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Autore: Gagiord    07/08/2016    3 recensioni
Come può sentirsi Shinichi a mentire instancabilmente a chi gli sta intorno, ma soprattutto a Ran?
“No, Ran, sono una persona complicata; la mia situazione stessa è complicata. Ancora non ho capito perché non mi dimentichi. Perché ti ostini a sentire la mia voce, a vedere il mio corpo, a capire la mia anima? E’ vero, sei l’unica che può sentirmi, che può vedermi, che può capirmi; ma a me non serve.”
Storia partecipante al contest "per ogni citazione una storia" indetto da i love ace 30 sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, Ran, se solo potessi dirti la verità. E, credimi, mi piacerebbe. Mi piacerebbe potermi affidare a te — perché so che sei forte, molto più di quanto si possa credere —, potermi fidare di te, poter parlare con te; ma, soprattutto, mi piacerebbe non vederti soffrire. Del resto, perché angosciarti per una persona come me? No, Ran, sono una persona complicata; la mia situazione stessa è complicata. Ancora non ho capito perché non mi dimentichi. Perché ti ostini a sentire la mia voce, a vedere il mio corpo, a capire la mia anima? E’ vero, sei l’unica che può sentirmi, che può vedermi, che può capirmi; ma a me non serve.
Rido piano: non so nemmeno per quanto potrai applicarle su di me, queste tue abilità. Sì, sono abilità: nessuno ha mai saputo farlo, e, forse, non so farlo neppure io. Ma morirò, ed è sicuro, Ran: questo veleno mi sta divorando dalle viscere, dalle profondità del mio essere, fino a risalire in superficie. E mi dispiace di non poter far a meno delle menzogne che continuo, imperterrito, a lanciarti addosso. Ma, capiscimi, ti voglio solo proteggere; cosa succederebbe se, in qualche modo, tu venissi a contatto con l’Organizzazione? No, non ci voglio nemmeno pensare. Non posso immaginare di non poter più vedere le tue iridi blu, quasi tendente al viola; sembrano quasi due ametiste. Ma non sono dure, no, sono dolci, morbide, e riescono ad allietare e a placare anche la più perfida delle creature. Non sarebbe ironico se, con i tuoi meravigliosi occhi, riuscissi a sedare anche la crudeltà degli uomini che tanto si dilettano a portar via la vita delle persone? Oh, sì, sarebbe bellissimo; ma, al tempo stesso, troppo surreale. Però, sai, non mi sorprenderei se, con il tuo genuino ma penetrante sguardo, riuscissi a scavare nei meandri del mio animo, fino a scoprire la verità. Talvolta, non ricordo neppure tutto il flusso delle mie bugie, e avverto ancor di più la difficoltà nel proferirle. Ed è maggiore l’angoscia se — sembra quasi una barzelletta — sono proprio io a ricercare sempre la verità, in ogni essere umano che possa scorgere. Tagliente e sottile, no? Ah, Ran, se solo fossi io al tuo posto, probabilmente non mi sarei mai perdonato. Ma, d’altronde, chi mi asserisce che tu mi giustificherai? Nessuno, appunto.
L’ansia si acuisce, ma si acuisce anche il sollievo: sarebbe bello se tu potessi allontanarti da me. Certo, adorerei un futuro in cui ci siamo noi, e non io e te; ma preferisco non rischiare un domani in cui non ci siamo né io né te. E non sai quanto mi terrorizza quest’ultima opzione: io morirei per una questione in cui sono ormai implicato, ma tu? No, tu non hai nulla a che fare con la malvagità e la rudezza del mondo; hai sempre immaginato l’ambiente intorno a te più bianco che nero, anche se sei sempre a contatto con quest’ultimo. Come se lo toccassi, ma non lo percepissi. E, devo essere onesto, qualche volta mi piacerebbe darti una bella scrollata per farti capire che la Terra non è un luogo tutto rosa e fiori, ma sono impossibilitato dal raccontarti l’aspra verità, dal narrarti della cruda realtà. E spero che, un giorno, tu potrai perdonarmi, anche da deceduto.
Continuo a stare nella camera di Kogoro, a guardare il soffitto e ad immergermi nel dedalo dei miei pensieri e ricordi. Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono disteso su questa branda che mi funge da letto.
«Conan-kun!» mi chiama una voce: è Ran.
Avverto una morsa attanagliarmi il cuore, lacerandolo. Ma non m’importa; dopotutto, quante volte è stato straziato il tuo? Innumerevoli.
«La cena è pronta!»
Mi dispiace, Ran, di assuefarti di menzogne e di privarti della verità che tanto frugo. Mi dispiace, Ran, di non essere un bugiardo di successo: la mia memoria non me lo permette.



Ehilà! Sono di nuovo qui, con una ShinxRan... E, anche stavolta, il tema principale sono le menzogne; divertente, no? Solo che, questa volta, le leggiamo dal punto di vista del nostro tonno! Tra l'altro, è come se si fosse scritta da sola x'D Spero vi piaccia!
Alla prossima! ;)

Baci
Shizuha
  
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