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Autore: Emy_Emy    05/08/2016    5 recensioni
smise per un attimo di fingere di fissare le gocce di pioggia sul finestrino e sbirciò di sottecchi la donna seduta dal lato del guidatore, era concentrata sulla strada, con un’espressione pensierosa sul viso, si sposto distrattamente una ciocca ribelle dietro l’orecchio, prima di schiacciare bruscamente il freno per evitare l’impatto con un veicolo che aveva perso il controllo, a causa del ghiaccio, ora le ciocche davanti agli occhi sgranati erano due, lui, troppo occupato a fissarla, non si accorse immediatamente che la donna aveva sporto la mano, come per evitare che lui si schiantasse sul parabrezza, non appena lo realizzò non mancò di farglielo notare, con un sbuffo che somigliava ad un “Sono lusingato detective, ma non sono tua figlia, posso evitare di schiantarmi da solo”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chloe Decker, Lucifer Morningstar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Modello a cinque fasi per l’elaborazione del lutto: ovvero come il Diavolo, dopo non pochi tentativi di dimostrare il contrario, realizzò di essere innamorato di un’umana.



 

Fase uno: negazione
“Io non sono geloso” lui non era geloso, andiamo era ridicolo, come potevano solo pensare che lui-Lui- potesse essere geloso di una semplice mortale. Chloe Decker era bella, molto bella, ma anche intelligente, e lui sembrava non avere su di lei lo stesso effetto che aveva su tutte le altre, diavolo, neanche Maze gli era del tutto indifferente, tutto questo lo intrigava, certo, ma da qui a parlare di gelosia ne passava.
Poi, tra le altre cose, di chi avrebbe dovuto essere geloso, del suo ex, il detective stronzo? Andiamo, non era proprio possibile, non esisteva mondo dove lui sarebbe stato geloso di Daniel.
Eppure quella morsa allo stomaco non voleva andarsene, era così fastidiosa che a tratti poteva apparire dolorosa e lui odiava quella sensazione, odiava le emozioni in generale, lui non provava emozioni di quel genere, non provava emozioni e basta, prendeva quello che voleva e quando voleva, non aveva bisogno di quelle stupidissime emozioni, di sicuro avrebbe fatto volentieri a meno di quella inutile gelosia, non che lui fosse geloso.

Fase due: rabbia
Come potevano pensare che fosse stato lui, non potevano, no, lei non poteva credere che lui potesse fare del male a quei poveri ragazzi, non era lui il cattivo, li puniva i cattivi, questo la detective lo sapeva, allora perché gli stava puntando una pistola contro, se sapeva che era innocente?
“Tu cosa pensi detective?”
“Non importa cosa penso io”
 “Importa a me detective, importa a me”
Ed era vero, che gli altri pensassero un po’ che cazzo gli pare, ma lei doveva credergli, non poteva voltarli le spalle così, lei non era tutti gli altri.
Sentiva la rabbia montargli dentro, gli bastò un attimo per perdere il controllo, sentiva a malapena la voce di  Chloe che lo pregava di non fare niente di troppo avventato, la ignorò, un attimo dopo era sul tetto di un palazzo con Amenadiel che lo fissava, la pioggia che gli inzuppava la camicia e la sua rabbia, come poteva Chloe credere a tutte quelle cretinate secondo le quali lui sarebbe il cattivo? Non poteva, non poteva e basta.
Che senso aveva rimanere in quella città, se l’unica cosa che lo tratteneva non aveva fiducia in lui?

Fase tre: patteggiamento o contrattazione
Va bene, forse la detective non gli era del tutto indifferente, dopo tutto era morto per lei, aveva pregato suo padre per lei, era normale che avesse le idee leggermente confuse, ma di certo non era niente di serio. Infondo loro lavoravano insieme, erano amici, si, loro erano amici, solo amici, niente di più niente di meno, di certo lui non provava niente nei confronti di lei, di sicuro non ne era innamorato- andiamo- non era possibile, lui non poteva essersi innamorato, lui le era affezionato,sì, proprio così, come ci si poteva affezionare ad un cane o a un gatto, non poteva essere altrimenti,dopo tutto Chloe non era altro che una comunissima donna mortale, una mortale molto interessante e diversa da tutti i suoi simili, ma comunque una mortale, la sua vita non era che una folata di vento paragonata alla sua intera esistenza, una voce nella sua testa gli fece notare che a volte basta una folata di vento per buttare giù un muro mal costruito e, suo malgrado, dovette darle ragione, le sue barriere stavano crollando, mattone dopo mattone.

Fase quattro: depressione
Chloe sarebbe morta, la verità lo investì nel pieno di un indagine, sarebbe morta, prima o poi, non avrebbe potuto proteggerla per sempre, magari avrebbe potuto far in modo che non le accadesse niente, ma sarebbe invecchiata e il tempo se la sarebbe portata via. Gli passo davanti agli occhi un’immagine di se tra sessanta o settant’anni: è appoggiato al bancone del Lux, Maze accanto a lui, non sono cambiati minimamente, al contrario della folla che si dimena intorno a loro, lui sta bevendo qualcosa, non sa cosa, ma non gli importa, si guarda intorno, come se aspettasse qualcuno che sa già che non rivedrà mai più, vede una bionda venirgli in contro, per un attimo spera, ma non è lei, non è Chloe quella che gli viene in contro, Chloe non gli verrà più in contro, lui non  cercherà più di togliersi Trixie di dosso, niente più sedute dalla dottoressa Linda, non ci sarà più nessun detective stronzo a rovinargli la serata, e lui si sente vuoto, solo come non era da tempo.
Non si accorse di stare tremando e quando la detective gli chiese se stava bene trovò una scusa per defilarsi, non si presentò a lavoro il giorno dopo, ne quello dopo ancora, passata una settimana Chloe si decise ad andare a vedere le sue condizioni, lo trovò stravaccato sul divano a bere un qualche tipo di alcolico, eppure il suo sguardo non era appannato, era perfettamente lucido, troppo lucido, soprattutto se si fosse messo in conto  la mezza dozzina di bottiglie vuote sul pavimento.
Non si accorse subito di lei, troppo occupato a pensare, e quando la sua mano gli tolse la bottiglia dalle dita, invece di protestare, si fece di lato, permettendole di sdraiarsi di fianco a lui e in quel momento, con le sue dita tra i capelli, promise a se stesso di far durare quei momenti in eterno.

Fase cinque: accettazione
Era un piovoso pomeriggio di gennaio, loro erano in auto, si stavano dirigendo verso la casa di uno dei sospettati per l’omicidio di un barista di mezza età, punzecchiandosi, come al solito.
“ti dico che è così detective”
“si certo, quindi, secondo te a Dio…”
“Mio Padre detective, quando lo accetterai?”
“…a Dio non piace il pane sottile”
“è così ti dico”
“E sentiamo, come faresti a saperlo?”
“Me lo ha detto lui, ovviamente”
“Ovviamente”
L’uomo smise per un attimo di fingere di fissare le gocce di pioggia sul finestrino e sbirciò di sottecchi la donna seduta dal lato del guidatore, era concentrata sulla strada, con un’espressione pensierosa sul viso, si spostò distrattamente una ciocca ribelle dietro l’orecchio, prima di schiacciare bruscamente il freno per evitare l’impatto con un veicolo fuori controllo, a causa del ghiaccio, ora le ciocche davanti agli occhi sgranati erano due, lui, troppo occupato a fissarla, non si accorse immediatamente che la donna aveva sporto la mano, come per evitare che lui si schiantasse sul parabrezza, non appena lo realizzò non mancò di farglielo notare, con un sbuffo che somigliava ad un “Sono lusingato detective, ma non sono tua figlia, posso evitare di schiantarmi da solo” la donna ritrasse la mano, prima di scoppiare a ridere divertita, gli occhi che brillavano, e lui non poté impedirsi di pensare un “Dio se amo questa donna”.

 


N.d.a
Sinceramente non so cosa sia questa cosa,
solo che tempo fa ho letto una storia scritta sullo schema del modello a cinque fasi
per l’elaborazione di un lutto, ed era da un po’ che mi frullava in testa l’idea di scriverne qualcosa di simile su Lucifer,
oggi avevo un po’ di tempo libero ed è venuta fuori questa, per favore fatemi sapere cosa ne pensate, le critiche
sono ben accette, anzi vi chiedo di essere sinceri,
baci
Emy;)

p.s
 la parte del pane è tratta dalla serie TV Supernatural, Castiel una volta ha accennato al fatto che a Dio non piace il pane sottile.

   
 
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