Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Persefone3    07/08/2016    5 recensioni
Killian Jones è un giovane e promettente artista di Boston, ma la sua vita non è stata sempre facile. Proprio nel momento in cui decide di iniziare a riprendere in mano la sua vita, una giovane donna fa capolino nella sua vita. Dal canto suo, Emma Swan non ha la minima idea che dopo il suo incontro con Killian tutto quello che l'ha spinta a chiudersi in se stessa sta per subire un forte scossone. Riusciranno a trovare un loro equilibrio? E cosa succede quando uno dei due si troverà nella delicata situazione di dover proteggere l'altro dai residui del proprio passato?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XVI. Crumble
 
Emma stava scaricando il maggiolino con le buste della spesa. Quella sera aveva in mente di cucinare qualcosa di davvero speciale. Killian aveva ultimato tutti i quadri da esporre con una settimana di anticipo. Aveva lavorato sodo giorno e notte ed Emma si era completamente dedicata a lui nel tempo che non era alla galleria. Lo aveva viziato, lo aveva spronato quando si era ritrovato sul punto di mollare tutto e lo aveva consolato quando la frustrazione gli era sembrata insormontabile. Che il legame e la connessione tra loro fosse forte, lo si era capito sin dall’inizio ma ora era cresciuta e maturata ulteriormente. Non erano due bambini ovviamente, anche se a volte si comportavano come tali, e questo aveva fatto sì che il loro rapporto si rinsaldasse in maniera tanto intensa. Per questo aveva voglia di festeggiare, senza togliere che proprio quel giorno erano esattamente quattro mesi che stavano insieme. Con le buste in mano, stava già organizzando nella sua testa il da fare in cucina quando qualcuno la afferrò per un braccio e la trascinò in un vicolo isolato. Aveva invano cercato di urlare ma prima di potersi rendere conto di quello che realmente le stava accadendo, si era ritrovata con le spalle al muro e con un coltello puntato alla gola. L’altra mano del suo aggressore era premuta contro la sua bocca mentre con il corpo la pressava sempre più contro il muro. L’uomo che Emma si ritrovò addosso era molto agile e ben piazzato, non aveva alcuna possibilità di sfuggirgli.
 
- Ciao Emma Swan, come stai? – sussurrò lui feroce.
 
Allentò la presa sulla bocca per permetterle di parlare.
 
- Chi sei tu? Come sai il mio nome?
- So molte cose su di te. Puoi chiamarmi Percival. Diciamo che abbiamo un amico in comune che ti rifiuti di aiutare – rispose premendo ancora il coltello sul suo collo.
 
Emma capì immediatamente a chi Percival stava facendo riferimento. Aveva sperato che le minacce di Neal si rivelassero vuote, come molte delle sue parole del resto. Evidentemente stavolta c’era davvero qualcuno di grosso in mezzo.
 
- Neal non è mio amico.
- Ma sì che lo è. E anche se così non fosse è amico mio. Mi ha raccontato che stai facendo la difficile con lui. Lo sai che gli amici vanno aiutati nel momento del bisogno? Peccato che la situazione ci abbia portati a questo punto, sei anche molto carina. Potevamo divertirci.
- Lasciami immediatamente! – replicò Emma cercando di divincolarsi.
- Ecco che fai la stronza, quindi devo tornare ai metodi di prima – tornò a premere il coltello sulla gola di lei – questo è un avvertimento innocuo: so dove abiti, so con chi abiti, conosco le vostre abitudini. Fai quello che devi o mi assicurerò personalmente di infilare questo coltello nella pancia del tuo amato. Mi hai capito sgualdrinella?
 
Paralizzata dalla paura, Emma sentiva il cuore a duemila nel petto.
 
- Ho già detto a Neal che non posso farlo senza che gli altri capiscano.
- Sei una ragazza intelligente, sono sicuro che troverai un modo. Hai tempo fino alla sera prima della mostra. Se entro mezzanotte non ti fai trovare con i quadri al vecchio ponte ferroviario, puoi dire addio a tutto quello che hai costruito fin qui. E non provare a fuggire: non riusciresti ad arrivare al primo svincolo per l’autostrada.
 
Improvvisamente Percival mollò la presa su Emma e si dileguò nel vicolo, lasciandola ancora attonita e spaventata con le buste a terra.

In ascensore, Emma aveva cercato di darsi una calmata. Aveva raccolto la spesa come meglio aveva potuto e ora, davanti allo specchio, stava cercando di coprire i segni sulla sua gola con la sciarpa. Se Killian li avesse visti si sarebbe insospettito e lo avrebbe così esposto ad un rischio che non era minimante disposta a fargli correre. Arrivata davanti alla porta di casa aveva preso un profondo respiro prima di aprire.
 
- Sono tornata!
 
Killian fece capolino dalla porta della cucina.
 
- Giusto in tempo per una cioccolata!
 
A Killian bastò un rapido sguardo alla sua donna per capire che c’era qualcosa che non andava. Si avvicinò di un passo.
 
- Va tutto bene? – continuò avvicinandosi ancora di più.
- Certo – rispose Emma cercando di non insospettirlo
 
Killian si avvicinò ancora e fu in quel momento che notò le buste della spesa ammaccate, le calze di Emma rotte e dei strani segni sul suo collo.
 
- Cosa diavolo è successo? – disse togliendole la sciarpa – questi sono dei segni, e poi le tue calze …
- Sto bene, sto bene
- Non dirmi che sei passata per quel maledetto vicolo!! Ti ho detto un milione di volte che è pericoloso!
 
Emma capì che Killian le aveva offerto un insperato assist. Lo avrebbe sfruttato a suo vantaggio.
 
- Hai ragione, ci sono passata.
- Dannazione Emma!! Se ti avevo detto di non farlo c’era un motivo!!
 
Killian la aiutò a togliersi il cappotto e la fece sedere su una delle sedie del salotto. Poi andò in bagno per prendere la cassetta del primo soccorso. Si inginocchiò e cominciò a disinfettarle il taglio sulla gamba. Poi passò ad osservare i segni sul collo.
 
- Come hai fatto a farti questi?
- Due ragazzini hanno provato a rubarmi la borsa, la portavo a tracollo. Sono caduta a terra è solo lo sfregamento della tracolla. Sono solo malconcia ma sto bene.
- Dovremmo andare a fare una denuncia alla polizia.
 
La polizia proprio no. Se era vero che gli uomini di Percival controllavano ogni loro mossa, era assolutamente fuori discussione recarsi da loro.
 
- Assolutamente no. La borsa non me l’hanno presa e sto bene.
- Ti prego Emma, morirei se ti succedesse qualcosa - Killian la strinse forte a sé.
- È tutto passato. Veramente.
 
La guardò ancora un momento. Era ancora chiaramente scossa per l’accaduto.
 
- Va bene, ma se succede ancora una volta. Ti porto dalla polizia e non voglio sentire questioni. Vieni a prendere la cioccolata.
- La spesa! Delle cose vanno in frigo!
- Prima penso a te, poi a tutto il resto.
 

Il freddo della lama sulla gola e l’impossibilità di muoversi. Per quanto avesse tentato, ogni suo sforzo si era rivelato inutile. Proprio come l’altra volta. La mano premuta sulla sua bocca la stava soffocando. Aveva provato paura? Molta. Ma questa paura si era trasformata in puro terrore quando dietro alla figura di Percival, Emma aveva visto comparire Killian. Perché era lì? Come aveva fatto a trovarla? Sapeva che se si fosse avvicinato a loro, Percival non avrebbe esitato un solo minuto per trafiggerlo a morte. Doveva impedirglielo. Aveva cercato di urlare con tutto il fiato che aveva in gola, ma le sue corde vocali erano come paralizzate e la voce non voleva saperne di uscire. Più cercava di gridare, più Killian si avvicinava. Quando fu a pochi passi da loro, Percival si era accorto della nuova presenza. Le aveva rivolto uno sguardo di compiacimento prima di voltarsi verso di lui. Prima che Killian potesse rendersene conto, Percival lo aveva pugnalato al fianco. La bianca felpa che indossava aveva subito iniziato a macchiarsi di rosso vivo. E fu solo in quel momento che a Emma sembrò che la sua voce tornasse a funzionare. Urlò il suo nome disperatamente.
Le ci volle un po’ per rendersi conto di essere al buio con gli occhi sbarrati. Si era tirata su dal letto come una molla, il respiro affannato, il sudore scivolarle addosso e l’adrenalina a mille pompata nelle vene. Il suo urlo aveva svegliato anche Killian che ora, accanto a lei, dopo aver acceso l’abatjour, cercava di calmarla.
 
- Amore mio – disse lui abbracciandola – sono qui, proprio vicino a te.
 
Killian le baciò una spalla per farle sentire la sua presenza. Ma Emma sembrava ancora presa dalle allucinazione del suo sogno. Si guardava attorno guardinga. Le passo una mano sul viso per poi scendere fino al petto. Oltre ad essere sudata, il cuore sembrava volesse esploderle nel petto, segno che ancora la paura non era svanita nonostante si fosse svegliata.
 
- Emma guardami – disse afferrandole delicatamente il viso – siamo nella nostra stanza, nella nostra casa. Sei al sicuro qui.
 
Emma lo guardò con gli occhi sgranati, incapace di articolare ancora una sola parola. Quando però capì che non era più nel suo sogno e che quel dolce tocco sul suo viso era proprio del suo Killian, gli occhi le si riempirono di lacrime. Killian la strinse ancora strofinandole la schiena per cercare di calmarla ulteriormente.
 
- Vado a prenderti un asciugamano.
 
Aveva appena messo una gamba fuori dal letto quando Emma lo trattenne per una mano.
 
- Non mi lasciare, ti prego.
- Non ti lascio – rispose lui tornando vicino a lei – sono proprio qui. Ma bevi almeno un po’ d’acqua, ti farà bene. Prendo il bicchiere dal mio comodino.
 
Dopo aver sorseggiato l’acqua, Emma iniziò a calmarsi e a tornare lucida. Non vi erano dubbi sul significato del suo sogno. Non poteva esporre Killian a quel pericolo a qualunque costo.
 
- Vuoi dirmi cosa hai sognato? – disse lui interrompendo il flusso dei suoi pensieri
 
Emma abbassò lo sguardo e scosse la testa.
 
- So cosa vuol dire avere incubi e avere paura di addormentarsi. Sentiti libera di dirmi tutto.
 
Emma gli accarezzò il viso e Killian capì che non era pronta a parlarne.
 
- Va bene – proseguì lui – ora torniamo a sdraiarci.
 
La fece adagiare di nuovo sulla schiena stretta nel suo abbraccio. Le fece poggiare la testa nell’incavo del suo braccio e continuò ad accarezzarle la schiena. Era ancora sudata come non mai. Afferrò un lembo del lenzuolo ed iniziò a tamponarle amorevolmente il viso, ancora lucido per il sudore.
 
- Così va meglio no?
 
Emma annuì con la testa e lasciò che il suo amore la avvolgesse completamente.
 
- Grazie – sussurrò con un filo di voce
- Lo sento quando il tuo cuore è inquieto, anche se non vuoi ammetterlo, ed è compito mio, beh almeno spero lo sia, proteggerlo a qualunque costo – le baciò la fronte – e ora torna a dormire.
- Ho paura di tornare in quell’incubo e non riuscire a venirne fuori.
- Non succederà
- Come fai a dirlo?
- Non ti ho mai vista fallire. E poi quando hai paura non devi fare altro che guardare dentro di te per trovare la forza. Siamo più coraggiosi di quanto crediamo. Fidati di me. Mi assicurerò che niente possa succederti.
 
Emma lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Avrebbe voluto più di ogni altra cosa lasciarglielo fare, ma la sua vita era appesa a un filo. Aveva dentro un fardello che era solo suo e che per la sicurezza di tutti non poteva condividere con nessuno. E nella sua testa iniziò a maturare l’idea che se davvero voleva salvarlo, c’era una sola cosa da fare: allontanarsi.

In quell’ultima settimana, Emma non aveva fatto altro che pensare e ripensare alle parole di Percival. Altalenava tra momenti in cui voleva confessare tutto a Killian ad altri in cui si vedeva costretta a fare quello che Neal e suo padre volevano facesse. Ogni volta che lui la toccava o la guardava con i suoi intensi occhi azzurri, Emma si sentiva morire dentro dal senso di colpa. Dal canto suo Killian, aveva attribuito l’umore altalenante di Emma a quello che era successo in quel vicolo. Per questo aveva cercato di essere il più comprensivo possibile con lei.

Ma a lungo andare tutta quella situazione e tutto quel peso stavano consumando Emma, anche se faceva di tutto per nasconderlo agli altri. Due giorni prima dell’inaugurazione, però, Emma capì di dover agire, di dover proteggere il suo vero amore a qualunque costo, anche il più doloroso. Con la morte nel cuore si accinse a mettere in pratica il suo piano il giorno seguente.

Emma era appena tornata dalla galleria. Killian era rimasto a lavorare ancora un po’ per cercare di sistemare gli ultimi dettagli. I quadri erano già stati trasportati dai Blanchard tranne lo Swan’s Gem. Per qualche strano motivo, Emma era riuscita a convincere Killian a portare il quadro il giorno dopo. Tirò fuori dalla borsa una bottiglia di rhum: sapeva quanto piaceva a Killian. Più di una sera si erano abbandonati a qualche bicchierino per ridere insieme. Andò in camera da letto per rifarsi il trucco e per indossare qualcosa di più attillato, così da essere sicura di avere la completa attenzione di Killian.

Quando lui tornò, la trovò seduta al tavolo con la bottiglia e due bicchieri pronti. Era bella da levare il fiato
 
- Ciao amore. A che devo l’onore?
- Pensavo che visto l’importanza di domani, stasera potevamo fare un po’ di baldoria per festeggiare.
 
Killian si sfilò la giacca di pelle. Emma lo stava guardando in modo che era davvero difficile resisterle. E il rhum le scioglieva quella sensualità di cui non sempre era consapevole di avere. Si avvicinò al tavolo.
 
- Rhum di prima qualità. Vuoi fare le cose in grande.
- So quanto ti piace e poi la ricorrenza è importante.
- Se non ti conoscessi bene, direi che vorresti farmi ubriacare, il che è stata la mia tattica per molto tempo. non c’è che dire ho avuto una pessima influenza su di te.
 
Emma riempì i due bicchieri e poi li fece tintinnare.
 
- Salute capitano – disse portando il bicchiere alla bocca e non staccando gli occhi da Killian.
 
Sperava di riuscire a farlo bere abbastanza da farlo addormentare. Allora sì che avrebbe avuto tutto il tempo per mettere in pratica il suo piano. E così avvenne. Tra alcol e stanchezza, era crollato piuttosto presto. Emma aveva appena fatto in tempo a metterlo al letto. lo stava aiutando ad adagiarsi quando la afferrò per un braccio e la attirò a sé.
 
- Dannazione, domani avrò un mal di testa con i fiocchi. Speriamo che la sbornia mi sia passata la sera.
- Che succede capitano, non riesci a reggere il rhum?
- Non dire sciocchezze, lo reggo benissimo – fece appena in tempo a replicare prima di addormentarsi.
 
Quando Emma capì che si era addormentato, fu investita in pieno dalla tristezza e dal dolore per quello che ora doveva fare. Con la morte nel cuore si chinò su di lui e lo baciò dolcemente sulle labbra.
 
- Ti amo Killian Jones.
 
Con gli occhi pieni di lacrime, iniziò a radunare le sue cose facendo molta attenzione a non svegliarlo. Prima di andare via, lasciò un bigliettino accanto a lui. Immaginava il suo viso quando ne avrebbe letto il contenuto, ma doveva rendere tutto credibile. Non pensava nemmeno una delle parole che vi aveva scritto ovviamente. Chiudersi la porta del loro appartamento alle spalle fu la cosa più difficile da fare: stava rinunciando a quella che era stata la parte più sana e felice della sua vita, ma c’era la seconda parte del piano da attuare. Si diresse alla galleria per prendere l’Hook vs Pan. Lo Swan’s Gem era già nella sua macchina. Conosceva così bene la galleria che sarebbe stato semplice eluderne i controlli. E così fu infatti: ne uscì venti minuti dopo esserne entrata con quello che cercava. Si diresse quindi all’appuntamento con Percival.
 
- Sei arrivata – disse l’uomo come la vide arrivare al ponte – mi hai stupito, già pensavo di dover venire a fare casino. Neal invece ha detto che avresti ceduto prima o poi. Devo ricordarmi di pagargli da bere.
- Ecco quello che mi avete chiesto – disse Emma porgendo due tubi da disegno – io ho rispettato la mia parte dell’accordo. Ora spetta a voi.
- Bisogna vedere cosa c’è qui dentro.
 
Percival aprì i tubi per controllarne il contenuto. Il cuore di Emma, nel frattempo, batteva all’impazzata.
 
- Ma brava, allora ci si vede in giro principessina.
 
Non appena rientrò nel maggiolino, Emma premette l’acceleratore a tavoletta. Aveva poco tempo per mettere più chilometri possibili tra lei e Boston. O meglio tra lei e Arthur. Perché lui di sicuro, a differenza di Percival, avrebbe sicuramente riconosciuto che quelli che aveva tra le mani erano dei falsi, così come Neal e suo padre del resto. Il vero Swan’s Gem era ancora a casa di Killian mentre l’originale dell’Hook vs Pan era in macchina con lei. Doveva sbrigarsi. Il giorno dopo il furto alla galleria Blanchard avrebbe fatto il giro dei notiziari, mettendo al sicuro gli altri dalle ire di Arthur. Solo così avrebbe potuto salvarli da una situazione che sentiva solo come una sua colpa.    


ANGOLO DELL' AUTRICE:
E con questo capitolo si chiude il lungo flashback che ha cercato di raccontare gli inizi della storia tra Emma e Killian. Sapevate che si erano lasciati sin dall'inizio, ora conoscete come e perchè. Emma alla fine ha fatto l'unica cosa che sa fare in questi casi: caricarsi tutto sulle spalle e scapparebda tutto quello che ama di più.
Non odiatemi. C'è po' di angst da sopportare. Ora torniamo a quel povero Killian del primo capitolo. La prima metà della storia è quindi conclusa. Spero davvero vi sia piaciuta.
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui ma tranquilli ci aspetta tanto ancora se avrete la pazienza e la voglia di seguirmi anche in questa seconda parte.
Intanto gli spoiler che escono mi stanno piacendo assai, sopratutto i miei feels capitan cobra si sono esaltati dopo quel duello di spade ...
La pianto di blaterare invano e ci sentiamo la prossima settimana!
Persefone  
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Persefone3