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Autore: Sery_Vargas    04/08/2016    1 recensioni
I giorni da poliziotto di Daichi sono sempre stati abbastanza mondani. Fino a quando un uomo meraviglioso di nome Sugawara Koushi arrivò a pagare una muta per divieto di sosta. Le cose vanno fuori controllo velocemente quando Suga viene coinvolto in un caso d’omicidio che Daichi sta tentando disperatamente di risolvere. E se nel frattempo sbocciasse una storia d’amore, beh… Daichi non se ne lamenterebbe.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Keiji Akaashi, Koushi Sugawara, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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DISCLAIMER: Questa storia NON è mia. È la traduzione di una fanfiction su AO3, ho avuto il permesso di tradurla e postarla su Efp. Ci tengo a dire che il mio inglese non è perfetto, e chiunque abbia letto la storia originale è liberissimo, anzi, lo invito a scrivere nelle recensioni o nei messaggi privati gli eventuali errori. Vi ringrazio!
Ah, cercherò di tradurre al meglio le vostre recensioni in inglese per l’autrice, quindi se volete che legga qualche vostra opinione personale non fatevi problemi.
VISITATE LA STORIA ORIGINALE e lasciate anche una riga di commento, l’autore/autrice ne sarà felice.
Link: archiveofourown.org/works/6430597/chapters/14719657
AUTORE: AQuinton
 

Capitolo 1: L’angelo con il divieto di sosta.


 
La settimana lavorativa di Daichi stava andando bene come previsto. Era estate, quindi la maggior parte dei casi di cui il Distretto Karasuno si stava occupando includevano adolescenti indisciplinati, bombolette spray e qualche forma di bene pubblico.
A causa di ciò, l’intero ufficio era pieno dei suddetti adolescenti e il livello di stress che ognuno provava era abbastanza alto.
Quando il Direttore Ukai lasciò cadere il fascicolo di un caso d’omicidio sulla sua scrivania quel giovedì pomeriggio, pianse praticamente di gioia. Non che fosse felice dell’omicidio in sé, ma semplicemente perché era più interessante di centinaia di atti di vandalismo di cui si era occupato.
“Sawamura,” disse qualcuno mentre stava sfogliando il fascicolo. Alzò lo sguardo per vedere Kiyoko avvicinarsi.
Kiyoko era la segretaria/receptionist/collante/ecc. del distretto. Essenzialmente, manteneva la stazione funzionante così che loro potessero concentrarsi nel catturare delinquenti. Indossava la sua solita tenuta, una gonna dritta e giacca, i neri capelli tirati indietro lontani dal viso, occhiali dalla montatura sottile che incorniciavano i suoi occhi calmi. Ma quel giorno sembrava leggermente più spossata del solito. Soltanto in quel momento Daichi notò la lunghissima coda che aspettava alla reception.
“Sì?” rispose, facendo scivolare il fascicolo dell’omicidio nel cassetto della scrivania prima di affiancarla alla reception.
“Ti dispiacerebbe aiutarmi con un paio di questi piccoli casi?”
“Ma…”
“Per favore.” La voce di Kiyoko era provata. Era al limite. Con un sospiro, Daichi annuì dandole il suo consenso e si rivolse al primo caso.

-

Fu due ore dopo che Daichi riuscì finalmente a prendersi una pausa dalla reception con la scusa di dover usare la toilette. Bagnandosi il viso con dell’acqua fresca, respirò lentamente. Solo tre ore prima di andarmene, pensò. Le borse sotto gli occhi erano chiaramente visibili, anche in quel bagno scarsamente illuminato.

Gli avevano sempre detto che sembrasse un poliziotto. Spalle larghe, mascella definita, corti capelli neri, cosce che avrebbero potuto uccidere un uomo. Tutto ciò che serve ad un buon poliziotto. Quindi nessuno si stupì quando intraprese tale carriera. E dopo anni da poliziotto, in qualche modo riuscì a farsi strada fino a diventare un detective. Ma ogni tanto – in giorni noiosi come questo – si domandava se fosse troppo tardi per cambiar carriera. Forse sarebbe riuscito a dormire di più come contabile o qualcosa del genere.

Scacciando via il pensiero dalla sua testa, ritornò alla sua scrivania pronto per dare un’altra occhiata a quel fascicolo sull’omicidio. Ma fu velocemente sviato dall’uomo seduto accanto alla sua scrivania. Prendendo posto, chiese “Posso aiutarti?”.
“Oh,” l’uomo sobbalzò nel momento in cui Daichi si sedette. “La donna alla reception mi ha detto di sedermi qui e aspettare. Sono qui solo per pagare una multa per divieto di sosta, non so perché sto parlando con un detective e…” ora stava blaterando ma mentre Daichi era tentato di interromperlo, approfittò dell’opportunità per guardare bene l’uomo. Ma uomo era la parola adatta per lui? Angelo sembrava un po’ più appropriato. I suoi capelli erano la perfetta combinazione tra bianco e argento, la luce che si rifletteva su di essi gli conferiva quasi un’aura angelica. I suoi occhi erano di un marrone che Daichi non pensava neanche esistesse prima di vedere gli occhi di quest’uomo. Un neo sotto l’occhio sinistro che attraeva la sua attenzione abbastanza da essere perfetto. E un corpo che era in qualche modo l’equilibrio ideale tra magro e tonico.
Daichi scosse la testa. Fermo lì, amico. Stai diventando un po’ troppo gay, qua. L’angelo aveva finalmente smesso di blaterare e ora stava guardando Daichi attendendo una risposta.
Spiegò velocemente, “Siamo un po’ a corto di personale in questo momento, quindi sto solo aiutando. Non preoccuparti, dovrebbe essere un processo generalmente indolore.”
Il viso dell’angelo apparì sollevato e Daichi non poté far a meno di sorridere. “Grazie al cielo.”
“Ora, ho solo bisogno del tuo nome così posso cercare la tua multa nel nostro sistema.”
“Ah, giusto. Il mio nome è Sugawara Koushi.”
“Sugawara Koushi…” Daichi disse ad alta voce mentre digitava, cercando di fissare le lettere nel suo cervello. “Ah, eccolo qui. Ora, vuoi respingere la multa o semplicemente pagarla?”
Sugawara sospirò prima di parlare, “Mi piacerebbe respingerla, ma sono abbastanza sicuro che perderei. L’idrante è stato messo là molto prima che io decidessi di metterci la macchina. Quindi, pagherò e basta per oggi.” Finalmente sorrise e Daichi seppe di poter morire felice.
“E come intendi pagare?” Era contento di aver ripetuto quel procedimento abbastanza da poter parlare senza balbettare. All’interno forse stava dando di matto ma fuori sembrava il poliziotto figo descritto da tutti.
“Assegno bancario, preferibilmente,” rispose Sugawara, scavando nel suo zaino alla ricerca del suo libretto degli assegni. “A chi dovrei indirizzarlo?”
“Puoi indirizzarlo al Dipartimento di Polizia Karasuno”
Lo scrisse velocemente prima di alzarsi e porgerlo a Daichi. “Grazie mille, Detective…”
“Sawamura.”
“Ah, beh, grazie Detective Sawamura. Se è tutto, io andrei.”
“Giusto, certo. Buona giornata.” E se ne andò. Daichi fissò l’assegno e tutto ciò che poté pensare fu, Ha persino una scrittura carina.
La sua testa rimase tra le nuvole finché non sentì una voce estremamente compiaciuta dire, “Cos’è che ti ha reso così felice?” Con un grugnito Daichi si girò per osservare il suo compagno. Kuroo Testurou si poteva descrivere in quattro parole: alto, scaltro e capelli scompigliati.
L’uomo era più alto di Daichi di circa una decina di centimetri, con un sorrisetto perenne e dei capelli neri che in qualche modo avevano imparato a battere le leggi della fisica. E per quanto fosse un detective dannatamente bravo, era anche un compagno estremamente fastidioso.
“Niente,” mormorò Daichi, pinzettando l’assegno con il bollo di una multa per divieto di sosta, prima di poggiarlo sulla sua pila di casi “Svolti”. “Anche se ho qualcosa che ti illuminerà la giornata.”
“Oh, davvero? E cosa?” Kuroo aveva preso posto alla scrivania direttamente di fronte a quella di Daichi.
“Un nuovo caso d’omicidio,” rispose, tirando il fascicolo fuori dal suo cassetto. “Il direttore me l’ha lasciato stamattina.” Kuroo si illuminò a questa notizia, spingendo la sedia in modo da poter guardare da dietro la spalla di Daichi. Non c’erano molte informazioni dentro, giusto un paio di intercettazioni telefoniche ed il rapporto ufficiale. “Beh, felice di aver così tanto da cui partire” Daichi cercò di non usare del sarcasmo, ma normalmente avevano almeno delle foto o qualcosa del genere.
“Chiediamo al direttore. Forse è soltanto una parte?” suggerì Kuroo, già in piedi. Daichi lo seguì, e si diressero verso l’ufficio del direttore Ukai. Dopo aver bussato, entrarono. “Ci scusi, signore. Ci dispiace interrompere, ma abbiamo un paio di domande su questo caso.” Non suonava molto dispiaciuto.
“Oh, va bene.” Rispose il direttore Ukai. Il direttore del distretto non sembrava un ufficiale di polizia. Aveva capelli decolorati tirati indietro con una fascia ed un’espressione acida quasi costantemente. Ma aveva un record che consisteva nell’aver catturato più criminali di quanti la maggior parte dei poliziotti avrebbero mai potuto sognare, quindi lo rispettavano tutti. “Era stato originariamente affidato ai detective Bokuto e Akaashi, ma poi hanno deciso di sposarsi quindi l’ho assegnato a voi. La scena del crimine è ancora bloccata, potete portarci una squadra e fare una perlustrazione vera e propria. Non dovrebbe essere troppo difficile, quindi siate veloci e puliti. Non voglio pasticci stavolta, capito?” guardò specificamente Kuroo e Daichi non poteva biasimarlo. Il suo compagno era come una calamita per i guai e per i casi elaborati.
“Certo, signore! Bravi e puliti!” disse Kuro spingendo Daichi fuori dall’ufficio, chiudendo la porta dietro di sé. “Bene, andiamo sulla scena del crimine! È passato troppo tempo da quando abbiamo catturato un killer.”
Daichi sospirò, provando a nascondere l’eccitazione che provava. Erano casi come questi che gli ricordavano perché era diventato un poliziotto. Per acciuffare criminali e rendere il mondo un posto migliore. E mentre prendeva la sua giacca e le chiavi, dimenticò velocemente tutti i casi mondani di cui si era occupato fino a quel momento. Beh, la maggior parte. L’angelo con la multa gli sarebbe rimasto impresso per un po’.

-

Il crimine aveva avuto luogo in un piccolo complesso residenziale verso la fine della città. Non era normalmente conosciuto per le sue attività illegali, ma Daichi sapeva ormai che le scene del crimine potevano variare molto. Aveva certamente visto di più strano. “Ricordi quell’omicidio nella fabbrica di pesce in scatola?” disse Kuroo, come se potesse leggere nella mente di Daichi.
“Ugh, non ricordarmelo. Non riesco ancora a mangiare il tonno in scatola” sospirò. Si sperava che quel caso non avrebbe lasciato dei ricordi così spaventosi. Si avviarono verso il quinto piano dove l’appartamento 507 era stato delimitato con del nastro adesivo ed era controllato da due agenti di guardia. Gli agenti Nishinoya  - un uomo basso, figo e dalla frangia decolorata- e Tanaka – più alto, irascibile, con la testa rasata. Daichi si preparò mentalmente alla filippica che stava per investirlo. Non si trattava del fatto che quei due non gli piacessero, era solo che erano… energici. E inclini a storie prolisse.
“Detective Sawamura! Detective Kuroo!” chiamò Nishinoya, una volta vicino a loro.
“Per favore, abbassa la voce, Nishinoya. Non vuoi disturbare i residenti.” gli ricordò Daichi.
“Giusto, scusa.” Il suo volume si era abbassato solo leggermente, ma Daichi considerò ciò una vittoria. “Sono solo super nervoso per questo caso! Lo sapevi che il mio fidanzato vive in questo edificio? Inoltre è solo un piano più giù. Appartamento 407! Non è pazzesco?”
“In realtà, sì. Sta bene? Gli hai parlato?” chiese Daichi, piegandosi sotto il nastro della polizia ed introducendosi nel salotto dell’appartamento. Nishinoya stava uscendo con un pompiere di nome Asahi che in realtà a Daichi piaceva. Aveva avuto l’occasione di lavorare con lui durante parecchi casi di incendi dolosi e ammirava la dedizione che Asahi metteva nel suo lavoro. Aveva capito come una persona talmente dolce potesse frequentare un bolide come Nishinoya? Veramente no, ma aveva cercato di non farsi troppe domande.
“Sì, mi sono fermato lì ogni paio d’ore giusto per controllare. È un po’ scosso, ma a parte questo sta bene.”
“Beh, è una buona cosa. Ritornate ai vostri posti, devo chiedere alla scientifica cos’ha trovato”
“Sissignore!”
Kuroo e Daichi avevano una strategia nell’affrontare le scene del crimine. Kuroo avrebbe preso appunti sui dettagli della stanza. La condizione delle porte, finestre, mobili, ecc. Daichi avrebbe avuto a che fare col vero e proprio cadavere. Avevano elaborato questo sistema quando Daichi aveva scoperto ciò che Kuroo preferiva chiamare una “avversione per qualunque cosa strana”. In altre parole, Kuroo aveva uno stomaco debole e Daichi era abbastanza gentile da non prenderlo in giro per questo. Non più.
“Takeda, cos’hai trovato?” chiese Daichi non appena raggiunse il capo della scientifica. Takeda Ittetsu era poco più vecchio del direttore, ma una delle persone più basse che Daichi conoscesse. Con una zazzera di capelli neri e occhiali quadrati a volte era difficile ricordare quanto fosse grande. Ma dimostrava la sua esperienza nel modo in cui riusciva ad esaminare un cadavere. Un cadavere che in quel momento era insanguinato e chino sul tavolo della cucina.
“Il nome della nostra vittima è Akeno Shizuma, età 30 anni. Sembra che gli abbiano sparato tre volte sulla schiena. Tuttavia, basandomi sulla coagulazione del sangue, non credo che sia la vera causa della morte.” Spiegò Takeda, indicando le tre ferite da proiettile mentre parlava. Daichi era ormai abbastanza abituato ad esaminare cadaveri, ma di certo non era un’esperienza divertente.
“E qual è, allora?”
“Il veleno è in cima alla mia lista per ora. Non lo saprò finché non farò un’autopsia completa, comunque.”
“Va bene. Beh, lo terrò a mente mentre continuo l’investigazione. Fammi sapere se scopri qualcos’altro”
“Certamente”
Quando cominciò a cercare Kuroo, esaminò i dintorni. Sembrava un normale appartamento standard. Mobili di base e beni necessari con pochi effetti personali sparsi qua e là, ma niente che catturasse subito l’attenzione di Daichi. Sperò che Kuroo avesse trovato qualcosa più importante. Naturalmente, quando trovò il suo compagno, le prove non sembravano essere al primo posto nella sua mente. “Lo capisci che ora non sarebbe il momento migliore per mandare messaggi a qualcuno?”
“Lo so, ma volevo solo far sapere a Kenma che probabilmente non sarei tornato a casa per cena dato che questo caso potrebbe trattenermi qua per un po’” spiegò Kuroo, non alzando mai gli occhi dal cellulare. L’attuale fidanzato di Kuroo, Kenma Kozume, era un uomo basso dalla ricrescita terribile ed un senso ancora peggiore per i rapporti sociali. Era un consulente per il dipartimento di polizia, quindi Daichi aveva lavorato con lui parecchie volte. Per quanto ne sapesse, a Kenma piacevano veramente solo due cose: i videogiochi e Kuroo. Ma ehi, se ciò rendeva felice Kuroo Daichi non aveva nessuna ragione per lamentarsi.
“Ugh, sono stato circondato dall’amore ultimamente. Prima Bokuto e Akaashi decidono di sposarsi, poi Asahi e Nishinoya hanno iniziato a frequentarsi, e tu e Kenma. Ed ovviamente tutti sanno che Takeda e il direttore ce la stanno facendo alle nostre spalle. Perché mi sento l’unico single nel distretto?”
“Su, su” tubò Kuroo, dando delle pacche sulla testa di Daichi con condiscendenza “Troverai il tuo principe azzurro un giorno. Ma fino ad allora, parliamo del caso d’omicidio”
“Niente è meglio di un buon omicidio per farmi dimenticare dell'amore”
“Esattamente!”
“Ebbene, Takeda pensa che la vittima sia stata molto probabilmente avvelenata prima di ricevere tre colpi di pistola alla schiena. Cos’hai trovato tu?”
“Nessun segnale di scassinamento, quindi io direi che la vittima probabilmente conosceva chiunque abbia compiuto l’atto. Il sangue è tutto circoscritto alla cucina, quindi è stato anche un lavoro pulito. Più di questo, non sono stato in grado di proseguire oltre ciò che a cui ci porta l’evidenza. Se però il veleno è probabile, dovremmo tamponare i piatti e prendere alcuni campioni dal frigo, vedere se riusciamo ad identificare da dove sia venuto il veleno.”
“Bell’idea. Pensaci tu, io vado a prendere Nishinoya e a parlare coi vicini, per vedere se qualcuno abbia visto o sentito qualcosa”
“Bene, lascerò fare a te”
“Nishinoya.” chiamò Daichi, ritornando alla porta d’ingresso.
“Sìssignore!” rispose Nishinoya, stando sull’attenti.
“Verrai con me a parlare coi vicini”
“Fantastico!”
“Ma per favore stai… calmo.” Daichi non riuscì a pensare ad un’altra parola da usare, ma sembrava che Nishinoya avesse recepito il messaggio. Iniziò a far dei respiri profondi quando si avvicinarono al primo appartamento. “Bene. Lascia che sia io a parlare.”

-

Avevano visitato ogni appartamento del quinto piano e fino a quel punto nessuno aveva visto o sentito nulla. O questo complesso residenziale non si interessava completamente delle vite degli altri o l’assassino era davvero bravo. Non importava però, Daichi non aveva nulla da cui iniziare. “Beh, proviamo al piano di sotto, hm?”
“Oh, sì! Possiamo fermarci all’appartamento di Asahi. Ha anche un coinquilino. Puoi far a lui tutte le tue domande serie da detective.”
“Certo, possiamo iniziare da là”
Si recarono all’appartamento numero 407 e Nishinoya bussò subito con energia. Ma quando la porta si aprì, non trovarono Asahi dall’altro lato. Invece, c’era un angelo.
  
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