le aveva chiesto alcunché. Aveva ricevuto dei doni, giocattoli in prevalenza, più alcuni libricini che solo da pochissimo aveva imparato a leggere da sola, con qualche difficoltà. Cose che le erano piaciute tanto, ma che non aveva mai chiesto.

Adesso, adesso invece…

 

- Vorrei. – osò domandare, con gentilezza, sì, ma la piccola Temari emanava già un’autorità innata. – Vorrei anche un vestito. Di questo colore qui. – precisò, indicando il viola glicine delle lune – perché erano lune, l’aveva deciso lei –.

 

Essere circondata da adulti non le faceva per niente paura. Anzi, semmai erano i bambini a spaventarla. Molto di più. Anche per questo voleva crescere in fretta, scappar via dagli anni dell’infanzia. Il più velocemente possibile.

- Così sarò più bella. – annunciò, civettuola. – E tutti mi guarderanno quando combatto. –

 

L’ultima uscita fece ridere un po’ tutti. Temari ne fu felice, e ridacchiò anche lei, tenendo i denti ben stretti e facendo “shishishi”. Guardò il suo ventaglio, troppo grande per lei, e così maestoso. Bianco e viola.

Lui l’avrebbe portata certamente lontano, lontanissimo da lì.

 

 

 

 

  
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