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Autore: Sam__    08/08/2016    2 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.
Ti devo un favore.


 
 
“Lo so, mamma. Ma è solo per stanotte, davvero!” supplicò Emma.
Sua madre incrociò le braccia al petto, già abbastanza infuriata di vedere sua figlia rientrare a quell’ora in compagnia della figlia di Cora Mills! Con il cervello in palla per giunta!
“Non credo tu sappia, Emma! Perché mi stai chiedendo di tenere in casa la figlia della persona che più non sopporto al mondo!”
“E’ sua figlia, mamma, non Cora.” Le fece notare la ragazza.
“Non fare la furba con me! E’ stata cresciuta da lei, come può essere diversa?”
“Dai, mamma! Ha 16 anni, non c’è con la testa, sono le due del mattino che cosa vuoi fare? Mandarla dall’altra parte della città a piedi?” sbottò Emma.
“Non avresti dovuto portarla qui!”
“Era la cosa giusta da fare.” Si giustificò.
La donna restò colpita dalle parole usate dalla figlia, le aveva ovviamente prese da lei.
“Mary Margaret puoi venire qui?” la chiamò suo marito, rimasto più lontano dalle due donne.
Quando lo raggiunse, parlò a bassa voce “sono solo poche ore. Chiuderai gli occhi e quando li aprirai non ci sarà più.” Cercò di farla ragionare. Le indicò Regina, rimasta in piedi sul ciglio della porta, guardandosi intorno con aria confusa “guardala!...sai anche tu che Emma ha fatto la cosa giusta.”
La donna annuì ancora incerta anche se sapeva che David aveva ragione.
“D’accordo, può restare.” Disse, sorridendo a sua figlia.
“Grazie.” Rispose la ragazza.
Sua madre le andò vicino, le diede un bacio sulla fronte “sei troppo buona Emma, lo sai?! Sono tanto fiera di te!”
“Ho imparato dalla migliore.” Ammiccò sua figlia.
“Ah-ah! Non cercare di comprarmi!”
Emma l’abbracciò “buonanotte.”
“Buonanotte.”
Si avvicinò anche suo padre per ricevere il bacio della buonanotte “a domani tesoro.”
“Vi voglio bene, buonanotte!”
Li seguì con lo sguardo fino a quando non li vide sparire al piano superiore.
Si girò verso Regina “ci penso io a te!” le disse, facendole cenno di seguirla.
 
Dopo una doccia calda, il pigiama prestato da Emma e una camomilla, Regina si sdraiò sull’unico letto presente nella stanza di Emma.
“Devi farmi spazio.” Le disse quest’ultima avvicinandosi “abbiamo i letti precisi per quanti siamo.” Sorrise imbarazzata.
A Regina parve strano, dal momento che a casa sua c’erano ben due camere per gli ospiti, ma non disse nulla.
Si mise al limite del letto, ed Emma si coricò all’altro limite.
Il loro intento era di non sfiorarsi nemmeno, ma si ritrovarono con le braccia premute l’una contro l’altra dal momento che il letto di Emma era un semplice letto singolo per una sola persona.
“Ti facevo più loquace.” Affermò la bionda all’improvviso.
“Solo con le persone che conosco.” Si mise sulla difensiva l’altra.
“La sbronza e l’effetto dell’erba sono passati?”
“Non sono affari tuoi.” Rispose acida la mora.
“Deduco di si. Sei tornata stronza come prima.”
“Buonanotte…come hai detto di chiamarti?”
“Emma. Emma Swan.”
“Buonanotte Swan.”
“Ti preferivo quando eri fatta e sbronza.” Schernì.
Regina sospirò pesantemente. Odiava quella ragazza ancora di più adesso che l’aveva conosciuta.
Ma sapeva di doverle almeno un grazie, solo che ci avrebbe pensato il giorno dopo, perché se solo si fosse soffermata sui suoi pensieri sarebbe rabbrividita a rendersi conto che le uniche amiche che avesse mai avuto, l’avevano lasciata da sola, che sua madre l’avrebbe come minimo rinchiusa in casa a vita, e che se non fosse stato per quell’irritante ragazza, sarebbe finita davvero male.
Quindi, Regina sapeva di doverle un favore, forse la sua stessa vita, a dire il vero.
E Regina odiava dovere qualcosa a qualcuno.(*)
Il mattino seguente, quando aprì gli occhi, non si ricordava bene dove fosse … casa di Robin? Di Malefica? O …? Quello non era di certo il soffitto di casa sua, ma dovette ammettere a se stessa che non dormiva così bene da mesi.
E non era stato il suono della sveglia di sua sorella a svegliarla, o le urla di Cora, bensì … pancakes!
Quel buonissimo odore le ricordò improvvisamente che si trovava a casa di Emma Swan.
Si alzò di scatto, scendendo al pian terreno, da dove proveniva l’odore dei pancakes.
“Ehi, stavo per venire a svegliarti.” Affermò Emma, non appena la vide scendere le scale.
Regina si andò a sedere nel bancone che si trovava dietro la bionda.
Quest’ultima mise i pancakes in un piatto e li poggiò sul bancone “buongiorno, comunque” aggiunse, per poi porgere a Regina un altro piatto e delle posate.
Regina annuì distrattamente, mettendosi un pancake nel piatto e iniziando a mangiarlo.
“Ci vuole lo sciroppo d’acero!” la rimproverò scherzosamente Emma, porgendogli quest’ultimo.
“Sono buoni anche così.” Disse Regina, versando comunque un po’ di sciroppo sul suo pancake “tua madre non sarà contenta di svegliarsi e trovarmi qui.”
“Oh, non preoccuparti. Non si sveglierà prima delle dieci e sono ancora” diede un’occhiata all’orologio attaccato alla parete “le otto e venti.”
“Io non ho problemi a saltare la scuola, ma tu?”
“Entreremo a seconda ora.” Sorrise Emma addentando il pancake che aveva appena preso tra le mani.
“Piatto e posate sono un optional per te?” chiese infastidita la mora.
“Si e no. Sono a casa mia, posso mangiare con le mani.”
“Oh, ma per favore!” storse il naso l’altra.
Un suono di passi proveniente dalle scale annunciò l’arrivo di David in cucina.
“Buongiorno.” Disse a Regina.
“Salve.”
Si avvicinò a sua figlia, stampandole un bacio in testa “ciao tesoro.”
“Ciao papà.”
“Niente scuola oggi?”
“Entriamo a seconda, dopo la brutta serata ho pensato che un’ora in più di sonno ci avrebbe fatto bene.”
“Allora vi serve un passaggio?”
“Rischiamo di farti arrivare in ritardo, prenderemo il maggiolino, tranquillo.”
“D’accordo. Ci vediamo dopo, buona giornata!” esclamò, prendendo la giacca e uscendo di casa.
Regina restò meraviglia da quello scambio di battute. O forse dal semplice fatto che erano riusciti ad avere un dialogo civile, nessuna discussione, niente urla.
Emma aggrottò le sopracciglia alla sua espressione “tutto bene?”
Regina si riscosse dai suoi pensieri e annuì velocemente.
Finii di mangiare il suo pancake, e poi si fece coraggio: quello era il momento.
“Grazie.” Sussurrò.
La bionda sorrise “di niente.”
“No dico, per ieri notte … se non fosse stato per te non credo sarebbe finita bene.” Ammise.
Emma s’intenerì davanti a quell’aspetto tenero e imbarazzato di Regina. “Ero solo nel posto giusto al momento giusto.”
“Beh, comunque non mi piace essere in debito con le persone…” eccolo di nuovo lì, quell’atteggiamento freddo e distaccato “ti devo un favore, Swan.”
“Un favore da Regina Mills?! Da una delle Bad Girls?! Le mie amiche moriranno d’invidia a saperlo!” la prese in giro la ragazza.
La mora rispose con una smorfia.
“Beh credo che lo terrò da parte, ben conservato per quando si presenterà qualcosa di importante.”
Regina scrollò le spalle e poi salì al piano di sopra per prepararsi.
Il telefono le squillò proprio quando entrò nella camera.
Malefica
Diceva il display.
“Dimmi.” Rispose infastidita.
“Ma buongiorno anche a te, sua maestà!” enfatizzò l’altra.
“Sei seria?! Questa volta ci avrei rimesso davvero la vita se non fosse stato per-“ s’interruppe, pensando che non le sarebbe stato d’aiuto far sapere chi l’aveva soccorsa. Malefica e il resto del gruppo avrebbero dedotto solo un “adesso te la fai con gli sfigati?” quindi si, sarebbe stato meglio evitare “mi hai lasciato da sola quando dovevi riaccompagnarmi a casa! Cora mi ucciderà, questa volta! E la colpa è solo tua!”
“Okay okay calma.” Disse Malefica con estrema tranquillità “la colpa è solo tua, vorrai dire.”
“MIA?! Ma che cazzo stai dicendo?!”
“Dovevi starmi vicino, si può sapere dove sei finita?”
“Starai scherzando, cazzo! Ero fatta e ubriaca e presa dal panico, sono andata fino alla macchina perché mi sembrava ovvio quello fosse il punto di ritrovo!”
“Beh mi hanno accompagnato invece. Avresti fatto bene a rimanermi accanto.”
“Oh, vaffanculo Mal!”
“Si okay sei arrabbiata al momento, posso capirlo. Avevo chiamato solo per dirti che sono alla stazione di polizia per recuperare la macchina che mi hanno sequestrato ieri, e mi hanno fatto alcune domande sul tuo conto: dove e con chi fossi finita e roba simile … tua madre ha segnalato la tua scomparsa, in poche parole. Fatti sentire quando ti passa l’incazzatura o se hai bisogno.”
Regina restò immobile a sentire il suono della chiamata terminata, ripensando alle parole dell’amica.
Che gran casino.
Si sedette sul letto e solo in quel momento notò la presenza di Emma appoggiata allo stipite della porta.
“E’ maleducazione origliare.” La rimproverò.
Emma sorrise “tutto bene?”
“Devo andare alla stazione di polizia…”
“Perché?”
“Mia madre ha denunciato la mia scomparsa.”
“Oh.”
“Già.”
“Allora diamoci una mossa, dai. Ti accompagno.”
“Non c’è bisogno.” Si mise subito sulla difensiva la mora.
“Vuoi andare a piedi?” la sfidò la bionda.
“Sempre meglio di quel coso giallo che ti ostini a chiamare macchina.”
“Scusa tanto se il mio adorabile maggiolino non è alla tua portata!”
Regina restò a fissare un punto indefinito davanti a lei.
Emma le lanciò un cuscino “vestiti, mi farai fare ancora più tardi!”
Regina alzò gli occhi al cielo, rilanciò il cuscino cercando di colpirla “immatura.” E poi, prendendo i suoi vestiti, si diresse in bagno per cambiarsi.
Quando ne uscì, era il turno di Emma di parlare al telefono “okay papà, dammi cinque minuti, ci vediamo tra poco.”
“Devi raggiungere tuo padre?! Che peccato, dovrò andare a piedi …”
La bionda sorrise con furbizia “in realtà devo portarti da lui.”
Regina la guardò confusa.
“Non sai che è il capo della polizia?! Appena arrivato lo hanno avvertito della denuncia di tua madre, che lui ha chiamato dicendole che hai passato la notte in perfetta sicurezza a casa nostra.”
“E ti ha chiesto di portarmi lì.” dedusse la mora.
“Ovviamente. Devono archiviare il caso, con te e tua madre presenti.”
Regina roteò gli occhi “muoviamoci.”
 
Uscite di casa, Regina non aveva perso tempo ad accendersi una sigaretta.
Non aveva potuto fumare da quando aveva messo piede in quella casa.
E adesso finalmente si stava prendendo un attimo di relax da tutti i casini che erano successi in nemmeno 24 ore.
“Non ci sali in macchina con quella.” Una voce la disturbò dal suo momento di pace.
“E perché?”
“Perché la macchina è mia e decido io. Non voglio respirare fumo passivo.” Mise in chiaro Emma.
“Vorrà dire che andrò a piedi.” S’avviò la mora.
L’altra le si piazzò davanti. “Ho detto che ti accompagno, butta quella sigaretta.”
“Non ti azzardare a dirmi cosa devo fare.” Rispose intimidatoria.
Di tutta risposta Emma le prese la sigaretta dalle mani, la buttò a terra e ci mise un piede sopra.
Regina rimase shockata da quell’atteggiamento. Di norma la gente si limitava a correre via se lei usava quel tono, o a darle quello che voleva.
Questa ragazza la stava sfidando.  
Così prese nuovamente il pacchetto di sigarette, pronta per accenderne un’altra.
E la bionda prese il pacchetto, lo buttò a terra e ci saltò sopra fino a distruggerlo.
Regina ne aveva abbastanza. Diede uno schiaffo alla ragazza, seguito da una spinta “Fottiti.”
E poi prese a camminare quanto più velocemente i suoi tacchi le permettessero.
Emma salì nel maggiolino e la raggiunse, camminandole affianco “sali!” le urlò dal finestrino.
Regina non rispose.
“…okay, non avrei dovuto. Ma tu avresti potuto rispettare la mia decisione dal momento che ti stavo dando un passaggio.”
La mora non la degnava nemmeno di uno sguardo.
“Ti ricompro le sigarette, okay?” quello attirò la sua attenzione.
“Adesso sali in macchina, per favore.”
Regina entrò finalmente in macchina “Swisher Black Stones.” Si limitò a dire.
“Cosa?”
“E’ la marca delle mie sigarette.”
Emma scoppiò a ridere.
 
Le urla di Cora erano udibili dall’esterno del comando di polizia.
Regina sbuffò.
“Pronta?” chiese Emma.
La mora scrollò le spalle.
“Sembri tranquilla.”
“Sono tranquilla.”
“Non ti preoccupa nemmeno un po’ dover far i conti con il casino che hai combinato? Affrontare tua madre…”
La ragazza chiuse gli occhi e sospirò. “Mi dà solo fastidio e noia.” Perché niente era peggio di ciò che le era già successo.
 “Guai a te se ti azzardi anche solo ad accennare del mio soggiorno a casa tua. Sono in debito con te, ma non ci finirà in mezzo la mia reputazione.” Disse di colpo, con tono duro.
Emma la guardò stranita.
E quella cos’era?
Che cavolo di problema aveva quella ragazza?! “Sai poi che preziosa reputazione …” sussurrò.
“Prego?”
“Non ho parlato!” sorrise con sfida.
Regina assottigliò gli occhi a due fessure “io non ti ho mai rivolto la parola.” Mise in chiaro, per poi scendere dalla macchina.
Emma scrollò le spalle “sai quanto me ne importa.”
Onestamente  voleva  solo che quell’incubo finisse.
Era stata il più carina possibile con Regina, portandola a casa, prestandole qualsiasi cosa, facendola dormire nel suo letto, preparandole la colazione e perfino accompagnandola lì.
Ma quella ragazza era così superba e arrogante. Quando l’aveva ringraziata, per un attimo le era sembrato di vedere qualcosa di diverso, di buono in lei. Ma appunto, fu solo un attimo.
Emma ce l’aveva davvero messa tutta, e non si sarebbe mai pentita di ciò che aveva fatto per Regina.
Dentro di sé sentiva l’orgoglio che si prova a compiere una buona azione.
Così mise in moto e si diresse finalmente a scuola.
Regina, invece, venne –ovviamente- aggredita da Cora non appena mise piede dentro la centrale.
Si beccò uno schiaffo ancor prima di un rimprovero.
E lo sguardo più disgustato che aveva mai visto sul volto di sua madre.
“Che cosa devo fare con te?” chiese Cora “ti metto in punizione e scappi di casa per andarti ad imbucare ad una festa che è stata interrotta dalla polizia e non ti degni nemmeno di tornare a casa? O almeno fare una chiamata per segnalare che sei viva!”
A Regina non importava nulla. Non avrebbe chiesto scusa e non aveva neanche voglia di discutere.
Voleva solo essere lasciata in pace, e forse restando in silenzio quel desiderio sarebbe stato esaudito molto presto.
“Perché non tornavi a casa invece di andarti a rifugiare dai Nolan?” continuò sua madre.
“Parla, per la miseria!”
“Chi mi aveva portato alla festa, mi ha lasciato sola. Mentre tornavo a casa, Swan mi ha vista e mi ha aiutato.” Spiegò Regina con tono piatto.
Riflettendo solo adesso che il cognome di Emma, non era uguale a quello dei suoi genitori. Questo la incuriosì.
“E per colpa tua io adesso devo ringraziare questa famiglia, e tu lo sai quanto io odio dovere qualcosa a qualcuno!”
Certo che lo sapeva, era una cosa che lei stessa odiava.
Cora prese un profondo respiro, perché se davvero non si fosse calmata da lì a poco avrebbe rischiato di avere un esaurimento nervoso.
“Signor Nolan, siete invitati a cena a Villa Mills.”
“COSA?!” dissero all’unisono Regina e David.
“Cioè, voglio dire, non c’è n’è bisogno, davvero…” farfugliò l’uomo.
“Credo proprio ci sia! Che sindaco sarei se non fossi la prima a dare il buon esempio?”
“Mamma dì grazie a falla finita! Tu odi questa gente.”
“Tu stanne fuori, ragazzina!” la fulminò Cora con lo sguardo.
David deglutì “credo che Regina abbia ragione, visto i trascorsi…davvero Cora non c’è bisogno di una cena.”
“Visti i trascorsi sembra un’ottima occasione per riappacificarsi.”
“Sai che Mary Margaret non ne sarà molto contenta…non credo accetterà.”
“Beh, a quel punto la maleducata non sarò io! Vi sto invitando a cena per ringraziarvi e sdebitarmi.”
David sorrise imbarazzato “d’accordo, ci penseremo.”
“Ci vediamo stasera alle otto!”
“Cora, non abbiamo ancora accettato!”
“A stasera, caro.” Salutò Cora, afferrando Regina per un braccio e trascinandola con sé.
 
Nel mentre, a scuola, Emma raccontò l’assurda situazione in cui si era ritrovata alle sue amiche e al suo ragazzo.
“Io ti avevo detto di lasciarla lì.” osservò Neal.
“Neal, smettila. Ne abbiamo già parlato.”
“Zelena sa che era da te? Sarà stata molto preoccupata.” Osservò Ruby.
“Credo che Cora l’abbia avvertita.” Scrollò le spalle la bionda.
“E come mai non è a scuola?” chiese Mulan.
“Sarà rimasta a casa ad aspettare Regina.” Suppose Emma, ricordando subito dopo quello che aveva visto la sera prima “piuttosto! Voi due non avete qualcosa da dirmi?”
Aurora e Mulan si scambiarono uno sguardo impaurito.
“Cosa?” chiese la prima, facendo la finta tonta.
“Vi avevo detto che ne avremmo parlato.”
“Non ho davvero la più pallida idea a cosa tu ti stia riferendo.” Si difese Mulan.
“Ragazze! Siamo i vostri amici! Staremo sempre dalla vostra parte.” Offrì un sorriso Ruby.
“E comunque non ci sarebbe nulla di male.” Chiarì Neal.
“Che cosa sanno?” si sorprese Mulan.
“Quindi c’è qualcosa da sapere.” Sorrise la bionda.
“Non avresti dovuto consultare noi prima di spargere la voce?” chiese offesa Aurora.
“Non ho sparso la voce. Sono il mio ragazzo e la mia migliore amica, nonché vostri amici.”
“Avresti dovuto comunque consultarci.”
“L’avrei fatto se la cosa fosse state grave! Invece è solo una cosa bella!”
“Lo credi davvero?” chiese Aurora.
“Assolutamente!”
“D’accordo…” Mulan prese la mano della ragazza accanto a sé “io e Aurora stiamo insieme.”
“WAAAAH IO L’HO SEMPRE SAPUTO!” gioì Ruby, abbracciandole.
Emma sorrise, seguita subito da Neal che non perse tempo ad abbracciarla da dietro.
“Che cosa vuol dire che l’hai sempre saputo?” domandò Aurora quando sciolsero l’abbraccio.
“Era evidente! Tutti quegli sguardi e quei sorrisi nascosti. E tutte le volte che andavate via prima insieme o arrivavate in ritardo insieme…certe cose si capiscono.” Spiegò con ovvietà la rossa.
“Bene ragazze, congratulazioni! Avete tutto il nostro supporto.” Affermò Emma.
“E se qualcuno vi importuna, non esitate a chiamarmi!” disse orgoglioso il ragazzo.
Le ragazze lo fissarono per poi scoppiare a ridere.
“Che cosa vorresti fare, eh?!” lo spinse amorevolmente Emma.
“Non sottovalutatemi!”
“Oh, ma per favore!” lo prese in giro Ruby.
 
Ovviamente Mary Margaret aveva accettato quell’invito. O sarebbe meglio dire quella sfida.
Perché lei sapeva che per il cervello contorto di quella psicopatica, non andare alla sua cena sarebbe stato l’equivalente di perdere. E non l’avrebbe sopportato, per una volta, voleva vincere contro Cora.
L’unica davvero entusiasta di quella cena era Zelena, visto che era la prima volta che Emma andava a cena a casa sua…beh, in effetti era anche la prima volta che la ragazza metteva piede dentro casa.
Poiché ogni volta Cora non voleva affatto la presenza della bionda in casa, era già tanto se a sua figlia fosse permesso esserle amica fuori da casa sua.
E Mary Margaret si chiedeva cosa avesse fatto di male per andare a vivere di proposito dalla parte opposta della città, ma ritrovarsi la sua Emma amica con la figlia della persona a cui non voleva mai rivolgere nemmeno un pensiero.
La vita, l’universo, Dio o che dir si voglia, l’aveva fatto apposta.
La cena iniziò con l’imbarazzo e il silenzio più totale.
Oltre a Zelena che chiacchierava con Emma, anche se quest’ultima non era del tutto a suo agio a essere lì.
Il pensiero che invase la mente di tutti, è che in quel momento ci voleva da bere, per smorzare la tensione e rilassarsi.
“Gradite dell’ottimo vino, cari?” chiese allora Cora.
David e Mary Margaret accettarono volentieri, perché c’è n’era davvero bisogno.
E da lì a qualche altro bicchiere, cominciarono a darsi addosso.
“Tu! Mi hai reso la vita un inferno!” scattò Mary Margaret puntando il dito contro Cora.
“Io volevo solo aiutarti, stupida!” ribatté quest’ultima.
“Aiutarti per te significava mettermi in ridicolo davanti a tutta la scuola?”
“Ma che stai dicendo?! Guarda che bel principe che ti ho fatto trovare!” disse ammiccando verso David.
“Tu non hai fatto proprio niente!”
“COME?! NOLAN DIGLIELO!”
“Dirgli cosa?”
“Come ti ho detto di andare a conoscerla!”
“Mi avevi detto di conquistarla e poi mollarla.”
“CORAAAA! ERI LA MIA MIGLIORE AMICA!”
“E tu la mia! Ma non mi davi mai ascolto!”
“Sei tu che mi hai voltato le spalle!”
“Non è affatto vero!”
“Beh comunque David non ti ha mollato!” s’intromise Henry “tutto bene quel che finisce bene!”
“Questo qui ha ragione! Mi sono innamorato!”
“Vedi? Ti ho fatto un favore!” insistette Cora.
“Tu non hai fatto un bel niente!”
“Se non gli avessi detto di venire a conquistarti…”
“CI SAREMMO UGUALMENTE INNAMORATI! E’ QUESTO CHE FANNO LE ANIME GEMELLE!”
“CHE COSA STAI INSINUANDO?”
“Un bel niente! Io e David ci saremmo innamorati ugualmente, vero tesoro?!”
“Sono pienamente d’accordo!”
“Henry tu sta zitto!”
E da ubriachi arrabbiati, passarono ad essere super allegri.
“Tu sei ancora la mia migliore amica, e lo sarai per sempre!” disse Mary Margaret abbracciando Cora.
“E tu la mia, tesoro!”
“E saremo tutti amici per sempre!” affermò contento David, mettendo un braccio attorno alle spalle di Henry.
“Tu sei come un fratello per me!” esclamò Henry, cominciando a singhiozzare.
Regina ne aveva avuto abbastanza, ed uscì fuori per prendere una boccata d’aria.
Emma approfittò della situazione e dal fatto che Zelena fosse impegnata col telefono, per seguire Regina.
“Una gabbia di matti, eh?” disse, arrivando alle spalle della mora.
“Un’amichevole cena tra dei tizi che si odiano era alquanto anormale, dopo che si sono ubriacati hanno toccato il fondo.” Mormorò.
La bionda le andò vicino “sorpresa!” le porse un pacchetto di Swisher Black Stones.
Regina sorrise alla vista delle sue sigarette e prese il pacchetto tra le mani “ne desideravo una proprio in questo momento.” Cercò l’accendino che teneva sempre con sé nelle tasche dei jeans.
“Vuoi?” chiese la mora, accennando alla sigaretta.
“Oh no! Sono contro questa roba, ricordi?”
La mora scoppiò a ridere ed Emma la guardò stranita.
“Diciamo tutti così…’non fumerò mai, anzi non toccherò mai nemmeno una cicca’…e poi fai un tiro di sigaretta, un tiro di canna…il primo pacchetto, il primo giro di amici che ti passano roba…capita a tutti!”
“Beh, non a me!” disse orgogliosa Emma.
“Non ti è mai capitato niente di brutto, vero?”
Oh, Regina non aveva davvero idea di cosa fosse capitato ad Emma.
“Ho avuto la forza di rialzarmi senza l’aiuto di roba del genere.”
“Non siamo tutti forti come te, Swan! Alcuni hanno bisogno d’aiuto.”
“Tu lo sai che quella roba non ti aiuterà per nulla, ti ucciderà.”
La mora aspirò affondo dalla sigaretta.
E l’altra capì.
“A te non importa!” disse sorpresa “come non ti importa che quelli che definisci amici non si curino di te! Non te ne frega proprio nulla di farti aiutare.”
“Sono gli unici amici che io abbia mai avuto.” Scrollò le spalle Regina.
“Solo perché non pretendi di meglio!” le fece notare “quindi per questo scappi di casa, fumi, bevi, ti scopi Locksley … vuoi restare sul fondo.”
“Come sai di me e Robin?”
“Oh, ti prego! C’è qualcuno a scuola che non lo sappia? Sei una delle ragazze più popolari e lui è il Quarterback.”
Regina sorrise.
“Che cosa ne stai facendo della tua vita, esattamente? Stai aspettando che qualcosa ti uccida? Non vuoi rialzarti?”
“Sto bene dove sono.”
“Non è vero, e lo sai anche tu.”
“Tu non sai nulla di me, Swan. Non venire a farmi la morale e non comportarti da amica.”
“Che cosa ti è successo?”
Regina buttò ai suoi piedi la sigaretta ormai terminata, la pestò con forza “proprio un bel niente. Io sto bene.” Disse, rientrando in casa e dirigendosi di corsa nella sua stanza.
Si chiuse a chiave.
Aprì il cassetto del comodino, e dal fondo prese la foto stropicciata di un ragazzo.
La strinse forte al petto, ripetendosi come un mantra “io sto bene, io sto bene, io sto bene…”
Emma rimase sull’uscio della porta, fissando le scale dal quale Regina era scomparsa.
Spostò lo sguardo sulla sala da pranzo e accennò un sorriso a vedere i quattro adulti ballare come degli adolescenti, ridendo e divertendosi.
Se la nuova situazione delle due famiglie era quella, lei e Regina forse potevano essere amiche…
Scosse la testa a quel pensiero. Non sarebbe mai successo.
 
Il mattino seguente, Mary Margaret e David non ricordavano nemmeno come fossero arrivati a casa, i loro ricordi si limitavano a frammenti di immagini.
Sicuramente li aveva riportati Emma a casa e cos’era quel mal di testa tremendo?
La ragazza non era in casa, era andata sicuramente a scuola, trovarono un biglietto con su scritto “vi racconterò tutto appena torno.”
Cora ed Henry Mills si svegliarono nelle stesse condizioni, e nemmeno le loro due figlie erano in casa, con la differenza che non c’era nessun biglietto che diceva dove fossero o quando sarebbero tornate.
Cora sperò solo che fossero a scuola. Soprattutto Regina, ne aveva abbastanza di trovarla a combinare guai.
Ed infatti Regina aveva accompagnato sua sorella a scuola e poi si era diretta alle scalinate del campo da football, sicura di trovare le persone che cercava.
“Chi non muore si rivede.” Affermò Crudelia non appena la vide.
 “Per quale grande mistero sua maestà ci degna della sua presenza?” beffeggiò Malefica.
“Ti è passata l’incazzatura?” si limitò ad aggiungere Ursula.
“Ero sicura di trovarvi qui. Esattamente, se mia madre non fosse il sindaco, come fareste a non entrare a scuola tipo ogni giorno e passarla liscia?”
“Oh, tesoro. Noi sappiamo di avere bisogno di te, ma tu hai bisogno di noi?” chiese la bionda.
“Un altro minuto con persone che non fossero voi e sarei impazzita. Deduci tu.”
“Con chi sei stata?”
“I Nolan. Mia madre li ha invitati a cena.”
Le tre amiche la guardarono sconvolte “per quale motivo tua madre dovrebbe invitarli a cena?” chiese Malefica.
Regina tentennò “Sdebitarsi.”
“Per?”
“…Emma Swan mi ha ospitato la notte che mi avete lasciato per strada.” Disse tutto d’un fiato.
Del resto prima o poi sarebbe saltato fuori, quindi era decisamente meglio se fosse stata lei a dirglielo.
“Te la fai con gli sfigati adesso?”
“Che cliché di domanda. Devo davvero rispondervi?”
“Nessuno deve sapere di questa storia, hai avvertito la biondina?”
Regina si rincuorò, vedendo che le sue amiche volevano proteggere la sua reputazione invece di mandarla affondo. “Ovviamente. Non dirà una parola.”
“Ottimo. Se qualcuno lo venisse a sapere sarebbe un disastro.”
“Non lo saprà nessuno.”
“Me lo auguro per lei.”
“Quei noiosissimi Nolan…” borbottò Crudelia.
“Facciamogliela pagare!” sì illuminò Malefica all’idea brillante che aveva appena avuto.
“Per cosa?” chiese Regina.
“Averti…annoiato?! Meritano qualcosa, dai, li sopportiamo da sempre!”
“Okay, gli bruciamo casa?” scrollò le spalle Crudelia.
“Uoh! Calma, killer!” alzò le mani Ursula.
“Sarebbe troppo cattivo anche per noi, andiamo.” Disse Regina.
“Possiamo andarci vicine!” sorrise Malefica “stanotte rubiamo la macchina della polizia.”
“E come vorresti entrare alla centrale?” chiese Ursula.
Regina alzò la mano “Mia madre sarebbe il sindaco. Ha una copia delle chiavi.”
“Lo vedi? Siamo sulla stessa lunghezza d’onda!” l’abbracciò Malefica “chiameremo Locksley, e magari anche Jones.”
“Cosa ce ne facciamo di quei due cani rognosi?” chiese Crudelia.
“Pensavo che un aiuto potrebbe tornarci utile...sapete, nel caso qualcosa andasse storto e ci beccassero…”
“Quindi tu non credi che ce la faremo.” Dedusse con ovvietà Ursula. 
“Io credo che nel caso non dovessimo farcela, possiamo dire che i ragazzi ci hanno coinvolto.” Sorrise.
“Okay, mi piace, andata!”  Regina adorava quel brivido di paura ed eccitazione che le dava fare qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare.
Per le altre due ragazze, l’aiuto di Locksley e Jones era superfluo e inutile ma sarebbe stato vano dirlo, non sarebbero mai state ascoltate.
 








NDA:
(*)
 
ಥ‿ಥ

Lasciate una recensione, se vi va.
Grazie a chi l'ha già fatto e a chi ha deciso di continuare a seguirmi!
Alla prossima.
Sam.
  
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