Le prime luci del mattino arrivano silenziose, entrano dalla finestra e illuminano la stanza.
C’è un silenzio quasi tombale, uno strano profumo si espande nell’aria e un senso di quiete pervade la casa.
A quanto sembra, è così silenziosa perché tutti dormono.
O, perlomeno, tutti tranne lui.
Seduto sul bordo del letto, Elijah Mikaelson attende pazientemente che qualcuno si svegli, o che magari gli venga una qualche idea su cosa fare per ammazzare il tempo.
Vestito solo con una canottiera e una tuta, si alza e apre l’armadio, deciso a, non sa, magari fare una passeggiata.
Indossa un completo blu con una camicia bianca e una cravatta anche essa blu, mette un paio di scarpe eleganti ed esce dalla stanza,
passando la mano sui capelli per tirarseli indietro.
Cammina per il lungo corridoio , guardando con sguardo calmo le porte delle tante stanze chiuse, tranne una che è stranamente aperta.
Gli passa davanti.
La porta della stanza, che è quella di Hayley, ove si trova anche la culla della piccola Hope, è spalancata e anche lì la quiete regna sovrana.
Sembra quasi non ci sia nessuno, ma di sottecchi, senza provocare il minimo rumore, osserva all’interno della stanza e non può far altro che sorridere alla vista della scena che gli si presenta davanti:
Klaus, dormiente, o almeno apparentemente,  sdraiato sul letto  cinge la sua piccola col braccio, stringendola teneramente in un abbraccio.
Non è una cosa che si vede tutti i giorni, pensa Elijah, ricordando a se stesso quanto suo fratello sia cambiato nel corso degli anni.
Lui conosce bene suo fratello.
Sa che Niklaus Mikaelson non è come sembra.
Sa che nasconde un lato estremamente tenero, in fondo al suo cuore, e che sono molto rare le volte in cui lo mostra.
E’ vero, pensa, che ha fatto tantissime cose terribili, che ormai è un ibrido capace di incutere timore, un mostro, ma è anche vero che è per colpa di tutte le persone che lo hanno fatto soffrire se è diventato così.
A partire da lui, che come gli aveva già detto, avrebbe dovuto fermare suo padre sin dalla prima volta che lo aveva picchiato.
La vita era stata tremendamente ingiusta con lui. Non che con il resto della famiglia non lo fosse stato, naturalmente.
A partire da lui, da Rebekah o da Kol, o magari anche da Finn, la vita era stata crudele e spietata. O  forse non era stata la vita, ma la famiglia.
La famiglia. L’aveva sempre protetta nonostante ormai non ci fosse più nulla da proteggere, pensava a volte, ma si correggeva subito, ripensando alla promessa fatta.
Sempre e per sempre. Una promessa che non avrebbe mai smesso di mantenere.
Si avvicina al letto silenziosamente e rimane  in piedi davanti ai due.
La piccola indossa un pigiama azzurro a pois blu, e quei pochi capelli che ha, che forse non sono neanche capelli visti la loro lunghezza, sono scompigliati e lei dorme beata tra le braccia di Klaus. Si china lentamente e le bacia la testolina, e sentendosi osservato distoglie lo sguardo da lei per piazzarlo su suo padre, il quale ha osservato tutta la scena con occhi socchiusi e ora lo fissa, quasi impassibile. Elijah non si preoccupa, sapeva che Klaus avrebbe guardato la scena e non gli creava nessun problema il fatto di essere guardato da lui.
Forse in fondo è proprio quello che vuole, che il minore lo guardi, che acquisti fiducia sul fatto che lui avrebbe sempre protetto sua figlia.
Incredibile come in poco tempo, a che non voleva averla, adesso è la sua priorità.
“Ciao, Elijah .” lo saluta l’ibrido, e lui fa un cenno con la testa per salutarlo.
 “Buon giorno, Niklaus.”
Vedendo la piccola sbadigliare, si appresta ad uscire dalla stanza senza dire una parola, e Niklaus si alza e mette la piccola nella culla, sentendosi in parte in colpa per essere stato visto in  un momento così tenero.
***
“Madre! Aiutatemi! “ grida, correndo per il piccolo villaggio rischiando ad ogni passo di cadere.
Il buffo caschetto viene scompigliato dal vento durante la corsa, e le risate spezzano il silenzio che fino a poco prima portava quiete a quella grande famiglia.
Quanti anni aveva a quel tempo? Sei, o forse sette, non lo ricorda, è passato troppo tempo nonostante il ricordo si mantenga ancora nella sua mente.
“Niklaus, non correre! Sono stanco!” lo richiama lui, fermandosi per riprendere fiato.
Incredibile quanto quel bambino fosse pieno di energie.
Il biondino si gira e con disappunto smette di correre, e mettendo un piccolo broncio si avvicina al fratello maggiore, sotto gli sguardi degli altri fratelli – e Rebekah - che li guardano divertiti.
“Vieni qui, furfante!” dice Elijah, scompigliandogli i capelli ancora di più dopo averlo cinto con il braccio.
“ Elijah!” lo chiama il minore, cingendo anche lui il fratello maggiore, nonostante sia molto più basso e arrivi a cingergli solo la pancia.
Anche la piccola Rebekah si unisce, e con la sua vocina stridula rinfaccia ad entrambi di essere  tutti sudati.
Elijah gli da un bacio sulla guancia, Klaus invece si immobilizza, fissando lo sguardo altrove.
Mikael è di fronte a loro e lo fissa indispettito.
Si appresta ad allontanarsi, ed Elijah e Rebekah lo guardano straniti.
 
“ Ehi! Che stai facendo qui?” chiede una voce familiare, distogliendolo dai ricordi.
“Penso ad alcune cose. Ricordi e roba del genere.”
La bionda gli si avvicina e si siede accanto a lui sulla panchina.
“Immagino tu sia impegnato, allora.”
“Camille …” Cambia discorso lui, sospirando.
“Si?”
“Promettimi che riuscirai a trovare un briciolo di umanità in mio fratello, te ne prego.”
“ Lo farò, Elijah. Te lo prometto.”
In qualche modo, Elijah sa che Camille manterrà quella promessa a tutti i costi.



Sarouj
Salve ! 
Allora ...
Spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto. 
Avrei voluto farlo più lungo ma va be', purtroppo è venuto così.
Come ho gia accennato  nell'introduzione , potete decidere voi quale sarà la prossima coppia lasciando una recensione e, se volete, darmi anche un prompt, altrimenti non fa nulla! 
Se la storia avrà un minimo di successo mi applicherò al massimo, sperando di finire i capitoli il prima possibile ^^
Buona giornata/Buona notte a tutti!