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Autore: hopeless_fangirl    07/08/2016    2 recensioni
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Caitlin Todd, Leroy Jethro Gibbs, Timothy McGee
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"SCUSAMI KATE"
 
Abby non era una tipa mattutina, ma proprio per niente. Quel giorno però non aveva avuto bisogno della sveglia, non aveva chiuso occhio tutta la notte. Era semplicemente rimasta lì coricata nel letto stringendo a sé Bert per cercare di scacciare la solitudine che la attanagliava. Si sentiva più sola che mai e non riusciva nemmeno a piangere: 10 anni prima la sua migliore amica era stata assassinata.

Quando Tim entrò nell’NCIS fu catapultato indietro nel passato. Vide la scrivania che era appartenuta alle tre agenti donne, Kate, Ziva e ora Ellie., ma per lui quella sarebbe sempre stata la scrivania di Kate. Rivisse quel giorno in cui per la prima volta, entrando, non aveva trovato Kate che gli sorrideva in modo un po’ canzonatorio ma solo una sedia vuota, di un vuoto incolmabile. E da quel giorno, ogni giorno, anche se solo per un nano secondo lui sperava di entrare e di ritrovarsela lì che gli sorrideva e che lo chiamava “pivello”, e scoprire che era stato solo tutto un brutto sogno.

Tony era seduto sul sedile della sua macchina, incapace di metterla in moto. Sentiva un disperato bisogno di parlare con qualcuno, ma allo stesso tempo sapeva che nessuno l’avrebbe capito. Voleva urlare e chiedere al mondo che cosa avesse fatto di male, ma non sarebbe servito a niente. L’unica cosa che desiderava non sarebbe tornata. Dicono che il tempo guarisca le ferite. Mai un detto era stato più falso alle sue orecchie. Erano passati 10 anni, ma gli sembrava che tutto fosse accaduto il giorno prima. Perché lui era ancora vivo, dopo 10 anni in cui quasi ogni giorno rischiava la sua vita, e lei no? Lui non era migliore di lei, semmai il contrario. Si chiese come era potuto andare avanti tutto quel tempo senza che il senso di colpa lo uccidesse.

Si era fatta i codini, proprio come piacevano a Kate e si era messa in testa quel buffo pseudo - cappello a fiori di cui 10 anni prima aveva regalato una copia a Kate. Fissava il proprio ritratto, o meglio caricatura, sempre appesa nel suo laboratorio e non poté fare a meno di sorridere. Avrebbe voluto dirle ancora tante cose, darle più abbracci e dirle che le voleva bene. Non aveva più trovato un’altra che potesse sostituirla, nessuna di cui si potesse fidare allo stesso modo. Ziva era stata una persona fantastica, ma c’era sempre stata una sottile barriera fra loro e Ellie... beh più o meno lo stesso discorso. Kate non l’aveva mai giudicata nel suo modo di vestire o di fare, lasciava che i suoi infiniti discorsi scorressero a ruota libera senza bloccarla e Abby in lei aveva trovato una complice insostituibile.
Lo spettrometro di massa fece un rumore strano e Abby girandosi di scatto capì che non gli avrebbe dato le analisi delle prove tanto presto. “Maledetto spettrometro ti ci metti anche tu oggi!” gridò tirandogli un calcio. “Abby cosa fai? Cosa succede?” esclamò Mcgee entrando in quel momento nel laboratorio. “Ecco sei tu Mcgee, è colpa tua se questo coso non funziona! Lo sai benissimo che tu non gli piaci e ora che sei arrivato non funziona più!”, Tim si avvicinò cautamente con le mani avanti: “Abby calma, calmati per favore!”. “No che non mi calmo! Fra un po’ arriverà Gibbs e se non avrò i risultati delle analisi, lui non potrà procedere nell’indagine e darà la colpa a me, quando invece è colpa tua Mcgee che arrivi sempre nei momenti sbagliati e adesso questo coso non funziona più e... e...” Abby non riuscì a finire la frase che scoppiò a piangere buttandosi tra le braccia di Tim che la strinse a se accarezzandole dolcemente la testa. “Scusa Tim non volevo...”, “Va tutto bene Abby, non importa”. Abby si staccò di scatto: “No non va tutto bene, e sì che importa perché potrei perdere anche te e se continuo a trattarti male potrei pentirmene per sempre e...”
“Abby!” la interruppe Tim prima che la ragazza scoppiasse di nuovo. Lei lo guardò con la pelle del viso tirata e i suoi grandi occhi circondati da occhiaie. Tim sospirò: “Lo sai che manca anche a me tantissimo. Ascolta oggi se vuoi ti accompagno a trovarla ti va?”. Abby accennò a un sorriso “Possiamo andare a comprare le rose bianche che le piacevano tanto?”. A Tim ricordò una bambina quando chiede alla mamma se può comprarle un giocattolo. Le sorrise dolcemente e le diede un bacio sulla guancia.

Tony considerò che nella foto che si trovava sulla sua scrivania che ritraeva lui e Kate insieme era infinitamente più giovane. Guardò il volto sorridente della sua compagna e sorrise: “Accidenti Kate, ti è pure toccata la fortuna di rimanere giovane! Vediamo oggi come oggi avresti... 42 anni! Saresti vecchietta eh?”
“Vecchietta lo dici a qualcun'altra DiNozzo!” Kate era davanti alla sua scrivania che lo guardava con aria di sfida. “O a qualcun altro! Tipo il sottoscritto, mio caro. Ma mi sa che il lupo perde il pelo ma non il vizio... Quante donne hai avuto in questi ultimi 10 anni?”. Tony scoppiò a ridere e la guardò in modo provocante “Mi sa che ho perso il conto! A proposito dovrei farti conoscere la tua omonima, cara!”. Kate assunse un’aria schifata: “Se stai parlando del pesce rosso, possiamo evitare!”.
“Ma se è una bestiolina adorabile! Le racconto sempre tutta la mia giornata e poi beh, se porto a casa una donna sposto la sua boccia in cucina e la chiudo a chiave, non vorrei che si scandalizzasse, dopotutto non le ho dato il tuo nome a caso!” esclamò facendo l’occhiolino. “Quindi avresti dato il mio nome a un pesce, di modo che, non potendo parlare, non ti possa far notare quanto tu sia pervertito!”. Tony allargò le braccia: “Se vuoi vederla così dolcezza!”. Kate lo guardò di sbieco: “Non mi chiamare dolcezza!” poi sorrise. “Non sei cambiato affatto Tony! A proposito, era carina Ziva! Non capisco perché tu non ne abbia approfittato!”
“Non sei gelosa?”
“Gelosa io? Ma quando mai sono stata gelosa di te DiNozzo?”
“Oh andiamo Kate! Tutte le donne sono gelose di Anthony DiNozzo!”. Kate gli mollò uno scappellotto alla maniera di Gibbs e Tony aprì gli occhi di scatto. Il suo capo era davanti a lui che lo guardava, normalmente Tony avrebbe tirato fuori qualche battuta ma questa volta né lui né Gibbs erano in vena. “Sei stanco Tony, vai a casa” disse Gibbs poi uscì. Tony prese in mano la foto e sorrise. “Non ne ho approfittato Kate, perché non c’eri tu che mi spingevi a farlo”

La macchia c’era ancora. Sbiadita, scrostata, sporca ma c’era ancora anche dopo 10 anni. La firma indelebile che Ari aveva lasciato nel cuore di tutti loro era lì su quel tetto. Gibbs osservava il sangue di Kate con una rosa di legno in mano. “Forse non è il posto migliore dove ricordarti” sussurrò. Gli sembrò di sentire la voce di Kate che gli rispondeva “Sei sempre stato anticonformista Gibbs”. Sorrise e appoggiò la rosa di legno accanto a quella dell’anno prima, e a tutte quelle degli anni precedenti. 10 rose lo fissavano accusatorie, quasi a chiedere “È tutto qui quello che puoi fare?”. La domanda che lo tormentava da dieci anni tornò prepotentemente, forse avrebbe potuto evitarlo, forse le cose sarebbero andate in modo diverso se lui si fosse voltato e avesse visto il cecchino. Ma i se e i ma non servivano a farla tornare indietro. Gibbs era un uomo di poche parole, ma era estremamente difficile lasciarlo senza parole. Ogni volta, però, che saliva su quell’edificio le uniche due parole che riusciva a pronunciare erano “Scusami Kate”.

In fondo non era mai stato bravo con le donne. Sapeva come attrarle, come essere piacente e in fondo sapeva anche farle “divertire”, ma quelle che amava veramente gli scivolavano sempre via dalle mani senza che lui potesse fare niente. Kate e Ziva. Due mondi completamente opposti ma che avevano più cose in comune di quanto uno si aspettasse. Tony si chiese come avrebbero reagito se si fossero conosciute: sarebbero diventate migliori amiche, complottando continuamente contro di lui o si sarebbero odiate a morte, non ci sarebbe stata via di mezzo. Scoppiò a ridere all’idea della seconda opzione, un duello fra un’agente del Mossad e un’agente speciale incaricata di proteggere il Presidente degli USA sarebbe stato uno spettacolo molto interessante.
Ducky una volta gli aveva detto che Gibbs si riferiva a Shannon e Kelly chiamandole “le mie ragazze”. “Le mie ragazze” ripeté l’agente DiNozzo mentre fissava le loro foto. A volte si chiedeva che direzione avessero preso i suoi sentimenti nei loro confronti. Per Ziva aveva subito provato una forte attrazione, che però si era trasformata in complicità e lui si era pian piano innamorato di lei, senza mai, per la prima volta in vita sua, aver trovato il coraggio di dirglielo forse per paura di perdere tutto quello che avevano costruito. La amava, la amava veramente. Kate invece era stata l’unica persona che gli aveva fatto rimpiangere di essere figlio unico, la sorella che non aveva mai avuto, quella che lo beccava in tutto quello che faceva, quella che era divertentissimo far arrabbiare ma che ti sarebbe rimasta vicino anche se tu avessi avuto la peste (e questo Tony lo sapeva bene!) non senza rinfacciarti di essere più forte di te. Se Kate fosse ancora viva, forse tra lei e Tony sarebbe nato qualcosa di più, qualcosa di stabile che Tony aveva sempre segretamente sognato e mai ottenuto. Ma in quel caso non ci sarebbe stata Ziva. Tony scosse la testa: il destino gioca sempre brutti scherzi, qualunque scelta tu prenda perderai sempre una possibilità. “Le mie ragazze...” Tony sospirò, poi si girò verso il suo pesce rosso sorridendo: “Hai fame Kate?”
   
 
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