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Autore: Ronnie the Fox    05/08/2016    0 recensioni
"Sono il campione del castello dell'occhio e del cuore" aveva detto dichiarato non appena lo aveva visto avvicinarsi "Se la vostra intenzione è quella di fare del male alla mia Signora, dovrete prima combattere con me."
(What If; Spoiler per chi ancora non ha letto il libro)
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ispirata al prompt "The ways you said I love you: without really meaning it"

 
Every word you're saying is a lie
Run away, my dear
Every sign will say your heart is dead

-Fire and Ice, Within Temptation

«Ti prego, Christopher...Ti amo!»

Tempo prima, udire una tanto agognata dichiarazione d'affetto da parte del suo adorato Henry gli avrebbe fatto gonfiare il petto di gioia e spalancare gli occhi in una manifestazione di sincera incredulità. Tempo prima, alla tardiva realizzazione che tale confessione era stata fatta non per effetto di un qualche profondo sentimento che voleva ad ogni costo essere espresso, ma piuttosto a causa di un egostico desiderio di guadagnare la sua compassione e il suo aiuto, avrebbe sentito il proprio cuore spezzarsi e gli occhi riempirsi di lacrime.
Ora, seduto sul ceppo di un vecchio albero reciso, Christopher Drawlight non provava che un vago senso di noia.

«No, Henry, non dire così! Sai benissimo anche tu che non è vero.»

Cercò di rimproverarlo, ma non riuscì a nascondere un sorriso intenerito nel vedere l'espressione confusa, a tratti perfino spaventata, che deformava il viso sporco di sangue e polvere dell'uomo inginocchiato ai suoi piedi.
Aveva ormai perso il conto di quante altre suppliche gli fossero state rivolte in tale modo. D'altra parte, faticava perfino a farsi un'idea precisa di quanto tempo fosse trascorso da quando, vagando senza una meta per quelli che ormai aveva imparato a riconoscere come gli immensi territori dei Regni Fatati, con sua immensa sorpresa e, non lo aveva nascosto, un certo piacere si era imbattuto nel suo caro, vecchio amico Henry Lascelles. Ma il sollievo di aver finalmente di fronte un viso conosciuto si era presto mutato in delusione quando si era reso conto che quello che aveva davanti non era più il suo Henry.
"Sono il campione del castello dell'occhio e del cuore" aveva detto dichiarato non appena lo aveva visto avvicinarsi "Se la vostra intenzione è quella di fare del male alla mia Signora, dovrete prima combattere con me."
Drawlight aveva fatto appena in tempo a scorgere l'ombra di un pallido volto affacciato ad una delle finestre del castello prima che questo si ritraesse, lasciandogli addosso l'impressione di averlo soltanto immaginato. E anche quando finalmente Henry aveva dato qualche segno di aver riconosciuto in lui il vecchio amico che aveva prima tradito e poi ucciso senza alcun tipo di rimorso, i suoi lineamenti si erano deformati in un'espressione terrorizzata e non era stato affatto facile convincerlo di non essere il frutto di una terribile allucinazione o ancor peggio uno spirito irato in cerca di riscatto per il proprio omicidio.
Avrebbe mentito dicendo di non aver trovato il pensiero di un una vendetta estremamente allettante nemmeno per un singolo istante. Ma appunto un istante era durato ed era poi svanito, soppiantato da tutta una serie di altre idee e considerazioni. La mente degli esseri fatati, si sa, è bizzarra e spesso volubile.
In fondo, aveva riflettuto, sarebbe stato sciocco mostrare rancore per un fatto di cui già stentava a ricordare i dettagli e le circostanze; le ferite dello spirito erano guarite insieme a quelle del corpo non appena aveva riaperto gli occhi, annaspando, in un posto a lui sconosciuto, con gli abiti strappati e macchiati di sangue, senza sapere esattamente come avesse fatto ad arrivarci.
Dopo i primi, difficoltosi tentativi di imbastire una conversazione, erano arrivate le suppliche; quelle di aiutarlo a fuggire lontano, prima, e quelle di ucciderlo subito, senza nemmeno esitare, poi. Sempre accompagnate da angosciate  dichiarazioni d'amore, o dal tentativo di convincerlo che nonostante tutto aveva sempre provato un sincero affetto per lui.
Drawlight, seppur scettico, aveva finito per domandarsi se fosse davvero un patetico tentativo di suscitare la sua compassione, o se davvero Lascelles avesse finito per convincere se stesso di amarlo come non era mai riuscito a fare in tutti quegli anni.
Ad un certo punto  erano stati interrotti da uno scalpitare di zoccoli, che aveva preannunciato l'arrivo di un giovane uomo, poco più che un ragazzo, in sella ad uno splendido cavallo baio.
Ed ecco che Henry sembrava già essersi dimenticato di lui, mentre subito andava incontro al nuovo arrivato e gli proponeva la stessa sfida che Drawlight si era sentito a propria volta rivolgere.
Dire che il modo in cui poco dopo l'uomo era stato brutalmente ucciso e il cadavare impiccato ai rami di un albero vicino a fare compagnia ai suoi sventurati predecessori non lo avesse scosso sarebbe stato ancora una volta essere disonesto con se stesso, come lo sarebbe stato, d'altra parte, anche affermare che la visione di Henry con un inquietante sorriso sulle labbra, chino sul corpo esanime dello sfortunato viandante, non lo avrebbe tormentato a lungo da quel giorno in poi.
 Drawlight non ne era rimasto spaventato, no, incosciamente sapeva che nonostante ciò in cui si era trasformato, Henry Lascelles ormai non poteva più fargli del male, nemmeno se avesse voluto. A turbarlo era il semplice atto di immaginare quali grottesche illusioni  si agitassero nella sua mente, quali demoni lacerassero la sua anima  e per quanto tempo fosse stato costretto a vivere, se la sua si poteva definire una vita, in tali condizioni.

Dopo quel terribile avvenimento aveva preso più di una volta in considerazione l'idea di andarsene, ma proprio quando era stato sul punto di prendere una decisione definitiva, era sempre stato persuaso a restare, che fosse per un comportamento insolito da parte dell'altro che lo aveva incuriosito o per il suono della sua voce che, a poco sarebbe servito negarlo, aveva ancora un certo ascendente su di lui.
Così il tempo era trascorso, senza che Drawlight riuscisse a trovare la forza di abbandonare quel luogo di morte e senza che Henry, nell'alternarsi dei suoi stati di follia, fosse in grado di fare molto altro se non mormorare frasi incoerenti tra sè e sé e continuare, instancabile, ad invocare la morte, ora in preda al più tetro sconforto, ora ad un'incontenibile euforia.

«Christopher io...Io sono il campione del castello dell'occhio e del cuore e--» un'improvvisa espressione di panico attraversò i lineamenti di Lascelles «No, non è quello che volevo dire...» 

Drawlight storse il naso, cercando di non lasciar cadere il proprio sguardo sui cadaveri in putrefazione appesi come macabre decorazioni ai rami degli alberi. L'odore acre del sangue mescolato con quello pungente della polvere da sparo stava cominciando a fargli venire la nausea.
Henry Lascelles aveva preso entrambe le sue mani nelle proprie e le stringeva, ora, così che lui potesse distintamente sentirlo tremare forse di paura o, più probabilmente, di disperazione.

«So benissimo cosa volevi dire e mi dispiace, mi dispiace tanto. Non posso ucciderti, Henry.» esalò con un sospiro «Sarebbe meglio per entrambi che smettessi di illuderti.»

Gli carezzò la guancia con il dorso di una mano in un inaspettato gesto di tenerezza per poi spostarla dietro la sua nuca, costringendolo così ad alzare il viso e poter finalmente premere le labbra contro le sue. La bocca di Henry era morbida, calda, esattamente come la ricordava, e per un breve istante avvertì una dolorosa fitta di nostalgia.
Se avesse chiuso gli occhi e lo avesse baciato dinuovo e poi una volta ancora fino a farsi mancare il respiro avrebbe potuto quasi convincersi di essere tornato a Londra, in uno degli innumerevoli salottini deserti in cui, stanchi dell'interminabile brusio della festa, si erano rifugiati per scambiarsi brevi effusioni, al sicuro dagli sguardi indiscreti degli altri invitati. 
L'inganno, ahimè, non sarebbe durato mai abbastanza a lungo, così come non poteva fingere che quell'uomo provato da sofferenze che mai avrebbe creduto possibili fosse lo stesso che conosceva un tempo, non ora che Henry aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, così che poteva sentirlo chiaramente sussultare al più piccolo rumore e cercare invano di regolare il proprio respiro affannoso.
Tuttavia, sentiva che se in quel momento si fosse alzato e avesse ripreso a camminare, lasciandosi alle spalle l'ultima traccia della sua vita precedente e abbandonando al proprio  destino l'unica persona  con cui ancora -volente o nolente- sentiva di avere un legame, presto o tardi avrebbe un fastidioso rimpianto si sarebbe insinuato nel suo cuore.
Perchè, al contrario di ciò che molti pensano, anche gli esseri fatati hanno un cuore.
«Proverò a portarti via da qui.» sussurrò allora, una promessa di cui già sapeva si sarebbe pentito, e avvertì il corpo dell'altro uomo irrigidirsi tra le sue braccia «Ma non posso fare di più.»







Note dell'autrice: Cos'è sta roba, vi chiedete? Il prodotto di una settimana senza wifi, un rewatch di qualche episodio della miniserie per ingannare il tempo e la voglia di rimettermi a scrivere seriamente ora che ho trovato dei prompt che mi ispirano, vi rispondo.
In realtà era gà da qualche mese che volevo scrivere una cosa del genere, avevo provato a cominciarla più volte, ma alla fine avevo sempre lasciato perdere per mancanza di tempo o di voglia di fare. Il risultato finale è quasi completamente diverso dalle prime bozze, ma devo dire che sono più o meno soddisfatta! Ci sarà un seguito? Non ci sarà? Questo ancora non posso dirlo perchè sinceramente non lo so nemmeno io.
Nel frattempo ho in cantiere almeno un'altra fanfiction per questo fandom ma chissà se, come e quando la finirò. Bah, vedremo!
Per il momento ringrazio e saluto chi ha perso un po' del proprio tempo per leggere questa! 
Alla prossima!~

-Ronnie
  
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