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Autore: Sissy77    08/08/2016    0 recensioni
Questa è una storia.
Quando è iniziata?
Molto tempo fa.
Potrebbe essere una di quelle storie che iniziano con:C’era una volta…., ma non è una di quelle storie: è la mia storia.
Mi chiamo Eva: Eva Cudicini.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Erano tutti sconvolti.
Walter era corso a casa a preparare la valigia disfatta il giorno prima.
Lucia stava preparando quella di Giulio, mentre Eva in soffitta cercava di far entrare nella sua di valigia più roba possibile.
 
Marta seduta per terra guardava la madre andare avanti indietro dall’armadio al letto.
 
Mamma???!!!???
 
Eva si fermò, guardò gli occhi, rossi dal pianto, della figlia e si sedette per terra di fronte a lei. Aveva imparato nei vari corsi che aveva fatto che bisognava sempre mettersi alla stessa altezza dei bambini perché loro potessero sentirsi capiti e per capire.
 
Le prese le mani ed aspettò che Marta parlasse.
La piccola tirò su col naso: Mamma, il babbo è morto? E’ per quello che è venuto a salutarci in spiaggia???
 
Eva accolse la figlia tra le sue braccia, mentre Marta ricominciava a piangere, lei la tenne stretta e la cullò: No Marta, il babbo non sta bene, ma è vivo.
 
Marta sempre piangendo: Ma era sulla spiaggia mamma, l’hai visto anche tu, solo i fantasmi possono fare così.
 
Eva annuì: si, l’ho visto anche io Marta, ma ti dico che è vivo.
La bambina la guardò: Promettimi mamma che me lo riporti a casa.
E tirò nuovamente su con il naso.
Eva continuò a cullarla: Lo prometto.
 
Marta si era addormentata finalmente.
Mimmo aveva deciso di dormire con la nipote, Eva avrebbe dormito nella sua vecchia stanza per quella notte. Avevano l’aereo presto il mattino dopo, quindi era meglio non dormire con lei per non svegliarla.
 
Era scesa in salotto dove ormai tutta la famiglia era radunata.
Giulio stava raccontando per l’ennesima volta quello che Maya le aveva detto al telefono.
Marco aveva avuto un incidente in moto quella sera rientrando a casa.
Al momento era in coma farmacologico all’ospedale della famiglia reale, era seguito dai migliori medici di Lussemburgo, ma  non si erano ancora sbilanciati sulle sue reali condizioni.
Eva aveva la nausea di sentirlo raccontare, aveva bisogno di aria.
Uscì in giardino e si sedette sul dondolo.
Walter la raggiunse.
Si mise vicino a lei.
 
Eva appoggiò la testa sulla sua spalla:  Ho promesso a Marta di riportarlo a casa da lei, solo ora mi rendo conto di aver promesso l’impossibile.
Walter le prese la mano: Farò di tutto per aiutarti,  a costo di dargli una botta in testa per caricarlo sull’aereo.
 
L’assurdità delle parole  di Walter li fece scoppiare a ridere.
Il suo amico era in coma e lui pensava di dargli una botta in testa per riportarlo a Roma.
Solo Walter aveva sempre le parole giuste al momento giusto.
  
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