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Autore: EmmaStarr    03/08/2016    2 recensioni
Davanti a lui, un paio di occhi che lo fissano.
Kagami non vede nulla a parte quelle luci azzurre che lo osservano con intensità. Dura un'istante, poi gli occhi si chiudono e il pozzo ritorna oscuro.

* * *
Kuroko è uno dei maghi più potenti di Teiko, ma da un po' di tempo a questa parte c'è un sogno che non riesce a togliersi dalla mente: un cavaliere dai capelli del colore del fuoco, rinchiuso in una prigione.
La situazione si evolve quando Kuroko scopre che il cavaliere è reale, il suo nome è Kagami ed è tenuto prigioniero delle segrete del suo castello. Ma perché continua a sognarlo? Cosa lega due persone così diverse tra loro?
Riusciranno i due a sconfiggere l'Occhio dell'Imperatore, o verranno eliminati nel tentativo?
* * *
Prima Classificata al Lucky Star contest indetto da BlackIceCrystal sul forum di Efp
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Seirin, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Tale of Knights and Mages



Davanti a lui, un paio di occhi che lo fissano.

Kagami non vede nulla a parte quelle luci azzurre che lo osservano con intensità. Dura un'istante, poi gli occhi si chiudono e il pozzo ritorna oscuro.

 

*

 

Kuroko sospira, stropicciandosi gli occhi e lasciando vagare lo sguardo sul soffitto della stanza. Ha fatto uno strano sogno, ricorda con vaga confusione. Una prigione, con un cavaliere dai capelli dal colore del fuoco. Ricorda di averlo osservato a lungo, in silenzio.

Non era stata una sensazione spiacevole.

Kuroko scuote la testa, i dettagli del sogno che cominciano già a svanire come acqua tra le dita. Si stiracchia e si alza dal letto, dirigendosi verso la scrivania: c'è un libro di incantesimi astronomici che deve finire di leggere entro il prossimo ciclo lunare, se vuole cominciare subito a esercitarsi.

Non è arrivato alla fine del secondo capitolo che sente bussare alla porta.

«Avanti» mormora Kuroko, ben consapevole del fatto che, se pure non avesse aperto bocca, l'altro sarebbe entrato comunque.

«Kurococchi! Buongiorno!» esclama infatti pochi istanti dopo un ragazzo che si catapulta letteralmente all'interno della stanza. Indossa una lunga veste blu scuro, quella dei maghi più avanzati. Tutti gli amici di Kuroko ne indossano una simile, tranne Akashi che ne ha una dorata. E tranne lui, ovviamente. «Buongiorno, Kise-kun» replica educatamente, sollevando la testa dal suo libro. «Come posso aiutarti?»

«Oh, Kurococchi è sempre così gentile!» chioccia Kise gettandogli le braccia al collo. «Non riesco ad eseguire correttamente l'incantesimo per trasformare il piombo in oro!» si lagna. «E dire che a Midorimacchi viene così bene! Non è che potresti darmi una mano?»

Kuroko sorride gentilmente. «È normale che non ti venga, Kise-kun, ti stai allenando su quell'incantesimo solo da pochi giorni. Sapessi quanto ci ha messo Murasakibara-kun...»

«Ma voi studiate magia da molto più tempo di me, devo mettermi in pari!» insiste Kise, facendo il broncio. «Aominecchi ha detto di arrangiarmi, e Midorimacchi ha da fare con le sue erbe. Ti prego, è l'ultima volta che ti chiedo un favore del genere!» lo scongiura, e Kuroko non può fare a meno di sorridere. «Va bene, non c'è problema.»

Kise esulta. «Grazie mille, Kurococchi! Sei un angelo» proclama. «Basterà qualche ora: nel pomeriggio sarai tutto per Akashicchi!»

Certe volte Kuroko spera che non debba essere per forza così. Blocca subito questo pensiero prima che possa annidarsi nella sua mente e prende la porta, diretto verso il laboratorio di incantesimi.

 

*

 

Quella notte, Kuroko sogna ancora il cavaliere dai capelli scarlatti. È un sogno davvero vivido, per quanto gli sembri che duri solo pochi istanti. Questa volta, ha avuto come l'impressione che anche il cavaliere si sia accorto di lui.

Le sue giornate trascorrono sempre uguali, tra lo studio, gli incantesimi e le esercitazioni. Ma ogni notte, appena si addormenta, sogna il cavaliere dagli occhi rossi. Kuroko ha riletto tutti i suoi libri sulla chiaroveggenza e sullo studio dei sogni, ma senza risultato: si direbbe un sogno come gli altri, a parte il fatto che il cavaliere sembra così reale.

Una notte, all'improvviso, il sogno cambia. Il cavaliere è sveglio ad aspettarlo, come sempre, ma questa volta si alza subito in piedi. E parla. «Come ti chiami?»

«Kuroko» risponde lui in un soffio. «E tu?»

Il cavaliere raddrizza le spalle e proclama, fiero: «Kagami.»

Kuroko annuisce e il sogno finisce, ma questa volta rimane a letto per un po' prima di riaddormentarsi, il nome Kagami che gli scivola sulla lingua come un tesoro inestimabile.

 

*

 

Kuroko ha cercato in tutti i libri di storia, e alla fine lo ha trovato: il nome dei Kagami era famoso in un paese lontano dal suo, un luogo piccolo e relativamente pacifico, mai scosso da grandi guerre o rivolte.

Kagami è il nome di una stirpe ormai sparita da molto tempo: le storie narrano di cavalieri valorosi, uomini potenti dai capelli rossi come il fuoco e dagli occhi scarlatti come quelli dei demoni che Kuroko ha visto nelle vetrate della sala del trono di Akashi. Il paese in cui abitavano si chiama Seirin, e Kuroko ha come l'impressione di averlo sentito da qualche parte. È possibile che lo abbia visitato quando era più piccolo, ma non può essere solo questo: gli sembra proprio di averlo sentito di recente.

«Midorima-kun, posso parlarti un attimo?» Se qualcuno può sapere, è lui. Kuroko spera solo che non faccia troppe domande.

«Dimmi pure» risponde l'altro, senza alzare la testa dalla pozione che sta mescolando.

«Ti dice niente il nome Seirin?» chiede allora Kuroko, facendosi forza. Dal suo tono nulla lascia trasparire l'impazienza che sta provando, ma dentro di sé ribolle dall'emozione.

«Seirin, dici?» borbotta Midorima, concentrato. «Li abbiamo sconfitti qualche tempo fa, se non sbaglio. Non erano quelli col comandante dal Cuore d'Acciaio?»

Kuroko deglutisce rumorosamente, un moto di consapevolezza: ma certo. Ha sperato fino all'ultimo di sbagliarsi, ma il fatto che quel nome gli fosse così familiare poteva significare una cosa sola. «Ah, vero. Grazie mille» mormora, facendo per allontanarsi.

«Perché questo interessamento?» chiede però Midorima, alzando la testa e scrutandolo a fondo con i suoi occhi verdissimi.

Kuroko regge il suo sguardo senza dare segni di turbamento. «Mi ci sono imbattuto leggendo un libro e mi suonava familiare» spiega con una scrollata di spalle.

Midorima lo fissa ancora per un secondo, poi torna a rimestare nel calderone agitando una mano in un vago cenno di congedo. Kuroko abbassa il capo e si volta.

«Abbiamo anche preso dei prigionieri» aggiunge però Midorima. «Circa una decina. Devono essere nella Rocca.»

Kuroko sgrana leggermente gli occhi, poi annuisce. «Ora ricordo. Ti ringrazio.»

Si allontana prima che Midorima si accorga dello stato in cui si trova, perché se Kagami -il Kagami che sogna ogni notte, il Kagami che non ha mai visto ma che ha un'aria così dannatamente familiare- si trova nella Rocca, allora non c'è speranza che lo incontri.

Non che in ogni caso ne avesse mai avuta una.

 

*

 

Dietro di lui, un mare d'inferno che ribolle di fiamme e mostri. Non può combattere, deve solo correre.

Kagami annaspa. La mano che stringe la spada brucia per il contatto col metallo incandescente, ma non si sognerebbe mai di mollare la presa.

All'improvviso, però, quando la fatica è tale da minacciare di ucciderlo, un refolo di aria fresca gli soffia sul viso. È la sensazione più bella che abbia mai provato in tutta la sua vita. «Vorrei poter fare di più» sussurra una voce dietro di lui. Kagami si volta di scatto, ma non vede nessuno. E subito l'Inferno ricomincia, e il calore rovente dell'incendio alle sue spalle ricomincia a consumarlo, ma a Kagami non importa più: ha sentito la voce di Kuroko, e tutto di colpo è diventato più sopportabile.

 

*

 

«È un po' che non ci vediamo.»

La maniglia non ha girato, ma Kuroko sa benissimo che a lui non servono porte per andare dove vuole. «Hai ragione» conviene a bassa voce, senza staccare lo sguardo dal libro che sta leggendo.

Lui cammina a passo leggero, prendendosi il suo tempo per raggiungerlo. Kuroko trattiene il fiato -non è mai riuscito a mostrare il suo solito distacco, con lui- e cerca di impedire alla propria mano di tremare.

«Non è un libro di astrologia» nota l'altro, ormai alle sue spalle.

«N-no» risponde Kuroko, sempre senza alzare lo sguardo. «Quello l'ho già finito, e alla luna piena mancano ancora tre giorni.»

Lui lo ignora, appoggiandogli le mani fredde sulle spalle. «Sai perché tu non indossi una tunica blu come gli altri?»

«P-perché i miei incantesimi non sono abbastanza potenti» risponde Kuroko, cercando inutilmente di trattenere un brivido lungo la schiena.

«Esattamente. Non sei ad un livello tale da far parte dei Generali. Conosci tutta la teoria, per questo vai benissimo come insegnante, ma ti manca... quel tocco particolare. Il Dono» gli sussurra all'orecchio. «Se non fosse per la tua specialità, saresti un mago mediocre come tutti gli altri.»

Kuroko deglutisce, a disagio. «Questo lo so già» mormora piano.

L'altro annuisce con comprensione. «Molto bene.» Non dice nulla, ma il libro che Kuroko stava leggendo -chiaroveggenza, teletrasporto, evasioni- svanisce, rimpiazzato da uno di astrologia avanzata. «Fai attenzione, Tetsuya» cantilena la figura prima di svanire. «Io ti vedo sempre.» Dopodiché scompare.

Kuroko deglutisce, il cuore che batte all'impazzata. «Sì, Akashi-kun» soffia, lo sguardo appannato di lacrime.

 

*

 

Passano i giorni senza che nulla cambi: ogni notte Kuroko sogna Kagami nella sua cella. Ogni giorno cerca di contattarlo con la magia mentale, ma a parte una volta teme di non essere mai riuscito a percepirlo veramente. Akashi ha ragione, dopotutto: Kuroko non è un mago eccezionale, quando si tratta di incantesimi comuni. Ma lui sa cosa viene fatto sperimentare ai prigionieri -magia illusoria, esperimenti, sofferenze inimmaginabili- e sa che vuole fare molto di più.

Quella notte, il sogno dura un po' più del solito. «Ciao» mormora a bassa voce. Kagami non risponde. Respira piano, sdraiato a pancia in su, gli occhi chiusi. Allora Kuroko fa una cosa che non aveva mai provato a fare: allunga piano la mano e sfiora delicatamente la fronte di Kagami, una carezza gentile, esitante, quasi timorosa.

Kagami spalanca gli occhi all'improvviso, e Kuroko si ritrova letteralmente sommerso da un'ondata di ricordi che non sono suoi. Non si trova più nella cella buia e solitaria, ma è in un ampio prato verde. Il cielo è terso, il sole batte forte sulla sua testa e in giro non c'è nulla, solo erba a perdita d'occhio, e montagne, e foreste all'orizzonte.

Kuroko non ha mai visto niente di simile, ed è letteralmente senza fiato.

«Questa era casa mia» dice una voce alle sue spalle. Kuroko si volta di scatto: c'è Kagami in piedi dietro di lui, il vento che gli soffia selvaggio tra i capelli. «Io sono nato a Seirin, ma ho vissuto per molto tempo all'Ovest. Io abitavo qui» allarga le braccia e Kuroko si sente improvvisamente molto piccolo. Poco lontano da loro sente lo scrosciare di un ruscello, e il canto degli uccelli. Non riesce ad immaginare un paesaggio altrettanto meraviglioso.

«È bellissimo» mormora alla fine, gli occhi spalancati.

Kagami si passa una mano sulla fronte. «Non so neanche perché sto qui a parlare con te. Sei solo un'allucinazione.»

Kuroko inclina la testa da un lato. «Sono abbastanza sicuro di non esserlo» obietta, serissimo.

Kagami fa per parlare di nuovo, ma la scena, così com'è cominciata, si interrompe, e Kuroko si ritrova a fissare di nuovo il soffitto della sua stanza.

Senza fare rumore si alza e accende una candela, poi apre un libro che teneva nascosto sotto il letto e inizia a studiare come infrangere incantesimi di difesa avanzati.

 

*

 

La notte dopo Kuroko non aspetta neanche un istante prima di sfiorare di nuovo la fronte di Kagami, e di nuovo si trova catapultato in un luogo che non ha mai visto.

Ma questa volta non si tratta del prato verde e profumato di prima, bensì della piazza affollata di una città. Ci sono carri e banchetti, cavalli e asini, dame e mendicanti, saltimbanchi e strilloni. Kuroko annaspa tra la folla, completamente sperduto: non si è mai trovato in mezzo a così tanta gente tutta insieme. Si volta per cercare la figura di Kagami, come gli era apparso l'ultima volta, e alla fine lo individua vicino a un carretto che vende ortaggi. Dietro al banco stanno due ragazzini che non possono avere più di dieci anni: uno è indubbiamente Kagami, l'altro ha i capelli neri che gli nascondono un occhio. Kuroko non l'ha mai visto prima.

Si stanno dando da fare per vendere quanti più prodotti possibile, e Kuroko non si accorge del ladro finché il ragazzino di fianco a Kagami non urla: «Ehi!»: c'è un uomo che ha afferrato il sacchetto dei soldi -probabilmente i guadagni di una giornata di lavoro- e se la sta svignando.

Il Kagami dietro al banchetto grida: «Fermati!» Poi, visto che non succede nulla, alza un braccio in direzione del ladro. Gli effetti sono devastanti: dalla sua mano destra parte una vampata di fuoco dalle dimensioni enormi che lascia una striscia bruciata in tutta la strada, improvvisamente silenziosa.

Kuroko, che ha sussultato di sorpresa, alza la testa verso Kagami. «Lo sapevi? Che potevi fare così?»

Kagami scuote la testa. «È stata la prima volta. Tatsuya si è quasi fatto venire un infarto» ricorda con un mezzo ghigno. «Appena l'ha scoperto, Alex mi ha spedito in un castello per imparare la magia. Quello più vicino era a Seirin. Ho vissuto lì da quando avevo undici anni.»

Kuroko annuisce. «L'ho visto una volta, il castello di Seirin. Era grande, ma non particolarmente interessante. I corsi non erano molto avanzati, specialmente in astronomia» ricorda. Dopo aver fatto qualche ricerca gli è venuto in mente: quando era più giovane aveva visitato molti castelli prima di decidersi a vivere a Teiko. Seirin era uno di questi.

Kagami aggrotta le sopracciglia. «Tu sei un'allucinazione. Non sei andato da nessuna parte.» Ancora con questa storia. Kuroko però non può dargli torto: chissà quante allucinazioni ha dovuto sopportare, da quando è prigioniero. «In ogni caso ti sbagli: a Seirin ho imparato un sacco di cose, a cominciare da come gestire il mio potere!» continua Kagami, schioccando le dita e facendo apparire una piccola fiammella che fluttua nell'aria per un istante prima di scomparire.

Kuroko sgrana ancora di più gli occhi. «Quindi sai controllarlo?»

Kagami ghigna. «Meglio: so usarlo per combattere.» E la scena si interrompe di nuovo.

 

*

 

«Aomine-kun.»

«Non cominciare neanche, Tetsu.»

Ma Kuroko non ha nessuna intenzione di arrendersi. «Per favore» dice solo, lo sguardo duro come diamante.

Aomine si gratta la testa, frustrato. «Mi metterò nei guai» si lamenta, infastidito.

«Me ne rendo conto» ammette Kuroko. «Ma è importante.»

Aomine sostiene il suo sguardo per una manciata di istanti, poi abbassa la testa, sconfitto. «E va bene. Dimmi cosa hai bisogno che faccia.»

«Devo sapere la data della prossima campagna militare» dice Kuroko tutto d'un fiato, sperando con tutto il cuore che Aomine non faccia domande. Fin dall'inizio è sempre stato chiaro che era lui il più adatto al combattimento in campo, dove sono necessari incantesimi veloci e che infliggono dolore; per questo è lui che Akashi porta spesso a combattere in prima linea. Il che significa che è lui l'unico a conoscere il giorno e l'ora esatti in cui Akashi sarà lontano dal castello. E Kuroko ha bisogno di saperlo, perché ha un piano, ma non può sperare di metterlo in atto se Akashi è nei dintorni.

Aomine lo fissa senza capire. «La prossima campagna? Quella contro i paesi del Nord?»

Kuroko annuisce. «Devo sapere quando... Quando lui non ci sarà» spiega sperando con tutto il cuore che qualcosa dell'antica amicizia continui a esistere, da qualche parte.

Aomine lo scruta con sguardo indagatore, come se stesse decidendo se fidarsi di lui o meno.

«Ti prego» aggiunge allora Kuroko, incastrando i suoi occhi azzurri in quelli blu dell'amico.

Alla fine Aomine sospira. «Partiremo tre giorni dopo l'Equinozio. Akashi starà via solo una notte. Aveva detto di non fartelo sapere» rivela. Il petto di Kuroko si gonfia di gratitudine, e i suoi occhi esplodono di luce mentre un delicato sorriso fa capolino sulle sue labbra. «Grazie di cuore, Aomine-kun» dice, e lo intende davvero.

Aomine sbuffa, alzando gli occhi al cielo, ma Kuroko lo vede che sorride. «Mi farò ammazzare» mormora. «Si può almeno sapere perché?»

Kuroko preferirebbe non dirglielo, ma non può tirarsi indietro: glielo deve, almeno questo lo sa. «Devo liberare una persona dalla Rocca.»

Gli occhi di Aomine si sgranano all'inverosimile, mentre la sua bocca si spalanca. «Cos... ma perché?» balbetta alla fine.

Kuroko sorride appena. Nemmeno lui lo sa con precisione, il perché. Sa solo che deve farlo, deve farlo e basta. «È... un amico» dice alla fine.

Aomine non chiede altro. «Sta' attento» ordina soltanto prima di voltarsi.

 

*

 

Anche questa volta, nel sogno, Kagami lo aspetta sveglio. A Kuroko basta vederlo per sentirsi bene, e si domanda come sia possibile che una persona che non conosce nemmeno possa essere entrata a tal punto nella sua vita.

«Come stai, Kagami-kun?» chiede.

Quello alza la testa verso di lui, e Kuroko trasalisce: il volto è tumefatto in più punti, e un occhio è tanto gonfio da essere chiuso. «Giudica te» borbotta, voltandosi dall'altro lato.

Kuroko sospira, indeciso su cosa dire. Alla fine allunga la mano e accarezza piano il volto di Kagami, senza che nessun nuovo ricordo invada la sua mente. È solo lui, col viso di Kagami tra le mani, il cuore che gli batte all'impazzata e, nel petto, il bruciante desiderio di fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di liberarlo. «Sta' tranquillo, Kagami-kun» sussurra piano, seguendo il corso dei tagli e dei lividi sul suo volto. Deve aver fatto a botte con le guardie o qualcosa di simile. «Presto sarà tutto finito, vedrai.»

Kagami gli afferra il polso di scatto, senza stringere. «Come fai a dirlo?» domanda, duro.

«Lo so e basta» sussurra ancora Kuroko, spostando l'altra mano sul pugno chiuso di Kagami. «È una promessa.»

Quello sembra rilassarsi leggermente, e sbadiglia. «È carino da parte tua, cara la mia allucinazione.»

Kuroko non ci prova nemmeno più a contraddirlo, e si limita e fissarlo negli occhi. «Ci vediamo presto» dice, e il sogno finisce. Ma questa volta, Kuroko sa che non era una bugia.

 

*

 

«Si può sapere cosa ci facciamo qui?»

«Murasakibara ha ragione: sto perdendo tempo prezioso che avrei potuto dedicare ai miei studi.»

Kuroko si morde il labbro, preoccupato: questa è la parte più difficile. Ha già ottenuto il supporto di Aomine, e non crede che a convincere Kise troverà molte difficoltà. Ma per gli altri due, la faccenda è un po' più complicata. «Ho bisogno del vostro aiuto» esordisce, fissandoli tutti negli occhi.

Kise è il primo a rispondere. «Ma certo! Qualunque cosa per Kurokocchi!» Kuroko sorride appena.

«Di che si tratta?» domanda invece Midorima, le braccia incrociate. Murasakibara annuisce svogliato.

Kuroko prende un profondo respiro e comincia. «Ho intenzione di liberare un prigioniero dalla Rocca» butta fuori, preparandosi alle reazioni dei suoi compagni.

Kise strabuzza gli occhi, scoppiando in un «Coooosa?» che fa accapponare la pelle di Kuroko: se qualcuno li sentisse...

Murasakibara inarca un sopracciglio. «E perché Kuro-chin vuole fare una cosa tanto stupida?»

«C'è... c'è un mio amico, là dentro. È un prigioniero del Seirin. Si chiama Kagami» aggiunge, mordendosi il labbro. «So che da solo non potrei mai farcela, quindi lo chiedo a voi. Aomine-kun mi ha già rivelato la data in cui Akashi-kun non sarà al castello.» Aspetta, guardandoli uno a uno. «Gli incantesimi di difesa sono molto difficili da aggirare, per il mio potere. E non so come tenere impegnate le guardie, né come uscire senza farmi notare.»

Kise si gratta la testa. «Beh, se vuoi alle guardie posso pensarci io. Gli dirò che c'è un intruso dall'altra parte del castello o cose del genere!» esclama, strizzando l'occhio.

Midorima sbuffa. «È davvero importante, per te?»

Kuroko non ha la minima esitazione mentre annuisce con forza. «Assolutamente.»

«Allora non vedo perché non dovrei aiutarti, visto che questi due hanno già dato il loro appoggio» dice, pratico. «Oltretutto ho controllato la posizione delle stelle, e in questo momento le lune di Giove sono particolarmente favorevoli a gesti avventati: dovrebbe andare tutto bene. Se ti serve, posso prepararti delle pozioni che vi permetteranno di uscire indisturbati dalla Rocca.»

Kuroko lo ringrazia con un sorriso colmo di gratitudine, poi posa lo sguardo sull'ultimo dei quattro, quello che già sapeva sarebbe stato l'ostacolo più difficoltoso. «Murasakibara-kun?»

Quello si prende il suo tempo per sbadigliare sonoramente. «Ma Aka-chin non si arrabbierà?» domanda pigro.

Kuroko inclina la testa. «Direi di sì. Sì, abbastanza.» Non ha senso mentire. Per quanto Akashi li tenga tutti molto in considerazione, è pur sempre lui il principe di Teiko, quello che che possiede il castello, gestisce tutti gli apprendisti maghi e contemporaneamente si occupa delle battaglie di espansione.

Murasakibara si gratta la testa, annoiato. «Beh, allora facciamolo, tanto vale. L'altro giorno Aka-chin mi ha umiliato davanti a tutti in un duello di magia» si imbroncia. «Ti serve una mano con gli incantesimi di difesa?»

Kuroko lascia scorrere lo sguardo su tutti e quattro i ragazzi insieme con lui. Li conosce da quando avevano undici anni, quando Akashi ancora non era tanto (malvagio, ossessionato, crudele, sanguinario) diverso ed era il tempo delle risate, degli scherzi, delle corse accaldate e degli incantesimi balbettati e insicuri, quando la vita era semplice e l'amicizia naturale come respirare. Si sono allontanati un po' col trascorrere degli anni, lo sbocciare dei loro poteri li ha portati all'isolamento e alla specializzazione in campi diversi, ma... che dire, Kuroko non smetterà mai di volere bene a tutti loro. «Grazie. Grazie davvero» dice, la voce che trema e rischia di spezzarsi.

Loro capiscono e sorridono. Il primo a parlare è Aomine. «Allora, come intendi fare?»

 

*









Angolo autrice:
Salve a tutti! Scrivere questa storia è una specie di sogno che si avvera, per me, perché ho sempre sognato di potermi sbizzarrire con elementi come cavalieri, castelli, maghi e tutta quella roba là ^^" Spero davvero che questo primo capitolo vi sia piaciuto: a breve assisteremo al fantomatico incontro tra Kuroko e Kagami! (sì, non disperate: i capitoli sono tutti già pronti, devo solo trovare una rete wifi per pubblicare e vedrete che non vi farò aspettare molto). Amo il rapporto di amicizia tra Kuroko e tutti i Miracoli (tranne il secondo Akashi, ma amen) e volevo davvero mostrare che, se si tratta di situazioni della massima importanza, sono tutti lì a sostenere Kuroko (inoltre considerate che in quest'AU hanno avuto poche occasioni di perdersi credendo di essere migliori di tutti eccetera, quindi il loro allontanamento è stato molto meno evidente qui che nel canon).
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio, vostra
Emma

 

  
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