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Autore: clairemonchelepausini    08/08/2016    1 recensioni
Ci sono cose che non cambiano mai, nonostante passino anni; esistono persone, come Kurt e Blaine, che sono destinate a stare insieme.
Natale è alle porte: la città è in fermento e non c’è cosa più bella che godersi l’atmosfera natalizia a New York, il vero centro della magia.
La vita di Kurt e Blaine non è stata mai così bella: sono sposati da cinque anni, si amano come il primo giorno ed entrambi hanno una carriera che li fa sentire appagati. Tuttavia, qualcosa sta per cambiare e quell’aria di felicità, armonia e amore che si respira, sta per essere scombussolata.
Hanno affrontato varie prove, sono riusciti a superare gli ostacoli che la vita ha presentato loro rimanendo sempre uniti, ma stavolta qualcosa sembra essersi incrinato.
Basterà la magia del Natale a far sì che tutto ritorni come prima e a far schioccare nuovamente quella scintilla che li aveva fatti innamorare?
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Mercedes/Sam, Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Dedico questa storia
alla mia straordinaria amica Lù,
non solo shipper klaine, ma
gleek fino in fondo proprio come me.





 

CAPITOLO 1 : Io, te e nostra figlia



 

Un  anno fa…

Era passato qualche anno dal quel fatidico “Sì, lo voglio” e Kurt e Blaine non avevano mai smesso di amarsi e di coccolarsi come il primo giorno. A volte potevano sembrare anche troppo sdolcinati, ma se la vita aveva insegnato loro qualcosa, era proprio che dovevano vivere a pieno senza mezze misure.
Le loro carriere erano iniziate quando erano solo dei ragazzini e potevano senz'altro considerarsi giovani prodigi: mentre studiavano alla NYADA, Blaine faceva parte di una compagnia di ballo e canto, Kurt era tirocinante come aspirante stilista in una casa di moda.
Non si poteva certo dire che la loro vita fosse noiosa, anzi era difficile sostenere ritmi così duri e pesanti e allo stesso tempo vivere il loro giovane amore, ma loro erano una coppia e riuscivano a far combaciare le loro due metà senza mai rinunciare a dimostrarsi quanto si amavano.
Quello sarebbe stato un giorno speciale, pieno di una particolare atmosfera in cui una domanda riecheggiava nell’aria già da molto tempo, una domanda che Kurt avrebbe fatto quella sera stessa. Era nervoso, forse più del giorno del suo matrimonio, non riusciva a calmarsi e di certo non erano serviti a nulla i consigli di Rachel; stava dando di matto facendo impazzire anche Lulù, la gatta che avevano trovato per strada e che subito dopo avevano adottato.
La cena era nel forno e la tavola, al cui centro si trovava un vaso con i fiori preferiti di Blaine, era stata apparecchiata e infine, dal soggiorno proveniva una melodia che completava la dolce atmosfera. Sì, adesso Kurt poteva affermare che era tutto perfetto, ma mancava solo… E non ebbe nemmeno il tempo di finire di dirlo che sentì la porta di casa chiudersi e apparire suo marito in tutta la sua bellezza.
Avevano una loro routine: non era importante che ora fosse o cosa stessero facendo, non appena si rientrava a casa il bacio era d’obbligo, così nonostante la stanchezza, Blaine si avvicinò a Kurt e con molta dolcezza lo baciò. Non appena notò quell’atmosfera romantica il suo viso divenne paonazzo: non poteva aver dimenticato il loro anniversario un’altra volta, Kurt non lo avrebbe perdonato.
«Oh mio Dio! Ti prego dimmi che non l’ho dimenticato nuovamente perché… No, non è possibile…»  iniziò a farfugliare in modo al quanto confuso Blaine, prendendo anche a gesticolare e per Kurt, quello fu il segno che doveva intervenire.
«Oh, no, no  tesoro, tranquillo. E’… è per un altro motivo»  ammise infine lui, arrossendo e così si sentì Blaine emettere un sospiro di sollievo, riprendendo colore.
Aveva cercato di scoprire qualcosa in più ma Kurt era deciso a mantenere il segreto fino alla fine e questo non faceva che accrescere ancora di più il desiderio di sapere. L’attesa iniziava ad essere troppo lunga e Blaine cercò di corromperlo con baci e dolci carezze, anche se senza successo.
Dopo aver cenato, suo marito sparì e ritornò un minuto dopo con una piccola scatolina fra le mani, la poggiò davanti a lui incitandolo ad aprirla, ma Blaine decise di attendere ancora qualche minuto, assaporando la magia che si era creata, la stessa che li circondava da anni.
«Oh, Kurt!» esclamò sorpreso ed emozionato Blaine allo stesso tempo, non appena aperta la scatolina.
«Penso che sia arrivato il momento per noi di…» affermò Kurt timidamente, prima di essere interrotto dal bacio del marito.
«Certo che lo siamo. Erano giorni che cercavo il modo e il momento giusto per chiedertelo, ma stavolta sei stato tu ad anticipare le mie mosse. E poi, queste scarpine rosa e azzurre sono così piccole e così belle»  disse quasi in estasi Blaine, guardando Kurt con occhi innamorati e felici.
Per loro, quella sera segnò l’inizio di una nuova avventura che li avrebbe condotti in un territorio mai esplorato: genitori per la prima volta. Sapevano che non sarebbe stato facile e che con il lavoro che facevano le difficoltà sarebbero aumentate, ma erano pronti ad affrontare tutto questo insieme.





Cinque anni dopo…


Il tempo era davvero volato: erano passati quattro anni dal giorno in cui Kurt aveva fatto la proposta a Blaine di avere un figlio. Insieme avevano deciso di adottare una bambina, la stessa piccola che li aveva conquistati la prima volta che erano andati a visitare un orfanotrofio, era bastato uno sguardo per capire che quella era loro figlia.  Le pratiche burocratiche erano un argomento difficile da affrontare, se poi ci si aggiunge che erano una coppia gay e che la stessa bambina doveva essere affidata ad un’altra famiglia, questo complicava un po’ tutto. Nonostante i numerosi colloqui, le infinità di domande a cui erano stati sottoposti, la loro richiesta doveva essere ancora approvata dal giudice, anche se erano stati ritenuti idonei come genitori. C’erano state varie discordanze, erano stati chiamati più volte, ma l’assistente sociale aveva confermato che era una normale prassi, che tutto ciò aveva una durata più o meno lunga e che non dovevano mai smettere di avere fiducia. Quattro anni però, è un periodo abbastanza lungo per tutti, anche per loro.
Ogni mattino, ormai da tempo immemorabile, Kurt si svegliava alle prime luci dell’alba perché era il miglior momento per scrivere il libro che aveva iniziato circa un anno fa e a cui stava ancora lavorando, invece Blaine si cullava a letto lasciando riposare i suoi muscoli per l’inteso allenamento a cui li sottoponeva ogni giorno.
Kurt dopo anni di gavetta era riuscito a diventare uno stilista conosciuto, Blaine invece, oltre a far parte di un numero consistente di spettacoli, gestiva una piccola compagnia di canto e ballo per bambini, e spesso veniva aiutato dal marito e dalla loro migliore amica Rachel. Nella loro casa si respirava sempre la stessa aria di amore, felicità e complicità: nonostante continuavano ad avere delle vite così impegnative, loro trovavano sempre tempo da dedicare l’uno all’altro.
Quel giorno, per Kurt e Blaine, era un giorno davvero importante: il giorno del loro anniversario, la loro giornata.
Kurt allungò la mano e trovando il letto freddo e vuoto venne preso dal panico, era lui quello mattiniero, ma non appena sentì un odore dolciastro provenire dalla cucina capì il perchè dell’assenza del marito. Si alzò stiracchiandosi e, ancora assonnato, andò in cucina dove trovò suo marito alle prese con i fornelli con un’ aria così sexy che avrebbe voluto trascinarlo subito a letto, però a frenarlo furono la tavola imbandita e quel profumino così invitante.
Blaine venne colto di sorpresa e sobbalzò quando il marito gli cinse la vita, ma un momento dopo si perse nei suoi baci che pian piano si spostarono sul collo per poi tornare nuovamente alle sue labbra.
«Che fai?» domandò Kurt staccandosi appena dal marito.
«No, dai! Dovevi rimanere in camera, ora come faccio a portati la colazione a letto? Mi hai rovinato la sorpresa!» disse un po’ offeso Blaine, cercando di fare una faccia sconsolata che non durò molto a lungo.
«Non devi prepararmi la colazione ogni mattina, ormai sono anni che…. certo che ha un buon profumino».
«Pancakes mirtilli e limone e… il Sunday Cronico ».
«M-a… non è neanche Domenica» esclamò meravigliato Kurt; dopo tutti quegli anni suo marito continuava ancora a preparare la colazione, lasciandolo ogni volta senza fiato.
«Ci sono il supplemento spettacolo e il supplemento moda il mercoledì» afferma lui con ovvietà, facendolo ridere.
«Io ancora non ci credo, sono passati cinque anni e noi siamo ancora qui, insieme. E’ ancora meglio di quello che io avevo sognato per noi».
«Tesoro, è la stessa cosa che ormai mi dici ogni anno, ogni volta che è il nostro anniversario» ammise Kurt dolcemente, guardando il marito con gli stessi occhi innamorati della prima volta. Kurt si avvicinò ancora di più a Blaine e l’attirò a sé, baciandolo con passione, lasciando stavolta lui senza fiato.
«Che intenzioni hai?» domandò innocentemente Blaine, facendo alzare il sopracciglio di Kurt.
«La stessa che ho avuto l’ultima volta» rispose maliziosamente, lasciando la colazione sul tavolo a raffreddarsi e loro a godersi quel momento d’amore, così come avevano fatto cinque anni fa.
 


 

“Mi fai sentire così giovane
Mi fai sentire come la primavera che sorge
Ogni volta che vedo il tuo sorriso
Sono un individuo felice.”




“E anche quando sarà vecchio o grigio
Mi sentirò nel modo in cui mi sento oggi
Perché tu mi fai sentire così, sì io mi sento così
Tu mi fai sentire così giovane.”
 



Avevano passato gran parte della giornata a letto a fare l’amore ed a coccolarsi, ma adesso il loro sguardo vagava verso quella cameretta rosa che avevano preparato anni fa per l’arrivo della loro piccolina, la stessa che stavano ancora aspettando. Kurt si era alzato fermandosi proprio là davanti e, anche se Blaine conosceva i suoi pensieri perché erano gli stessi dei suoi, sapeva che aveva bisogno di tempo. Ma poco dopo, lui scostò le coperte e lo raggiunse, cingendogli  la vita con le sue possenti braccia e posando dei teneri baci sul suo collo. Rimasero abbracciati, in quella posizione, a farsi forza per qualche altro minuto: momenti come questo rendevano il loro amore ancora più speciale.
«Blaine, sono mesi che non abbiamo notizie di July, avrebbe dovuto far sapere qualcosa e…», stava dicendo malinconico Kurt, senza riuscire a nascondere al marito la paura che tutto ciò fosse già una risposta.
«Oh no, tesoro, non pensarlo nemmeno. Noi avremo la nostra bambina, puoi starne certo» affermò convinto Blaine accarezzando la guancia del marito e asciugandone una lacrima.
«Co –me puoi esserne così sicuro? Magari avrà già una mamma e un papà».
«Lei ha già due genitori e quelli siamo noi, Kurt, ascolta tu…» stava dicendo Blaine, poco prima che venisse interrotto dal suono del campanello.
Si rivolsero uno sguardo a dir poco sorpreso, non aspettavano visite e di certo non a quella tarda ora; andarono ad aprire e rimasero basiti, incapaci di riuscire a muovere un muscolo.
Si rivolsero uno sguardo a dir poco sorpreso, non aspettavano visite e di certo non a quella tarda ora; andarono ad aprire e rimasero basiti, incapaci di riuscire a muovere un muscolo.
Davanti la loro porta c’era July con in braccio loro figlia Layla che aveva appena quattro anni ed era la bambina più bella e speciale che loro avevano mai conosciuto. Aveva un dito in bocca e con l’altra mano paffuta teneva l’orecchio di un coniglietto che penzolava dal suo braccio.
«E’ vostra», queste furono le uniche parole che l’assistente sociale disse, poco prima che la piccola si protese verso di loro per essere presa in braccio.
La porta si chiuse alle loro spalle; Layla si accoccolò tra le braccia dei suoi papà, toccando con la sua piccola manina prima la guancia di Kurt e poi quella di Blaine, facendo scorrere sulle loro guance, segnate dalla stanchezza, calde lacrime di felicità.
 

 ********************

 
Erano passati circa due mesi e la loro famiglia non era mai stata così felice e completa da quando Layla era entrata nelle loro vite. All’inizio non era stato affatto facile far coincidere il lavoro e la loro intimità con l’esigenze della figlia, ma loro erano riusciti a far combaciare tutto, talvolta aiutati dagli amici che non avevano mai smesso di stargli accanto e supportarli.
Quel mattino Layla era particolarmente capricciosa e non voleva mettersi i vestiti che Kurt aveva preparato accuratamente la sera prima, per andare all’asilo. Nonostante la sua tenera età, sapeva già come conquistare i suoi papà che spesso gliela davano vinta; quel giorno però era proprio impossibile. Kurt doveva vedere un fornitore e non poteva assolutamente disdire l’appuntamento e Blaine aveva le prove generali per il debutto del suo spettacolo che sarebbe avvenuto tra due giorni: era la mattina sbagliata per fare i capricci.
«Tesoro, metti questo bel vestitino, ti prego. Papà deve andare a lavoro e tu devi andare all’asilo » Blaine cercò di convincere la figlia con modi gentili, promettendole anche che quella sera, non appena sarebbe tornato a casa, le avrebbe cantato una canzone: questo funzionava sempre, ma non oggi a quanto sembrava.
«Papà, papà» gridò Layla poco dopo buttandosi fra le braccia di Kurt, piangendo perché non voleva andare all’asilo.
«Facciamo così, tu metti il vestitino che ti ho preparato ieri sera e poi, io e papà ti accompagniamo all’asilo» disse Kurt, cercando di trovare un compromesso e guardando il marito con gli stessi occhi innamorati di sempre. La bambina sembrò pensarci un po’ titubante, ma poi scese dalle sue braccia  e andò in camera a prepararsi, sotto lo sguardo stupefatto di Blaine e il sorriso di vittoria di Kurt.
«Ma come fai?» domandò sorpreso Blaine al marito, baciandolo subito dopo.
«Perchè in lei vedo un po’ di noi e perchè a volte è testarda proprio come te» rispose Kurt sorridendogli, prendendo il suo viso fra le mani e stampandogli un grosso bacio prima di andare a fare colazione, la stessa che Blaine gli preparava ormai da cinque anni.
L’armonia era tornata, in casa Anderson – Hummel non c’era giorno in cui non si respirasse amore e felicità, sentimenti e valori che cercavano di trasmettere alla figlia. Layla si trovava davanti la porta, con il suo grembiulino e lo zainetto sulle spalle, sorridendo mentre aspettava che i suoi papà l’accompagnassero all’asilo.
«Sei pronta piccola?» domandarono all’unisono Kurt e Blaine, prendendola per mano e facendo illuminare i suoi piccoli occhi da furbetta.
Non c’erano bisogno di altre parole e così, Kurt da una parte e Blaine dall’altra, la fecero volare tenendo entrambi le sue piccole mani ben salde nelle proprie, dando a lei quell’ emozione unica che si provava nell’ avere il vento sul viso e, a loro, la gioia di sentire la figlia ridere.
 

 

“Com’è bello il mondo insieme a te
Mi sembra impossibile
Che tutto ciò che vedo c’è
Da sempre solo che
Io non sapevo come fare
Per guardare ciò che tu mi fai vedere.”




Era stata una giornata davvero impegnativa per tutti e, dopo  una squisita cena che Kurt aveva preparato una volta arrivato a casa, si percepiva aria di festa e musica.  
«Ancora, ancora papà» battendo le mani diceva entusiasta Layla, vedendo i suoi papà cantare, meravigliata dal suono delle loro voci.
Capitava spesso che Kurt e Blaine, dopo aver cenato, mettevano su un piccolo spettacolo per la figlia, cantando e dando voce ai loro sentimenti così come avevano fatto tante volte da ragazzi. Layla non si stancava mai di sentirli cantare e soprattutto non voleva mai andare a letto, così la situazione diventava anche molto divertente. Kurt e Blaine la rincorrevano per casa, cercando di convincerla a fare il bagnetto e mettersi il pigiama, ma lei nulla, correva e cantava con la sua vocina dolce e innocente. Una volta catturata, Layla si divincolava e per farla stare buona iniziavano a farle il solletico, cadendo tutti e tre insieme sul grande tappeto in soggiorno, a coccolarsi e a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi.
«Ora tesoro chiudi gli occhietti, così che le fate dei sogni potranno fare la loro magia» disse Kurt prima di baciare la fronte della figlia e dopo che Blaine le ebbe rimboccato le coperte.
«Papà!» chiamò a voce alta la piccola; si girarono entrambi sorpresi per il suo faccino triste.
«Zio Finn da lassù mi sta guardando?» domandò loro timidamente, con gli occhi lucidi.
Layla era affascinata da tutto ciò che era colorato, che regalava “luce” come le fotografie: lei poteva rimanere ore ad osservarle senza annoiarsi mai e in ognuna di esse cercava sempre di capire il significato. Un pomeriggio Kurt e Blaine non riuscivano a trovarla, disperati  stavano per chiamare la polizia quando per puro caso passarono nuovamente davanti la loro camera e la videro là, seduta a terra con in mano una fotografia; immediatamente, corsero ad abbracciarla.
«Tesoro, perché non hai risposto quando ti stavamo chiamando?» domandò Blaine con un tono di voce alto, più di quanto avrebbe voluto.
«Ci hai fatto preoccupare» aggiunse subito dopo Kurt dolcemente, cercando di calmare la piccola che si era spaventata.
«Ha il sorriso più bello del mondo, il suo sguardo è così dolce» disse teneramente Layla, girando la foto che teneva in grembo per fargliela vedere.
«Chi è?» domandò ancora lei curiosa, tirando le loro maniche per attirare l’attenzione su di sé.
Quello fu il giorno in cui Layla scoprì di Finn, lo stesso giorno in cui loro dovettero spiegarle che era volato in cielo: lei si affezionò a quel sorriso, a quell’uomo che adesso stava tra gli angeli . Per loro era difficile parlare di Finn e soprattutto cercavano di non farlo in presenza di Rachel, ma la piccola era più matura della sua età e sapeva che parlare di lui faceva male ai suoi papà, così lo evitava. Layla rimaneva spesso nella sua camera ad osservare quella fotografia che aveva attirato la sua attenzione, la stessa che adesso si trovava sulla sua scrivania. Tuttavia, c’erano giorni come quello in cui lei sentiva quasi la sua mancanza, anche se non aveva avuto la possibilità di conoscerlo, non personalmente almeno.
«Oh! Certo piccola mia, lui ti guarderà e ti proteggerà sempre » rispose Kurt con le lacrime agli occhi, accarezzando il viso di sua figlia e stringendola a sé.
«Adesso però, dormi» affermò Blaine, baciandola e sistemando nuovamente le coperte.
Kurt e Blaine rimasero sulla porta ad osservare Layla addormentarsi e poco dopo si abbracciarono, facendo l’uno forza all’altro come avevano fatto tante volte.


 

“Com’è grande il mondo insieme a te
E come rinascere
E vedere finalmente che
Rischiavo di perdere
Mille miliardi  e più cose
Se tu non mi avessi fatto
Il dono di dividerle con me.”



 

*****************




Ogni cosa sembrava aver preso la giusta piega: le carriere di Kurt e Blaine erano al picco, tra loro continuava ad esserci sempre romanticismo e dolcezza e vivere insieme con la piccola Lyala era la cosa più bella che loro avessero potuto chiedere. Nonostante ciò, c’era qualcosa che li turbava e che portava a dei piccoli battibecchi. Erano sempre stati capaci di chiarire ogni incomprensione, ma stavolta era diverso, non riuscivano a venirsi incontro, era come se.. se qualcosa si fosse rotto.
Kurt quel giorno era a casa a lavorare al suo romanzo, mentre la piccola era all’asilo e Blaine alla scuola di ballo. La casa era tranquilla e c’era la giusta atmosfera per concentrarsi su quel capitolo che richiedeva tutta la sua attenzione e non era affatto facile scrivere. Si era appena messo gli occhiali quando sentì la porta d’ingresso sbattere e poco dopo apparire l’immagine infuriata di suo marito, solo come aveva visto poche volte.
«Tesoro, che cos’è successo?» domandò alzandosi in fretta, avvicinandosi al marito per accarezzargli una guancia, ma lui si scostò quasi subito, con lo stupore di Kurt.
«Cos’è successo? Te lo sei dimenticato che oggi Layla doveva portare all’asilo dei dolcetti a forma di animale?» rispose arrabbiato Blaine, inveendo contro il marito che indietreggiò.
«Oh, era oggi ,vero! Mi dispiace, l’avevo completamente dimenticato» si scusò, mortificato per quell’errore colossale che aveva fatto. Toccava a lui preparare quei dolci, ma avevano avuto un problema in ufficio per un ordine sbagliato e l’aveva scordato.
«Tu, te ne sei semplicemente dimenticato?»
«Sì, scusami Blaine. Non l’ho fatto di certo apposta»
«Blaine, ti ho detto che mi dispiace» ribatté lui, spazientito per il tono di voce usato dal marito. C’erano cose che lui tollerava perché capiva la sua stanchezza ma altre invece non riusciva proprio ad accettarle, come adesso.
«Kurt, tu non capisci. Io oggi ho fatto la figura dello stupido e del padre incompetente quando ho accompagnato Layla all’asilo. La maestra mi ha chiesto se avevo portato i dolci e io non avevo nemmeno la minima idea di cosa stesse parlando. Quand’è che abbiamo smesso di parlare e di comunicarci le cose?» chiese Blaine con voce piatta, lasciando che quelle parole arrivassero al marito affinchè capisse l’importanza dell’accaduto.
«Non l’abbiamo fatto, ma siamo stati così presi da non accorgerci che non abbiamo più comunicato come facevamo un tempo».
«Ci siamo fatti una promessa, abbiamo giurato che non avessimo fatto mai mancare nulla a nostra figlia, che…»
«Oh Santo cielo Blaine! Ho capito, va bene. Ho sbagliato, ma non c’è bisogno di farne un dramma. E poi non parlarmi di promesse. L’unica cosa che a nostra figlia non dovrà mai mancare è l’amore che noi possiamo darle, il rispetto per gli altri, l’educazione, il nostro sostegno nel credere sempre nei sogni e in se stessi. Non sarà di certo una stupida mancanza di dolci a crearle dei problemi!» affermò Kurt, leggermente offeso dall’insinuazione di Blaine che voleva farlo apparire come un padre poco attento. È vero, lo era in quell’occasione, ma non aveva mai fatto mancare nulla a sua figlia, era stata una stupida dimenticanza.
«Ma diciamo la verità Blaine, tu stai cercando un motivo per litigare. Sono giorni che sei sempre nervoso, che non ti si può dire nulla, che ti scaldi subito, questo…».
«Oh, davvero Kurt, vogliamo parlare di questo adesso?»
«E perché non dovremmo farlo, dato che sei stato il primo ad accusarmi di non essere un buon padre?».
«Non ho mai detto nulla di tutto questo e non lo penso nemmeno».
«La verità è che siamo troppo impegnati con il lavoro da non trovare degli spazi come facevamo prima per confidarci, per dirci le cose che non vanno. Tu sei sempre fuori casa e quando torni non si può parlare e io cerco di fare il possibile tra casa e lavoro» ammise Kurt, lasciando il marito senza parole, portando quella discussione su un altro fronte.
«Kurt, sapevi bene che accettando la parte in quello spettacolo, avrei passato più tempo fuori casa. Tu mi hai detto di farlo perchè avremmo potuto gestire tutto, io non ero neanche convinto».
«Oddio! Hai davvero così poca fiducia in noi, da dare la colpa a me? Ho insistito perché accettassi quella parte perché per te era una grande opportunità, ma il problema non è questo Blaine e tu lo sai bene» disse indicando suo marito con un dito, per sottolineare l’ovvietà della situazione.
«Oh, no, non ci provare. Avevi detto tu che quando sarebbe arrivata Layla avresti allentato un po’ la presa con il negozio,  invece cosa fai? Ti sei anche messo a scrivere».
«Ecco, l’hai detto. Il problema è che io non abbia diminuito i miei impegni per Layla o che mi sia messo a scrivere? Qual’è il tuo problema?» quasi urlò Kurt, spaventosi della sua stessa voce; non si sarebbe di certo fatto mettere da parte, non stavolta.
«Il problema sei tu » si lasciò sfuggire Blaine, ma solo dopo si accorse di ciò che aveva detto e del peso delle sue parole.



 

“Ed è troppo tardi, baby
Ora è troppo tardi
Anche se davvero abbiamo provato a farcela
Qualcosa dentro è morto
E non posso nasconderlo
E non posso proprio fingere.”




«Oh, finalmente c’è l’hai fatta! Hai detto quello che ti tenevi dentro da tanto, vero Blaine? E allora perché stai con me?» domandò Kurt, sapendo che prima o poi sarebbe successo, perché erano giorni che vedeva il marito teso, più di quanto normalmente lo era per uno spettacolo.me avevano fatto cinque anni fa.
«Non volevo dire quello che ho detto, mi spiace Kurt. Ci siamo fatti una promessa: nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, una promessa in cui io credo ancora. Ma ogni momento libero che abbiamo, tu lo passi a scrivere e non mi hai mai fatto leggere neanche una frase; cosa c’è di così segreto che io, tuo marito, non posso sapere? Cosa mi nascondi Kurt?» ribadì Blaine, furioso perché aveva accettato dei compromessi di cui non era del tutto sicuro, ma adesso non poteva credere che suo marito lo stesse accusando di non volere sua figlia.
«Scusami, avevamo detto di non mettere mai in mezzo Layla e so bene quanto l’ami, ma credi di non aver nessun difetto o di non aver mai sbagliato? Questo soltanto perché io ho sempre cercato di non fartelo pesare. Hai mai pensato a me e a tutte le volte che la sera rimanevo a casa da solo e poi con Layla, mentre tu andavi ai vari party? Ti è mai passato per la mente di rimanere a casa con noi o rinunciare ad una delle tue tante feste? Oh no, non sarà che tu non potessi davvero farlo, vero? So bene cosa avevo detto,ma è una cosa che si poteva fare da ambo le parti» lo accusò Kurt a sua volta, lasciando che una stupida dimenticanza rovinasse le loro vite; stavano dicendo cose che nessuno dei due pensasse veramente.
«Pensavo che sapessi quanto tu e Layla siete importanti per me, che mi appoggiassi e non mi avresti mai rinfacciato tutto questo».
«Anch’io pensavo tante cose!».
«Che cosa intendi dire, Kurt?».
«E poi, che cos’è tutta questa ossessione per il mio libro? Fermiamoci qui Blaine, prima di peggiorare ulteriormente la situazione, prima che uno dei due dica qualcosa di più grave alla quale non si può più porre rimedio».
«E ora che cosa facciamo?» domandò preoccupato Blaine e con una strana voce, che richiamò anche l’attenzione del marito.


“Era  così facile vivere qui con te
Tu eri luce e allegria
E io sapevo proprio cosa fare
Ci saranno ancora bei momenti
Per me e per te
Ma non possiamo proprio stare insieme.”

 


Quella sera quando Layla tornò dall’asilo, non trovò la stessa armonia del mattino. Kurt e Blaine le dissero che i suoi papà sarebbero stati separati per un pò a causa del  lavoro, ma come si fa a far capire ad una bambina di quattro anni  che c’era solo bisogno di tempo e che tutto, prima o poi, si sarebbe sistemato?
«Perché papà? Perché devi andare a stare a casa di zio Sam?» chiese tirando su con il naso la piccola, guardandolo con gli occhi in lacrime.
«Papà deve fare alcune cose per lavoro, ma non ti preoccupare che verrò qui tutti i giorni» rispose Blaine con voce rotta, cercando di farsi forza, alzarsi da terra e andare via, ma era difficile, più di quanto lui si sarebbe mai aspettato.
«Papà ti prego non te ne andare, ti prego non mi lasciare» affermò piangendo, attaccandosi ai suoi pantaloni  per non lasciarlo andare.
Blaine alzò uno sguardo su Kurt, supplicandolo e chiedendogli aiuto: era troppo difficile, non avrebbe potuto farcela da solo.
Kurt si avvicinò alla piccola e la prese in braccio liberando Blaine che, prima di andarsene, baciò la testa della figlia in lacrime, anche se questo gli spezzava il cuore. Sul suo viso apparve una lacrima, la stessa che rigava il viso di Kurt e che bagnava ancora le piccole guance di Layla. Blaine era davanti la porta, non aveva la forza per uscire e non appena incontrò lo sguardo di Kurt si fece forza, dopotutto sapeva che era la cosa giusta da fare. Fu una scena straziante, nessuno da quella situazione ne era uscito indenne ma era la piccola che in quel momento stava soffrendo più di tutti. L’unica cosa che Kurt poté fare fu stringerla a sé e cullarla, sussurrandole che tutto sarebbe andato bene, finché non si addormentò con il viso ancora rigato da lacrime e le guance rosse per l’agitazione.












Note d'autore:
Ciaooo =D
Era davvero da un pò che non aggiornavo con una nuova storia, ma tra qualche giorno di mare, qualche uscita e lo studio non ho avuto tempo, anche se ho molte storie in servo per voi XD. Sì, stavolta ho deciso di rientrare nel fandom Glee e pubblicarne una nuova, ma attenzione... stavolta sui miei adorati Klaine, coppia che amo dopo la Finchel. Non c'è bisogno di dire a chi dedico questa storia perchè l'ho messo all'inizio, beh devo chiedere scusa nel ritardo in cui è arrivato il regalo, ma questa storia ha passato di tutto però finalmente eccola qui ^_^
Sono davvero felicissima di esserci riuscita, anche se n0n è stato affatto facile. Ho amato ogni singolo momento che ho scritto e, rileggendola dopo tempo ammetto di essermi emozionata acnh'io. Spero che vi piaccia e che sognerete un pò insieme a me. Credo che un pò tutti dopo il finale di stagione abbiamo pensato a Kurt e Blaine genitori e quindi eccovi una storia tutta per voi.
Come sempre devo ringraziare mia cugina per l'aiuto che mi mostra sempre e non annoidandosi mai a leggere le mie storie, dandomi pareri sinceri e schietti, poi devo ringrziare tutte le persone che mi sono vicino e che mi continuano a sostenere dandomi la forza che talvolta mi manca, in questo caso non  faccio tutti i nomi perchè sono tanti ma ringrazio ognuno di loro.
Buona lettura a tutti e spero davvero che vi piaccia *_*
Claire

   
 
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