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Autore: Alice95_    06/08/2016    2 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Kate si stava fissando le mani, non sicura di come iniziare, non sapeva come uscire da quel caos che aveva creato lei stessa non dicendogli niente prima che lui scoprisse tutto. Ma le vecchie abitudini erano difficili di mandare via e quindi il suo primo istinto fu quello di accusarlo di aver guardato le sue cose senza il suo permesso, ma si trattenne, non era il punto in quel momento. Non era così importante come sistemare la faccenda con Castle, perché non era mai stata sua intenzione ferirlo.

“Perché Kate?”, chiese lui quando la vide persa nei suoi pensieri, “Non capisco perché l’hai fatto. Mi reputavi veramente così piccolo?”.

“Non è quello”, difese se stessa, subito allontanandosi da lui.

“Quindi che cos’è Kate? Aiutami a capirlo, perché non trovo veramente una ragione abbastanza valida per giustificare quello che hai fatto”. Cercò di parlare a bassa voce, ma la sua rabbia venne fuori a ogni parola che le rivolse.

“Non so dove cominciare”, ammise lei, rannicchiandosi ancora di più all’angolo del divano. Non l’aveva mai vista così. Insicura e impaurita, con la voce così debole.

“Che ne dici dall’inizio?”, suggerì lui e per la prima volta, gli occhi di lei incontrarono i suoi e quello che ci vide lo spaventarono. Sembrava con il cuore spezzato, ferita e sola.

“L’inizio”, ripetè lei piano. Era più facile vista in quel modo. Non ne aveva mai parlato prima. Royce l’aveva scoperto da solo e lei gli aveva a malapena confermato la sua intuizione. Ma non aveva mai raccontato a nessuno l’intera storia e forse era giunto il momento.

Castle stava iniziando a perdere ogni speranza di sentirla parlare, pronto ad alzarsi e lasciarla quando sentì la sua voce appena sussurrata.

“Mia mamma”, prese un respiro profondo. “Mia mamma è stata uccisa”.

Questo era l’inizio.

 

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Castle si era aspettato molte versioni della sua storia, si era aspettato scuse e giustificazioni ma non si aspettava questo, la cruda realtà di quello che apparentemente era stato l’inizio di tutto. Era totalmente impreparato a quello, specialmente vedendo il dolore crudo nei suoi occhi.

“E’ stata accoltellata in un vicolo, nessuna rapina e la polizia ha chiuso il caso come una semplice violenza tra gang. Non hanno mai trovato il colpevole”, continuò Kate, gli occhi fissi sulle sue mani.

Lui prese un respiro profondo, sentendosi inutile di fronte alle lacrime silenziose che erano cominciate a uscire dai suo occhi.

“Mio papà la prese male, ha preferito trovare conforto nell’alcol e io sono tornata da Stanford per prendermi cura di lui”, stava lottando per mantenere il controllo, cercando di mantenere la voce calma, ma senza successo. “Non voleva nessun aiuto, nemmeno il mio”, continuò.

La gola di Castle diventò improvvisante secca, le sue mani sudavano. Era pura agonia vederla in quelle condizioni e poteva solo immaginare quanto le costasse dirgli tutte quelle cose.

“La notte che ci siamo incontrati”, prese un altro respiro profondo, “Era il primo anniversario della sua morte”.

Castle ingoiò a vuoto per prendere aria, era seduto sulla punta della poltrona, ricordando quegli occhi tristi che l’avevano catturato dal primo momento, e non voleva fare altro che avvicinarsi a lei, “Kate”, sussurrò, il tono pieno di compassione, ma lei lo ignorò.

“Non parlavo con mio padre da settimane e volevo solo dimenticare, non voleva pensarci più”, per la prima volta dall’inizio del racconto lo guardò negli occhi, “E poi sei arrivato tu”.

Il cuore di Castle si fermò, perché quello che vide nei suoi occhi era più di quello che si fosse mai aspettato o che avesse mai sperato. C’era una tenerezza, una gratitudine che gli fece pensare di essere stato il suo salvatore quella notte.

“Non sapevo chi fossi”, disse, e aspettò che lui accettasse quel fatto, solo quando annuì, proseguì. “Mia mamma era la fan, non avevo mai capito il suo amore per i romanzi gialli, non fino a quel momento”, spiegò lei, un piccolo sorriso apparve sul suo viso.

Sembrava persa nelle sue emozioni e le diede un momento per riprendersi, fino a quando non la incitò gentilmente a proseguire, “Cosa è successo poi?”.

“Non ne sono ancora sicura”, disse con una risata asciutta. “Quella notte, la nostra notte, è stata molto più di quello che stavo cercando, tu sei stato molto più di quello che stavo cercando”. Le costò molto ammetterlo, specialmente nel terreno pericoloso in cui si trovavano in quel momento, doveva essere completamente onesta.

“Avevo la sensazione che mi avessi capita, che sapessi di cosa avevo bisogno, senza in realtà saperlo e senza che io dovessi dire qualcosa, ed ero sopraffatta e spaventata allo stesso tempo”.

“E’ per questo che te ne sei andata nel cuore della notte”, concluse lui, annuendo e capendo.

“Non avevo idea di cosa avesse significato per te, per quello che sapevo eravamo due sconosciuti che avevano accettato di passare una notte insieme”. Sbuffò. “Quella notte è stata meravigliosa, penso che non avrei potuto sopportare la possibilità di vedermela rivoltare contro”.

Lui sospirò, “Kate io—“, ma lei lo fermò, scuotendo la testa.

“Ti prego no, non ce la farò mai se tu…”, si interruppe.

“Ok”, accettò, chiudendo la bocca.

“Ho realizzato chi fossi due settimane dopo”, ammise lei, sapendo che gli avrebbe fatto male sapere da quanto tempo lo sapesse. “Mio padre mi diede una scatola con tutti i libri di mia madre”.

“E il mio era lì dentro”, realizzò lui.

“Si”, tentò di asciugarsi le lacrime, “Improvvisamente mi stavi fissando dal retro della copertina di In a Hail of Bullets”.

“Capisco”, suonò acido e lei sperò di poter dire qualsiasi cosa per scacciare quel senso di dolore dai suoi occhi, per riportare quella luce che non vedeva da giorni.

“C’era une dedica, mia madre era andata ad uno dei tuoi firmacopie e quella dedica era così personale, io, io ho portato il libro a letto con me quella notte, non sono riuscita a chiuderlo fino a quando non l’ho finito”.

“Bello eh”, c’era un leggerissimo sorriso accennato sul suo viso e Kate ne fu immensamente felice, c’era speranza.

“Bello, si”. Confermò, mordendosi il labbro. “Mi sono sentita più vicina a mia mamma quella notte che…”, si fermò per ripartire di nuovo. “In quel momento ho capito perché amasse così tanto i tuoi libri, c’è sempre una conclusione, il bene vince sempre e da speranza”.

Castle si chiese se i suoi libri avessero fatto lo stesso per Kate, ma non osò chiedere.

“E poi ho scoperto di essere incinta”.

Castle dopo quella frase trovò difficile anche solo respirare, eccola, ecco la parte che stava aspettando ma ora non era sicuro fosse il momento e il posto giusto, forse era già abbastanza per quella notte. Guardò Kate, vide che era esausta e emotivamente svuotata, e oltre a quello, non era ancora guarita del tutto dalla febbre.

“Kate”, disse piano per non spaventarla, e lei lo guardò con due grandi occhi rossi e gonfi, sembrando di colpo giovanissima.., “Forse è meglio se torni a letto”.

Lei non capì, non era quello che voleva? Non voleva sapere la verità?

“Castle?”.

“Kate, è piena notte. Sei infreddolita e stanca”, cercò di spiegare, vedendo come stesse tremando, ma Kate scosse la testa con veemenza.

“No, ho bisogno di farlo”, sembrò quasi disperata. Era già difficile farlo in quel momento, non sapeva se ci sarebbe riuscita il giorno dopo. Ma Castle sembrava insicuro, non voleva caricarla troppo.

“Castle, ti prego”, lo pregò e non le importò.

Lui finalmente si arrese, sospirando, “Ok, ma lascia che ti prenda un bicchiere di acqua e una coperta”.

Quando ritornò, lei prese un sorso dall’acqua che gli aveva offerto e si avvolse attorno alla coperta, dopo aver messo il bicchiere sul tavolino da caffè.

“Grazie”, mormorò, sorpresa di non vederlo risedersi sulla poltrona ma sedendosi al lato opposto del divano.

“Quindi hai scoperto di Jamie”, le disse gentilmente, il tono calmo, “Perché non sei venuta da me?”.

“Io-“, prese un profondo respiro, “Fu uno shock. All’inizio non capivo come era potuto succedere e onestamente era l’ultima cosa che avevo bisogno in quel momento”.

La parte successiva era una delle più difficili da ammettere, ma doveva sapere tutto, “Presi un appuntamento per abortire”, sussurrò e nuove lacrime cominciarono a cadere, perché non poteva immaginare un mondo senza Jamie.

Il cuore di Castle si spezzò alla visione di un mondo senza la sua piccola bambina, ma si trattenne, lei era lì, Kate non l’aveva fatto, “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”.

“Non potevo, la vita è preziosa, non avrei potuto vivere con quella decisione”, la sua voce si addolcì, un sorriso le ritornò sul viso. “La migliore decisione della mia vita”.

“E poi?”.

“Ho considerato di dirtelo, ma non sapevo come avresti reagito alla notizia, dopo tutto era stata solo una notte”. Andò velocemente avanti prima che la potesse interrompere, “Ero certa avessi altre cose in mente. Un divorzio, essere un papà single. Ho pensato che l’ultima cosa di cui avessi bisogno in quel momento ero io incinta di tua figlia, o peggio che mi avresti accusata di approfittarti per altri motivi, che volessi solo i tuoi soldi”.

“Kate, non avrei mai…”, fu sorpreso quando sentì afferrargli la mano che aveva appoggiato sul divano, aggrappandosi come se la sua vita fosse in gioco.

“Adesso lo so”, sospirò prima di continuare, “Avevo cambiato idea un mese prima che Jamie nascesse”.

La testa di Castle si alzò sorpresa, “Cosa?”.

“Ero già stata ammessa all’accademia e anche se avrei iniziato più tardi, riuscii a trovare una persona che conosceva il tuo indirizzo. Sono venuta e ti ho visto con la tua ex moglie”, guardò altrove, perché in quel momento le faceva male guardarlo.

“Meredith?”, la mente di Castle corse e poi si ricordò, la sola volta che era stato debole abbastanza da far rientrare la sua ex moglie nella sua vita, proprio quando Kate aveva cambiato idea. Il loro tempismo non avrebbe potuto essere peggiore.

“Pensavo che foste tornati insieme e sapendo che avevate una figlia non volevo mettermi in mezzo”, disse piano.

“Kate”, sospirò. “Non stavamo tornando insieme. E’  stata solo una cosa di una…”, non c’era bisogno di continuare, “Dio, se solo avessi saputo”.

“Non è colpa tua, te l’avrei detto comunque, ora lo so”, strinse di nuovo la sua mano, colpita da come accusasse se stesso quando in realtà l’unica che aveva rovinato tutto era stata lei.

“Cosa è successo poi?”, chiese lui, sentendo che c’era altro.

“Il giorno in cui Jamie è nata, mio padre si fece vedere in ospedale, ubriaco. Mi disse che voleva vedere lo stronzo”. Si asciugò le lacrime, tirando su con il naso. “L’ho cacciato, dicendogli di non farsi rivedere mai più e così e stato. Siamo state solo io e Jamie da quel momento”.

“Mi dispiace”, sussurrò Castle, avvicinandosi a lei inconsciamente.

“Non essere dispiaciuto!”, disse quasi disperata. “Jamie è stata l’unica cosa che mi ha tenuta a galla e sono stata un’egoista, egoista a volerla tenere solo per me, perché avevo paura me l’avresti portata via e so che quella sarebbe stata l’ultima goccia, sarebbe stata la fine. Ero un relitto allora, e probabilmente lo sono ancora”. Le ultime parole furono quasi un sussurro. 

Lui era scioccato alle sue parole.

“E sono io che devo essere dispiaciuta, perché tu meriti di esserci nella sua vita, sei un padre meraviglioso Castle, e pensare che ero quasi riuscita a dividervi per sempre. Mi dispiace, mi dispiace così tanto. Vorrei poter tornare indietro e fare tutto diversamente”.

Adesso stava piangendo a dirotto e Castle si avvicinò, “Kate calmati”.

“Non posso”, cominciò a piangere ancora di più. “Non sono abituata ad avere persone che si preoccupano per me. Da quando mia madre è morta, ho fatto sempre tutto da sola e mi spaventa il fatto che tu sia qui e che continui a tornare, combattendo per ciò che è tuo di diritto, e mi spaventa ancora di più il fatto che magari un giorno ti fermerai perché farò qualcosa di stupido. Il cuore di Jamie si spezzerebbe. Ho così paura di rovinare tutto, perché sono stata così dannatamente brava a farlo i primi due anni della sua vita”.

Lui la fermò, non ce la fece più e la prese tra le sue braccia, “Sssh Kate, sei una madre meravigliosa e ti prometto che non riuscirai a farmi andare via. Tornerò sempre, è quello che fanno i padri”.

E poi realizzò, lei non ne aveva idea, aveva perso la fiducia perché suo padre l’aveva lasciata nel momento in cui aveva più bisogno. 

“Mi dispiace tanto Castle”, singhiozzò sulla sua maglia, le braccia erano attorno alla sua vita, stringendolo a sè.

“Non dico che non sono più arrabbiato”, mormorò nei suoi capelli umidi, “Ma sapere aiuta. Sapere la storia aiuta. Tutti facciamo degli errori, dobbiamo solo fare del nostro meglio per non ripeterli una seconda volta”.

La sentì calmarsi finché non si allontanò da lui.

“Grazie Castle, per tutto”, tirò su con il naso, togliendosi le lacrime dal viso.

“Grazie per avermi raccontato”, rispose lui, “E per quello che può valere, mi dispiace essere entrato nella tua camera”.

Fece uscire qualcosa che sembrava una risata, “Te l’avrei dovuto dire prima. Volevo ma non trovavo mai il coraggio”.

Lui annuì, un sentimento che gli era familiare.

Rimasero in silenzio per un po’, seduti vicini, Kate che gli stava ancora stringendo la mano.

“Quindi adesso?”, chiese lei.

“Penso che entrambi abbiamo bisogno di dormire e poi ne parleremo ancora domani, ma c’è un’altra cosa”, disse lui.

“Ok”. Lo fissò in attesa.

“Voglio trascorrere più tempo con Jamie, so che hai Cynthia, ma-“, si fermò, passandosi la mano libera sul viso, “Posso prenderla la mattina e riportarla quando ti finisce il turno, o potresti venire a prenderla qui e cenare con noi qualche volta, e voglio anche che Jamie resti a dormire una volta ogni tanto”. Disse tutto velocemente, avendo paura della sua reazione.

Con sua sorpresa gli strinse la mano e sorrise, “Ok, mi sta bene”.

“Si?”.

“Si”.

Si sorrisero finché Kate non si alzò in piedi, “Sono stanca”.

Lui annuì, “Anche io”.

“Grazie per avermi ascoltata”, disse lei piano, guardandolo attraverso le ciglia scure.

“Sempre”, sorrise e la osservò alzarsi, per poi ritirarsi in camera.

“Kate?”, la chiamò prima che potesse sparire dietro la porta, e lei si voltò, “Non è mai stata solo una cosa di una notte per me. Sono tornato in quel bar per settimane, sperando di ritrovarti lì. Non sono mai riuscito a dimenticarti”.

Forse era troppo, ma doveva dirglielo visto che lei era stata così onesta con lui quella notte, doveva sapere.

Il lieve rossore sulle sue guance, il modo in cui i suoi occhi brillavano e il piccolo sorriso sul suo viso gli dissero che aveva fatto la cosa giusta.

Il cuore di lei perse dei battiti a quelle parole, e non poté nasconderglielo, poteva leggerglielo negli occhi, lui lo sapeva.

“A domani, Kate”.

“Buonanotte Castle”.

Ed entrambi presero la loro strada, sapendo che il giorno dopo avrebbe segnato un nuovo inizio per loro.




Ciao a tutti, spero che il capitolo vi sia piacuto. I caskett stanno creando sempre più feeling <3
Comunque vi rilascio il link della storia originale, https://www.fanfiction.net/s/9175920/1/A-Night-to-Forget 

Buona lettura 
Alice

   
 
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